Paper Beast Recensione: il ritorno di Eric Chahi!

Paper Beast

Paper Beast non è un gioco qualunque, anzi, forse non è nemmeno un gioco in senso stretto. L’opera è un’esperienza unica, non solo la più strana di quest’anno, ma di ogni anno da qui a quelli a venire. Si tratta di Arte Mobile e Poesia Digitale, sapientemente uniti in una commistione eclettica ed unica. Dietro ad essa si nasconde una delle menti più geniali del settore, Eric Chahi che utilizza la periferica PlayStation VR per introdurci nelle sue fantasie d’artista più recondite. Un Altro Mondo, ancora una volta.

L’insostenibile leggerezza dell’opera d’autore

Ci sono artisti grazie ai quali il concetto di videogioco, il cui termine storico ormai va sempre più stretto al medium stesso, raggiunge vette artistiche inenarrabili, persone che prendono i mezzi a disposizione e li utilizzano per narrarci storie fuori dall’ordinario o farci semplicemente perdere con la mente in universi digitali completamente avulsi dalla realtà di tutti i giorni. Mai come oggi, tempi in cui il mondo è avvolto da una Pandemia e lotta per la sua sopravvivenza, c’è bisogno di evadere il più possibile dall’ordinario. Non importa a quale filone artistico dobbiamo affidare le nostre menti. Il videogioco ha offerto svariati esempi di ispirazione compositiva elevata. Pensiamo ai mondi fantabucolici di un mai troppo lodato Shigeru Miyamoto, padre storico di Super Mario e The Legend of Zelda, oppure all’autorialità pura ormai sempre meno ludica del recente Death Stranding, di cui abbiamo parlato in questa pagina, di un Hideo Kojima intenzionato a far capire che, come nel cinema esistono Il Settimo Sigillo del regista svedese Ingmar Bergman e L’Esorciccio di Ciccio Ingrassia, allo stesso modo nel videogioco c’è spazio per le opere d’autore. Ci siamo imbattuti anche negli estremismi lisergici e nelle isterie compositive psichedeliche di Jeff Minter, autore di opere anticonformiste per eccellenza, in cui la cultura hippie e il pensiero bohemien guidano prima del buon senso la mano dell’artista, come Attack of The Mutant Camels del 1983 o Space Giraffe del 2007 che trovate in questo LINK. Ed ecco che oggi, grazie ad un visore per la Realtà Virtuale, che per ora è stato sfruttato veramente poco nelle sue potenzialità infinite, il visionario Eric Chahi decide di sperimentare e proporre qualcosa di completamente diverso. Un Altro Altro Mondo, appunto.

Paper Beast

Perduti in un Altro Mondo di Carta

Another World, l’opera più nota dell’autore, che ha scritto la storia dei videogiochi ai tempi di Commodore Amiga,  per gli amanti del Retrogaming è una vera ossessione. L’anno era il 1991, ed il mondo del videogioco non sarebbe stato più lo stesso. Un’opera seminale che è diventata una vera e propria pietra miliare. Mai prima di allora ci si era ritrovati in un mondo completamente avulso dalla realtà e così strano in tutte le sue caratteristiche, anche la tecnica compositiva, fatta di bizzarri poligoni piatti spalmati in un battlefield che pareva uscito dalle fantasie più perverse di Salvador Dalì, ispirato in modo estemporaneo dalla sua musa storica più ambigua, ovvero Amanda Lear. Allo stesso modo, oggi, nel 2020, ecco che ci ritroviamo, ancora una volta, sperduti davanti alle fantasie compositive dell’autore francese che torna sui nostri schermi dopo quasi dieci anni di assenza, troppi, diranno i suoi fan, e che ricordiamo per il titolo del 2011 From Dust, reinterpretazione onirica dell’immortale Populous di Peter Molyneux, altro artista alternativo del settore. Eric Chahi di fronte al visore PlayStation VR non ha avuto dubbi, ed ha deciso di proporre un’esperienza estemporanea, che riesce ad astrarre completamente il giocatore, o meglio il fruitore, termine più adatto per descrivere l’esperienza unica. Una volta indossato il PSVR ci ritroviamo infatti un Altro Mondo, fatto completamente di Dati Digitali, quei dati che le grandi aziende informatiche, colossi come Microsoft, Google, Amazon o Facebook immagazzinano quasi in modo compulsivo, sperando di utilizzarli prima o poi in qualche modo. Miliardi di TeraByte di Dati, che, nel titolo, vanno a costituire un universo bizzarro da esplorare, fatto di sabbia purpurea digitale, nuvole scarlatte elettroniche e stranissime bestie di carta.

 Toccare la materia di cui sono fatti i sogni? Impossibile.

A questo punto ci si comincia a chiedere, persi completamente in questo Altro Mondo Alieno, come sia possibile interagire e proseguire nella sua esplorazione. Non siamo spettatori passivi, per fortuna. L’unica azione concessaci dall’autore, nella sua infinita bontà, è il poter spostare da una parte all’altra le strane Creature composte di carta, per liberare il passaggio e continuare nella nostra disperata esplorazione. Simili ad origami giganteschi, gli esseri hanno ognuno una propria peculiarità e starà a noi capire come poterci interagire, grazie ai Motion Controller da utilizzare nel titolo, in maniera anche parecchio innovativa. Questa interazione ricorda, perlomeno in maniera blandamente concettuale, Shadow of the Colossus, gioco sviluppato dal Team Ico nel 2005 per l’inossidabile PlayStation 2, ma qui è tutto completamente diverso ed unico, lo riconosciamo.

Paper Beast, l’esperienza supera la narrazione

Paper Beast non basa la sua essenza sulla narrazione, non potrebbe nemmeno del resto, poiché l’Altro Mondo Digitale che propone si basa spesso su ambienti vuoti e desolati di larghissimo raggio da esplorare, senza avere minimamente idea sul cosa fare e perché. Eric Chahi, come sempre, ci abbandona al nostro triste destino, perduti nelle sue fantasie oniriche più sfrenate, ed il nostro compito unico, più che sopravvivere ed andare avanti, è capire il fine ultimo dell’esistenza. Con in più il forte escamotage di avere un opprimente casco in testa. Si, perché l’ultimo legame con la nostra Realtà principale, che ancora reggeva, quando giocavamo davanti ad un televisore, si perde completamente una volta indossato il visore PlayStation VR. Siamo soli nell’universo, e l’universo stavolta è composto dai sogni di carta di Eric Chahi. Ecco che il titolo si trasforma in pura esperienza sensoriale, immateriale ed impalpabile, fatta dei nostri gesti annaspanti e goffi con i PlayStation Move in mano, per capire dove siamo, perché ci troviamo in quel posto e cosa dobbiamo fare. L’unica presenza vivente che ci accompagna, perlomeno nelle prime fasi conoscitive, è una specie di strana giraffa cartacea. La malinconia onirica iniziale che ci assale una volta iniziato ad esplorare l’Altro Mondo di Paper Beast lascia il passo ad una euforia isterica, e ci ritroveremo a canticchiare allegri Don’t Worry Be Happy di Bobby McFerrin, nel nulla e nel tutto digitale, felici di perderci nell’esplorazione pura, sensazione comune per diverse esperienze visive alternative offerte dal sottovalutato visore Sony, come ad esempio Allumette la strana storia di una bambina fiammiferaia perduta in un mondo fatto di sogni.

Dati Digitali Creatori, il mondo onirico di Paper Beast

Cercare un misero canovaccio di trama dove è impossibile trovarla sarà una delle cose più spiazzanti del titolo. Ritrovarsi soli a meditare davanti a spazi sterminati con colori degli ambienti appositamente opposti e contrastanti a quello che il nostro cervello e, soprattutto, il senso comune, è abituato a vedere, l’azzurro non è più nel cielo, ma nelle montagne, i laghi sono fatti di una strana sostanza viscosa che non ha nulla di consueto, forse, ci viene da pensare, le strane forme di vita che incontriamo di tanto in tanto, non sono nemmeno basate sul carbonio, come quelle terrestri. Nulla sappiamo, del resto, dell’Altro Mondo che ci circonda, solo che è stato generato dai misteriosi Dati Digitali Creatori, ma siamo completamente abbandonati al nostro destino. Soli in un mondo completamente alieno, e mentalmente cerchiamo di ricordare quando fosse già successo ludicamente. Forse in The Sentinel, bizzarra opera d’ambientazione aliena di  Geoff Crammond del 1986 per BBC Micro che ha conosciuto la maggior fama su Commodore 64? Ma forse no, perché Paper Beast è diverso da ogni titolo precedente, è unico come una musica completamente nuova, realizzata usando le sette solite note consuete. Semplicemente Paper Beast materializza, come dopo un teletrasporto, il giocatore in un Altro Mondo alieno e fantascientifico, creato grazie alla manipolazione digitale casuale della materia da una non meglio identificata Intelligenza Artificiale, e da questi Dati Creatori è stato generato infine questo bizzarro piano dell’esistenza, popolato da strane forme di vita simili, ma non troppo, a piante ed animali. Quella che si potrebbe chiamare Altra Fauna. L’unica interazione possibile è spostare qualcosa da un punto A ad un punto B, per liberare la strada e proseguire senza meta. Osservando passivi l’interazione tra due elementi avvicinati artificialmente dal nostro intervento. Non esiste altro. La componente Puzzle Solving, necessaria per capire come interagire con le forme di vita presenti, è molto avvincente, e spezza la pura fase esplorativa, corpus principale del titolo stesso. Alcuni puzzle, però, sono eccessivamente cervellotici. Interazioni bizzarre con strani esseri, il tutto avvolto in un comparto audiovisivo unico e coinvolgente. Gli effetti ambientali di pioggia e vento sono incredibilmente realistici, pare davvero di avere freddo all’improvviso mentre si osservano chiusi nel visore. Unica concessione “tradizionale” al videogioco è l’introduzione di una Modalità Extra Sandbox, in cui ci si ritrova in piccole arene in cui manipolare il paesaggio e gli elementi a nostro piacimento. Questa introduzione è un vero gioco nel gioco, parecchio entusiasmante. Per il resto si tratterà di passare ore ed ore ad esplorare un mondo affascinante, che catturerà completamente l’avventore, facendogli dimenticare del tutto la Realtà. Ancora una volta la genialità compositiva dell’artista francese fa brillare gli occhi del suo pubblico, Eric Chahi eleva di un gradino più in alto l’intera dignità artistica del medium.

Paper Beast: il grande ritorno di Eric Chahi su PlayStation VR

Eric Chahi è uno di quei grandi nomi del settore che, purtroppo, il pubblico generalista e non specializzato non conosce abbastanza. Si tratta di un artista a tutto tondo che, pur avendo iniziato già nel 1983 scrivendo giochi come Frog e Carnaval per l’home computer britannico TCS ORIC-1 ed essendo stato apprezzato dal pubblico nel 1985 per Infernal Runner, interessante platform a tema horror per Commodore 64 ed Amstrad CPC 464, ha conosciuto maggior fama grazie all’indimenticabile Another World, del 1991 pubblicato da Delphine Software. Il leggendario titolo cult, fra l’altro, ha fatto recentemente il suo debutto anche sulle piattaforme moderne, nella speciale Another World Anniversary Edition, anche in versione fisica per i collezionisti, come abbiamo detto in questa paginaAttualmente nei cataloghi delle tre console principali, PS4, Switch e Xbox One, è presente anche la collezione che racchiude anche il suo seguito ideale, il celebre Flashback. In seguito l’autore sviluppa Heart of Darkness, che nel 1998 è uno dei titoli più attesi, e nel 2011 torna con il già citato From Dust. Ai giorni nostri il game designer ha creato lo studio Pixel Reef, che trovate a questo LINK. Lo sviluppatore, per la realizzazione di Paper Beast ha inoltre collaborato anche con diversi musicisti, il britannico Roly Porter ed il trio nipponico tutto al femminile, le TsuShiMaMiRe, Mari Kono, Yayoi Tsushima e Maiko Takagi, autori delle musiche e con l’effettista  Floriane Pochon, autore dell’impianto sonoro ambientale del gioco. La colonna sonora, che spazia tra ambient, chillout e punk rock è stata stampata in edizione fisica sia su CD che su un vinile da collezione. Il titolo è già disponibile sul PlayStation Store e vi aspetta.

Paper Beast: A Dreamlike VR Odissey, recita lo slogan del titolo. E davvero di questo si tratta, un sogno ad occhi aperti, benché coperti dal visore PlayStation VR in un universo digitale unico e diverso da ogni cosa mai vista prima. L’eclettico artista francese Eric Chahi torna sui nostri schermi con la sua opera più ambiziosa, proponendo un Altro Mondo da esplorare ed in cui perdersi, malinconici e tristemente euforici, per centinaia di ore. Nessuno scopo, se non quello di esplorare. Ed anche un pizzico di Sandbox, che male certo non fa. Può un titolo bizzarro, fuori dagli schemi e di nicchia essere una Killer Application per PSVR? Se amate l’Arte Digitale, decisamente si.

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.