Che ne è stato delle avventure del riccio blu di casa SEGA? In molti si sono fatti questa domanda, anche con qualche smorfia di malinconia. Ognuno l’ha vissuta a modo proprio certo, ma Sonic ha lasciato un pizzico della propria essenza anche nella mia infanzia. Le aspettative sul buffo corridore d’altronde erano molto alte, ragionamento che altresì comprende ogni prodotto cinematografico che tenta di rivisitare il mondo videoludico (come nel caso di Assassin’s Creed con Michael Fassbender o il Tomb Raider che ha visto la Vikander protagonista). Si fa largo così l’idea che il protagonista possa convivere a tutti gli effetti con il quotidiano – un esperimento già tentato da Detective Pikachu (qui trovate la nostra recensione), – ma scendendo a compromessi con il fandom. Se da una parte il tanto discusso restyling del riccio ha allentato la tensione mediatica che lo attanagliava, dall’altra è rimasto il terrore per una velleità covata sin dal suo annuncio ufficiale. Le imprese della mascotte di casa SEGA, che ha fatto capolino per la prima volta nel 1991, hanno comunque sempre trovato un riscontro positivo nel passato, tra critica e amore del pubblico, quindi perché non scommettere? D’altronde l’eroe si sarebbe prestato bene a un’avventura di puro stampo cinematografico, anche se con grossi dubbi sull’efficacia dei suoi poteri in un contesto reale, e qui da subito ho avuto un sussulto. Insomma Sonic il Film (che è diretto da Jeff Fowler, al suo esordio con un lungometraggio), nasce e matura come un prodotto controverso, ma avrà superato l’effetto sul grande schermo? Scopriamolo insieme nella nostra recensione del prodotto, che abbiamo visto in anteprima grazie a Paramount Pictures Italia e 20th Century Fox.
L’eroe solitario
Già dai primi atti si intona una flebile richiesta di raccontare una storia diversa, nata da pretesti che, sebbene gonfino le aspettative sul comparto narrativo, denotano sin da subito l’obiettivo principe dell’opera: la nascita di un simbolo. Origini ignote, un potere ineffabile e degli oggetti arcani che farebbero invidia al Dottor Strange dell’universo Marvel, provano a limare il confronto unico che Sonic il Film prova e riprova con il pubblico. La trama, curata da Patrick Casey (12 Deadly Days, Into the Dark) e Oren Uziel (22 Jump Street, Scherzi della natura) pertanto rimane fine a sé stessa: un mero pretesto per tessere la leggenda del tanto amato riccetto, focalizzando la propria performance sulla teatralità e la spettacolarità. In quel che a tutti gli effetti si palesa essere l’apodittica epopea di Sonic, dalla sua prima apparizione nel mondo degli umani, fino all’ascesa della leggenda, rimane ben poco che i titoli canonici del passato non abbiano approfondito o già stuzzicato. L’unica vera missione della pellicola è il svecchiare un marchio di quasi trent’anni, per ritagliarsi una fetta di appassionati anche nel mercato moderno, puntando alle giovani menti. Da tali pretesti prende forma così la necessità e l’ambizione della produzione di riaccendere la scintilla dell’interesse nel pubblico, guardando con un occhio anche al futuro del franchise. La storia non è altro che un excursus rappresentativo della personalità e del contesto nel quale l’impetuoso eroe blu sfoggia i poteri che lo hanno reso un noto marchio del mondo videoludico. Un po’ come se fosse l’anno zero per il ritorno di un personaggio a lungo sopito nelle menti degli storici appassionati, la genesi di Sonic spinge sull’esaltazione della personalità e le doti del genuino eroe, incuriosendo e stuzzicando del pubblico con piccoli sipari scenici volti a costruire un’intelaiatura narrativa più complessa, anche se sulla lunga tratta.
Gli aculei blu della giustizia
Al di là di una stesura narrativa poco incisiva e volutamente annacquata, Sonic il Film rimane un’opera che centra interamente il suo obiettivo. Sebbene nasca dalle ceneri di sé stesso, dopo i cambi di rotta in fase di sviluppo, il titolo elargisce su grande schermo una dose smisurata di intrattenimento di buon gusto. Tra sana goliardia e genuinità infantile, Sonic, che è doppiato in originale da Ben Schwartz, si erge volutamente a paladino dei più piccini; compensando il fumoso background del personaggio, con un carisma dolcemente maturato e integerrima rettitudine degna degli eroi più apprezzati del panorama disneyano. La genuina spensieratezza e il coraggio del riccio protagonista aiutano lo spettatore a reclamare un pretesto in più per amare le sue gesta sul grande schermo che, al contrario di quel che si possa pensare, riesce ad intrattenere grandi e piccini tra un risata e una puerile meraviglia per la semplicità. Sonic il Film riesce così a confermarsi un titolo che vale il biglietto per una serata tra amici o una sana uscita di famiglia, ma la spensieratezza scenica da solo non riesce ad obnubilare da sola una bieca ricerca alla risata e un incerta sceneggiatura che, se non fosse per qualche scena e performance – che vedremo dopo – indimenticabile, risente di una labirintite di incertezze e pressappochismo. Tutto lascia il tempo che trova, ed è forse proprio questo il problema maggiore di tutto il film. Un’opera che lascia scrutare lo spettatore sul futuro della saga e che è erede di un marchio inestimabile, non può sguazzare nella mediocrità e mancare di bucare lo schermo a livello emotivo e sensazionale: è la linfa vitale stessa di un brand sano e lungimirante. Con sommo rammarico si rasentano i confini dell’intrattenimento, senza mai sfruttare appieno il franchise o osando su terreni poco battuti. Un sorriso amaro dunque, che si spera possa essere comunque un monito per il destino del post Sonic il Film e non il casus belli di un pubblico insoddisfatto. Il riccio blu funziona su schermo e sa dialogare con lo spettatore, ma ora che si reclami a gran voce una sua degna avventura e non una commedia insipida.
E la follia confessò: “Vorrei essere come Jim Carrey”
Fortunatamente Sonic non è il solo a reggere sui suoi aculei il ritmo incalzante dell’opera. Alla sua strenue ricerca si palesa uno degli antagonisti più goffi e strambi dell’universo immaginifico del riccio blu, il Dottor Ivo Robotnik. Pazzo, irriverente, eccentrico e imbevuto di entropia morale, sembra che già nella mente palesi un nome e uno soltanto, infatti il personaggio trova il suo degno erede tra gli attori moderni e – udite udite – infiamma la performance di un Jim Carrey (Se mi lasci ti cancello, Una settimana da Dio) alla sua piena potenza. Tra dottorati e una sublime follia eccentrica si riesce ad evocare il vero animo dello scienziato più scapestrato del mondo videoludico. Rappresentato volutamente come l’uomo che non esiste per il mondo, l’ambizioso ed erudito personaggio incarnato da Jim Carrey è uno spettro tecnologico che tutto vede e prevede: un’instancabile ibrido tra uomo e macchina, con mente e risorse al limite con il pensabile. La qualità scenica della nemesi per eccellenza di Sonic e la sua quasi maniacale corsa alla conoscenza illimitata, dipendono interamente dal clamoroso successo dell’attore canadese. Qui l’estro l’artistico di uno degli attori che – per quanto ognuno la possa pensare diversamente – è stato e sarà uno dei pezzi da novanta della comicità moderna, colma gran parte delle traballanti scelte del film. Robotnik è Carrey e Carrey è Robotnik, impossibile non notarlo. Saranno le sue movenze esasperate o l’edace egocentrismo che pervade tutto il grande schermo, ma è impossibile non innamorarsi della mente diabolica del Dottore. Oso dicendo che è una prestazione che per diritto entrerà tra le pagine dorate della sua vita artistica e che verrà comunque ricordata con affetto da tutti coloro che lo apprezzano. Il punto è proprio questo però. Una pellicola che trova la propria identità nella recitazione brillante di un attore o nel dualismo tra i due personaggi principali, non può coprire tutte le titubanti prese di posizione fatte in fase di produzione. Denigrare quest’opera in toto è difatti un qualcosa di oltremodo sbagliato, non solo perché rimane coerente con il proprio obiettivo, ma perché non è possibile vanificare un Jim Carrey così maestoso. Imperdonabile.
Sonic il Film esce, come sospettavo, con un anima tormentata e contorta. Se da un lato si riesce comunque ad elargire una buona dose di intrattenimento per tutte le età, dall’altro si perdono punti sul fattore memorabilità. L’opera annaspa, ma non riesce ad uscire dal recinto di goliardia che esso stesso ha creato, incappando sulla sua stessa velleità e la poca ambizione. Sebbene rimanga una pellicola godibile per una serata in famiglia o tra amici, siamo ancora lontani dalla spettacolarità che necessità per diritto un franchise del genere, specialmente se strizza l’occhio a una trama più complessa nel futuro. Si sonda il mercato e si prova a raggiungere le giovani menti: un lavoro delicato e comunque apprezzato, che sicuramente fa emergere Sonic dalla mediocrità. L’intera sceneggiatura regge sulla possente interpretazione di Jim Carrey nei panni di Robotnik e lo storico dualismo con lo scapestrato riccio blu. Il Dottore è difatti uno dei personaggi più ammalianti e azzeccati recitati dal canadese negli ultimi anni ed è delizioso lambirne la follia su schermo. La genesi di uno dei protagonisti più amati di casa SEGA trova quindi modo di affermarsi come un progetto gradevole che, con qualche incertezza e insufficienza, riesce comunque ad intrattenere e coinvolgere lo spettatore. Il sequel è d’obbligo ora.