CUT! Zombi contro Zombi Recensione: Il grande bluff del fare cinema

CUT! Zombi contro Zombi

A Remi (un esilarante Romain Duris), regista francese non propriamente di successo, viene proposto – da una facoltosa e autoritaria produttrice giapponese – di girare un film di zombi che ha però un paio di particolarità realizzative e produttive: andrà in diretta live e con trenta minuti di piano sequenza al suo interno. Dopo qualche scetticismo, ma al contempo motivato da una carriera che ha bisogno di una qualche scossa, l’esuberante regista accetterà la sfida, coinvolgendo tutto sé stesso e in parte anche le sue personali dinamiche famigliari (la moglie, ex attrice con derive un po’ troppo “partecipate” interpretata da Berenice Bejo, e una figlia ventenne con il pallino della regia e una combattuta ammirazione per il padre). Ma tra attori, troupe e personaggi di contorno tutti non particolarmente equilibrati e gestibili, il suo progetto filmico si rivelerà ben presto un’opera dai confini frastagliati e surreali, dalle dinamiche assurde, e contraddistinta da un equilibrio davvero molto sottile tra realtà e finzione. E alla fine gli zombi attori dovranno vedersela con zombi veri. Dietro e davanti la macchina da presa, infatti, la consapevolezza del mezzo filmico andrà a sovrapporsi e mescolarsi con l’imprevedibilità della vita, le volubilità dell’essere umano e le molte “ipocondrie” degli innumerevoli stati d’animo di tutti i “protagonisti” in scena. Un film di serie “Z” molto sopra le righe, quindi, che vedrà in (scoordinato) movimento un gruppetto variegato di zombi – o esseri de-umanizzati – alle prese con sé stessi e un fiume di sangue, e con un cinema che gioca a rincorrere la sua realtà e viceversa. Il tutto confinato negli spazi inquieti di una vecchia fabbrica abbandonata che muterà all’occorrenza in set cinematografico splatter d’eccellenza.

CUT! Zombi contro ZombiCUT! Zombi contro Zombi… ovvero “come darci un taglio!”

Michel Hazanavicius gioca con testi e metatesti, cinema e metacinema in questo suo ultimo lavoro dal titolo originale Coupez! (“Taglia!”, ovvero il classico stop esclamato dal regista al cospetto di una scena che non va come dovrebbe, e che viene dunque ri-girata anche decine e decine di volte, se necessario) presentato in concorso allo scorso Festival di Cannes e recentemente nella sezione Best of 2022 della Festa del Cinema di Roma (dove abbiamo potuto vedere anche, ad esempio, la serie Corpo Libero e il film Amsterdam, ora nelle sale cinematografiche). Autore per certi versi riflessivo e filosofico, e da sempre interessato alle declinazioni e contaminazioni linguistiche (suo anche il “silente” e acclamato premio oscar The Artist), con Coupez! Hazanavicius libera ogni regola dell’arte (ma anche bluff) del cinema per far emergere l’emozione reale da una finzione, per suscitare più di una risata spontanea grazie a un sottile gioco degli equivoci che coinvolge persone e attori, cinema e teatralità. Rielaborando in chiave “francese” (e giocando anche con i contrasti netti e le forti contraddizioni tra cultura giapponese e francese, nonché i loro precedenti “scontri” storici) un film giapponese divenuto di culto (One Cut of the Dead) a sua volta ispirato a uno spettacolo teatrale, Hazanavicius stavolta si mette in gioco fino in fondo, realizzando il suo film in assoluto più divertente e bizzarro che trova nella ricostruzione temporale a ritroso e nella genialità del finale la sua voce narrativa più esilarante e funzionale.

CUT! Zombi contro ZombiVeloce, economico ma… con stile

A dispetto di una prima parte che appare caotica e senza senso, infatti, CUT! Zombi contro Zombi inizia poi a prendere quota dalla metà in poi, dove le dinamiche narrative di risoluzione dell’enigma della prima parte si svolgono e spiegano poco alla volta diventando per lo spettatore mezzo esponenziale di cognizione e divertimento. La logicità celata dietro a una serie di eventi chiaramente illogici genera quel confronto diretto che sempre si crea tra realtà e finzione, tra vita e cinema, elevando Coupez! (e la sua intera troupe) da film zombi di serie Z a riflessione intellettuale e alta sulla rappresentazione, sulla funzione del cinema e sulle dinamiche produttive (capitalismo e consumismo inclusi) che da sempre lo regolano.

Sull’onda del motto “veloce, economico, e nella media”, definizione alla quale corrisponde e nella quale s’identifica il protagonista Remi, Coupez! appare in effetti un po’ come la trasfigurazione cinematografica della serie di successo Boris, ovvero un’opera audiovisiva volta a smascherare e a ridicolizzare debolezza e mediocrità che si celano dietro a una bella fetta di produzioni televisive, ma anche cinematografiche.

 

Se in The Artist, come anche ne Il mio Godard, Hazanavicius giocava con le dinamiche emotive, sentimentali e più nostalgiche del grande “mistero” del cinema, qui in Coupez! il regista parigino classe 1967 compone e ricompone letteralmente i pezzi di un puzzle che appare come un totale nonsense o una profonda riflessione a seconda del cambio di prospettiva che il regista opera a suo piacere durante i 110 minuti di visione, con grande maestria e dimostrando (ancora una volta) grande conoscenza del mezzo cinematografico. In conclusione, un prodotto che dimostra davvero come anche l’arte di saper copiare, e quindi realizzare qualcosa in maniera veloce, (più) economica e nella media, possa generare risultati a dir poco sorprendenti, sempre se sostenuta da un guizzo creativo e da intuizioni ben sopra la media, come in questo caso specifico.

Voto: 7.5