Secondo quanto svelato nel corso delle recenti ore, la nota catena Mediaworld non se la sta passando molto bene. L’Autorità Garante della Concorrenza e Mercato (AGCM), ha accusato Mediaworld per delle modalità di vendita poco trasparenti nei confronti dei consumatori, e tra i prodotti in vendita è compresa anche PlayStation 5, la quale veniva venduta in diversi bundle per potersi portare a casa la console.
Secondo quanto riportato sulle pagine di Repubblica, Mediaworld avrebbe spinto la vendita dei bundle forzati di PlayStation 5 proponendo degli accessori in più insieme all’estensione di garanzia del prodotto in questione. Ecco quanto scritto sulle pagine di Repubblica:
Un cliente Mediaworld ha visto su un volantino uno smartphone in offerta a 159 euro. Poi, arrivato in negozio, ha dovuto acquistare il telefono con una pellicola protettiva già applicata, sborsando così 25 euro in più di quanto previsto. Un’offerta prendere o lasciare, ma non proprio trasparente. O almeno così pensa l’Antitrust, che ha staccato una sanzione da 3,6 milioni di euro a Mediamarkt, la società dei negozi dell’elettronica.à
A un cliente che ha protestato di fronte alla prospettiva di dover comprare anche accessori ‘indesiderati’ e un’estensione di garanzia per poter portare a casa la sua nuova PlayStation 5, nel punto vendita hanno spiegato che erano indicazioni provenienti dalla Direzione Generale. E lì in effetti, si legge nel provvedimento, l’Autorità ha trovato prove in tal senso. Come le mail con le istruzioni per “realizzare la creazione di queste ‘ceste’ comprensive di prodotti abbinati”.
Inoltre, ecco quanto detto da AGCM:
Mediaworld ha utilizzato modalità ingannevoli per promuovere alcuni prodotti, spesso presentati come in promozione, sia nei volantini sia nei cartelli posizionati nei negozi- che invece venivano abbinati e venduti insieme ad un prodotto accessorio. In questo modo il consumatore pagava un prezzo superiore e diverso rispetto a quello pubblicizzato. Mediamarket ha altresì attuato pratiche scorrette e aggressive che imponevano al consumatore l’acquisto anche di prodotti accessori che non avrebbe altrimenti acquistato, sostenendo così un costo supplementare non previsto.