Bright Memory Infinite Recensione: lo sparatutto singolare arriva su PS5

Bright Memory Infinite

Si può ancora innovare (o rinnovare) la formula alla base di uno dei generi videoludici più noti e praticati di sempre, vale a dire lo sparatutto? Forse sì. Ma difficilmente la novità potrebbe arrivare da un team composto… da una singola persona. O forse no? La storia di Bright Memory Infinite, del quale vi apprestate a leggere la recensione, è in effetti molto singolare. Perché si tratta di un videogioco sviluppato da un singolo individuo, il cinese Zeng Xiancheng, il quale tra l’altro ha fondato un team del tutto personale, cioè composto dalla sua sola persona, FYQD Personal Studio (più chiaro di così si muore); ad aiutare nella pubblicazione occidentale ci pensa invece PLAYISM. La sua storia comincia nel 2019, quando viene pubblicato su Steam in una versione ridotta. Allora la protagonista e pure la trama erano molto differenti, la durata insignificante, la consistenza pari a quella di una tech demo; anche se le cose, ad oggi, sembrano essere cambiate solo parzialmente, la distanza da questa prima comparsa e l’attuale Bright Memory Infinite è in realtà abissale. Qualche mese fa il videogioco è tornato in versione completa su PC via Steam. A breve sarà a disposizione nella sua versione console, precisamente su next gen e su Nintendo Switch. Il lavoro è sempre quello di unico individuo, Zeng, che sembra inarrestabile, alimentato dalla passione e dagli introiti dell’operazione (comunque va considerato che il prezzo di Bright Memory Infinite è bassissimo, ovunque lo si acquisti). Vediamo quindi con che cosa abbiamo a che fare. Lo abbiamo provato e completato su PlayStation 5.

Uno sparatutto singolare

Bright Memory Infinite è certamente uno sparatutto singolare. Non tanto per le armi da fuoco utilizzate, che al di là dei vari modificatori e potenziamenti restano canoniche; non per gli ambienti, anche se attinenti genericamente a un contesto storico-fantasy rielaborato in modo molto personale; e neppure per i nemici, che spaziano dai classici e anonimi soldati a esseri provenienti da un altro mondo, da un’altra epoca (sì medievale, ma i loro poteri sono comunque soprannaturali). Bright Memory Infinite costituisce un “a parte”, una piacevole divagazione rispetto allo standard, proprio nel cuore del gameplay. Perché in ogni momento può trasformarsi da sparatutto a gioco d’azione vero e proprio. Nel senso che si imbraccia un’altra arma: una katana ipertecnologica, e si fanno a fette i nemici “come ai bei vecchi tempi”.

La protagonista ha infatti a disposizione una tuta ipertecnologica debitrice alla serie Crysis… a proposito, la recensione della serie è già sulle nostre pagine. Ciò le consente il combattimento a mani nude (o lo ripetiamo, con la katana) in modo molto diverso rispetto ai normali esseri umani, potenziato, devastante. E questa doppia modalità di approccio influenza l’esperienza di gioco in ogni momento: è possibile oltrepassare intere aree o facendo fuoco sui nemici oppure agendo in altro modo. Per esempio usando l’attrazione gravitazionale per attrarre a sé i rivali, poi falcidiarli con la katana. Oppure si possono lanciare fendenti elettromagnetici con l’arma bianca stessa; o ancora eseguire schianti a terra con piccola scossa sismica. Le possibilità sono davvero tante, e arricchiscono enormemente il sistema di combattimento. Se poi vi impegnerete a trovare i piccoli simulacri verdi sparsi un po’ dovunque, avrete la possibilità di potenziare l’albero delle abilità, sbloccandone di nuove. Non è obbligatorio, ma perché privarsene? Soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, avrete bisogno di ogni singola capacità della ragazza per portare a termine la sua impresa.

Comunque, non che il gunplay in sé sia mal realizzato, anzi. Bright Memory Infinite, considerato come FPS canonico (l’intera avventura va comunque fruita in prima persona, ricordatelo) resta comunque validissimo. La risposta delle armi è perfetta, la resa dei colpi e le differenze da un oggetto all’altro evidenti. Certo, le presenze sono davvero classiche e in realtà è possibile scegliere all’interno di un ventaglio poco variegato: c’è il fucile d’assalto, il fucile pesante, una pistola, il classico fucile da cecchino, poco altro. A cambiare è però la tipologia di munizioni, la quale influisce sui combattimenti stessi: il fucile pesante, per esempio, può essere equipaggiato con granate incendiarie, quello d’assalto con colpi a ricerca. Lo sviluppatore ha quindi trovato un equilibrio decente tra le poche armi presenti ma le varie personalizzazioni complessive. A noi questa direzione ha convinto. Anche perché, dal punto di vista del genere di riferimento, sono davvero poche le obiezioni da porre a Bright Memory Infinite. I problemi sono altri, su tutti la durata.

Meriti e limiti di Bright Memory Infinite

La questione della durata di un titolo è sempre un po’ spinosa. Quanto tempo dovrebbe intrattenere un videogioco, infatti, per valere il prezzo dell’acquisto? Non esiste una formula matematica in proposito, e certo a contare deve essere soprattutto la qualità dell’esperienza. Però bisogna essere obiettivi: proponendo uno sparatutto in prima persona, l’unica modalità di gioco del quale è costituito dalla trama e dall’avventura single player, non ci si può limitare a due ore in tutto. Due ore che possono essere poi ulteriormente ridotte, se debitamente potenziati e se si sa bene cosa si sta facendo; o allungate un po’, se interessa giocare a tutte le difficoltà presenti, sperimentando o acquisendo i trofei. Ma parliamo davvero di un fattore tempo ridotto ai minimi termini.

Va da sé: questo è perfettamente normale, perché Bright Memory Infinite è sviluppato da una sola persona, e una sola persona non può per forza di cose gestire tutto come farebbe un team. Da un lato, quindi, la qualità; dall’altro un’offerta limitata nel fattore tempo. E così arriviamo al problema principale, quello che impedisce al videogioco in questione di arrivare fosse anche soltanto a un voto pari o superiore all’otto: Bright Memory Infinite sembra ancora una tech demo, la versione di prova di qualcosa di ben più grosso in arrivo. Peccato che non vi sia niente in arrivo, che sia tutto qui; ed è frustrante, perché una volta portata a termine la campagna principale (anche interessante nelle tematiche!) ne vorremmo di più. Invece purtroppo è tutto lì. Bright Memory Infinite comincia a piacere, ad ingranare, a far vedere quanto funziona bene, a entusiasmare… ed è già finito. Resta incredibile come una sola persona sia riuscita ad ottenere tutto questo, sia chiaro. Ma non può essere una giustificazione.

Piattaforme: PS5, Xbox Serie X/S, Nintendo Switch, PC

Sviluppatore: FYQD-Studio

Publisher: FYQD-Studio, PLAYISM

A prima vista Bright Memory Infinite è incredibile, divertente, entusiasmante, appagante. Come sparatutto in prima persona cerca di offrire possibilità inedite, attingendo a piene mani a titoli d’azione come Crysis; il gunplay funziona, il combattimento all’arma bianca anche, varia continuamente la propria formula cercando di offrire esperienze diverse. Dal punto di vista grafico tecnico non è possibile obiettare nulla, perché la fluidità e il colpo d’occhio su PlayStation 5 sono a loro volta eccezionali. Il problema era e resta uno soltanto: è “troppo piccolo”, in tutto. La trama dura una manciata di ore, le armi in dotazione sono pochissime, i nemici quasi tutti uguali, gli ambienti ristretti e lineari. Perché Bright Memory Infinite – questo è il suo punto di forza come la sua debolezza – è stato sviluppato da una sola persona. E una sola persona, proprio perché sola, non ce la fa. Non può. A meno che non si stia dedicando a generi più gestibili: come un platform, un puzzle, insomma qualcosa di contenuto da ogni punto di vista, per capirsi. Uno sparatutto in prima persona degno di questo nome ha bisogno anche di altro. Purtroppo.

VOTO: 7.5

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.