I Am Not Okay with This | Nel 2017 andava in onda per la prima volta su Chanel 4 una serie tv nel suo piccolo rivoluzionaria. Il teen drama in questione era The End of The F***ing World (qui la recensione della seconda stagione), una divertentissima storia d’amore on the road tra due adolescenti i quali, più che avere i problemi soliti di chi effettivamente ha 15-16 anni, dimostravano di essere una versione 3.0 del mito di Bonnie e Clyde.
Premessa necessaria, visto che con I Am Not Okay with This Netflix decide di rinnovare la fiducia in Charles Forsman, giovane e talentuosissimo epigono della tradizione americana del fumetto già distintosi per la schiettezza delle storie raccontate.

I Am Not Okay with This. E nemmeno noi, a dirla tutta…
Dato il successo planetario della già citata The End of The F***ing World, era auspicabile che il colosso dello streaming decidesse di ampliare la propria offerta arricchendo il catalogo con un’inedita serie dalle atmosfere hypster, con un ulteriore tassello per gli amanti del cinema indie e di alcune proposte festivaliere molto in voga dalle parti del Sundance.
Se l’obbiettivo era soltanto questo, sembra condivisibile la scelta di puntare anche stavolta sulle doti registiche di Jonathan Entwistle, già autore di The End of The F***ing World, fattosi notare per uno stile che fonde il gusto scenografico di Wes Anderson alla briosità di certe scelte di editing figlie del videoclip e dello spot commerciale.
A concludere l’operazione, uno dei guru della serialità degli ultimi anni, ovvero quel Shawn Levy che già aveva lavorato a Stranger Things (sia come regista che come produttore esecutivo).
Insomma una confezione apparentemente perfetta, impacchettata a dovere e pronta ad essere spedita con ancor più accurata precisione al destinatario-utente di riferimento.
Ma I Am Okay With This è un’operazione talmente ben concepita che, visti gli episodi, forse ci saremmo aspettati qualcosina in più.
Perché ciò che subito salta all’occhio guardando questa nuova serie Netflix è che ogni esigenza di innovare, di spaccare ancora una volta l’audience con dei prodotti d’avanguardia, in questo caso viene sacrificata in nome dell’usato sicuro.
Ed allora, più che un contenuto inedito, sembra di ri-vedere le identiche situazioni, gli stessi stereotipi, le stesse macchiette che già avevamo apprezzato nell’altro show figlio dell’ingegno di Charles Forsman. Quasi che le due opere possano appartenere allo stesso universo narrativo, al medesimo franchise produttivo.

Un teen drama che non riesce a distinguersi per originalità
Sydney (la bravissima Sophia Lillis) è una adolescente americana con un mucchio di problematiche: un pessimo rapporto con la madre, insicurezze personali ed un contesto che di certo non la aiuta ad emergere. La trama cerca di seguirla in una serie di difficoltà che la porteranno ad essere un personaggio totalmente nuovo alla fine del suo percorso. Non fosse che, ai già pressanti problemi della quotidianità, si aggiunge anche il fatto che, probabilmente, la povera ragazza ha dei poteri paranormali.
Un plot che poteva offrire molti spunti a livello di realizzazione. Invece i tempi della narrazione sembrano dilatati a dismisura (nonostante ogni episodio abbia la durata mini di 20 minuti) ed anche il collaudato congegno che alterna sinossi e repertorio musicale folk, a lungo andare non sembra più dare i giusti risultati.
https://www.youtube.com/watch?v=8qdDUnsGcPE
Dunque questo I Am Not Okay With This potrà sembrare un prodotto innovativo per chi si avvicina per la prima volta alla matrice forsmaniana, ma se il confronto lo si dovesse fare con le precedenti trasposizioni delle sue graphic novel, probabilmente il risultato sarebbe davvero impietoso.