Lo sparatutto Hunt Showdown nell’originale versione per Personal Computer è stato un vero fulmine a ciel sereno, una inaspettata variante a tema horror del canovaccio di partenza creato nel lontano 2007 dalla celeberrima casa di nome CryTek fondata dai tre Fratelli Yerli, visionari con una precisa idea in testa, rendere il mondo FPS un posto fantastico da guardare. Stiamo parlando dell’ormai pietra miliare Far Cry, un titolo che ha saputo conquistarsi un grande spazio nel cuore degli appassionati. Da una evoluzione del motore grafico del gioco, oggi giunto alla release CryEngine 5, ecco che infatti nasce un titolo coraggioso che unisce diverse caratteristiche peculiari di svariati generi e modi di intendere il gameplay di base, miscelando con saggezza fino ad ottenere una formula unica dal fascino innegabile. Dopo il PC è toccato ai sistemi Xbox One ospitare l’opera, con risultati tutto sommato molto buoni, nonostante un sistema di controllo che, in molte occasioni, tradisce l’originale impostazione, e fa rimpiangere spesso la mancanza dell’accoppiata vincente mouse e tastiera. Il diciotto febbraio duemilaventi il gioco è sbarcato ufficialmente anche nelle case dei possessori di Sony PlayStation 4 con una nuova versione che andiamo ora a scoprire.
Hunt Showdown, una insalata mista di generi in salsa western
Il titolo è difficilmente classificabile, perché, se è pur vero che il genere di base è sicuramente il classico 3D First Person Shooter, chiamato in Italia semplicemente sparatutto, in cui del resto lo sviluppatore CryTek è un vero maestro, non si possono non notare forti contaminazioni con altri generi. Primo tra tutti quello dei Survival Horror, a cui il titolo si avvicina grazie principalmente alle atmosfere horror presentate dagli scenari ed anche ad alcune precise scelte di gameplay. Non manca nemmeno una piccola, ma nemmeno tanto, componente RPG, che vede la crescita dei personaggi, dei loro equipaggiamenti e dei Punti Esperienza. Il feeling ed il coinvolgimento ricordano, alle prime partite, un grande classico del passato, l’indimenticabile Resident Evil 4 realizzato da Capcom per il GameCube nell’ormai lontano 2005. Con le dovute differenze, sia chiaro. L’azzardato paragone vuole mettere in risalto, soprattutto, la grande qualità di realizzazione del gioco. L’evocativa impostazione in salsa western fa il resto, donando al titolo un fascino unico. L’eccezionale commistione tra elementi PvP ed elementi PvE dona freschezza ed immediatezza al titolo, con un gameplay vario e mai banale. Al passo coi tempi, il titolo presenta inoltre mescolate anche delle caratteristiche da Battle Royale. Una missione tipica è ad esempio una classica “caccia al mostro finale” in una mappa in cui entrano fino a tre giocatori insieme per gruppo, con un totale però di dodici player totali possibili, sconfiggono gli zombi minori posti a difesa dello scenario ed infine cercano un sistema per contrastare lo zombi boss, di cui devono necessariamente anche essere conservati i resti, per poter infine riscuotere la taglia sulla sua testa. Il tutto, però, non certo nell’ottica della cooperazione, ma dell’accaparramento delle risorse l’uno contro l’altro e contro i nemici non umani. Si, esattamente come nel Selvaggio West. Se pensate che il tutto sia realizzabile con una scorta infinita di pallettoni per i vostri fucili in ebano ed acciaio avete poi sottovalutato la componente Survival, ben presente grazie alla penuria cronica di munizioni, mentre orde ed orde di putrescenti morti viventi vogliono baciarvi da vicino a tutti i costi… Nella seconda fase della tipica partita, denominata Cacciatore di taglie, bisognerà trasportare le nefaste reliquie stando attenti praticamente ad ogni singola forma di vita in movimento, potenzialmente ostile, tra non-morti e cowboy maledetti, nostri avversari per scelta. Molto forte, nonostante il gioco sia un action puro, la componente strategica, ma non solo nella semplice raccolta degli indizi, anche nel far fuori zombi minori “a caso” senza motivo o eliminare la rumorosa fauna naturalistica, più o meno indemoniata, come ad esempio gli uccelli, potrebbe risvegliare creature più ostili o attirare altri giocatori pronti a farci la pelle. Quando non c’è più posto all’Inferno i morti camminano sulla Terra, e solo il più forte sopravvive, insegna del resto George Romero. Il concetto di multiplayer competitivo ci darà parecchio filo da torcere, a quanto pare. E se questo ancora non bastasse ecco che il gioco, che pare divertirsi sadicamente a far credere ogni volta al giocatore di avere la situazione sotto controllo, avverte anche i nostri avversari umani ogni qualvolta si sconfiggono i vari boss, Aracnide, Assassino o Macellaio, rivelando a tutti posizione nella mappa e possesso della reliquia! Cattiveria pura che rende i minuti finali di ogni partita una vera e propria corsa al massacro, dove resterà vivo un solo cacciatore!
Hunt Showdown, la morte di un cacciatore è per sempre
Tra personalizzazione del team degli eroi, alcuni gratuiti ed altri da comprare tramite Hunt Dollars guadagnati giocando, c’è davvero da divertirsi per ore, con missioni magari non troppo varie, ammettiamolo, ma dannatamente divertenti! Un team di cinque eroi selezionabili da un roaster parecchio variegato, diviso tra personaggi semplici e Cacciatori Leggendari, più potenti ed acquistabili con una seconda valuta speciale. Poter giocare con un personaggio avanzato, ovviamente, rende la campagna molto più semplice, ma avere le risorse per inserirlo nella nostra squadra non è certamente qualcosa di semplice. Un consiglio spassionato, non affezionatevi troppo ai vostri personaggi, poiché ne è prevista, in caso di sconfitta, la Morte Permanente, nello stile di Zombi U di Ubisoft. Questo si abbina anche ad un livello di difficoltà veramente alto, come se il gioco fosse stato ideato pensando agli esperti di FPS. Per conoscere maggiori particolari sulla precedente versione per Personal Computer del titolo vi rimandiamo alla nostra recensione presente in questa pagina.
Il setting scelto dalla veterana CryTek per il suo titolo della rinascita è veramente evocativo. Si tratta del tradizionale stato della Louisiana di fine Ottocento, un angolo del passato degli Stati Uniti spesso citato dalla cinematografia mondiale e di cui alcuni scenari, per ammissione degli stessi sviluppatori, sono delle vere e proprie citazioni provenienti da film decisamente noti. Tra i quali spicca 12 Anni Schiavo. La realizzazione audio visiva, del resto, come sempre, è fuori parametro. Ricordate la prima volta che siete venuti a contatto con Far Cry? Avete spalancato gli occhi a lungo. Si, la qualità compositiva è quella di sempre, undici, in una semplice scala da uno a dieci… Solamente il sonoro è da oscar, con un audio denominato binaurale, in cui c’è una percezione dinamica del movimento degli avversari, del resto funzionale al preciso gameplay di base. La colonna sonora, parimenti, raggiunge vette molto elevate. Il consiglio spassionato di giocarlo in cuffia, con un dispositivo gaming di alta qualità magari, come le Cuffie PlayStation Ufficiali a padiglione chiuso, è quasi un obbligo morale.
Un porto solido per sviluppatori in cerca di editore
Dai tempi ormai lontani in cui i Fratelli Yerli giravano per le fiere cercando di mostrare ai Big dell’industria le loro idee migliori, sotto forma di CryTek Disc, è passata davvero molta acqua sotto i ponti e sappiamo che gran parte del merito del successo dello sviluppatore è dovuto alla partnership storica con Electronic Arts, che ha sempre creduto molto nel lavoro dei tre fratelli. Recentemente, però, questo sodalizio si è sciolto, ed è entrata in scena Koch Media, che oggi ha consolidato del tutto la collaborazione con CryTek offrendosi di pubblicare anche la versione fisica per console del titolo oggetto della recensione. Si, perché, per la gioia dei collezionisti più tradizionali, il titolo, visto su Personal Computer inizialmente solo in digitale tramite il canale Steam, pubblicato direttamente dalla sola CryTek, e poi successivamente stampato da Koch Media, arriva anche su PlayStation 4 su un bel disco fisico di Hunt Showdown, pronto a fare bella mostra di se sui nostri affollati scaffali. Avni Yerli, CEO e fondatore di CryTek ha inoltre dichiarato che il team di sviluppo sarà inoltre più libero di seguire il titolo, visto che la parte distributiva sarà curata dal loro publisher partner.
Le novità della versione PlayStation 4
Ammettiamo che il primissimo impatto con il gioco Hunt Showdown, che, dopo un enorme download dal PlayStation Store di oltre ventidue Giga, ci presenta un menu di selezione dei due personaggi, basato su di un movimento del cursore basato sulla classica impostazione da mouse, lascia parecchio basiti, ma in realtà si tratta solo di un dettaglio estemporaneo, perché giocare il titolo con l’inossidabile DualShock è un vero piacere. Tutti i comandi sono stati ottimizzati per il classico gamepad Sony, incluso un ottimo sistema di zoom, davvero utile in fase di combattimento, ed un veloce sotto menu in tempo reale da cui scegliere oggetti ed equipaggiamento. Ma le novità, ovviamente, non si fermano all’ottimizzazione dei comandi. L’aggiornamento 1.2 del gioco, infatti, aggiunge un sistema migliorato di matchmaking , un utile tutorial avanzato, grazie al quale si entra in poco tempo nelle meccaniche del titolo, l’aggiunta di equipaggiamenti completamente nuovo ed attrezzature extra realizzate appositamente per console ed una frivola ma sfiziosa possibilità di personalizzazione degli outfit dei personaggi giocabili. L’utilizzo di un team casuale di tre giocatori online e nuovi cacciatori leggendari che si vanno ad unire ai personaggi già visti. Il gioco presenta inoltre una gestione dei server migliorata, la correzione di alcuni bug riscontrati nella prima versione del titolo, ed anche delle prestazioni della CPU client. Una nuova feature molto attesa è poi la possibilità di giocare in multiplayer cross-play, con supporto fino a dodici giocatori, unendo idealmente i due popoli di Xbox One e PlayStation 4. Tra le novità più interessanti presentate da CryTek spunta, per contro, una fondamentale modalità single player, che riporta il titolo ai fasti dei vecchi tempi d’oro degli FPS e, soprattutto, avvicina al gioco tutti quelli che lo avevano snobbato all’epoca della sua uscita su Personal Computer per la sua essenza “multiplayer only” quasi da Battle Royale puro. CryTek promette inoltre di mantenere il gioco Hunt Showdown vivo molto a lungo, con un supporto costante, presentando nel tempo diversi eventi stagionali giocabili e annunciando nuove mappe oltre alle due inserite nel titolo di base, generate come in tutto il gioco in maniera procedurale, di cui la prima nuova mappa già inclusa nel disco di gioco.
Una misteriosa invasione di zombi alla fine del diciannovesimo secolo sta mettendo in ginocchio lo stato della Louisiana, e solo alcuni eroi senza macchia e paura hanno deciso di mettere fine a questa situazione, iniziando una caccia senza quartiere per eliminare tutte le creature malvagie partorite dalla bocca dell’Inferno. Il tutto, però, in maniera mercenaria, poiché si sa che, nel Selvaggio West, nessuno fa niente per niente e la taglia messa sui monster boss fa gola a parecchi cacciatori di creature demoniache. Dietro a questo incredibile e spaventoso incipit si dipana l’ultima fatica di una casa leggendaria che ha fatto la storia degli FPS, CryTek, che propone un titolo che mescola elmenti da Survival Horror a scelte di gameplay da Battle Royale. Il tutto immerso in uno scenario che lascia i giocatori a bocca aperta. La versione PlayStation 4 di Hunt Showdown, ultima a giungere sul mercato, offre diverse novità strutturali, tra cui la modalità Single Player e diversi bonus extra inediti o presenti solo come DLC in precedenza. Anche se odiate il genere, paradossalmente, potrete finire per amare questo ottimo titolo.