Oddworld Munch’s Oddysee Recensione: l’anfibio approda su Nintendo Switch

Oddworld Munch's Oddysee cover

Oddworld Munch’s Oddysee è  il terzo capitolo della saga di Oddworld e ha rappresentato anche il punto di transizione tra il 2D ed il 3D per la serie: non un cambiamento da poco. Dal 2001, data di uscita su Xbox, è stato adattato per innumerevoli console, ultime tra queste Nintendo Switch, dove è in arrivo il 14 maggio. Il bizzarro mondo che dà il nome alla serie è un incubo corporativista, con una società fortemente piramidale in cui certe razze dominano e schiavizzano altre per profitto. In questo scenario apocalittico, uno schiavo di nome Abe si ribella e dà il via ad una rivolta che lo farà diventare un eroe per la sua gente, i Mudokon. I primi due capitoli della serie (Abe’s Oddysee e Abe’s Exoddus) erano platform a scorrimento, ma offrivano al contempo moltissime meccaniche diverse, tanto da essere difficilmente riassumibili in questa semplice definizione. Oddworld Munch’s Oddysee è la terza uscita in ordine cronologico, ma è considerato il secondo capitolo principale della saga ed espande notevolmente la lore del mondo e dei personaggi, cercando al contempo di mantenere l’essenza dei suoi predecessori nel difficile passaggio alla terza dimensione, impresa che come vedremo non è riuscita fino in fondo. Oltretutto 20 anni sono davvero tanti: com’è invecchiato il gioco? Se è vero che i primi titoli erano dei classici senza tempo, forse lo stesso non si può applicare a Munch’s Oddysee.

Oddworld: Munch's Oddysee

Oddworld Munch’s Oddysee: l’ultimo della sua specie

Il primo impatto è mitigato da delle cut-scene di ottima qualità, che ci riassumono le vicende accadute finora e servono da introduzione per il personaggio che da cui prende il nome il gioco: il bizzarro anfibio Munch. La veste grafica del titolo è più che accettabile, non si tratta infatti di un porting della versione originale del 2001, ma di un adattamento della remastered in HD uscita nel 2012 per Play Station 3. Il design di molti degli abitanti di Oddworld rimane iconico come sempre: Munch è tanto bizzarro quanto affascinante, qualità che da sempre accompagna i personaggi di questo universo. L’atmosfera tipica dei giochi è palpabile in diversi punti, anche se il tono generale è decisamente meno cupo e più cartoonesco, senza però risparmarci dei momenti davvero shockanti. Scopriamo subito che Munch è l’unico sopravvissuto al sistematico sterminio della sua specie, I Gabbit, cacciati da sempre per le loro uova e i loro organi. L’unica speranza per la sua gente è riuscire a mettere le mani sull’ultima scatoletta di “caviale” che contiene le ultime uova di Gabbit esistenti. Per farlo Munch deve allearsi con Abe, il leggendario Mudokon rivoltoso e odiato dalle caste superiori, e ideare un piano molto sopra le righe. Lo sviluppo della trama è gradevole, con un chiaro messaggio che viene espresso senza diventare mai moraleggiante: va infatti detto che la scrittura di questi giochi ha sempre avuto un sottotesto politico piuttosto evidente e molto d’impatto. Purtroppo le note positive finiscono qui. Il titolo è chiaramente afflitto da numerosi problemi di sviluppo, menzionati esplicitamente dai creatori in diverse occasioni, a cui si aggiungono venti anni di esperienze videoludiche di valore, che non migliorano decisamente le chance di Oddworld Munch’s Oddysee di rimanere rilevante.

Oddworld: Munch's Oddysee

Una coppia che scoppia

Il gioco, come i suoi predecessori, combina un gran numero di meccaniche diverse: platforming, puzzle, teamspeak, combattimento, stealth, e altre ancora. Il passaggio dalle 2 dimensioni al 3D ha però finito per rendere molte di queste superficiali, quando non direttamente obsolete. Durante l’avventura controlliamo sia Abe che Munch, e risulta piuttosto frustrante muovere entrambi. Abe è il nostro principale saltatore, ma non appena presi in mano i comandi ci rendiamo conto che è incredibilmente inadatto a questo ruolo. Toccare l’analogico è sempre una scommessa e Abe si muove troppo in fretta per permetterci di eseguire i movimenti necessari anche solo a spostarci in linea retta. Peggio ancora l’inspiegabile animazione del salto, che è istantanea e praticamente verticale, tanto che si finisce ad abusare del quicksave ad ogni piattaforma per stare tranquilli. Le cose non migliorano molto per Munch, che salvo le occasionali sezioni acquatiche è lento a dismisura e produce di continuo irritanti risucchi con la sua zampa a ventosa. Non un sottofondo gradevole.

Oddworld: Munch's Oddysee

La ruota del quarma

La prima mappa introduce quella che rimane una delle meccaniche centrali per tutta la durata del gioco: reclutare dei seguaci, che sono necessari sia per completare puzzle che per affrontare le orde di nemici che infestano i vari scenari. Il gioco ci invita espressamente a cercare di tenerli in vita nel processo, peccato che gli esserini abbiano una spiccata ideazione suicidaria. Il sistema di pathfinding lascia molto a desiderare e combinato col meccanismo di collisione tra i modelli implica che fin troppo spesso i nostri follower si incastrano da qualche parte, cadono in un precipizio, affogano, o finiscono per pestare una mina antiuomo grossa come una zucca. Morti che purtroppo influenzano anche il nostro “quarma” che decide a quale finale assisteremo, quindi anche qui mi sono trovata costretta a salvare di continuo. A volte dobbiamo   portare letteralmente di peso i nostri aiutanti, rendendo sempre più sottile il confine tra leader rivoluzionari e baby-sitter.

La truppa è anche la nostra principale risorsa in combattimento: purtroppo anche qui il suo comportamento non è del tutto prevedibile, senza contare che gli scontri sono davvero ripetitivi e privi di pathos. La varietà dei nemici è sostanzialmente cosmetica e il pad conta un solo bottone dedicato all’attacco. Assolutamente impossibile tenere d’occhio i nostri punti ferita, nonché quelli di alleati o nemici, dato che gli indicatori sono rappresentati da uccelli che volano in circolo attorno ai vari personaggi, un’idea originale ma che onestamente non riesco a spiegarmi. Fortunatamente finché Abe o Munch restano in vita, l’altro può morire a ripetizione e continua a rinascere da un uovo poco distante dal superstite. Purtroppo manca completamente la complessità degli ecosistemi e dei comportamenti dei nemici visti nei precedenti capitoli: le uniche variabili del combattimento sono hitbox e damage output. Abe mantiene la capacità di possedere la maggior parte dei nemici tramite i suoi peti (sic), ma tra la confusione dei controlli e quella su schermo è pressoché impossibile sfruttarla a dovere, quindi si finisce ad usarla principalmente per il gradito effetto collaterale di far esplodere i nemici a fine possessione. Per regolare questa ed altre meccaniche, oltre che per proseguire nella storia principale, a ogni uso è richiesto il consumo di una certa quantità di Spooce, la valuta di gioco, raccolta da cespugli che crescono per tutta la mappa. L’idea di fondo non è male, ma l’implementazione si riduce a un’ennesima fonte di frustrazione e perdita di tempo: spesso infatti è più semplice usare l’abilità speciale di Abe che fa ricrescere i cespugli di Spooce già mietuti, piuttosto che impegnarsi a cercare di azzeccare il terzo posto decimale dell’angolo richiesto per saltare e prendere quella ancora disponibile.

Oddworld: Munch's Oddysee

I puzzle seguono una simile logica: non si tratta nemmeno di enigmi veri e propri, quanto di reiterare lo stesso processo più e più volte, che sia usare un braccio meccanico per spostare scatole, o lanciare i nostri “aiutanti” oltre ostacoli alti ben 20 cm, ma che altrimenti non riuscirebbero a superare. Il raggio psichico di Munch viene usato principalmente per rompere postazioni elettroniche di vario genere, ma occasionalmente possiamo potenziarlo per uccidere nemici dopo 7o 8 utilizzi  o per controllare robottoni molto interessanti. Purtroppo anche le sezioni più concitate sono tipicamente riassumibili in pochi step: prendi il power up al distributore, fai fuori un po’ di nemici, torna indietro prima che si esaurisca, e ricomincia il ciclo.  Mi hanno lasciata perplessa anche molte scelte del sonoro, che metà delle volte è riassumibile con “irritante”, che siano gli appiccicaticci saltelli di Munch o i Mudoken che alternano i loro canti insopportabili al grattarsi rumorosamente. La qualità audio di questa versione non è inoltre elevata.

L’atmosfera di Oddworld, con i suoi personaggi sopra le righe, ogni tanto riesce a trapelare e sicuramente il gameplay, seppur bacato, può offrire diverse ore di divertimento. Se guardiamo Oddworld Munch’s Oddysee con un minimo di distacco e senza nostalgia, è necessario però ammettere che i momenti validi, in cui storia e gameplay danno il massimo, sono davvero pochi.  È davvero triste dover bocciare un capitolo di una saga iconica come Oddworld, ma non c’è nessuna giustificazione razionale per pagare 30 euro un titolo afflitto da così tanti problemi strutturali e che non è stato migliorato dal porting vecchio di quasi dieci anni.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.

Accessibility Toolbar