Blacktail Recensione: Baba Yaga, un’amorevole strega di quartiere

BLACKTAIL

Era il mese di giugno 2021 quando il pubblico si interfacciò per la primissima volta a Blacktail, un’opera peculiare, ambigua e che sembrava ammaliare chiunque con quell’affascinante trailer che venne presentato da The Parasight in occasione dell’IGN Expo 2021. Dopo aver visto trascorrere diversi mesi e aver giocato altrettanti titoli, oggi è finalmente giunto il momento dell’uscita dell’opera prima di questo studio polacco. The Parasight, una compagnia di sviluppo con sede a Cracovia e di modeste dimensioni (non supera un organico di 30 persone, perlopiù veterani del settore videoludico), si è cimentato in una sfida piuttosto ardua: raccontare a videogioco i punti salienti dei racconti riferibili alla mitologia slava, ovvero i racconti della tradizione dei popoli russi, polacchi, bulgari, bielorussi e sloveni.

Perché abbiamo definito ardua la sfida? Di fatto, di per sé non ci sarebbe nulla di troppo ostico nel raccontare miti già noti al grande pubblico in una salsa tutta nuova. Ecco che, però, si palesano alcuni dei mostri sacri che hanno già sfondato quel muro, con cui The Parasight ha dovuto (e voluto) affrontare il confronto: parliamo ovviamente di The Witcher 3 Wild Hunt (di CD Projekt Red, il quale ha appena ricevuto una versione next-gen) che, oltre a miscelare elementi della tradizione mitologica norrena e slava, offre un gameplay sensazionale in un contesto open-world surreale e imponente. Blacktail, sebbene si rivolga a tutt’altro pubblico rispetto a quello mainstream (e vanti di un budget decisamente più ristretto), vuole divulgare i racconti fantastici dell’Europa orientale attraverso un’ambientazione distintiva dalla struttura aperta. Che dite, The Parasight sarà riuscito nella sua impresa?

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Blacktail: il folklore slavo diventa il protagonista indiscusso

Il mondo fantasy in cui Blacktail si vuole raccontare al pubblico è colorato, grande e, al netto di alcune eccezioni, piuttosto variegato. La parte iniziale in cui il giocatore si affaccia ai primi accenni di gameplay è ambientata in una foresta che, a tratti, risulta inquietante, come il resto del prologo del titolo. Yaga, sedicenne dotata di alcune capacità misteriose, viene esiliata dal suo villaggio in quanto accusata di saper padroneggiare le arti della stregoneria. Nel villaggio, oltre alla sorella Zora, vivono anche dei suoi coetanei, Dracoy, Volko e Slavitza. Dopo che Yaga viene a sapere da una voce dentro la sua testa della scomparsa dei suoi amici e della sorella, imbocca un viaggio che, si spera, possa portare alla verità, in modo da svelare l’origine degli oscuri misteri che si celano dietro i poteri magici di Yaga e la scomparsa dei suoi ex compaesani.

Queste sono le premesse con cui The Parasight dà inizio al viaggio di Yaga all’interno dell’ossimorico mondo cupo e variopinto di Blacktail, condito da un cast di personaggi non sempre memorabili ma dotati di una caratterizzazione apprezzabile ed uno sviluppo non lineare, il che rende ancor più vivo l’interesse per la loro crescita nel corso delle 20 ore di gioco che il titolo occupa. Personaggi come Baba, Yaga, il diavolo Boruta e il Signor Larva, sono solo alcune delle personalità più rappresentative sia del folklore slavo che dell’amore che The Parasight ha voluto instillare nel suo primissimo lavoro.

Esplorando in lungo e in largo, con voci nella testa e passeggiate infinite

Inizialmente, abbandonata a sé stessa dopo l’esilio dal villaggio e accompagnata solamente dalla voce dentro la sua testa, Yaga dovrà fare i conti con le basi della sopravvivenza. Dotata di arco e frecce, infatti, sarà d’uopo imparare a cacciare i cervi e a cucinarne le carni sul falò (che concederanno dei boost temporanei a Yaga). Ed ecco che, il giocatore, inizia a prendere confidenza con una parte del core-gameplay: l’esplorazione, la quale si snoda attraverso foreste incantate, valli ghiacciate e distese sterminate di paesaggi autunnali, teatri di sessioni di caccia e di combattimenti spietati. La componente esplorativa, vissuta attraverso la visuale in prima persona, sebbene all’inizio possa risultare marginale a confronto con la voglia di approfondire il prosieguo della trama, verrà via via indagata più a fondo con l’aumentare delle ore di gioco.

L’esplorazione confida sull’abilità del giocatore di svelare i vari misteri del mondo di gioco, tramite il ritrovamento di reperti nascosti (che sviscereranno veri e propri frammenti di lore, visionabili nella sezione “Almanacco” del menù), ma anche scrigni, di cui ne esistono due differenti tipologie. Il primo tipo di scrigno, quello base per intenderci, conterrà diverse risorse utili al crafting di oggetti, come piume d’uccelli, miele e ramoscelli, mai inutili e sempre necessari per creare frecce da scagliare contro i vari nemici. Il secondo tipo di scrigno, invece, si trova in aree pullulanti di avversari da trafiggere con le frecce. Una volta sgomberata l’area dai nemici, gli scrigni saranno apribili e forniranno al giocatore dei “Denti“, elementi essenziali al potenziamento e allo sblocco delle abilità del consistente skill-tree.

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L’esplorazione, sebbene applicata in un contesto open-world, si aprirà integralmente una volta raggiunta una specifica fase di gioco, in cui Yaga avrà finalmente accesso ad una delle abilità più importanti: la traslazione. A mo’ di Dishonored (di Arkane Studios), Yaga potrà effettuare il teletrasporto da un punto A ad un punto B con l’ausilio delle frecce e dei monumenti appositi contro cui scagliarle. Dato che la protagonista non sarà in grado di nuotare, nella prima metà dell’avventura molte zone (come le sponde al di là di un fiumiciattolo) ci saranno precluse. Sarà nostra premura ricordarci di tornare là dove sono situati monumenti appositi per effettuare la traslazione. Basterà scagliare una freccia, che fungerà da rampino, al centro della scultura per ritrovarci dall’altra parte del fiume. Questa meccanica, anche se interessante, risulta solo grattare la superficie di quella introdotta con Dishonored, in cui ricordiamo che ci si poteva teletrasportare da un punto all’altro in qualsiasi momento e in qualsiasi direzione sfruttando il mana, così da risultare silenziosi ed invisibili per alcuni nemici. In Blacktail, invece, l’abilità risulta utile solo per la fuga da orde di nemici, oltre che per l’esplorazione di zone ancora sconosciute.

La pecca più grande della componente esplorativa, a nostro avviso, riguarda l’impossibilità di utilizzare il viaggio veloce. Grave mancanza sul fronte della quality of life, proprio perché per viaggiare velocemente attraverso l’open-world esistono solamente due metodi: con l’ausilio di un gatto magico potremo essere trasferiti al centro dell’intero mondo di gioco, da cui si potrà raggiungere “comodamente a piedi” tutti e quattro i biomi presenti; oppure tramite l’utilizzo di monumenti di teletrasporto dotati di un codice colore (un monumento di uno specifico colore trasporterà Yaga al monumento più vicino dello stesso colore). Non esiste, in soldoni, il viaggio veloce da un punto di salvataggio ad un altro di propria scelta, come nel caso di Horizon Forbidden West (Guerrilla Games).

La mappa di gioco, poi, risulta abbastanza funzionale agli obiettivi che si pone nei confronti dei giocatori. Pur non segnalando alcun collezionabile, questa consente di posizionare delle puntine (che figureranno sulla bussola nell’HUD di gioco) per giungere a destinazioni a scelta del giocatore e, inoltre, evidenzia i punti precisi in cui avrà luogo una missione principale o una quest secondaria. Ciò su cui la mappa non riesce a porre l’accento, sono i vari punti di interesse in cui magari è periodica la comparsa di cervi da cacciare che, come abbiamo accennato prima, concedono dei boost temporanei al giocatore quando cucinati (tra cui, immunità al veleno, incremento della velocità, frecce illimitate, etc.). Mancano anche segnalazioni della presenza di Boruta e di altri personaggi secondari, come il Signor Larva, la Regina delle Formiche e tanti altri. Questi personaggi svolgono un ruolo piuttosto rilevante nel gioco, sia perché daranno inizio a vere e proprie missioni laterali, sia perché il comportamento di Yaga nei loro confronti porterà a delle modificazioni di “Allineamento“.

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Quando si hanno tante (o troppe) frecce al proprio arco

Da non prendere alla lettera è il titolo del paragrafo che avete appena letto. Con il noto modo di dire “avere troppe frecce al proprio arco“, non intendiamo sottendere che Yaga avrà a disposizione varie tipologie di frecce. O meglio, qualche variazione delle frecce basilari c’è, anche se in misura minima. Oltre alle classiche frecce di legno, con adeguate risorse reperibili nell’ambiente, si potranno craftare anche le frecce al miele, che rallentano i nemici, e le frecce di cristallo, che distruggono le armature dei vari mostri in cui ci imbatteremo. Con l’espressione di cui sopra, ci riferiamo all’eccessiva mole contenutistica su cui fa leva Blacktail che, sulla carta non sarebbe altro che un pregio. Il problema sussiste quando di queste caratteristiche, ne funzionano solamente poche elette.

L’Allineamento, che abbiamo citato poc’anzi, è una meccanica di gioco che risulta calzare a pennello con quanto detto precedentemente, proprio perché ci ha fatto storcere il naso più di una volta. Inizialmente, ero convinto che questa peculiarità di Blacktail coincidesse con ciò a cui mi aveva abituato a suo tempo Batora Lost Haven (di Stormind Games, di cui abbiamo svolto una recensione poco tempo fa). Batora faceva del dualismo il suo principio cardine, attorno a cui ruotavano tanto la narrazione quanto il gameplay: tramite un sistema basilare ma efficace di decisioni, il gameplay e la trama prendevano direzioni differenti. Ebbene, Blacktail, invece, offre al giocatore la possibilità di cambiare idea di continuo. Attraverso vari contesti situazionali all’interno della mappa di gioco, Yaga potrà agire come meglio crede e modificare il suo Allineamento in qualunque momento. Dare da mangiare ad un porcospino affamato, regalare a delle api un fiore o salvare degli uccelli dalle piante carnivore, favorirà un avanzamento di Yaga verso la conquista del titolo di Regina del Sole. Al contrario, uccidere i porcospini, distruggere gli alveari delle api o sfruttare gli uccelli intrappolati per ricavarne piume utili al crafting delle frecce, faranno sì che Yaga si avvierà nella “direzione etica” diametralmente opposta.

In sostanza: aiutare le creature della natura verrà considerato un bene e otterremo punti Sole, al contrario, per le azioni negative otterremo punti Luna. Ciò che ci ha convinti di meno in sede di recensione, però, sono due contraddizioni che stridono non poco con quanto descritto fino ad adesso. In maniera del tutto illogica per le regole del mondo di Blacktail, i cervi e i pesci che noi andremo ad uccidere per ricavarne le carni non andranno ad intaccare minimamente il progresso dei due allineamenti. Inoltre, la possibilità di modificare in qualsiasi momento il nostro allineamento, ad esempio andando a compensare un’azione “lunare” con due azioni “solari”, rende quasi del tutto insensata l’esistenza stessa della meccanica. Sarebbe stato più immersivo che ad azioni negative o positive corrispondessero dei boost a determinati poteri, così da garantire al gameplay un minimo di varietà, in modo da lasciare alla trama il solo ruolo di definitrice dell’allineamento.

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Una strega claustrofobica

Il vero punto dolente è il sistema di combattimento. Essendo un’avventura di stampo action in prima persona, risulta necessario rendere gli scontri quanto più appaganti possibile. Partiamo col dire che Blacktail si fonda interamente sullo sferrare degli attacchi a debita distanza, tramite arco e frecce. Il combattimento, per quanto leggermente approfondito, risulta sempre legnoso, impreciso (sia per quanto concerne le hitbox che per i feedback dei vari colpi incassati da Yaga) e ripetutamente frustrante. Questi difetti sono perlopiù dovuti a delle precise mancanze sul fronte del level design, che presenta al giocatore molte sezioni soffocanti in cui i nemici fanno comparse massicce. Questi, poi, saranno ancora più fastidiosi se di taglia piccola: a causa della visuale in prima persona e dell’assenza di un costante indicatore a schermo che ne evidenzi la presenza, Yaga riceverà dei “colpi a sorpresa”. Riprendendo il filone della struttura delle zone, i troll avranno la malsana abitudine di costringere il giocatore in un angolo del livello, accerchiandolo e senza mai concedergli l’opportunità di riuscire a rimediare e a scampare il pericolo. Attaccare di rimando non servirà proprio a nulla in questi casi, proprio perché il sistema di mira è funzionale solo sulle lunghe distanze. Sul corto raggio, Blacktail ha previsto un potere magico che riesce a creare una piccola onda d’urto in grado di respingere gli avversari che, però, non li danneggia sul fronte degli HP (peccato, sarebbe stata un’interessante alternativa alle frecce per garantire un minimo di varietà d’approccio al gameplay).

Le uniche situazioni che risultano stimolanti a livello di gameplay sono gli scontri con una specifica tipologia di troll. Questi sono dotati di armatura e consentono di sfruttare tutti e tre i tipi di frecce di cui Yaga dispone. In fase iniziale, sarà bene distruggere l’armatura protettiva con le frecce di cristallo. Successivamente, consigliamo di sferrare dei colpi al miele per rallentare il nemico privato di armatura (il quale sarà veramente veloce a quel punto), per poi finirlo scoccando una consistente quantità di frecce di legno che metteranno a dura prova l’inventario della protagonista. Resta fermo il fatto che, nella maggior parte dei casi, gli scontri sarà meglio evitarli, proprio per cercare di fare economia delle risorse raccolte lungo la strada e anche perché la morte dei nemici porterà al drop di qualche risorsa naturale, in misura decisamente inferiore rispetto a quelle che abbiamo impiegato per eliminarli.

La parte più riuscita di tutta l’esperienza vissuta con il lavoro di The Parasight è l’eccezionale gameplay twist a cui il giocatore potrà assistere in, purtroppo, pochissime sezioni dell’avventura. Con l’avanzare della trama, infatti, il gameplay subirà alcune modifiche radicali, seppur temporanee, fino a portarlo a diventare un vero e proprio platform in 2.5D a scorrimento laterale. Queste sezioni, sia artisticamente che concettualmente, risultano essere le parti più ispirate dell’opera, tanto che saremmo disposti a divertirci con un intero gioco costituito da questi livelli. Molto interessante, sempre sul fronte del gameplay, è il ruolo del gatto che, per evitare spoiler, vi consigliamo di provare a colpirlo con una delle vostre frecce (non ve ne pentirete!).

Blacktail gode di una direzione artistica appassionata

Sotto il profilo artistico, Blacktail è decisamente dotato di carattere. Alcune scelte estetiche sono risultate d’impatto, soprattutto nelle fasi iniziali e centrali dell’esperienza. Giusto per citarne qualcuna, la palafitta (tratta dal tipico racconto folkloristico dell’abitazione di Baba Yaga) è sorretta da pali che culminano con delle zampe di gallina; oppure, come già citati precedentemente, i livelli in 2.5D riescono ad ammaliare il giocatore e a rapirlo. Nelle sezioni open-world del gioco, invece, la grafica è 3D, dotata di un mediocre livello di dettaglio, ma di una palette cromatica convincente ed azzeccata. A nostro parere, però, non è giustificata un’uscita di un titolo del genere su piattaforme unicamente current-gen. Se su PlayStation 4 e Xbox One abbiamo potuto rispettivamente godere di capolavori artistici come God of War Ragnarök (Santa Monica Studio) e Forza Horizon 5 (Playground Studio), non vediamo come Blacktail non possa comparire sulle piattaforme old-gen.

Qualche calo di frame, infine, lo abbiamo percepito nelle fasi di combattimento, nonostante tra le impostazioni avessimo bloccato il frame-rate a 60 fps. Nel menù principale sarà possibile impostare, tra le altre cose, la modalità video che più ci aggrada: qualità o performance (il frame-rate potrà essere impostato a 30 o 60 fps e sarà oltremodo possibile impostare la voce “nessun limite agli FPS”). Il doppiaggio inglese è stato eseguito molto bene ed è presente un’ineccepibile localizzazione italiana per quanto riguarda i testi.

 

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC
Sviluppatore: The Parasight
Publisher: Focus Entertainment

Blacktail in definitiva prova a condensare in un’unica esperienza più generi differenti. Nonostante il tentativo sia encomiabile sotto il profilo delle intenzioni, ciò non toglie che i diversi difetti lato gameplay impediranno ai giocatori meno persistenti di portare a termine l’avventura sviluppata da The Parasight. Un’opera che confonde, che sa essere ispirata in alcuni frangenti e che non riesce a brillare, sfortunatamente, come avrebbe dovuto.

VOTO 6.5