Aprile è stato un mese importante per il genere dei survival horror, infatti nell’arco di trenta giorni hanno fatto la loro comparsa il remake di Resident Evil 3 e l’italianissimo Daymare 1998, che finalmente è arrivato anche su console. Il primo prosegue sulla strada del rinnovamento dei grandi classici della saga Capcom, dopo il successo del capitolo due uscito l’anno scorso; il secondo è invece un omaggio proprio allo stesso Resident Evil 2, essendo nato in origine come un suo remake fanmade, per poi cambiare rotta quando il team di Invader Studios scoprì che Capcom era già al lavoro sul medesimo progetto.
I due nuovi remake di Capcom e il titolo di Invader Studios rappresentano un po’ l’essenza di quello che fu uno dei generi più importanti per il mondo dei videogiochi a fine anni ’90, un periodo inaugurato proprio dall’uscita, nel 1996, di Resident Evil, che fu il primo a definirsi con l’appellativo di survival-horror (si rifaceva a sua volta a quello che potrebbe essere considerato il progenitore di questo genere, ossia Alone in the Dark del 1992). Questa tipologia di giochi subì un certo decadimento con gli anni e anche i successivi Resident Evil, soprattutto dal 4 in poi, iniziarono a dare più importanza alla parte action che a quella horror. Nonostante il genere horror si sia evoluto molto negli ultimi anni, nell’ambiente videoludico per diverso tempo si è sentita la mancanza di esperienze classiche di questo tipo. Poi, l’uscita del settimo capitolo di Resident Evil ha riportato il focus sull’elemento orrorifico riavvicinandosi alle origini della saga, ma è solo con il remake del capitolo più amato dai fan, il secondo, che si è tornati ai fasti di un tempo.
Questa nuova generazione di survival horror riesce a unire perfettamente il passato con il presente, portando meccaniche ormai superate a nuova vita. Analizzandoli attentamente, possiamo dunque capire quali siano i punti fondamentali di ogni buon titolo appartenente al genere. Andiamo a scoprirli insieme.
Survival Horror: la giusta atmosfera
Una delle caratteristiche più importanti di ogni survival horror che si rispetti è una giusta atmosfera, cosa che spesso si ottiene trasformando i luoghi di tutti i giorni in scenari da incubo. Parlando ad esempio di Resident Evil 2, viene subito in mente l’iconica stazione di polizia, una delle location più amate dai fan della saga, entrata ormai di diritto nell’immaginario comune. Sebbene qualsiasi posto, se popolato da zombie e altre aberrazioni mostruose, faccia paura, ci sono comunque delle ambientazioni ricorrenti sia nei vari Resident Evil che in Daymare.
L’ospedale, luogo di cura per il corpo e la mente, si trasforma ad esempio in un dedalo infernale con i suoi numerosi corridoi e la moltitudine di stanze che lo compongono. Lo sa bene Carlos, che in Resident Evil 3 ha dovuto farsi strada in un labirinto del genere, popolato da zombie e creature ancor più pericolose, per trovare una cura per Jill. Questo tipo di ambientazione è sfruttata anche in Daymare 1998, in uno dei momenti più terrificanti del gioco. In entrambi i casi, comunque, ci troviamo in un luogo spettrale, l’elettricità ha smesso di funzionare per la maggior parte delle aree e dovremo avanzare tra un lugubre corridoio e una stanza fatta a pezzi per il caos generato dall’infezione, con il timore di poterci ritrovare braccati in qualsiasi momento da qualche creatura da incubo. In Daymare alcuni momenti ci sono parsi una citazione anche all’ambiente ospedaliero di un altro famoso titolo appartenente al genere, ossia Silent Hill 2, con le sue infermiere infernali, qui riproposte in chiave zombie, ma con movimenti che un po’ le ricordano.
Tra le altre ambientazioni immancabili ci sono poi le fogne, presenti in tutti e tre i giochi da noi citati. Chissà come mai, ma in ogni survival horror prima o poi, per un motivo o per un altro, si finisce sempre nel sottosuolo, tra stretti cunicoli, acque dall’odore nauseabondo e, ovviamente, poca visibilità se non per qualche lampadina di fortuna ogni tanto. L’habitat naturale per le creature più temibili.
Se si vuole vivere un’esperienza un po’ più diretta dell’apocalisse zombie, allora basterà recarsi nelle strade cittadine, rese magnificamente in Resident Evil 3, dove, tra il caos e la distruzione diffusa, spesso ci si ritroverà a fuggire da orde affamate di non morti. Anche in Daymare 1998 sono presenti fasi cittadine ben delineate e varie. Certo, le strade non possono fornire un livello di tensione pari ad aree più contenute e immerse nell’oscurità, ma hanno il fascino della varietà possibile, permettendo magari di esplorare l’interno di un ristorante per poi percorrere un vicolo e ritrovarsi in una piazza. Il pericolo maggiore qui è dato soprattutto dall’alta concentrazione di nemici presenti.
Infine, tra i luoghi più ricorrenti non può mancare il più classico, ossia il laboratorio segreto in cui solitamente hanno inizio tutti i problemi. Il contrasto tra ambienti dotati di tecnologia all’avanguardia e il caos seminato da esperimenti sfuggiti al controllo dell’uomo è quello che contraddistingue queste aree. Spesso qui troveremo le creature più pericolose del gioco; d’altronde siamo noi ad essere andati a casa loro!
Per una qualsiasi di queste ambientazioni possa dare il meglio di sé, non basta popolarla di zombie e altri mostri: nei survival horror nello stile dei Resident Evil il senso di paura trasmesso è palpabile, diretto e concreto; diverso rispetto alla strada percorsa negli ultimi anni da altri titoli, titoli che vedono protagonisti indifesi e in cui il senso del terrore è dato più che altro dal sentirsi inermi e dalla rappresentazione di paure a livello maggiormente psichico. Nella saga di Capcom invece possiamo difenderci grazie a un discreto arsenale, ma nonostante questo non ci sentiremo mai al sicuro perché i nostri personaggi sono sempre dei fragili umani e non sappiamo se troveremo abbastanza proiettili o un’erba verde che ci permetta di andare avanti e superare la moltitudine di creature che ci attende. A enfatizzare questo aspetto è poi il magistrale uso registico delle inquadrature. Seppur ormai queste non siano più statiche come nei capitoli originali degli anni ’90 e la telecamera sia utilizzabile liberamente, ci sono dei trucchi che riescono a rendere lo stesso effetto di inquietudine provato nel passato. Avvicinare la visuale al personaggio limita molto il campo visivo, costringendoci a preoccuparci continuamente di cosa possa esserci dietro di noi. Inoltre, tutte le diverse ambientazioni sono sempre piene di angoli ciechi, il che rende impossibile sapere cosa ci aspetti.
Altra componente fondamentale per creare la giusta atmosfera è legata agli effetti sonori e alle musiche di sottofondo, anzi, probabilmente è addirittura quella più importante. La colonna sonora in diversi momenti riesce ad amplificare quel senso di inquietudine che si prova ad attraversare un luogo buio, soprattutto quando il volume e le note si alzano improvvisamente a causa dell’apparizione di un mostro. Spesso accade il contrario, perché anche la totale assenza di una musica di sottofondo fa suonare il campanello d’allarme di un giocatore, che sa bene che quello è solo un momento di falsa tranquillità e che il peggio deve ancora arrivare. Anche gli effetti sonori fanno il loro sporco lavoro. Basti pensare al lamento di uno zombie fuori campo, o ancor di più alla sensazione di inquietudine nel sentire i passi di Mr. X o del Nemesis avvicinarsi. Tutti questi accorgimenti sono importantissimi per rendere l’esperienza ancor più paurosa.
Il fucile a pompa è il vostro miglior amico
Anche nel gameplay sono molte le similitudini tra i due remake di Resident Evil e Daymare 1998: quest’ultimo adotta uno stile di mira molto simile a quello dei primi, per cui, restando fermi, si aumenta la precisione di ogni arma. La differenza principale tra i due sistemi è invece legata soprattutto alla ricarica. Se in Resident Evil 2 e 3 questa funziona normalmente, in Daymare 1998 avremo più di un caricatore per le pistole o le mitragliatrici. Avendone due, ad esempio, potremo scambiarli con la semplice pressione di un tasto, lasciando cadere a terra quello sostituito; mossa utile quando si è nel bel mezzo di una sparatoria e non si ha tempo di una ricarica fatta come si deve. Tenendo invece premuto il pulsante di ricarica, si potranno scambiare i due caricatori senza abbandonarne uno a terra, ma ovviamente quest’operazione richiederà più tempo. Potremo poi ricaricare le armi dal menu degli oggetti, cosa che però in Daymare 1998 non mette in pausa il gioco ed è dunque difficilmente attuabile nel bel mezzo di un combattimento.
Nei survival horror ci sono tante armi diverse, ma se dovessimo scegliere le più iconiche queste sarebbero sicuramente il fucile a pompa e la .44 magnum. Il fucile a pompa è il miglior amico di ogni sopravvissuto a un apocalisse zombie grazie alla sua potenza di fuoco a distanza ravvicinata, che fa saltare teste con facilità e permette di colpire più nemici alla volta. La magnum è invece in grado di fare danni tremendi a chiunque, ed è bene conservare i proiettili soprattutto per i boss. Naturalmente entrambe le armi sono presenti sia nei due remake che in Daymare 1998.
Altro aspetto fondamentale in questi giochi è l’esplorazione, infatti saremo sempre a caccia di risorse da conservare per avere più probabilità di sopravvivere. Proiettili e oggetti di cura si nascondono negli angoli più impensabili (viene da interrogarsi circa le abitudini di certe persone, come quelle che lasciano dei proiettili nel frigorifero…) e un’attenta, seppur rischiosa, ricerca è necessaria per poter andare avanti assicurandosi maggiori probabilità di sopravvivenza. Non tutti gli scontri devono d’altronde essere risolti con un proiettile in fronte: dato che saremo afflitti da una costante scarsità di risorse, è sempre meglio conservarli per le battaglie più dure. Nel remake di Resident Evil 2 possiamo sfuggire alle grinfie degli zombie grazie all’utilizzo di coltelli o bombe da utilizzare al momento più opportuno, ma anche questi oggetti saranno contati, per cui non potremo abusarne. Il remake di Resident Evil 3 introduce anche la schivata, ripresa dal terzo capitolo originale, che permette di sfuggire a tutti gli attacchi se attivata con il giusto tempismo. Un comando essenziale per aumentare le probabilità di sopravvivenza di Jill, specie quando ci si trova ad affrontare il temibile Nemesis. In Daymare 1998 ci sarà invece un attacco corpo a corpo con una funzione simile. Se azionato al momento giusto, è in grado di interrompere gli attacchi dei nemici (anche se non funziona con tutti) permettendoci quindi di fuggire oppure di sparare con tutta calma.
Sempre in Daymare 1998, infine, è presente una chicca che si rifà agli originali Resident Evil 2 e 3, ossia l’impossibilità, quando uccidiamo uno zombie, di essere sicuri che questo non si rialzi. Nei titoli anni ’90 c’era un trucco: se lo zombie crollato a terra rilasciava una pozza di sangue allora era morto sul serio, altrimenti si sarebbe rialzato. Questo particolare è stato ripreso anche nel titolo di Invader Studios come citazione puntuale dei vecchi RE.
L’importanza del mostro
In un survival horror i mostri sono i veri protagonisti. Ovviamente gli zombie sono il fulcro delle esperienze in stile Resident Evil; se volessimo fare un assurdo paragone culinario, è come se fossero il riso o la pasta. Ma ovviamente riso e pasta, in bianco, non sono poi dei piatti così prelibati e per questo bisogna accompagnarli con il giusto condimento. Questo è rappresentato dal resto del bestiario che troviamo nei vari Resident Evil: senza il Licker, il Tyrant e altre creature mostruose non sarebbe stato lo stesso.
Per un condimento come si deve, bisogna saper dosare gli ingredienti: allo stesso modo non bisogna esagerare con la quantità di creature presenti, ma nemmeno limitarle troppo. Uno dei difetti di Daymare 1998 è proprio lo scarso bestiario, che vede poche alternative agli zombie classici. Resident Evil ha invece messo insieme una gran quantità di mostri iconici. La scena in cui, nell’originale secondo capitolo, compariva per la prima volta il Licker fa venire i brividi a molti giocatori ancora oggi, senza contare le diverse tipologie di Hunter, introdotti nel primo Resident Evil e poi evoluti in diverse versioni anche nel terzo capitolo. Nel remake di Resident Evil 3 gli Hunter Gamma e Omega sono poi resi in maniera ancor più letale e, a livello visivo, affascinante.
Il meglio dei due remake è poi dato dai due colossi che ci inseguiranno ovunque: Mr. X, dal passo pesante e inarrestabile, e il terribile Nemesis, ancor più letale con le nuove armi a distanza in suo possesso. Entrambi i mostri danno al bestiario quella marcia in più che rende ogni momento di gioco un “divertente incubo”. Sfuggire alle loro grinfie dà in effetti grandi soddisfazioni, specialmente durante la resa dei conti finale quando finalmente saremo in grado di liberarci di loro per sempre. In Daymare 1998, senza fare spoiler, ci sarà un mostro che sia per l’aspetto che per la potenza inarrestabile ricorda molto il Nemesis di Resident Evil 3, sicuramente un omaggio piuttosto riuscito da parte di Invader Studios.
I survival horror stanno rinascendo a nuova vita dopo diversi anni di pausa. Grazie alla spinta data dal remake di Resident Evil 2, il genere sta pian piano tornando ai fasti di un tempo e non vediamo l’ora di vedere cosa ci riserverà il futuro. Dal canto nostro, speriamo di poter vedere un Resident Evil 8 rifatto con questo stile, oppure un remake di Code Veronica, altro grande titolo un po’ dimenticato rispetto ai titoli numerati della saga, ma che non ha nulla da invidiare loro. Siamo anche curiosi di sapere se in futuro Invader Studios si dedicherà a un eventuale seguito di Daymare 1998, così da scoprire quanto riusciranno a migliorarsi rispetto al loro primo gioco.