La serie di titoli narrative horror standalone che, man mano, hanno composto la cosiddetta The Dark Pictures Anthology hanno praticamente raggiunto attualmente una media costante di circa una nuova uscita ogni anno. Queste avventure grafiche survival-horror, nate dalla mente di Supermassive Games e pubblicate da Bandai Namco dal 2019 con Man of Medan (per rispolverare la memoria, trovate qui la nostra recensione), e seguito da Little Hope e House of Ashes. La firma apposta dal team che aveva lanciato Until Dawn e che desidera farsi strada nel genere horror, sta proponendo uno sviluppo dei suoi titoli dalla qualità sempre più elevata, e di conseguenza dal riscontro positivo e dal successo di pubblico sempre più caldo. Una cura che si riscontra sia nel dettaglio tecnico e artistico, sia nelle performance del gameplay e nella profondità di dettaglio promessa. O almeno, questo sembra emergere dai primi passi compiuti nella versione beta della durata di circa un’ora dedicata al nuovo titolo The Devil In Me, quarto capitolo dell’antologia in arrivo il prossimo 18 novembre. Possiamo raccontarvi poco di quanto ci attende, considerando il piccolo assaggio che abbiamo potuto dare a questa nuova avventura, ma sin dai primi momenti siamo rimasti ben impressionati (in tutti i sensi). Vi raccontiamo quanto abbiamo visto nel dettaglio di questi progressi di gioco iniziali del nostro provato in versione PC. Pronti a scoprire cosa ci riserva questo finale di stagione?
The Devil In Me: si accende un diavolo in me
Come abbiamo anticipato poc’anzi, The Devil In Me è il quarto episodio della serie, finale della prima stagione di una serie di titoli horror la cui storia è caratterizzata dalla narrativa ramificata. Un’esperienza pensata per esperienze ludiche sia in single player, che in cooperativa, questo titolo vede protagonista la troupe della Lonnit Entertainment è alle prese con un documentario da girare durante la visita di una location tanto elegante, quanto sinistra, che si dice essere la riproduzione del “Castello della morte” del serial killer Henry Howard Holmes. Un’occasione davvero importante e cruciale per loro: con questo girato, potranno finalmente farsi conoscere dal grande pubblico, grazie a un prodotto che ha del successo potenziale. Il gruppo, composto da una manciata di persone, si reca in questo hotel, dove cominciano a perlustrare la costruzione e ad aggirarsi per le stanze. Nonostante la location sia elegante e ben arredata, oltre che illuminata gradevolmente, non tutto è perfetto come sembra. Presto scopriremo che qualcuno ci sta osservando, e persino manipolando. Ma non ci addentriamo troppo nel dettaglio di questi primissimi capitoli che abbiamo potuto esplorare, a cominciare dalla perlustrazione del luogo guidando prima Charlie, il capo della troupe, seguito dalla sua assistente Erin, poi Mark, di cui scopriamo alcuni retroscena privati della precedente relazione con Kate, un’altra ragazza del gruppo, e così via. Ciascuno di loro esplora diversi angoli della casa in cui ci troviamo, recuperando diversi indizi grazie alle proprie abilità e agli strumenti posseduti, oltre a poter ascoltare parecchi dialoghi che ci fanno scoprire non solo dettagli del mondo di gioco e della storyline principale, ma anche il carattere di ognuno di loro e i rapporti interpersonali che intercorrono tra essi. Gli screzi tra i componenti della troupe e lo stesso proprietario della casa, Du’ Met, soprattutto quando gli animatroni, robot dall’aspetto pauroso e che ci procureranno qualche jump scares, cominceranno a fare capolino dall’ombra della casa…e assomiglieranno parecchio ai protagonisti.
Non una variazione sul tema dell’antologia
Da un punto di vista del gameplay puro e delle dinamiche di gioco coinvolte, abbiamo notato sì una ricchezza nelle opzioni, che balza all’occhio a chi non ha giocato ai titoli precedenti, ma che non sono una novità per coloro che hanno già ampiamente masticato la Dark Pictures Anthology. Si tratta delle inclinazioni del nostro personaggio, a seconda delle scelte compiute nelle varie scelte dialogiche che abbiamo a disposizione. A proposito di queste ultime, ogni volta che avremo a che fare con una ramificazione narrativa, possiamo già dedurre quali saranno le conseguenze sul nostro approccio, non solo per la evidente distanza tra le opzioni disponibili, ma anche e soprattutto per via delle indicazioni che già stanno sotto la frase che andremo a pronunciare. All’interno del menu di gioco infatti, possiamo accedere a diversi contenuti, anche secondari, interessanti: tra questi l’albero dei segreti, che andiamo a sbloccare di volta in volta quando otteniamo indizi, l’elenco dei rapporti che ciascun personaggio guidato tiene con gli altri, e come questi siano caratterizzati in base alle scelte che abbiamo compiuto nei dialoghi. Un’altra opzione disponibile è l’elenco delle scene e delle immagini selezionabili che abbiamo già vissuto. Inoltre, quando mettiamo in pausa il gioco possiamo visualizzare ogni volta la lista degli obiettivi attuali che dobbiamo raggiungere per proseguire nel gioco, un utile promemoria. Un’altra puntualizzazione utile per tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questo franchise: The Devil In Me, non discostandosi troppo dalla precedente struttura di gioco già rodata in precedenza, permette anche ai giocatori novelli della serie di accostarsi senza difficoltà, anche per quanto riguarda il filo logico narrativo proposto. Tra le feature che tornano in auge, la possibilità di avvicinarci ed esplorare diversi punti di interesse illuminati negli ambienti perlustrati, per raccogliere oggetti o ottenere indizi, segreti e prove utili ai progressi di gioco.
Una difficile performance tecnica
The Devil In Me non ha però dalla sua una serie di performance dal punto di vista tecnico e grafico che ci saremmo auspicati. Abbiamo infatti notato alcuni bug grafici in primis, tali per cui il corpo del personaggio che controlliamo passa parzialmente attraverso le pareti, così come la sensibilità del controller che abbiamo collegato al PC risultava comunque elevata, nonostante avessimo cercato di calibrarla da menu. Piccola nota a latere: consigliamo l’uso del controller, qualora vi approcciaste a The Devil In Me in versione PC, per quanto non abbiamo notato evidenti discrepanze rispetto all’utilizzo di mouse e tastiera. Vi è inoltre instabilità del motore di gioco: se a volte i movimenti risultano troppo veloci da controllare adeguatamente senza un senso di mal di mare, in altri sono apparsi quasi troppo lenti, tali da ricercare quasi l’opzione scatto o corsa ai nostri personaggi. Guardando poi ai dialoghi, ci sono risultati ripetitivi: abbiamo già accennato alla ricchezza di momenti narrativi e di conversazione tra le persone e di monologhi, ma questi sono spesso ridondanti, senza darci alla lunga dei veri apporti importanti ai fini del gioco. Inoltre, se è vero che guidare i nostri personaggi tramite controller è meglio rispetto a mouse e tastiera, è però emerso un fastidioso bug a causa del quale, collegando il controller al pc, l’audio del gioco si annulla completamente, non consentendoci di ascoltare alcun dialogo, colonna sonora ed effetti audio. Abbiamo riscontrato un altro problema legato al comparto sonoro quando avremmo dovuto ascoltare un nastro registrato (senza collegare il controller stavolta), ma così non è stato: abbiamo potuto soltanto leggere i sottotitoli di quello che avrebbe dovuto essere l’audio riprodotto dal registratore. Non quello che ci saremmo augurati, ma che in parte ci saremmo purtroppo attesi, da questo quarto titolo del team developer.
Piattaforme: PS5, PS4, Xbox One, Xbox Series S|X, PC
Sviluppatore: Supermassive Games
Publisher: Bandai Namco
Data d’uscita: 18 novembre 2022
The Devil In Me porta con sé una serie di speranze, soprattutto in patch correttive e ultimi dettagli da limare, prima del lancio ufficiale. Da un punto di vista narrativo infatti la vicenda si fa interessante e sembra promettere la buona dose di horror che ci attendiamo da un titolo del genere, ma calano i valori di qualità nelle premesse. Le falle tecniche evidenti rischiano di compromettere in parte non indifferente la riuscita del gioco, annullando di conseguenza lo sforzo riposto in quella che sembra essere una storia ben promettente e ricalcante alcuni stilemi del team developer, a partire proprio da Until Dawn. Dobbiamo aspettare ancora poco meno di un mese per il verdetto definitivo su questo titolo, un’ora abbondante di demo non basta di certo, ma la performance del motore di gioco sarà un elemento cruciale nella riuscita complessiva di questo lavoro. Si sa che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi: che questa sia invece la volta buona per riuscire in entrambe le cose.