Honey Boy Recensione

Honey Boy

Honey Boy Recensione | La parte principale dell’infanzia è l’ingenua consapevolezza che nulla potrà mai cambiare e che ci sarà sempre qualcuno a vegliare su di noi. Ma cosa accadrebbe se il ruolo del figlio ci fosse sottratto, obbligandoci ad essere adulti quando ancora non ne siamo in grado? Questa è la vita di Otis, una piccola star del cinema che a 12 anni è già costretto a diventare qualcosa di diverso. La sua relazione con il padre James è complessa e contorta al punto da distruggere il rapporto padre-figlio che una coppia sana dovrebbe avere come base. A causa di questa sua esistenza – che non gli appartiene – si ritroverà a compiere errori su errori finché non arriverà a dover fronteggiare le proprie paure ed insicurezze. Grazie alla Dott.ssa Moreno (Laura San Giacomo) seguirà un itinerario di guarigione che lo accompagnerà per tutto il film, tra passato e presente, illusione e realtà.

Honey Boy

Un fallimento che segna due intere esistenze per sempre

Honey Boy, che sarà disponibile nelle sale italiane dal 5 marzo, colpisce a viso scoperto chi si approccia senza avere basi sull’argomento, o meglio, sulla storia del protagonista che ricordiamo essere interpretato da Lucas Hedges in età adulta e dal giovanissimo Noah Jupe. Non c’è un momento per riflettere durante i primi minuti. L’immersione in un set cinematografico è tale da sentirsi parte del racconto, invisibili spettatori di un abuso che dura da troppo tempo e che nessuno è mai andato a contestare, se non Otis stesso. Le altre persone che vivono le vicende del bambino e del padre, sono contrari agli atteggiamenti di quest’ultimo ma non ne criticano mai i modi, sempre sconsiderati ed egoisti, con cui tratta il figlio. Il tema della sessualità verrà esplorato in modo quasi inappropriato e troppo invadente, a causa dei continui scherni di James nei confronti del bambino. Questa sensazione di vergogna e di imbarazzo, permetterà di creare un legame ben saldo con il povero attore. Perché sì, Otis è un’artista a tutti gli effetti. Incapace di percepire cosa gli stia intorno nella clinica di cura, mente e si ribella contrastando ogni aiuto porto dalla comunità che lo circonda. L’unica cosa che sembra riuscire a riportarlo nella realtà, sarà ripensare al passato e trascrivere, a mo’ di copione, ogni episodio vissuto con suo padre, ogni parolaccia e calunnia gridata l’un l’altro. L’educazione severa – inumana – impartita al ragazzo viene sempre ricevuta con un gesto silenzioso di consenso.

Honey Boy

“Un seme deve prima distruggersi completamente per diventare un fiore”

La figura paterna può essere interpretata da tre personaggi che hanno un ruolo principale nella vita di Otis: suo padre, Tom del programma Big Brother ed Otis stessoLoro rappresentano tre stadi fondamentali di un seme che, come citato da James stesso, deve prima distruggersi completamente per diventare un fiore. Infatti i tre personaggi rappresentano: un fiore appassito, uno sbocciato ed uno ancora acerbo. Otis, ancora troppo piccolo per badare a sé stesso, cercherà rifugio nell’affetto di altre persone, come ad esempio nell’uomo che gli era stato assegnato dal programma Big Brother. Trascorrendo più tempo con qualcuno più gentile ed amichevole del padre, sarà impossibile non paragonare questi due soggetti. L’incapacità di assumersi la piena responsabilità di un figlio e la fuga dai propri doveri è parte fondamentale del film. James, prima di essere un padre, è un uomo malato che ha bisogno di cure psicologiche. Pensare di poter riuscire a badare ad un’altra persona quando non si sono avuti dei punti di riferimento durante la propria infanzia è pura pazzia. Il comportamento di un uomo solo che schernisce il proprio figlio nel modo più volgare e vile possibile è solo lo specchio della moltitudine di eventi che lo hanno stroncato. Seppure cerchi in tutti i modi di comportarsi da “bravo papà” per lui è impossibile e questo brucia come ennesima sconfitta che va ad aggiungersi a tutti gli altri fallimenti, ormai divenuti impalcature della sua vita. Ingannato dal timore di essere sfidato da qualcun altro – in questo caso Tom, uomo rispettabile e gentile – finirà sempre per sembrare lui il bambino, il debole, colui che deve essere rassicurato.

Honey Boy

“Puoi camminare sull’acqua finché non ti dicono che non lo puoi fare”

Se il ruolo paterno viene impersonificato dai tre attori maschili, quello materno è vagante, a tratti vuoto, ma mai assente. La madre di Otis sarà una voce nella cornetta, fredda e mai udita realmente ma solo interpretata dal bambino stesso. Shy Girl (Tahliah Debrett Barnett ) invece sarà fondamentale in un momento così critico. Una prostituta che incarna diversi ruoli insieme e che permetterà una rivalsa davvero importante nella vita della piccola star. Amica, amante e figura materna, sarà l’unico abbraccio di conforto e confidente in un mondo dove chiunque volta le spalle.

Honey Boy è un viaggio poetico e duro che non ammette rimpianti. Ma ci sono delle piccole accortezze di cui tener conto. Le relazioni che si vanno ad intrecciare durante la visione della pellicola non sono tutte analizzate nello stesso modo, cedendo più spazio a ciò che accade nel 1995 rispetto al 2005. Anche se il film vanta di attori di un certo calibro, alcune scene potrebbero sembrare meno realistiche di altre, a causa dell’interpretazione. Il silenzio, invece, è un punto a favore di alcuni momenti che vengono arricchiti con le soundtrack ufficiali. Un comparto sonoro audace, toccante e timido, per certi versi, che garantisce sempre un’immersione impeccabile. Per quanto riguarda le ambientazioni, c’è unicamente da sottolineare la minuzia nei particolari, onnipresente e meravigliosa. Un’altra particolarità si percepisce nel focus della telecamera. Questo infatti andrà a perdersi più durante i giorni di riabilitazione, rispetto agli eventi passati, rispecchiando la percezione distorta della realtà del ragazzo. Otis è un uomo che si è “fatto da sè” con tutte le incertezze, i traumi e le paure che ne possono derivare. Nonostante l’odio ed il dolore provato durante quegli anni, sarà impossibile separarsene. Perché, persino quando un genitore ti trascura, non riuscirai mai davvero a provare disprezzo, ma ti sentirai sempre tu la fonte dei suoi fallimenti. La strada per la guarigione, seppur tumultuosa e rovinata, resterà sempre lì ad attenderlo e, tra una fuga e l’altra, dovrà recuperare se stesso: accettandosi e perdonandosi. Il lavoro di Shia LaBeouf è stata una vera prova di tenacia, non solo è riuscito raccontare la propria infanzia ed a combattere i propri demoni, ma è arrivato persino ad interpretare suo padre all’interno del film. Un vero omaggio ad un uomo che si è impegnato fino all’ultimo respiro ad essere migliore dei propri genitori e che, nonostante gli sbagli e le contraddizioni, ha amato a modo suo il figlio.

Recensione a cura di Giorgia Peschiolini

Lo staff di GamesVillage, che vi fornisce ogni giorno notizie, recensioni, anteprime e interviste legate ai vostri videogiochi preferiti.