Ary and the Secret of Seasons Recensione: un’avventura fiabesca

Ary Secret of Seasons

Uno dei titoli più attesi di questi anni finalmente vede il suo debutto mondiale. Parliamo di Ary and the Secret of Seasons, sviluppato da ben due studi diversi: eXiin e Fishing Cactus. Il videogioco, pubblicato da Modus Games, ha da subito ricevuto una grande attenzione, a causa dei premi ottenuti. Infatti, nel 2017 è stato nominato come Best Unity Game ed ha conseguito il secondo posto all’evento Rising Star di gamescom nello stesso anno. Verremo catapultati nel mondo del Regno di Valdi, nei panni della piccola Aryelle, chiamata anche Ary. Come nuovi Guardiani d’Inverno, è nostro compito ristabilire l’ordine nel mondo, minacciato dal Mago Cattivo, utilizzando i poteri delle quattro Stagioni. Ricordiamo che la data di rilascio per l’opera interattiva è fissata al giorno 1 settembre. Inoltre, sarà disponibile per PS4, Xbox One, Nintendo Switch e PC al costo di 39.99 euro anche in edizione fisica. Se siete interessati all’acquisto, potrete già aggiungerlo alla Wishlist di Steam, che corrisponde alla versione testata da noi di GamesVillage.it, oppure dare un’occhiata agli store ufficiali delle altre macchine da gioco su cui approderà. Per cui non ci resta far altro che fornirvi le nostre impressioni su questo ambizioso progetto, che vede partecipe alcuni degli esponenti del settore indipendente.

Ary and the Secret of Seasons

Il mix sublime nella storia di Ary and the Secret of Seasons ed il nostro  mondo

La pubblicazione di Modus Games è, indubbiamente, un progetto dalle aspettative molto alte. Il primo elemento che denota la minuziosità e la grande mole di lavoro degli sviluppatori è proprio il mondo di gioco. Valdi è divisa in quattro aree, in cui regna una specifica Stagione. Nel design di ognuna di esse, però, è chiaro come ci sia un intento di collegare diverse località del nostro mondo esportandole in Ary and the Secret of Seasons. La stessa protagonista, Ary, proviene dalla regione invernale. Quest’ultima è ispirata ai villaggi presenti in Nepal. Un’altra zona in cui il richiamo è ancora più forte è quella estiva. La ricostruzione della città ricorda molto l’isola di Santorini, in Grecia. Ciò che ci ha sorpreso di più, tuttavia, è stata anche la cura nel riportare fedelmente la cultura stessa di queste popolazioni all’interno del gioco. Gli stessi Guardiani delle Stagioni, le nostre figure guida, avranno un aspetto peculiare che li contraddistinguerà nei modi di agire e, prima ancora, nel loro modo di esprimersi. Non ci troveremo a vagare in una mappa priva di personalità, anzi, ogni qualvolta che decideremo di passare da un luogo all’altro abbiamo l’impressione di immergerci in una civiltà diversa.

L’interconnessione tra i luoghi è semplice, ma funzionale. Potremo arrivare in un determinato punto seguendo più strade, ovviamente alcune ci risparmieranno un po’ di fatica. Sì, ricorda, in parte, la struttura di Lordran, di Dark Souls. Sfortunatamente, l’area autunnale è quella separata dal resto. Sarà possibile raggiungerla solamente dalla torre centrale. Ciononostante, possiamo giustificare questa decisione a fini di lore e narrativa.

La musica utilizzata ci ha subito dato l’impressione di essere immersi in una fiaba, da qui il titolo che abbiamo deciso di utilizzare. Nonostante sia una creazione dalle possibilità limitate, la colonna sonora si rivela il vero e proprio traino, assieme a Valdi, di Arya and the Secret of Seasons. Si passa da toni dalla melodia calma, fino ad arrivare a composizioni orchestrali dal timbro epico che daranno il giusto valore a quello che stiamo vivendo davanti al nostro schermo.

Ary and the Secret of Seasons

Favola (fin troppo) sempliciotta

La favola che ha come protagonista Ary è, come già era intuibile nell’introduzione, piuttosto semplice e lineare. La premessa della storia racconta fedelmente ciò che dovremo fare nel corso della nostra esplorazione, né più né meno. Di certo, non siamo qui a condannare la scelta di inserire un contesto di trama senza alcuna pretesa, anzi. Non possiamo passare oltre, però, a come ci vengono presentati gli eventi su schermo. Questi ultimi saranno perlopiù approssimati e privi di approfondimenti, causando diversi momenti di confusione ed una pessima sensazione di essere difronte ad un copione scritto con poca cura nei riguardi della consistenza del racconto. La caratterizzazione dei personaggi ha ricevuto decisamente più attenzione. Loro stessi, grazie alla loro capacità comunicativa nei nostri confronti, ci fanno intendere di come gli avvenimenti vanno presi molto alla leggera. Molte volte assisteremo a finestre di dialogo che romperanno la quarta parete, integrandoci nel mondo fantastico di Valdi.

Vorremmo aprire una parentesi concernente la traduzione scritta in italiano, che non è stata all’altezza del suo ruolo. Non sarà difficile localizzare alcune parti non tradotte e lasciate in inglese, significati non corrispondenti ed alle volte addirittura non compaiono nemmeno le parole, che sia la nostra lingua o quella anglosassone. Una svista alquanto grave, soprattutto se consideriamo che molti giocatori italiani potranno trovare delle complicanze nel seguire la, già troppo velocizzata, trama.

Ary and the Secret of Seasons

Sì ma… com’é il gameplay di Ary and the Secret of the Seasons?

Nonostante Ary and the Secret of the Seasons è orientato, in gran parte, sul sistema di platfroming e risoluzione dei puzzle, ha al suo interno anche delle fasi di combattimento. Le varie battaglie proposte saranno, non a caso, estremamente semplici, riducendole a dei semplici button smash. Le boss fight stesse peccano dell’elemento difficoltà, anzi, è letteralmente impossibile perdere uno scontro con un nemico speciale. Ciò è dovuto alla gestione della morte, che non farà mai partire dall’inizio l’intera sequenza. Ad esempio, se in un duello porterete il vostro avversario a metà vita, al momento della vostra dipartita quest’ultimo presenterà lo stesso valore di energia. All’inizio della partita ci viene anche introdotta la modalità stealth, grazie alla meccanica dell’accovacciamento. Non conosciamo il motivo preciso, ma dopo i primi dieci minuti di gioco la feature sparirà per tutto il corso della partita. Un vero peccato, considerando che avrebbe potuto aggiungere ulteriore profondità alla caratterizzazione guerriera della piccola Aryelle. La gestione dell’equipaggiamento e dei potenziamenti ci ha lasciato non poco perplessi. A quanto pare, comprare armi e capi d’abbigliamento diversi gioverà soltanto all’estetica. Una scelta di design accettabile, ma senza alcuna spiegazione diventa molto facile fraintendere la loro vera utilità. Quella che sembra una completa disfatta viene, parzialmente, salvata dall’ultilizzo delle Stagioni. Alcune tipologie di mostri saranno particolarmente deboli ad un determinato elemento, mentre altri richiederanno uno specifico utilizzo delle suddette, altrimenti saranno invincibili.

Come abbiamo preannunciato nello scorso paragrafo, gli enigmi e le fasi di arrampicata sono il vero focus di Ary and the Secret of Seasons. Ammettiamo che il concept di includere determinati periodi annuali nella risoluzione dei rompicapi è stata a dir poco originale. Cambiare il meteo di una particolare area di un dungeon a nostro vantaggio ci induce a spremere le meningi per capire ogni volta la combinazione stagionale migliore. La telecamera, però,  sarà il nostro acerrimo nemico in ogni singolo livello. Sarà infatti molto difficile capire lo step successivo per completare l’indovinello con la visuale che rema contro di noi. Ma non tutto è perduto: se la nostra nemesi saranno le  possibilità osservative che possediamo, i bug, d’altro canto,  saranno i migliori amici che potremmo mai chiedere. Sì, avete letto bene, non è uno scherzo. La maggior parte delle sezioni saranno superate grazie ai problemi tecnici del titolo. Molti ostacoli saranno esclusivamente oltrepassabili grazie alle sperimentazioni che dovremo fare con le collisioni. Tutto ciò relega un concept molto interessante in una mera caccia al bug. Probabilmente, il game engine utilizzato, Unity, avrà contribuito all’aggiunta di difetti, ma ciò non esime gli sviluppatori dall’errore compiuto. Man mano che si va avanti con la storia, il bisogno di ricorrere agli exploit diventa sempre più primario e addirittura necessario. Il videogioco indipendente pubblicato da Modus Games inizia come un’ottima premessa, ma che a fronte dell’enormità delle complicanze che presenta, sfocia quasi nella mediocrità.

Essendo un indie open world, sarà anche possibile scovare caverne opzionali e intraprendere le missioni secondarie. L’ultima attività enunciata dopo pochissimo tempo risulta già noiosa, data la sua ripetitività. Infatti, ad ogni richiesta degli NPC più bisognosi, tutto ciò che ci verrà richiesto sarà fare i fattorini. Letteralmente ogni obiettivo consiste nell’andare dal punto A fino ad arrivare al B, per poi ritornare dal nostro richiedente e terminare così la nostra attività errante. Avremmo decisamente apprezzato di più un numero minore di eventi, ma che risultassero effettivamente unici tra loro, incentivando il concept delle Stagioni, vera ancora di salvezza del videogioco

Ary and the Secret of Seasons è decisamente un progetto dalle grandi pretese e dal concept originale. L’idea di includere le diverse stagioni e renderle le vere protagoniste dell’intero universo di gioco è stata una trovata geniale. Il gameplay si rivela, a tratti, unico nel suo genere, ma viene fermato dall’estrema semplicità dei combattimenti e dall’anticlimaticità delle boss fight, in cui viene annullata la sfida. Buona la gestione del platforming e dei rompicapi,che riescono a gestire in maniera equilibrata tutti e quattro i periodi dell’anno, annullando l’abuso di solo alcuni di essi. Tuttavia, la presenza di problemi tecnici rende la risoluzione dei puzzle una vera e propria caccia al bug, relegando così un’ottima idea ad un normale titolo indie. Fortunatamente, la caratterizzazione dei personaggi riesce a rinsavire l’estrema linearità di una storia che è stata gestita in maniera troppo rapida, dando spazio a molti buchi di trama.

 

Appassionato di videogiochi dalla tenera età di 5 anni, passando per diversi generi fino ad arrivare ai titoli eSports, coltivando una vera passione per la competizione e tutto ciò che la riguarda, soprattutto nell'ambito degli sparatutto in prima persona.