“Non sarebbe figo se realizzassimo un film con una bambola killer che si divide tra Annabelle e The Terminator?”: è così che è cominciata la conversazione tra Michael Clear, Judson Scott, Rob Hackett e James Wan che ha portato poi alla realizzazione di M3gan, il film horror che apre il 2023 cinematografico. E se lo facessimo scrivere a una sceneggiatrice donna come Akela Cooper? Qualcuno avrà sicuramente urlato la parola genio da qualche parte nel dietro le quinte, dando il via a un meccanismo di marketing martellante ma funzionale, che ha portato l’esistenza di questo film all’attenzione di tutti. Dopotutto sentivamo tutti il bisogno di una bambola assassina dalle fattezze inquietanti ma affascinanti, in grado di ballare come una star di TikTok e indossare vestiti vintage ma alla moda, che scuotesse le nostre monotone serate di gennaio.
M3GAN: Fare i genitori non è per tutti
Gemma (Allison Williams) è una brillante sviluppatrice che lavora per un’azienda di giocattoli all’avanguardia, famosa per aver realizzato degli animali robotici in grado di far compagnia ai più piccoli, impedendogli così di dover affrontare la sofferenza dalla perdita di un animale domestico. Ma è proprio un lutto a metterla in una situazione per lei inusuale, rendendola tutrice legale ed emotiva della piccola Cady (Violet McGraw) divenuta orfana. Gemma però non ha le capacità sociali ed empatiche adatte per mettersi nei panni di un genitore e così decide di affidare sua nipote alla sua ultima (e segreta) invenzione: M3gan, un prodigio di intelligenza artificiale. Si tratta di una bambola molto realistica, programmata per essere un’affidabile compagna per i bambini e una sicurezza per i genitori. M3gan può ascoltare, guardare e imparare, trasformarsi da amica a insegnante, da compagna di gioco a protettrice e si lega fortemente al bambino che le viene affidato. Serve altro per iniziare a sentire la puzza di tragedia?
Il potere delle bambole
Sulla carta l’idea di creare una fusione tra bambola e robot assassino è particolare e vincente, soprattutto perché ci tira fuori dal solito pretesto della possessione demoniaca che comanda ogni tipo di oscenità e violenza. M3gan è cosciente delle sue azioni e decisioni ed è molto più intelligente degli umani che l’hanno programmata, quindi in grado di studiarli, immagazzinali e aggirarli. E poi è una bambola e, per chiunque sia cresciuto con i film horror Anni ’90, questo basta e avanza per creare quella sensazione involontaria di disagio. La guardi, con i suoi occhi troppo grandi, e sai già benissimo che da un momento all’altro si innescherà qualcosa che la renderà pericolosa (pensiero che in molti di noi nasce spontaneamente con qualsiasi bambola un po’ vecchio stile ormai). C’è della genialità alla base di M3gan e no, non parliamo di quella della sua creatrice di finzione. La bambola è ben strutturata, adeguatamente inquietante ma anche estremamente ironica e pungente nelle conversazioni. E poi c’è quel suo muoversi in modo non convenzionale, reso ancora più esplicito nei campi lunghi, in cui viene interpretata da una piccola attrice, ballerina e contorsionista, che ci regala anche un momento di danza che è già iconico prima dell’uscita in sala del film.
Quindi dov’è il problema?
Che cosa chiede lo spettatore a un film horror? Generalmente di divertirlo attraverso l’inquietudine, raccontandogli storie e situazioni che lo terrorizzano. A parte alcuni piccoli momenti di tensione che regalano del piacevole disagio emotivo, M3gan per la maggior parte del tempo richiede di fare un enorme lavoro di sospensione di incredulità, inserendosi in un’ambientazione fantascientifica non troppo approfondita e in un gruppo di personaggi scritti solo per sommi capi. Si fa troppa fatica a credere, anche solo a livello di subconscio, a quello che succede sullo schermo, ed eventuali colpi di scena e jumpscare sono spesso deludenti e derivativi. M3gan spesso è inquietante, nessuno lo nega, ma è molto più frequentemente divertente e tagliente, con quella sua ironia moderna, strettamente correlata all’attuale modo di pensare e comunicare. La classica potenza dell’horror si perde nell’obiettivo di istruire e dare un ammonimento morale a una società sempre più concentrata su se stessa, troppo indaffarata per occuparsi della propria famiglia e delle conseguenze che le proprie azioni generano nelle menti più giovani. E tutto il resto passa un po’ in secondo piano, con una regia di Gerard Johnstone prima di ritmo e velocità, con troppe pause e momenti non proprio necessari e una costruzione narrativa priva di profondità e mordente.
Abbiamo sicuramente visto film peggiori di M3gan, che comunque regala allo spettatore delle belle intuizioni, un ben regolato mix di azione dal vivo, animatronic e CGI, atteggiamenti divertenti e sguardi inquietanti. Nonostante ciò il film non riesce comunque a soddisfare le aspettative che la pressante campagna di marketing ha creato nello spettatore (o almeno nella sottoscritta) e non lascia quel senso di terrore non spiegato che ti segue fino a casa nelle ore successive alla visione.