L’industria videoludica viene spesso ridotta a una sorta di duopolio nipponico-statunitense sintetizzabile nell’eterna console-war tra PlayStation vs Xbox, tra Sony e Microsoft (senza dimenticare la sempre presente Nintendo). All’interno di questa logica di scontro sul fronte del Pacifico, altre realtà di sviluppo e produzione videoludica che pure sono importanti, finiscono per rimanere più defilate, meno note all’opinione pubblica e alla gran parte della comunità dei gamer. Questo è vero non tanto per le aziende europee, ma soprattutto per quelle cinesi. Ad esempio, alzi la mano chi può dire di conoscere bene la Duoyi Games. Il nome suona esotico, nuovo, quasi sconosciuto, eppure si tratta di uno dei developer più conosciuti a apprezzati dell’industria cinese (è quarta nella classifica delle migliori compagnie che si occupano di videogiochi in Cina), una casa di sviluppo nata nel 2006, che ha partorito alcune serie di enorme successo in patria e che, dal 2017, ha stabilito una partnership con 505 Games per pubblicare le sue fatiche anche al di fuori della Grande Muraglia. Tra queste fatiche, una delle meglio riuscite è sicuramente l’ultima, Gunfire Reborn, titolo difficilissimo da incasellare, uscito su PC (via Steam) nel 2021, e finalmente arrivato anche su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X e S (disponibile dal day-one su Game Pass) e Nintendo Switch.
Un gioco che ha già riscosso notevoli successi (2 milioni di giocatori su Steam) e grande apprezzamento sia da parte del pubblico che degli addetti ai lavori, e che abbiamo avuto l’occasione di provare nella sua versione next-gen per Series X.
Gunfire Reborn: genere? Cos’è un genere?
Come si diceva, Gunfire Reborn è un gioco difficile da incasellare, perché sembra voler a tutti i costi rifiutare di essere definito in modo univoco. Un po’ FPS e un po’ roguelike, un po’ RPG e un po’ adventure con elementi multiplayer, il titolo di casa Duoyi Games offre ai giocatori un’esperienza videoludica a tutto tondo, con meccaniche di gioco immediate e facilmente comprensibili, e soprattutto una struttura pensata per essere replicabile, estremamente longeva, senza mai annoiare il giocatore. A differenza di molti altri titoli FPS con ingiustificate ambizioni di trama, Gunfire Reborn tiene tutto sul semplice. Ci presenta il suo primo protagonista, una volpe antropomorfa che risponde al nome (anzi più che altro al titolo) di The Crown Prince, lo getta in una situazione disperata, in un paesaggio innevato popolato di nemici, e ci chiede di sparare. Solo quello.
Da lì in poi, il gioco è tutto un articolarsi di livelli, pieni di una grande varietà di nemici, che andranno abbattuti grazie all’enorme arsenale di armi che ci verranno messe a disposizione e alle abilità speciali del personaggio di turno. Perché accanto alla nostra volpe ci saranno altri cinque combattenti pronti a scendere in campo senza nessun altro obiettivo che sparare ai cattivi. Lungi dall’essere limitante, questa semplicità costituisce la grandezza e la bellezza di Gunfire Reborn, che dopo solo qualche partita comincerà a darvi dipendenza. Tuttavia però, il titolo di Duoyi Games non si limita, come dicevamo, al solo elemento FPS. Tutti i personaggi sono dotati di caratteristiche che possono essere migliorate attraverso un albero delle abilità, evidentemente mutuato dagli RPG, che li renderà via via sempre più letali ed efficaci negli scontri contro i nostri avversari. Alcune skill saranno permanenti, mentre altre (conquistabili in game) saranno temporanee e scompariranno (per vostro dispiacere) dopo la vostra morte. L’aspetto roguelike è invece legato alla sempre immensa varietà dei livelli, che vengono rigenerati dopo ogni singola morte del giocatore (e, posso assicurarvelo, la morte visiterà il vostro personaggio con una certa frequenza in questo gioco). Inoltre Gunfire Reborn è un titolo pieno di avventura, che può essere giocato sia in single-player che (e questa è sicuramente la miglior opzione) in multiplayer fino a quattro giocatori contemporaneamente.
A livello di gameplay, Gunfire Reborn predilige un’interpretazione il più possibile aggressiva: l’assenza di un’arma da combattimento in mischia, i tempi di cooldown necessari a ricaricare tanto la schivata, quanto la magia particolare di ogni personaggio, e soprattutto la cattiva abitudine dei colpi di alcuni nemici di aggirare i nascondigli, sono tutti elementi che favoriscono un approccio a-là Rambo. Allo stesso tempo però, non si può pensare di cavarsi sempre d’impaccio dalle situazioni più spinose soltanto sparando alla cieca a tutto ciò che si muove sullo schermo. Le caratteristiche delle armi, insieme agli oggetti presenti nell’ambiente di gioco, sono elementi che vanno valutati sempre con attenzione, per riuscire a massimizzare il danno che i vostri protagonisti possono infliggere. Senza contare che la build di ognuno dei sei eroi può andare a influire su questa o quella caratteristica specifica, modificando la vostra esperienza di gioco, e di conseguenza anche il modo in cui affrontate i vari livelli.
Insomma, Gunfire Reborn è un gioco pensato e voluto per un solo scopo: far divertire i giocatori, senza preoccuparsi troppo delle abilità, della rapidità dei riflessi, del numero delle morti. È fatto per il solo, semplice gusto di giocare, combattere, sparare, il tutto possibilmente in compagnia degli amici, coi quali condividere trionfi, e sconfitte, ma soprattutto un sacco di risate.
Gunfire Reborn: tra abbondanza e scarsità
Gunfire Reborn si presenta fin dall’inizio come un gioco ricchissimo. I protagonisti sono sei in tutto, un numero abbastanza rilevante dal momento che ognuno di loro ha abilità magiche, e granate di tipo diverso. I livelli inoltre sono tanti, e spaziano da aree come le tombe sotterranee agli enormi deserti, dalle montagne ghiacciate alle spiagge caraibiche. All’interno dei labirinti c’è sempre un gran numero di avversari da affrontare, tutti con le loro caratteristiche peculiari, i loro attacchi specifici e i loro punti deboli. Ma è soprattutto nell’ambito delle armi che si avverte tutta la fantasia dei designer di Duoyi Games: sono quaranta, tutte diverse, tutte con effetti devastanti, e tutte concesse, rigorosamente, in maniera casuale. Ognuna di queste armi può essere migliorata, consapevoli però del fatto che i livelli inizieranno, ogni volta con la stessa arma iniziale, e che dovrete sempre sperare che il vostro fucile preferito venga droppato da uno degli avversari uccisi.
Tuttavia, a fare da contraltare a questa enorme varietà e fantasia, ci sono alcuni punti scricchiolanti. Per quanto la generazione procedurale dei livelli contribuisca a non farlo notare troppo, le ambientazioni peccano un pochino di caratterizzazione, arrivando a sembrare ripetitive in alcuni casi, o persino spoglie in altri. Allo stesso modo il design dei vari nemici che si affrontano in ogni livello finisce essere quasi standardizzato, e questo vale anche (ma non sempre) per i boss di fine livello, che spesso sembrano soltanto una riproposizione su larga scala dei minions più piccoli affrontati in tutte le fasi precedenti. Questo non toglie che il design di alcuni di questi avversari abbia del geniale, in particolare quello dei primi in assoluto, i soldati che si incontrano all’interno della cripta sotterranea e che sono così evidentemente ispirati all’Armata di Terracotta dell’imperatore cinese Qui Shi Huang.
Gunfire Reborn: uno stile peculiare
Nel complesso, Gunfire Reborn, si presenta come un’esperienza videoludica abbastanza innovativa e intrigante, anche se l’ispirazione da questo o da quel grande titolo è spesso abbastanza evidente, come nel caso della serie di Borderlands, che sembra aver influito in ben più di un modo sugli sviluppatori del gioco.
Ma Duoyi Games deve essere lodata per aver saputo regalare al suo titolo uno stile grafico peculiare, cartoonesco (anche qui si sente un po’ di Borderlands 1) e spigoloso. Disegni abbastanza catchy, anche se forse qualche amante del fotorealismo potrebbe storcere il naso. Tuttavia anche i più scontrosi dovranno ricredersi di fronte alle animazioni fluide e precise di questo titolo, che non si schioda mai, su next-gen almeno, dai 60-fps. Anche a livello di sonoro, Gunfire Reborn e assolutamente soddisfacente: le musiche di sottofondo si sposano benissimo con le ambientazioni dei livelli, e contribuiscono a creare l’atmosfera. Gli effetti sonori si adattano all’aspetto estetico del titolo, con suoni limpidi, cristallini e tintinnanti, che si legano ottimamente all’aspetto un po’ cartoon del prodotto finale.
Piattaforma: PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, Switch
Sviluppatore: Duoyi Games
Publisher: 505 Games
In conclusione, Gunfire Reborn è un titolo che intrattiene e diverte, perfetto per passare una serata tra amici senza pressioni e paura di sbagliare, esplorando questi livelli sempre cangianti e affrontando nemici dal design molto curato, imbracciando una serie infinita di armi completamente fuori di testa. La dimostrazione (l’ennesima, se mai ce ne fosse stato bisogno) che non solo i developer gargantueschi dalle possibilità economiche illimitate possono produrre piccoli gioielli videoludici degni di essere ricordati. E se il livello dei giochi di Duoyi Games si manterrà sempre così alto… Beh, non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetta!