Homecoming Stagione 2 Recensione

Homecoming

Il 22 maggio è la data stabilita per il debutto della seconda stagione di Homecoming. La serie di Amazon Prime, creata da Sam Esmail (il papà di Mr. Robot) torna con 10 nuovi episodi ma con diversi cambiamenti al vertice. Julia Roberts, protagonista della stagione uno, lascia il posto a Janelle Monàe e lo stesso Esmail passa alla produzione esecutiva per lasciare la scrittura a Kyle Patrick. Un’inversione di rotta non necessaria ma sufficiente per dare linfa alla realizzazione e raccontare un nuovo capitolo del progetto “Homecoming”. Di fatto ci si trova di fronte a un prodotto non facile da gestire e con un impianto narrativo molto complesso. E se la prima stagione aveva convinto per una vicenda di lynchiana memoria, questo seguito (alla luce delle prime 7 puntate viste in anteprima) si conferma uno show di altissimo profilo, curato sotto ogni punto di vista, tanto da regalare al pubblico una visione che eguaglia la bellezza di un film sul grande schermo.

Homecoming

Di cosa parla la seconda stagione

Anche se la serie è stata concepita in modo antologico, i nuovi episodi di Homecoming, fin dal primissimo minuto, fanno intuire qualcosa di più. Cambia il personaggio principale ma i piani e segreti della Geist Group sono ancora gli indiscussi protagonisti. Al centro degli eventi c’è Jackie che, in circostanze poco chiare, si risveglia senza memoria su una barca alla deriva. Non ricorda il suo nome e  neppure la sua identità. I suoi ricordi è come se fossero stati cancellati. La donna, però, vuole a tutti i costi riacquistare le sue reminescenze perdute e, dopo una fuga disperata, trova alcuni indizi che la conducono all’organizzazione. Quest’ultima che ha promosso il progetto “Homecoming”, suo malgrado, è ancora una volta un importante tassello della trama e titolare di un altro oscuro segreto. In parallelo si sviluppa la vicenda di Walter Cruz, che sta cercando di costruirsi una vita, dimenticando la guerra e il progetto della Geist. Presto o tardi si accorge che esiste una versione ben più insidiosa dell’iniziativa.

Homecoming

Un intricato puzzle di eventi

Forte come un pugno dello stomaco, anche la seconda stagione di Homecoming funziona come la prima. Si conferma, infatti, una tra le produzioni di Amazon Prime più intriganti degli ultimi due anni. Un po’ thriller psicologico, un po’ spy drama, e anche racconto di formazione, le vicende che si svolgono tra le mura della Geist Group lasciano sicuramente il segno. Con un ritmo lento e dilatato ma armonioso come un’opera lirica, l’avventura al limite dell’assurdo di Jackie convince (forse) ancora di più rispetto a quella della dottoressa Heidi Bergman. Il mistero di fondo si fa un tantino farraginoso e perde di intensità, ma la vicenda nella sua complessità risulta più lineare a comprensibile nel corso degli episodi. I flashback vengono ridossi all’osso per dare spazio a una storia che si inerpica spedita alla ricerca di una verità sepolta tra le sabbie del tempo. Senza nulla togliere alla magnetica Julia Roberts, la nuova protagonista è efficace anche lei nel ruolo di una donna forte e determinata, disposta a tutto pur di riacquistare la sua libertà.

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Una serie da gustare a piccole dosi

Homecoming resta quindi il fiore all’occhiello delle serie tv offerte da Amzon Prime. Un prodotto che vive di vita propria, adatto a chi cerca un qualcosa di diverso in una produzione “on-web”, da gustare con parsimonia così da poter assaporare tutte le sfumature di una narrazione intensa e mai banale. Nella realizzazione non ci sono né buoni né cattivi, né vinti né vincitori, ci sono solo personaggi alla continua ricerca di loro stessi, che ingannano, e arrivavo ad uccidere pur di raggiungere i loro scopi. E la brillantezza dell’opera  è insita proprio in questa particolarità. Unica pecca è che, anche nei primi 7 episodi della seconda stagione, il ritmo della trama è ancora estremamente dilatato e i dialoghi sono ridotti all’osso. Ma è comunque un ottimo esercizio di stile.

Homecoming torna in tv con un carico di aspettative altissimo, che in parte e per fortuna, non vengono deluse. Lo show cambia il suo registro puntando su una storia complessa, coesa, dal ritmo asfissiante, e non si perde in quei lunghi primi piani e in quella regia minimalista che avevano caratterizzato la prima stagione. 

 

Carlo è un trent’enne con un cuore che batte per il cinema, le serie TV, i romanzi fantasy e la musica anni ’90. È un Maveliano D.O.C. ed è #TeamCap per scelta. Si è laureato in Giurisprudenza ma non è un avvocato, sogna di vivere a Londra e di intervistare David Tennant.