Good Job! Recensione: il dipendente dell’anno

Good Job!

Ci sono due modi validi per completare un lavoro: bene o in fretta. Difficile riuscire a ottenere entrambe le caratteristiche, mentre è molto facile essere inetti e anche lenti. Good Job! è un colorato puzzle game realizzato dalla piccola software house Paladin, che esplica a pieno questo concetto, costringendoci a scegliere tra rapidità e precisione. Possiamo però anche decidere di distruggere tutto come Godzilla, e questo è il vero punto forte del titolo: è molto rilassante creare il caos in ufficio.

good job!

Good Job! Non servono raccomandazioni se hai talento.

Nostro padre è il grande capo dell’azienda, perciò siamo iper-raccomandati. Ma non temete: siamo anche l’uomo perfetto per questo lavoro, che consiste nel fare tutto. Tutto, da spostare mobili a attaccare quadri, passando per pulire i pavimenti e sistemare delicatissime e costose apparecchiature, che sarebbero molto più al sicuro lontane da noi. Ogni piano dell’azienda ha un diverso tema, e ospita tre livelli da completare più uno finale più complesso, necessario per essere promossi al grado successivo. Una volta entrati in una stanza, una breve cut-scene ci fa capire a grandi linee quale sarà il nostro compito, e a quel punto sta a noi rimboccarci le maniche. L’obiettivo in Good Job! è portare a termine la richiesta nel minor tempo possibile, ed evitando in ogni modo di distruggere l’arredo che ci circonda. Ogni oggetto rotto viene debitamente prezzato, perciò i danni ci vengono mostrati come dollari su dollari, che stiamo allegramente mandando all’aria con le nostre mosse sgraziate da elefanti.

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Il gameplay è semplice e immediato: tasto A per prendere ed usare gli oggetti e B per posarli a terra. Solo alcuni strumenti più avanzati, come i muletti e le gru, utilizzano anche i dorsali. Le meccaniche di uso degli oggetti e le interazioni fra di loro e con l’ambiente sono perlopiù intuitive, mentre per le altre più complesse basta sperimentare, mettendo in conto che probabilmente faremo grossi danni. Il controllo del personaggio invece non è il massimo della precisione e capita di non riuscire a farlo muovere come vorremmo. Nulla di troppo fastidioso, e alla fine aggiunge quell’ulteriore pizzico di caos che può dar vita a scene esilaranti, ma quando si cerca la precisione per completare un livello senza danneggiare arredi, può essere frustrante. La varietà delle situazioni che si vengono a creare permette molteplici soluzioni a qualsiasi problema, perciò completare i livelli non è mai troppo difficile, complice un livello di sfida ben bilanciato col progredire dei piani.

E poi andò tutto storto!

Proprio in virtù di questo, però, ogni tanto la fisica del gioco regala qualche brutta sorpresa, anche in situazioni che sembrerebbero innocue, come passare con un muletto sotto ad un’impalcatura. Tragedia: ecco che siamo incastrati, o che magari partiamo a razzo, diretti verso un prezioso vaso Ming. Sono tutto sommato evenienze rare, e siccome l’effetto finale è generalmente quello di devastare mezzo livello, il risultato è doversi asciugare le lacrime dalle risate. I vari livelli sono strutturati proprio per poter creare situazioni surreali, e per farci sudare freddo nel caso in cui vogliamo evitare di danneggiare ciò che ci circonda: chi mai metterebbe enormi rocce rotolanti in una stanza di costose statue? Potrei fare degli esempi specifici di cosa può accadere, ma fare un giro su Twitter cercando l’hashtag #GoodJob è sicuramente più esemplificativo della migliore delle descrizioni.

Sparsi qua e là per gli uffici sono presenti capi di abbigliamento, tra cui spiccano cappelli ridicoli e perizomi imbarazzanti, che rappresentano i collezionabili di questo titolo. Non è per nulla facile raccoglierne alcune senza far cadere librerie e scaffali, ma è possibile anche recuperarli una volta terminato il livello, non rischiando di peggiorare la nostra performance. Trovare tutti i vestiti aumenta la longevità del titolo, che si assesta sulle 4-5 ore se vogliamo solo completare il gioco, ma è ben più elevata se tentiamo di fare davvero un buon lavoro. La rigiocabilità di ogni singolo livello è alta, sia per migliorare il nostro punteggio sia per provare a rompere tutto ciò che ci circonda. Good Job! inoltre offre una modalità multiplayer locale che è spassosa: in due è pressoché impossibile non fare danni. Se ci si allontana troppo, lo schermo viene diviso in due diagonalmente, seguendo i due giocatori. È davvero un ottimo modo per passare il tempo, soprattutto nei giorni stressanti.

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Dal punto di vista grafico, il titolo è semplice e pulito. I colori vivaci identificano gli oggetti e i punti dove posizionarli, oppure gli elementi con cui interagire per terminare il lavoro. Ogni tanto capita che il personaggio rallenti o scatti nel movimento, ma non provoca particolari problemi nel gameplay. Decisamente più seccanti sono i lunghi tempi di caricamento all’avvio di ogni livello, aggravati anche dalla ripetizione della cutscene ad ogni riavvio dello stesso ufficio. Carine e orecchiabili le musichette, mai fastidiose o troppo invasive.

Good Job! è un puzzle game semplice e intuitivo, con un’idea di base molto divertente. Ci si può impegnare per essere bravi dipendenti o cedere al caos, distruggendo interi uffici, e la modalità in co-op locale aumenta lo spasso. La longevità è discreta, anche se forse sarebbe stato meglio proporlo a un prezzo di acquisto più contenuto.

 

 

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.

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