Agli albori della saga di NioH, gli sviluppatori di Team Ninja erano stati da più parti accusati di aver plagiato i capolavori del competitor FromSoftware, ovvero di aver attinto troppo da vicino alla sorgente dei cosiddetti “souls like”. Nonostante simili premesse, i fatti hanno poi dimostrato che, per giocabilità e carattere, i due brand fossero profondamente diversi, figli di sensibilità che puntavano in direzioni divergenti. A distanza di anni, il Team Ninja e il publisher Koei Tecmo si trovano nuovamente a rivivere la stessa sceneggiatura, con il loro Wo Long Fallen Dynasty che viene fin troppo facilmente accostato a quel capolavoro che fu Sekiro.
A onore del vero, non è tutta colpa degli osservatori: ci sono effettivamente dei tratti condivisi che creano un parallelismo netto tra i due titoli, eppure anche in questo caso abbiamo a che fare con realtà che si orientano verso bacini stimoli che non necessariamente combaciano, esperienze che corrono a loro modo parallele. Nella speranza di chiarire ogni eventuale fraintendimento, a settembre Koei Tecmo ha messo a disposizione del pubblico una demo – qui potete trovare l’analisi del collega Daniele di Clemente – quindi, più recentemente, ha portato uno stralcio del prodotto in uscita anche al Paris Games Week. Noi di GamesVillage abbiamo avuto modo di mettere mano a quest’ultima presentazione, la quale ci ha permesso di definire meglio le aspettative che nutriamo nei confronti del futuro.
Un’inquadratura per la demo di Wo Long Fallen Dinasty
Prima di raccontarvi le nostre sensazioni è importante evidenziare una rilevante premessa: la demo messa a nostra disposizione non era che un assaggio puramente tecnico di gameplay. Cosa vuol dire? Vuol dire che, come è accaduto anche durante il Closed Network Test di Elden Ring, giornalisti e influencer si sono trovati per le mani un “trial” videoludico che non necessariamente è rappresentativo del prodotto finale, non in senso assoluto, piuttosto esiste al fine di fornire ai critici tutti gli strumenti necessari a comprenderne le eventuali possibilità che si celano nel titolo.
La build da noi collaudata ci ha dunque garantito l’accesso a personaggi che, per livello ed equipaggiamento, si imbarcavano nell’avventura in uno stato avanzato del loro sviluppo. Nei menù era possibile selezionare diverse armature, armi di ogni tipo e magie che toccavano tutti i frangenti elementari. Il tutto era dunque fruibile in maniera totalmente fluida e personalizzabile. Affidandoci a un misto di istinto ed esperienza, ci sentiamo di ipotizzare che Koei Tecmo volesse assicurarsi che i tester potessero assaggiare ogni pietanza presente sul menù di Wo Long Fallen Dynasty, un approccio logico, ma che comporta necessariamente uno stravolgimento della naturale impostazione ludica. In tal senso preferiamo dunque non dilungarci sul prendere in considerazione alcune osservazioni pratiche – quale la difficoltà degli scontri –, favorendo piuttosto un’analisi più ampia del gameplay che abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
Sembra Sekiro, ma non è
Il legame tra Wo Long Fallen Dynasty e il competitor Sekiro è in buona parte condizionato dalla profonda attenzione che ambo i titoli ripongono verso due elementi affini: la verticalità di movimento e la necessità di reagire agli attacchi nemici bloccando i loro colpi con tempismo perfetto. Si tratta invero di peculiarità non così comuni all’interno del panorama videoludico odierno, tuttavia basta passare poco tempo con il controller in mano per comprendere che gli sviluppatori hanno preferito approcciare i rispettivi immaginari focalizzando le proprie energie verso frangenti distinti. Sekiro si concentra sul dinamismo, sulla precisione e sull’esplorazione di personaggi ben definiti che si muovono in un mondo profondamente strutturato, Wo Long Fallen Dynasty punta invece su di un’avventura più riflessiva e personalizzabile che si dipana su livelli lineari che fungono da “ring” evidentemente pensati in chiave cooperativa.
Ambo i videogame sono dunque dotati di una barra che indica le possibilità di stordimento del proprio avatar e del nemico, ma anche in questo caso gli effetti della meccanica non si sovrastano. Nella realtà videoludica intessuta da FromSoftware l’infrangere le difesa era praticamente la tecnica indispensabile ad assicurarsi le preziose “finisher” con cui portare a termine gli scontri, in quella del Team Ninja questa fase di vulnerabilità ha un’importanza marcata, ma anche decisamente meno incisiva. A suo modo, Wo Long Fallen Dynasty si presta a essere accessibile e clemente nei confronti dei propri utenti, almeno se si prendono come metro di paragone le produzioni delle concorrenza o NioH, titolo che è divenuto celebre anche per aver adoperato un’insolita quanto complessa componente ritmica nota come “ki pulse”.
Le vie del guerriero sono (quasi) infinite
Come accennato in precedenza, Wo Long Fallen Dynasty propone un’esperienza di gioco altamente personalizzabile e lo fa offrendo al giocatore mezzi e strumenti per vagliare molteplici alternative attraverso cui superare le sfide che arenano il progredire della trama. Nella sua essenza più archetipale, il titolo mette in campo alcuni valori statistici che rimandano a pacchetti prefabbricati: i guerrieri legati al fuoco prediligono l’attacco, quelli di terra la difesa, i paladini dell’acqua si muovono furtivi, i prodi del legno si concentrano su cure e supporto e i condottieri del metallo concedono le loro preferenze al debuff degli avversari.
Intraprendere un percorso non si traduce però automaticamente nel dover abbandonare le altre classi. In pieno stile ruolistico è possibile – e in alcuni casi raccomandabile – investire i punti noti come “Qi” in molteplici direzioni, così da poter plasmare un combattente che si fregi di quella flessibilità necessaria ad affrontare ogni genere di sfida. Questo imprinting elementare viene dunque valorizzato ulteriormente dalla possibilità di associarsi a una di cinque bestie divine – Qilin, Baihu, Qinglong, Zhuque e Xuanwu –, le quali non solo possono essere occasionalmente evocate sul campo di battaglia, ma sono anche in grado di fornire rilevanti bonus noti come “risonanze delle bestie divine”.
Un mondo fatto di bandiere e di morale
Con Wo Long Fallen Dynasty gli sviluppatori hanno voluto sperimentare un’intrigante elemento punitivo che impernia le sue dinamiche sullo stato emotivo dei protagonisti e degli avversari, ovvero il morale. Come molti suoi omologhi, anche l’ultima fatica di Team Ninja si assicura di riproporre il consolidato escamotage tecnico per cui il riposare a un checkpoint si traduce indirettamente nella rigenerazione di tutti i nemici sconfitti. Allo stesso tempo, ogni personaggio presente in scena è caratterizzato da un valore numerico che viene influenzato dalle azioni del giocatore, a prescindere che queste siano positive o sventurate. Nel cedere il passo alla morte, il combattente protagonista perderà per esempio alcune delle sue risorse, una delle quali è proprio il morale. Di contro, l’avversario che lo avrà sconfitto otterrà un boost che renderà più difficoltoso reclamare vendetta, acuendo così il grado di sfida.
Per assicurarsi che l’intera esperienza non si trasformi inesorabilmente in un incubo privo d’uscita, i programmatori si sono assicurati però di garantire dei meccanismi di sicurezza sotto forma di bandiere da guerra e di segnalazione da piantare in giro per il mondo. Affiggendo questi stendardi è possibile innalzare la soglia minima del morale del proprio combattente, cosa che non solo permette di evitare la spirale di un eterno “level down”, ma concede anche un’occasione utile a stemperare il grado di sfida rappresentato dai nemici. Minore è la differenza tra protagonista e nemesi, maggiore è la possibilità di successo. Quando si rimane bloccati davanti a un ostacolo apparentemente insormontabile è quindi il caso di esplorare la mappa a fondo e innestare qualche bandiera aggiuntiva. Questa premura sembrerebbe di per sé sufficiente a superare le principali difficoltà dell’avventura, impressione che, se confermata, si tradurrebbe in una miracolosa panacea capace di soffocare la naturale monotonia del grinding.
Wo Long Fallen Dynasty, ma sul piano tecnico
Sul piano meccanico, la demo da noi collaudata ha evidenziato alti e bassi. Prestando orecchio ai riscontri ottenuti attraverso la demo pubblicata qualche mese fa, lo staff del Team Ninja si è assicurato di affinare gli equilibri del combattimento e di sistemare alcune noie riguardanti i movimenti della telecamera. Qualche pecca sembra però persistere, specialmente per quanto concerne degli occasionali cali del frame rate. Non ne abbiamo registrati molti e in nessun caso si sono dimostrati d’ostacolo alla naturale evoluzione delle schermaglie, tuttavia i puristi del 60 fps potrebbero averne a noia, ancor più perché la qualità grafica del titolo non è così raffinata da giustificare una simile deficienza nelle prestazioni.
Complice il fatto che debba raggiungere anche le console old-gen, Wo Long Fallen Dynasty non vanta quella bellezza che ci si aspetterebbe da un titolo d’ultimo grido: i paesaggi sono spogli, le texture essenziali e il campo visivo è limitato da strategiche nebbie o da polveroni alzati dalle incessanti battaglie. La carenza nel look viene altresì compensata da alcune scelte di design atipiche e originali, figlie di un’indagine stilistica che prende ispirazione dai tempi remoti in cui è ambientata l’avventura, ovvero verso la metà del 200 dopo Cristo. Al posto di proporre l’ennesima rilettura eclettica e colorita del periodo preso in analisi – si veda la saga Dynasty Warriors –, Wo Long Fallen Dynasty appare piuttosto come un fantasy ancorato a estetiche verosimili e a tratti “rozze”, almeno se comparate ai topos medievaleggianti/feudali a cui sono soliti puntare i videogame.
Vale infine spendere una piccola parentesi per il sound design. Lo scricchiolio delle assi di legno divenute secche a causa dal clima torrido, il vento che sibila tra le rocce frastagliate, il roboante clangore delle armi che cozzano le une contro le altre: la profondità degli effetti sonori ci ha stupito e rincuorati, concede vita a steppe che altrimenti risulterebbero solamente nude e sterili. Se volete godervi appieno l’esperienza vi consigliamo di recuperare quanto prima un impianto audio decente o, in alternativa, delle cuffie da gamer di dignitosa fattura.
PIATTAFORME: Xbox One, Xbox Series X|S, PS4, PS5, PC
SVILUPPATORE: Team Ninja
PUBLISHER: Koei Tecmo
DATA USCITA: 3 marzo 2023
Team Ninja è sempre in grado di regalare delle esperienze particolari, a prescindere che queste siano positive o semplicemente interessanti. Wo Long Fallen Dynasty promette a sua volta di non deludere, di inscenare un’avventura action definita da meccaniche che sanno regalare nuovo respiro a elementi già consolidati nel genere souls like. Nonostante qualche carenza nella presentazione grafica, il titolo merita certamente l’interesse del pubblico. Confidiamo che gli sviluppatori siano in grado di risolvere i pochi difetti tecnici che ancora sussistono, quindi non vediamo l’ora di sperimentare il gioco nella sua forma definitiva.