Xenoblade Chronicles 3 Provato: dove ti vedi tra dieci anni?

XENOBLADE CHRONICLES 3 ANTEPRIMA

Ho provato Xenoblade Chronicles 3, e mi sento… provato. Atterrito (in senso buono) da una quantità di informazioni soverchiante, da un mondo di gioco che definire “vasto” è davvero insufficiente. Accerchiato solo da personaggi riusciti, ben caratterizzati, sfaccettati e con una lore soddisfacente e coerente con… tutto. E parlo sia dei protagonisti, è ovvio, che dei comprimari. Degli Eroi che incontriamo lungo la via, e persino, pensate, degli NPC incrociati negli avamposti e nelle colonie qui e là. Per non parlare, ma ne parlerò, tranquilli, del gameplay; dell’esplorazione a mondo aperto, delle lotte tra personaggi e avversari umani, robotici, animaleschi o… Evangelion-like. Chiamatemi entusiasta, datemi del fan se volete. Ditemi quanto non vi sia piaciuto Xenoblade 2, o enumeratemi le ragioni per cui non dovrei essere così in hype, da giornalista professionista quale sono. Non posso farci nulla: ho provato, e sto ancora provando grazie al cielo, Xenoblade Chronicles 3. E pur essendo ben lontano dalla conclusione dell’avventura, me ne sono già perdutamente innamorato. 

Xenoblade Chronicles 3 Provato

Xenoblade Chronicles 3: “si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie”

La domanda ricorrente nei colloqui e nelle interviste più odiata da tutti, credo, è proprio la fatidica “dove ti vedi tra dieci anni?”. Da giovani rispondere significa fare un reality check fin troppo approfondito, accantonando speranze e sogni nel cassetto troppo prima del tempo in cui, in effetti, a qualcosa bisogna rinunciare, per ottenere qualcos’altro. Da adulti, invece, quei dieci anni iniziano a sembrare molti meno di quelli che erano da infanti. E il timore di vederli passare tra le dita come sabbia in una clessidra può terrorizzare anche i più coraggiosi. Pensate, allora, come possono sentirsi i protagonisti di Xenoblade 3, o più in generale tutti gli abitanti di quel mondo, se la stessa domanda fosse posta a loro; loro che non hanno altro che dieci anni (o cicli, come li chiamano in game) da vivere IN TUTTO. E devono pure passarli in guerra perenne.

Se non avete ancora letto l’anteprima che ho scritto dopo l’ultimo trailer rilasciato, prima di mettere le mani sul gioco e averlo provato, buttateci un occhio (la trovate qui). Gran parte di ciò che posso dirvi, se non tutto, inerente trama e lore del mondo di gioco le troverete in quel testo. Non solo perché, in questa fase di prova, non mi è concesso andare troppo in là con la narrazione degli eventi. Ma perché, chi mi conosce lo sa, non sono solito parlare della trama dei titoli che provo o recensisco: mi piace lasciarvi la sorpresa più completa su quanto vi troverete di fronte. Quel che voglio sappiate, però, è che in Xenoblade Chronicles 3 sto assistendo, per ora, alla sublimazione della qualità narrativa già sperimentata nei precedenti capitoli della saga. Mi sento come se mi trovassi di fronte a tanti puzzle diversi. Tanti quanti sono i personaggi che incontro, e di cui sto scoprendo, di cut-scene in cut-scene, il passato e i segreti. Il tutto, mentre la realtà stessa che li circonda e li ha avvolti fino al momento in cui li ho incontrati fosse essa stessa un gigantesco enigma da risolvere. Per loro, quanto per noi. Il tempo è tiranno, come vi ho detto. E il timer dei dieci anni che scandisce la loro vita è un ultimatum spaventosamente concreto

Tuttavia, è anche indispensabile per noi osservatori esterni; per capire e accettare, cioè, i tempi di azione e reazione a cui assistiamo, i legami che nascono e si sviluppano, rapidissimi, tra i membri del team. Non in modo dissimile da altre produzioni JRPG, chiaro. In cui dal “chi sei” al “sei la mia famiglia” passano a volte pochissimi scontri in game. Stavolta, però, ho avvertito fortissima la sensazione che… avesse senso così. Che in un mondo dove dieci anni sono tutto quel che hai, e li passi pure combattendo una guerra non tua tra divinità che ti rubano la vita, ogni istante scorra più rapido. E ogni relazione, amicale, familiare, amorosa, sia al contempo potenziata nell’intensità e resa più distaccata dalla certezza della rapida separazione. “Si sta come d’autunno, sugli alberi le foglie”, scrisse Ungaretti riguardo alla guerra. E così, quei dieci anni passati a combattere nelle terre di Aionis assumono tutto un altro sapore per noi giocatori. Diventando una metafora della brutalità dell’essere in guerra. 

Xenoblade Chronicles 3 Provato

Sei personaggi in cerca di pace

Il pellegrinaggio dei nostri sei eroi, tre per ogni schieramento in guerra ad Aionis, diventa subito un viaggio alla ricerca della pace. Scoprendo ciascuno dell’altro simili esperienze di sofferenza e fatica. Calandosi improvvisamente, costretti dagli eventi, letteralmente nei reciproci “panni”. Sempre tenendomi bene a distanza degli spoiler, (dovreste saperlo già se avete letto l’anteprima e visto qualche trailer) vi ricordo infatti che il numero pari dei protagonisti non è casuale. Infatti, ciascun elemento del team può fondersi con un altro/a, a patto che sia proveniente dallo schieramento opposto. Ouroboros, questa è la definizione con la quale i sei verranno chiamati nel corso della trama (quella a cui ho assistito fino ad ora almeno). E Ouroboros si chiama anche la creatura fonte della fusione, che ha una durata limitata sul campo di battaglia. Se usata troppo a lungo finisce per sovraccaricarsi, richiedendo poi altro tempo per poter tornare in gioco. Ma un altro degli effetti della fusione coinvolge i personaggi anche quando sono ben separati gli uni dagli altri. Ed è il responsabile di uno degli elementi di gameplay che più ho apprezzato nel corso della mia prova finora: il sistema, flessibilissimo, di classi.

Ciascuna delle specializzazioni, difensiva, curativa o offensiva, dei protagonisti si riflette nelle caratteristiche di sei classi principali: spadaccino, artigliere medico, tecnico, orco, guardia pesante e zefiro. E con caratteristiche intendo attacchi normali o speciali, statistiche numeriche di attacco, difesa e via dicendo; ma non la possibilità o meno di equipaggiare oggetti o gemme “potenziatrici” delle suddette statistiche. Infatti il bello, ma che sarà anche “il brutto” per alcuni, di questo sistema a classi è la flessibilità che lo caratterizza. Ogni classe può potenziare le statistiche che desidera tramite equip e gemme liberamente equipaggiabili (in numero variabile in base al livello del personaggio). Ma non solo: a seconda della predisposizione del singolo a una o l’altra classe, e dipendenti da quali classi ogni personaggio ha già sbloccato, alla classe principale se ne affianca una “secondaria”. Nella pratica consistente in una serie di attacchi supplementari sbloccati NON da una singola altra classe. Bensì, da una selezione di mosse in cui convergono vari attacchi sbloccati salendo di livello con TUTTE le classi a disposizione per il singolo personaggio. Siete già confusi? Male, perché adesso viene il bello (e il difficile): la messa in pratica di tutto questo balletto di classi e sottoclassi.

Xenoblade Chronicles 3 Provato

I combattimenti migliori della serie

Anche dopo aver scritto tanto, non vi ho ancora raccontato (volente o nolente ahimè) quasi niente, fidatevi, di quel che potrei dirvi spingendomi nei meandri del sistema di classi. E poi, non ho menzionato l’efficacia e l’immediatezza del sistema di combattimento action-tattico meglio definito degli ultimi anni. In tempo reale, potrete usufruire da 4 a 8 mosse, più le quattro disponibili con la fusione Ouroboros, per ciascun personaggio. Schivando i colpi avversari, ma è quasi impossibile, o affidandovi al sistema di Ira accumulata per far sì che i vostri difensori (e i loro copiosi ps) siano targettati sempre e comunque dai nemici. Curando e resuscitando gli alleati con i medici, e attaccando con gli spadaccini e affini in un sistema che mimica quello di Xenoblade 1. Ovvero, rende più o meno efficaci alcuni attacchi in base a: distanza dal nemico, posizione (davanti, di lato o dietro) e tempismo con il quale concateniamo una tecnica alla successiva, o un attacco automatico con una tecnica attivabile liberamente. 

Un altro consiglio che, pur con la mia limitata esperienza nel gioco mi sento di darvi è: non spaventatevi. Il sistema di gioco, come ho già anticipato, è molto intuitivo. Basteranno pochi scontri a farvi prendere le redini di ogni sfida, e se non giocate a livello “difficile” grindare sarà utile, ma non strettamente indispensabile (a meno che non corriate da un punto di interesse della storia principale a un altro evitando tutti i mostri disseminati nell’open world). Casomai, sarà la soddisfazione vera a farsi desiderare un po’ più a lungo. Giungendo a voi solo quando sarete riusciti a padroneggiare ogni classe, ogni strategia e combinazione di mosse/classi/Ouroboros. Ah, e gli attacchi concatenati, chiaro, che rappresentano sia un’opportunità di infliggere moltissimi danni agli avversari (specialmente ai boss) sia un momento di respiro e definizione della tattica. Sereni: non entro in ulteriori spiegazioni (o rischio di confondervi ancora di più), ma in breve: durante gli attacchi concatenati il tempo si ferma. E potrete decidere con calma quale azione far eseguire a quale personaggio, facendoli agire uno dopo l’altro in una danza che diventa, solo alla fine, frenetica e iper soddisfacente. Lo dico? Lo dico. Per ora, i combattimenti di Xenoblade 3 sono i più soddisfacenti, tecnici e vari dell’intera serie. 

Xenoblade Chronicles 3: non si vede il fondo

Più scrivo, più scriverei in questo provato di Xenoblade Chronicles 3. Del resto, più gioco, più giocherei al titolo in sé, e sono certo non avrò problemi a farlo anche BEN OLTRE la data stabilita per la redazione della recensione completa. Perché di Xenoblade Chronicles 3 non si vede il fondo. Non si scorgono i limiti di un sistema di combattimento che vi ho descritto grattando appena la superficie delle possibilità che offre al giocatore prestidigitatore. Un giocatore capace, magari, di cambiare personaggio durante gli scontri dinamicamente per gestire in contemporanea le mosse di tutti e sei i protagonisti insieme, anziché quelle di uno solo come faccio io (n.d.r. sono solo un umile giornalista, capitemi). Né, esplorando le vaste terre di Aionis, sento di essere andato anche solo vicino alla linea dell’orizzonte. Attraversando terre desertiche e lussureggianti pianure; aree montane differenziate altimetricamente e come tali interagibili appieno solo dopo aver sbloccato determinate capacità di movimento. O magari, dopo aver trovato alcuni degli shortcut sbloccabili nascosti. 

Inutile citare quanto “in alto mare” io sia con la storia principale: non che mi aspettassi, giunto il tempo di scrivere questo provato di Xenoblade Chronicles 3, di riuscire a essere avanzato più di tanto in assoluto. Ma tra missioni secondarie, richieste delle colonie, eventi randomici che avvengono sulla mappa a seconda del vostro livello di “ricercatezza” da parte degli schieramenti… c’è da vivere un monte ore talmente alto da far trasalire chiunque. E quando pensi di aver ingranato, di aver trovato tutto quel che potevi, Xenoblade Chronicles 3 ti sorprende ancora con una nuova movenza in battaglia; un nuovo modo di esplorare la mappa; una nuova missione o una nuova zona segreta; una nuova serie di missioni opzionali, con annessi personaggi memorabili persino negli anfratti più celati di Aionis. O semplicemente, con una direzione artistica eccellente e ispiratissima; che pesca a piene mani, e cita a dovere, dai precedenti capitoli. Esibendo, però, panorami ancor più spaccamascella che in passato; design di mostri e nemici di ogni sorta unici e inimitabili. Scadendo giusto, almeno secondo me, nei capi di vestiario base destinati alle classi iniziali. Sono davvero… meh. Ma comunque: capite ora perché dico che “non se ne vede il fondo”? 

Piattaforme: Nintendo Switch

Sviluppatore: Monolith Soft

Publisher Nintendo

Data D’uscita: 29 luglio 2022

Xenoblade Chronicles 3 è senza dubbio uno dei migliori JRPG che abbia mai giocato. Un titolo di cui sto adorando veramente ogni aspetto, dal gameplay approfondito e iper-tecnico, ma anche scenografico, alla profondità narrativa; intesa sia come lore del mondo di gioco, che come trama. In un continuo confondersi dell’una con e nell’altra, Xenoblade Chronicles 3 racconta vicende commoventi e terribilmente attuali. Critica aspramente la brutalità e l’inutilità dei conflitti, della guerra, dell’odio. Promuovendo accettazione di sè e degli altri, delle diversità e delle unicità che ogni essere vivente interpreta e “mette in scena” nel corso della sua vita. La cui durata è solo un numero destinato a scomparire in confronto all’eternità. E il cui vero valore non si misura “pesandolo” su una bilancia. Ma osservandolo riflesso nei sorrisi di chi ha toccato mentre poteva farlo. In attesa della recensione completa, posso solo sperare che lo spettro dell’eccessiva “vastità di contenuti” che si è palesato un paio di volte mentre giocavo sia spazzato via dall’efficacia con cui tali contenuti si fondono con il contesto. Per ora è stato sempre così. Ma da qui a dieci anni chissà. Tutto può cambiare. 

 

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.