La Casa di Carta 4 Recensione: divide et impera

La Casa di Carta 4

Dopo gli esiti altalenanti smossi alla fine della terza stagione, La Casa di Carta 4 ha l’onore e l’onere di preservare il lento calo emozionale suscitato in questi anni. Sebbene rimanga una delle punte di diamante per eccellenza di casa Netflix, con il tempo anche la serie spagnola è stata contagiata dalla malattia del “salto dello squalo”, scemando il proprio successo nel tempo. Difficile mantenere degli standard così alti, specialmente quando si discute di una serie tv evento, che ha conquistato rapidamente tutti i medium. Chi, almeno una volta, non si è infatuato della seducente Tokyo, della criptica genialità del Professore o della follia coinvolgente di Berlino? Eppure, personaggi così dirompenti, abbandonato lo schermo, lasciano un vuoto difficilmente arginabile. Lo stesso Berlino torna sporadicamente con dei flashback nella serie, poiché ormai è troppo doloroso e controproducente dirgli addio. I protagonisti sono diventati talmente iconici e preponderanti da trainare da soli i milioni di appassionati di tutto il mondo. Così la l’opera muta silenziosamente, tenendo vivido lo scenario della rapina come teatro ove esibire i drammi e le complicazioni sociali dei protagonisti. Un velato cambio di intenti che però ha comunque riscontrato un buon apprezzamento da parte del pubblico, che ora continua ad essere umanamente legata alla banda. Un incantesimo perpetuo, talvolta pregno di plot armor, ha così reso il prodotto un fenomeno senza tempo, capace di rimanere indelebile nel cuore di tutti. Ho avuto la possibilità di guardare in anteprima i primi cinque episodi della quarta stagione, ed è ora di conoscere la direzione dei Robin Hood spagnoli. Vi ricordo che la stagione completa sarà disponibile il 3 aprile su Netflix, quindi non abbandonate il colpo del secolo. L’emotività si può davvero calcolare in un’operazione del genere?

Esita e hai perso

Mentre Nairobi lotta tra la vita e la morte a causa dell’inganno dell’ispettrice Alicia, la banda inizia a frammentarsi. La Casa di Carta 4 fa emergere tutte le ansie e le paranoie dei nostri beniamini, che ora sono costretti a sconfiggere i propri timori per tornare al lavoro. Purtroppo i traumi annebbiano la mente di alcuni, mentre il gioco del potere di Palermo si fa sempre più subdolo e imprevedibile. Il piano comincia a sgretolarsi su se stesso, ora per colpa di inutili battibecchi tra compagni, ora per le bramosie e l’individualismo di alcuni. Troppe cose non dette minano il percorso di fiducia instaurato dal gruppo in questi anni, e la serie si allontana per puntare i riflettori sui conflitti psicologici che attanagliano i singoli, come Rio o Denver. Non si tratta solo di seminare discordia, ma anche di mettere in atto una tediosa caccia alla talpa e al tradimento che nei primissimi episodi di questa stagione rallenta di parecchio il ritmo narrativo a cui eravamo abituati. Dissipate le incertezze che per tutto questo tempo avevano logorato alcune delle menti più controverse della banda, emergono delle figure assai preponderanti. Se nelle scorse stagioni abbiamo sofferto della mancanza di una nemesi carismatica e truculenta quanto basta, ora si ergono dei lupi pericolosi che cacciano in solitaria, utilizzando dei metodi non esattamente convenzionali.

Divide et impera

In un contesto già di per sé fragile e dilaniato, ormai l’invincibilità della banda è solo un ricordo. Persino l’inflessibile mente del Professore raggiunse il fatidico momento di rottura alla fine della terza stagione, e la situazione non sembra migliorare. Smarriti dentro e fuori, i protagonisti perdono via via l’obiettivo, ora intenti a sopperire ai danni incassati dalle ultime mosse della polizia, ora a causa di una snervante conflittualità interna. Gli stessi eroi del popolo, ora sono più cupi e disattenti: solo un mero lascito dell’infallibile banda che eravamo abituati ad amare. Non è però solo un gioco mentale a mettere sotto pressione il gran colpo, ma anche il crescendo di potere acquisito dai rappresentanti della legge, ora sempre più inclini a evitare i protocolli pur di concludere lo stallo serrato. La prima terrorizzante conferma è la crescita del controverso personaggio di Alicia, grazie un meritato chiarimento sulla sua morbosa caccia al crimine. Ella indossa ancora una volta l’abito che le si addice di più: quello da sadica e irrefragabile giustiziera. Instancabile e zelante, non si piega mai alle regole e ai limiti imposti dal caso, ostentando ogni tipo di cattiveria gratuita. Dall’altra parte, la stagione risulta essere incentrata su un personaggio sino ad ora rimasto in penombra, ma che conserva delle strategie belliche perlopiù accennate nella seconda parte. Sebbene il personaggio sia già rimasto coinvolto in un’azione lampo per proteggere la Banca di Spagna, le sue decisioni e iniziative saranno cruciali in questa stagione, anche perché il carattere sprezzante e zelante che lo contraddistingue è quello che basta per far cedere le menti della banda, ora incapaci di fronteggiare anche un nemico interno. Dividi et impera sarà un mantra angosciante. Se fuori il Professore dovrà fare i conti con la manipolatrice Alicia, dentro la banda è ora alla mercé di un lupo in cerca di sangue e vendetta.

 

Dissipate le incertezze che aveva sollevato una terza stagione forse leggermente sottotono, La Casa di Carta 4 cela un inizio di stagione intrigante e promettente. La prospettiva del piano e la mente brillante del Professore non basteranno più per mantenere lo status quo sotto controllo. Per la prima volta la psiche dei protagonisti è una cassaforte impossibile da detonare. Il colpo inferto a Nairobi ha lasciato aperte delle ferite interne per troppo tempo imbrigliate nei pensieri dei singoli. Se all’esterno la gelida manipolatrice Alicia risulta ancora un ostacolo ostinato e imperturbabile, una minaccia latente interna si appresta a mettere di nuovo sotto scacco la già drammatica situazione. Un piacevole ritorno alle origini per i ladri amanti della libertà di casa Netflix, ora in certa di una meritata maturazione per garantirsi la fiducia del pubblico. Sfiorare l’abisso di insicurezze di ognuno di essi è ciò che serviva alla serie per concludere una parabola narrativa rimasta aperta per troppo tempo e vi assicuro che ci sarà tempo per la redenzione. Consci del fatto che vedremo ancora delle sorprese, sia dall’una che dall’altra parte della scacchiera, la sceneggiatura vi lascerà senza fiato anche questa volta. Le pressioni a tenaglia esterne e interne alla banca soffocheranno i nostri Robin Hood moderni; ma nella guerra di logoramento del divide et impera, quanto conta la violenza del cacciatore, contro l’orgoglio della preda?

Sebbene abbia un nome così letterario, sin dalla tenera età egli matura un interesse per il genere RPG e quello fantasy, al punto tale da sognare di farne parte. Avete presente quei bambini che emulano l’onda energetica? Ecco, il suo sogno è invece quello di entrare nella realtà virtuale per lanciare lui stesso magie ai suoi nemici! Se non gli piace qualcosa, attenti, vi farà assaggiare la potenza degli elementi!