Le distopie piacciono un po’ a tutti. Non è un caso che negli ultimi anni siano state vere e proprie protagoniste di film, fumetti e libri ma anche serie TV e videogiochi. E la recensione di oggi verte proprio sull’ultima categoria di prodotti appena citati, grazie a Zombie Army 4: Dead War. Sviluppato da Rebellion Developments, il sequel di quel Trilogy (inizialmente espansioni per il prodotto principale, ovvero la serie Sniper Elite) abbraccia una premessa affascinante quanto paurosa: Adolf Hitler decide di ricorrere alla magia nera per evocare un esercito di non morti. Pur essendo stato sconfitto nel primo capitolo, le forze oscure tornano alla ribalta e la situazione in tutta Europa precipita rapidamente: siamo dunque chiamati a liberare le terre del Vecchio Continente (più precisamente l’Italia), impersonando uno dei quattro personaggi che compaiono il mini plotone.
La guerra dei morti viventi
Non c’è una vera e propria trama: siamo nel puro campo di Left 4 Dead, World War Z e l’oramai defunto The Walking Dead di Starbreeze Company: sono presenti 9 campagne, da affrontare in solitaria oppure in una modalità cooperativa, che include il party con amici e conoscenti e il classico sistema di matchmaking. Ogni campagna possiede dai 3 ai 4 capitoli, che si estendono più o meno per tutta la penisola, toccando città capoluogo di regioni. Il tutto ricostruito con più o meno accuratezza storica, rievocando quelle immagini di una nazione stretta nella morsa delle macerie di una guerra devastante. In mezzo ai detriti di quelle che una volta erano Genova e Venezia, dunque, si prende parte ad una sopravvivenza a denti stretti. Armati fino ai denti, dunque, Zombie Army 4: Dead War ci butta immediatamente nella mischia, non riuscendo però nell’impresa di convincere al 100% per una serie di problematiche, la cui più pesante è il game design. Se da una parte stiamo parlando di un prodotto destinato comunque ad arricchirsi con l’acquisto del pass stagionale, dall’altra invece l’offerta ludica proposta dai ragazzi di Rebellion non è assolutamente coerente con l’evoluzione dei videogiochi avvenuta negli ultimi cinque anni, complice una gestione dei contenuti di cui parleremo successivamente.
Lo schema di gioco, in fin dei conti, è sempre lo stesso: si parte da un punto, in solitaria o in un team e si cerca di chiudere una delle Torri Infernali che continuano ad evocare non morti. Nel mezzo si raccolgono pezzi per riparare centraline elettriche o sbloccare meccanismi per i veicoli e si sopravvive alle orde di zombie, con un minimo di tattica che aumenta gradualmente mentre ci si avvicina alla fine della campagna selezionata. Il livello di sfida proposto è davvero ottimo, tanto che affrontare le varie missioni in single player non è assolutamente consigliato. Dove infatti il divertimento è di casa è sicuramente nel comparto multi giocatore, che ci permette di affrontare le varie missioni della modalità Campagna in compagnia di un amico. In cooperativa il titolo infatti svetta: pur abbandonando completamente la ricerca di una vera e propria squadra divisa per reparto (niente ruoli per giocatore), uccidere i terribili zombie comandati da Hitler è pura goduria. Giocato in difficoltà massima, poi, il tutto è nettamente più soddisfacente: il livello di difficoltà infatti influisce davvero tantissimo sul gameplay e ritrovarsi a resistere a due o più orde all’interno dello stesso capitolo in solitaria può essere molto frustrante. In generale il gameplay è davvero molto solido: le armi rispondono bene, c’è una buona varietà di zombie nemici, il sistema di combo permette di sbloccare alcune abilità particolari che aiutano nell’avanzare dei livelli e la ricerca di armi, munizioni, rifornimenti e medkit è ben bilanciata, considerando che il loot si trova anche nei cadaveri dei non morti. Altro aspetto importante del gioco è sicuramente lo skill tree, che permette di potenziare le armi e le assegnazioni delle perk abilità per ogni personaggio. Niente di troppo complesso (i rami sono infatti molto, molto semplici), ma comunque un’aggiunta piacevole che permette di dare un minimo più di profondità all’intero sistema di shooting, anche se nell’anima resta fondamentalmente un prodotto arcade, perfetto per passare delle serate in compagnia alternando tra uno shooter e l’altro. Da segnalare poi la sempreverde presenza di elementi gore e splatter: il cranio che si spacca dopo essere trafitto da un proiettile è pura soddisfazione, così come vedere il personaggio ricoperto di sangue. Una goduria per gli amanti di questi elementi, che troveranno pane per i loro denti tra mutilazioni, esplosioni, corpi bruciati e liti e litri di globuli rossi sparsi per tutte le mappe di gioco.
Zombie un po’ difettosi
Purtroppo i pregi di Zombie Army 4: Dead War finiscono qui. Il lavoro di Rebellion infatti ha due grossi difetti: essere legato ad un engine ancora vecchio, che fa zoppicare terribilmente l’intero progetto. Animazioni troppo vecchie e una resa grafica non eccellente gravano ancora di più su difetti ben più tangibili e che possono minare l’esperienza di gameplay. Alcuni dei casi più lampanti? Hitbox assolutamente non pulite, che obbligano a impegnare più colpi e più tempo per liberarsi dalle orde degli zombie. Una situazione che viene aggravata anche da alcuni fastidiosi bug, come ad esempio la scomparsa del loot dopo aver ucciso qualche nemico: più volte infatti medkit e munizioni (ma anche armi) spariscono letteralmente dallo schermo: impossibili da raccogliere. Da segnalare anche i comandi legnosi, che spesso fanno perdere più tempo del previsto tra il cambio arma e l’esecuzione delle abilità relativa alla cura automatica o al bullet-time per le armi. Problemi che si sommano ad un game design vecchio, che rendono il gioco sostanzialmente ripetitivo per quelle poche ore che possono bastare ad affrontare tutte le campagne del gioco. Non è più il 2009: pur essendo comunque divertente in multiplayer per gli aficionados del genere, il tutto rischia di annoiare molto velocemente i neofiti che intendono cominciare a dare uno sguardo a questo genere di prodotti. Altro problema enorme è legato sicuramente alla presenza del pass stagionale, dal costo di 34.99 euro, che aggiunge skin e sbloccherà in futuro nuove campagne e nuove missioni. Per un gioco online è ovviamente tutto, ma il prezzo di lancio di questa produzione (fissato intorno ai 50 Euro sul PlayStation Store), al netto della realizzazione tecnica e dei difetti elencati poco sopra può rappresentare un ostacolo importante.
Si può fare di più!
Valutare al lancio un prodotto come Zombie Army 4: Dead War è stata una missione piuttosto complessa. Da un lato abbiamo un videogioco molto arcade, che cita e riporta alla mente la golden age di questo genere di intrattenimento, cominciata quando Valve lanciò sul mercato il franchise di Left 4 Dead e che ora invece è in fase calante visti gli ultimi tentativi proposti da publisher tripla A che non stanno andando proprio benissimo. Il rovescio della medaglia invece arriva quando si fanno i conti con un’offerta di gioco non proprio completa, un prezzo di lancio probabilmente eccessivo e una realizzazione tecnica e di design non proprio perfetta. Sicuramente non è un prodotto da bocciare, ma è saldamente consigliato esclusivamente agli appassionati del genere, che cercano probabilmente qualcosa che possa permettere loro di passare qualche ora di puro divertimento, possibilmente in party. Rebellion è comunque chiamata a fare qualcosa di più la prossima generazione, a partire da un cambio di engine (oramai datato) fino allo svecchiamento totale di una formula che rischia di non poter più convincere tra un paio d’anni.
Zombie Army 4: Dead War è un prodotto dall’animo arcade, che al lancio gode di una serie di problemi legati ai contenuti e di una pulizia del prodotto generale non proprio perfetta. Per gli amanti del genere sarà sicuramente un prodotto da tenere in osservazione, ma invece chi vuole affacciarsi cercando una prima esperienza di questo genere beh, il mercato propone videogiochi già ben avviati ad un prezzo molto più contenuto. La scelta, come sempre, resta nelle mani del videogiocatore e della sua carta di credito.