Balcani, 1992. La guerra impazza, miete vittime, e si lascia dietro una lunga scia di sangue e distruzione. Quando il comandante Kurjak e i suoi uomini arrivano nel villaggio di Yorvolak trovano ad attenderli una città avvolta in una morte fredda, per le cui strade giacciono spaventosi i cadaveri di esistenze non solo uccise, ma letteralmente trucidate da un male nero. Qualcosa di oscuro, e misterioso, sta brutalizzando una terra già ampiamente devastata dalla guerra. I soldati decidono a quel punto, guidati dal senso del dovere del loro capo Kurjak, di attendere e osservare cosa stia accadendo. Ma quando verranno attaccati da un gruppo feroce di esseri vampireschi decideranno di rivolgersi all’unica creatura in grado di gettare un ponte tra realtà diverse, ovvero il Dampyr, secondo leggenda un essere nato dall’unione di un vampiro e di un’umana, e dunque unico in grado di affrontare la temibile squadra dei vampiri guidati dal Maestro della Notte.
Harlan (Wade Briggs), nel frattempo, ragazzo belloccio ma del tutto inconsapevole della sua vera natura, per sbarcare il lunario “gioca” a fare il Dampyr nelle piccole periferie balcaniche promettendo, assieme al suo amico e manager, di debellare il maligno dai luoghi da lui visitati ed “espiati”. Ma una volta trascinato sul luogo di guerra e messo di fronte a una realtà ben diversa dal solito finto rito di liberazione, Harlan dovrà capire davvero chi è, e attingere ai suoi poteri più forti e reconditi per debellare il male e, soprattutto, sopravvivere. Accanto a lui, ad accompagnarlo in quest’avventura, ci saranno la forza stoica del comandante Kurjak (Stuart Martin), e il talento acrobatico della misteriosa e sexy vampira Tesla (Frida Gustavsson).
Dampyr: Il giorno zero
Inaugurando il giorno zero del progetto ancora in erba della Bonelli Entertainment che darà il via all’Universo Cinematografico Bonelli (UCB), e che guarda al mercato audiovisivo internazionale con l’ambizione di dare nuovo smalto e un nuovo trampolino di lancio alla celebre casa editrice di fumetti italiana, Dampyr esce nelle sale italiane (in ben 300 copie) con la promessa di gettare le basi di una nuova saga, un po’ dark, un po’ fantasy, forse anche un po’ mainstream. Condensando insieme il materiale enorme di circa trecento albi a fumetti, e girando in inglese (ma con una squadra di maestranze rigorosamente all made in italy, a partire dall’esordiente regista Riccardo Chemello) per proiettarsi verso una dimensione internazionale (già siglato l’accordo di vendita internazionale del film grazie a Sony Pictures), Dampyr prende uno dei personaggi minori della vasta e longeva realtà Bonelli e lo lancia nel mondo del cinema con grandi ambizioni (circa 15 milioni di dollari è il budget investito, con un cast internazionale e riprese eseguite in location reali della Romania), e aspettative (l’uscita a cavallo di Halloween – periodo perfetto e per sua natura pieno di proposte a tema più o meno orrorifico -è stata programmata in concomitanza con l’anteprima mondiale al Lucca comics & Games 2022).
Tra sacro e profano
E, a conti fatti, Dampyr si presenta sostanzialmente come una sfida almeno in parte riuscita. Il piglio internazionale associato a un signor budget e al coraggio di proporre un film di genere che nel mercato italiano rappresenta sempre e comunque una rarità da apprezzare, consegnano a questo primo esperimento della Bonelli entertainment, un prodotto con alcune buone carte da giocare in un prossimo imminente futuro. Il film, prodotto da Eagle Pictures, Sergio Bonelli Editore e Brandon Box, riparte dal fumetto e dà vita a un’opera cinematografica che ha, sostanzialmente, due anime. Una più riuscita, l’altra meno. In bilico tra sacro e profano. Il film diretto da Chemello si muove infatti tra due mondi, quello umano e in emersione dove impazza la guerra, e quello notturno e più sommerso dove vivono e operano vampiri e loro simili. E in effetti in tutta la prima parte quando il film si muove tra lo sfacelo umano, riuscendo anche a catturare qualcosa di quella dicotomia dell’essere uomini e al contempo soldati, con una propria identità ma al servizio dissoluto di una comunità in guerra, Dampyr regala forse i momenti e gli scambi migliori, le scene e le idee più interessanti. Alle quali poi si affianca l’humor esuberante e un po’ dark di un ragazzotto di bell’aspetto intento a fregare il prossimo per mera sopravvivenza. E in tutte queste zone d’emersione, il film della neonata Bonelli Entertainment sembra funzionare, addirittura rilanciare uno sguardo epico e suggerire una riflessione sulla natura degli scontri (tutti), e sulla sostanziale inutilità di un mondo in perenne conflitto dove alla fine sembrano essere “tutti dalla parte sbagliata”. L’originalità di questo sguardo, però, va diminuendo con il passare dei minuti (due ore, la durata del film) e la presenza sempre più preponderante dell’altro universo, quello in cui si andranno poi a sfidare, come da copione, il Dampyr e i vampiri sotto l’egida del maestro della notte. Ed è proprio in questo mondo sommerso e oscuro che il film perde quota e anche un po’ di valenza di scrittura, ritrovandosi a essere per buona parte l’ennesimo contenitore d’intrattenimento chiavi in mano dove la prevedibilità la fa da padrona.
Gli scontri, prima ideali ed esistenziali – “Vado in giro con un supereroe…” “…o con un mostro” – diventano così sempre più manichei e reali, mentre le scene, minuto dopo minuto, assumono quel senso di déjà vu che impedisce all’opera di mantenere alta la sua matrice d’originalità e chiudere al livello delle aspettative primigenie.
Tra fantasy e realtà, insomma, a convincere almeno in parte pare proprio il lato più reale e crudo del film (decisamente anche il più contemporaneo), anche se poi a dominare resta quella dimensione fantasy che può forse coinvolgere un target giovane senza troppe pretese, ma un (bel) po’ meno tutti gli altri.