Sophie Neuenmuller è un nome che alla maggior parte dei giocatori non dice assolutamente nulla, ma che i fan delle produzioni targate Gust conoscono benissimo. Anzi, lo adorano. La prima comparsa della simpatica alchimista risale al 2015, era quindi da oltre un lustro che i fan continuavano a chiedere un sequel per le sue avventure. Questo sequel a lungo atteso è finalmente arrivato: state infatti per leggere la recensione di Atelier Sophie 2 The Alchemist of the Mysterious Dream, seguito ufficiale della storia narrata nel primo Atelier Sophie The Alchemist of the Mysterious Book (potete recuperare la recensione sulle nostre pagine, se non l’avete ancora fatto o se non conoscete il franchise). Tutto ciò è possibile, in verità, grazie al successo ottenuto in anni recentissimi da un’altra eroina, sempre nata dallo studio Gust, e stiamo parlando naturalmente della Ryza di Atelier Ryza Ever Darkness & the Secret Hideout. Ryza di recente ha infranto il “tabù dei sequel” degli sviluppatori, secondo i quali una protagonista sarebbe potuta tornare in produzioni successive solo come mentore di una nuova arrivata. Ryza è stata invece, nuovamente, protagonista di avventure inedite con la pubblicazione di un proprio sequel lo scorso anno (Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy). E dunque perché non replicare il successo, soprattutto onorando Sophie, che ben prima di Ryza aveva convinto il pubblico occidentale della bontà di produzioni atipiche, in grado di mescolare le componenti JRPG con un curioso crafting a base di magie e calderoni? Scopriamo se è valsa la pena aspettare sette anni.
La trama di The Alchemist of the Mysterious Dream, nel mondo dei sogni
Orientarsi nel mondo di JRPG e RPG è già di per sé abbastanza complesso, considerando il numero di prodotti pubblicati ogni anno, figurarsi per un franchise stratificato e differenziato come quello di Gust e Koei Tecmo (anche il sito ufficiale rende bene l’idea). Sarebbe quindi ovviamente opportuno, prima di approcciarsi a Atelier Sophie 2 The Alchemist of the Mysterious Dream, aver giocato almeno al capitolo immediatamente precedente, al fine di conoscere un po’ meno che superficialmente la protagonista e la sua migliore amica, Plachta. Se ciò per vari motivi non vi è possibile, sappiate che gli sviluppatori hanno pensato di introdurre un filmato introduttivo utile per riepilogare, un po’ alla buona, tutti gli eventi precedenti. Tenendo ciò presente, la trama è poi completamente inedita e vede Sophie alle prese con nuove avventure lungo la strada che dovrebbe condurla a diventare un’alchimista professionista.
Come sempre, la trama della produzione si rivela piacevole, lineare, dilatata e priva di enormi colpi di scena. Quasi tutto è prevedibile, ma ciò non comporta necessariamente che sia anche noioso. Del resto, i fan di Sophie (e di Ryza) acquistano i titoli non tanto per le vicende narrate, ma per il curioso e variegato gameplay alla base, di cui si dirà più avanti. Ricordiamo, comunque, parte dei fili della narrazione, evitando qualsiasi spoiler. Sophie è in viaggio con Plachta, la prima intenzionata ad esplorare il mondo al di fuori di Kirchen Bell (il villaggio natale), la seconda alle ricerche delle proprie origini. Lungo il percorso, nei pressi di un grande albero magico, vengono risucchiate in quello che sembra a tutti gli effetti un vortice spazio-temporale. Si ritrovano così in un mondo parallelo, una dimensione onirica di cui non avevano mai sentito parlare.
Questo regno, apparentemente pacifico, è in tutto e per tutto simile alla controparte reale. Si chiama Erde Wiege, è stato creato da una divinità benevola, e permette di non invecchiare mai. D’altra parte, non è possibile restarvi per sempre, ma soltanto finché non vengono realizzati i propri sogni, poi si dovrà tornare nel mondo reale. Qui Sophie scopre di essere rimasta sola: Plachta, infatti, è sparita. Inizia così un viaggio alla sua ricerca, con l’aiuto di tanti altri personaggi inediti incontrati lungo il percorso: Alette Carlette, Ramizel Erlenmeyer, Olias Enders e Diebold Lewerenz… oltre ad una Plachta giovanissima, quasi una bambina! Come verrà spiegata l’esistenza di una doppia Plachta? Dovrete scoprirlo da voi.
Gameplay, il momento di combattere!
Il gameplay di Atelier Sophie 2 The Alchemist of the Mysterious Dream contribuisce a differenziare il più possibile l’esperienza del titolo in questione da quella della serie Ryza. Ciò è evidente in alcuni cambiamenti importanti rispetto al passato. Ricorderete, forse, che nel primo capitolo delle avventure di Sophie bisognava portare a compimento le missioni tenendo ben presente un certo timer, replicando quell’angoscia atavica già sperimentata in The Legend of Zelda: Majora’s Mask. La meccanica è stata ora completamente rimossa, con una “scusa” perfetta: la storia di The Alchemist of the Mysterious Dream è ambientata in un mondo onirico in cui il tempo fisico non passa, e quindi era inutile presentare scadenze di sorta. Ma a cambiare sono anche altri aspetti del gameplay, per esempio quello legato ai combattimenti.
Se Ryza aveva inaugurato gli scontri in tempo reale contro i mostri, Sophie fa un mezzo passo indietro. Innanzitutto si torna agli scontri a turni, in pieno stile da RPG canonico, con buona pace dell’immediatezze e della frenesia: con Sophie si riflette di più, rispetto a Ryza. Comunque, l’intero combat system è stato potenziato rispetto al titolo del 2015. Per stimolare la sperimentazione e rendere il tutto più variegato, ad esempio, adesso il party può ospitare fino a sei personaggi nello stesso momento, schierati per gruppi di tre. Il giocatore controlla direttamente i primi tre eroi nella posizione avanzata: quelli nelle retrovie si ritrovano ad interagire con i primi, scatenando potenti combo condivise. Ciò significa che ogni mossa speciale, ad esempio, presenta una doppia combinazione: quella singola del personaggio (per esempio di Sophie) e quella eseguita in compagnia dell’alleato (quindi Sophie e Carlette, o Carlette e Olias, o chi vorrete voi potrà sempre attaccare insieme a un altro eroe).
Ci vuole un po’ di tempo per capire bene quanto siano efficaci certe combinazioni rispetto ad altre; per il resto, ogni eroe continua ad avere a disposizione una possibilità di offesa (attacco semplice o speciale), una possibilità di difesa (parare riduce, è ovvio, i danni subiti) e una legata all’utilizzo degli strumenti. Come se tutto questo non bastasse, a migliorare ancora la profondità concorre l’utilizzo di strumenti specifici. L’equipaggiamento di ogni personaggio è qualcosa di cui bisogna tenere sempre conto, anche perché nuovi pezzi d’armatura e nuove armi verranno sbloccate (o potenziate, o incantate) solo in un secondo momento. Di tanto in tanto, quindi, il nostro consiglio è quello di “rivedere” la composizione del party e degli strumenti in dotazione ai presenti. Infine, non tutti i personaggi sono immediatamente disponibili: prima di sbloccare alcuni dovrete aver esplorato determinate aree (che sono più vaste rispetto al passato, e influenzate anche dal meteo) e aver raggiunto momenti cruciali della storia.
L’alchimia, passami quel calderone
Tra i tanti modi in cui è possibile vivere Atelier Sophie 2 The Alchemist of the Mysterious Dream non vi sono soltanto combattimenti ed esplorazione degli ambienti naturali. Il cuore del gameplay era e resta l’alchimia, la quale a sua volta è stata notevolmente rivista rispetto al passato. Il sistema di crafting rappresenta un’evoluzione di quello visto nel primo Atelier Sophie, benché diverso dal sistema praticamente perfetto osannato a suo tempo in Atelier Ryza. La raccolta delle risorse resta legata all’esplorazione: Sophie deve fisicamente recarsi in determinati luoghi e raccogliere specifici oggetti; oppure combattere mostri altrettanto precisi, sperando nel giusto drop; infine è possibile acquistare ciò di cui si ha bisogno presso i mercanti del centro cittadino. Raccolti i materiali, comincia l’alchimia vera e propria, all’interno della propria base operativa e rigorosamente possesso di un calderone.
A proposito del calderone: è qui che inizia il bello, quando si tratta di mescolare tra loro gli elementi per creare da zero strumenti da utilizzare in battaglia (e non solo). A seconda della vostra abilità, della qualità degli oggetti di partenza e delle combinazioni realizzate nella fase dell’alchimia, otterrete sempre risultati differenti. Ancora una volta le operazioni sono contrassegnate da un rango (un oggetto di qualità A certamente sarà superiore a un altro contrassegnato da una D), e un pizzico di fortuna poi non guasta mai (potreste creare un oggetto aggiuntivo, o di qualità superiore, completamente a caso). Ciò che importa è padroneggiare il prima possibile il sistema di combinazione, assai simile alle meccaniche di Tetris. Dovrete infatti collocare, all’interno di uno schema contraddistinto da caselle vuote, dei quadrati colorati; le possibilità variano col variare degli ingredienti di partenza, quindi sarà assai difficile ritrovarsi di fronte a due procedimenti completamente identici. Sono aspetti del titolo che vanno davvero provati con mano, molto più complessi da descrivere che da attuare.
Piattaforme: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC
Sviluppatore: Gust
Publisher: Koei Tecmo
Atelier Sophie 2 The Alchemist of the Mysterious Dream è un buon sequel. Gli ambienti di gioco da esplorare sono sufficientemente vasti, la trama è interessante e porta avanti le avventure di Sophie, le modifiche climatiche delle aree arricchiscono la varietà la produzione, il sistema alchemico è stato leggermente migliorato senza finire snaturato. Il ritorno dei combattimenti a turno, ma qui è questione di gusti, ci ha convinto meno; e il comparto tecnico, inutile far finta di niente, inizia a diventare davvero obsoleto. In sé, quindi, l’intera operazione appare assai conservativa, e per molti aspetti anche limitata; ma gli amanti delle produzioni Gust la ameranno comunque. Tutto sommato è comprensibile continuare a giocare in casa, soprattutto quando la formula funziona. E il mercato – occidentale e orientale – lo dimostra.