Suggerire che la saga di Final Fantasy sia l’effige per antonomasia della multinazionale Square Enix è riduttivo: appena nato, il brand nipponico di videogiochi di ruolo ha salvato l’azienda dalla bancarotta, quindi ne è divenuto il prodotto di punta per circa 35 anni. Tra film, cultura pop e cross-over vari, anche chi non è avvezzo al settore del gaming ha imparato a conoscere la serie e a collegarla a prodotti di altissima caratura, i quali si accompagnano spesso e volentieri a componenti di costume dall’imponente visibilità pubblica. Considerando il contesto, risulta ovvio che il Final Fantasy XVI atteso per il prossimo periodo estivo figuri spesso tra i titoli più desiderati del 2023, nonché che Square Enix abbia fatto il possibile per assicurarsi che il suo avvento faccia incetta di classifiche e Mercato.
Di per noi, abbiamo avuto la fortuna di provare in anticipo un piccolo assaggio di ciò che tra qualche mese finirà nelle fameliche mani degli appassionati del genere, una demo che è stata messa in piedi per la sola visione della stampa e che illustra materiali che devono essere ancora ricevere le ultimissime levigature (un limite che si estende alle immagini allegate all’articolo). Trattandosi di uno scorcio ancora grezzo, il nostro hands-on non è stato in grado di fornirci una prospettiva puntuale sui traguardi tecnici del titolo, tuttavia quel che abbiamo avuto modo di provare è già stato di per sé in grado di fomentare il nostro desiderio e, cosa più importante, ci ha messo nelle condizioni di capire meglio le dinamiche di un Final Fantasy che promette di diventare uno storico punto di svolta.

Le quattro basi di Final Fantasy XVI
Per poter sperimentare il trial abbiamo dovuto raggiungere il Regno Unito. Sotto la lunga ombra della Torre di Londra siamo stati accolti dal producer Naoki Yoshida, il quale ha esposto con una corposa introduzione quali sono stati i binari esistenziali che hanno guidato le energie creative dello staff Square Enix. Riassumendo all’estremo, i punti salienti su cui si sono focalizzati gli sforzi registici del team di sviluppo sono quattro e si muovono seguendo la cadenza di una marcia armoniosa: una narrazione hi-fantasy complessa e politica, un cast di personaggi sfaccettati e unici, un’attenzione tecnica a un prodotto graficamente esaltante e un sistema di combattimento fresco e dinamico.
In occasione delle molteplici anteprime che abbiamo dedicato al titolo avevamo già accennato a qualche dettaglio sulle vicende che finiranno per alimentare Final Fantasy XVI, tuttavia ora più che mai il mondo medievaleggiante di Valisthea ci sembra articolato e vivo. I due macrocontinenti che lo compongono, Ash e Storm, sono scissi tra sei culture guidate da orizzonti valoriali profondamente divergenti, entità diplomatiche che si avviano verso un aperto contrasto nel momento in cui i cristalli madre, fonti di energia su cui si basano le loro rispettive civiltà, vedono affievolire il potere dell’etere custodito al loro interno. La disperata ricerca di nuove risorse si traduce in contrasti militari e diplomatici che distruggono lo status quo, sbilanciando e sconvolgendo il ruolo politico adottato dai Dominanti, degli umani capaci di controllare bestie divine tanto pericolose da rappresentare vere e proprie armi di dissuasione sotto l’apparente controllo dei vari Governi.
In altre parole, Final Fantasy XVI esplora un universo fantasy in cui un lungo periodo di Guerra Fredda sta progressivamente lasciando il passo a quello che potrebbe essere descritto come l’incipit di una cupa e sanguinosa Guerra Mondiale, un copione che impatta necessariamente sui protagonisti dell’avventura, se non altro perché molti di loro sono i tanto famigerati Dominanti. Ogni personaggio svilupperà dunque un ruolo determinante all’interno delle dinamiche belliche primarie, ma vanterà parallelamente un ciclo introspettivo pienamente sviluppato che, affidandosi ai toni entusiastici adottati da Yoshida, dovrebbe essere in grado di tenere testa alle sottotrame coinvolgenti a cui ci hanno già abituato alcuni stimati precursori della saga.

Fantasy May Cry
Affrontiamo di petto il proverbiale “elefante nella stanza”, ovvero la presenza nel team creativo di Ryota Suzuki, un game designer divenuto leggendario per la sua carriera in Capcom. Da Devil May Cry 5 a Dragon’s Dogma, sotto la sua ala sono emersi alcuni dei titoli action più apprezzati del panorama gaming contemporaneo. Acquisito un talento simile tra le proprie fila, Square Enix ha ben pensato di dare massimo respiro alle sue strabilianti competenze rivoluzionando radicalmente il sistema di combattimento tipicamente associato al marchio. Se è vero che la saga si è allontanata ormai da tempo dall’impostazione strategica a turni, Final Fantasy XVI rappresenta infatti un picco di frenetica azione nettamente più enfatizzato rispetto a ciò che è stato in passato inscenato da predecessori e spin-off.
Affondi, schivate, parate, mosse speciali e attacchi in salto: sotto molti aspetti il titolo si presenta come un gioco di combattimento che potrebbe far concorrenza a Bayonetta, piuttosto che come l’ultimo esponente di una serie storicamente nota per la sua impostazione strategica. Si tratta di una variazione paradigmatica profonda, ma lo shock del cambiamento viene addolcito da una semplice realtà: le meccaniche di gioco sono appaganti, inoltre scenografie e contesto narrativo trasudano tutti quegli archetipi ben noti ai fan e preservano con cura la matrice dell’immaginario del brand Final Fantasy. La scelta direttiva che ha promosso la svolta action impone dunque al pubblico un’avventura dal sapore classico che dev’essere però necessariamente vissuta con uno spirito rinnovato e aperto al cambiamento, elemento che suggerisce come Square Enix stia puntando a immettere sul mercato un capitolo del brand che possa attanagliare all’unisono sia i neofiti che i veterani.

Final Fantasy XVI permette di accarezzare il cane
In combattimento, ogni attimo è vitale. Scostarsi dalla traiettoria degli attacchi nemici non si limita per esempio a salvaguardare dai danni, ma concede un vitale margine di reazione in cui poter contrattaccare, una finestra temporale che viene dunque ulteriormente ampliata qualora si riesca nel pericoloso compito di deviare i colpi avversari attaccando i nemici con il giusto tempismo. Allo stesso tempo, mosse e magie devono essere alternate con costanza. Gli strumenti messi a disposizione dal sistema di combattimento attingono infatti alla possibilità di legarsi alle divinità sopracitate – gli Eikon – al fine di scagliare offensive devastanti ed esplosive, manovre divine che però sono soggette a un tempo di ricarica che stimola necessariamente l’utente a esplorare pienamente il proprio “arsenale” mistico al fine di mantenere viva l’azione. Affiancarsi ai diversi Eikon altera dunque alcune abilità contestuali del protagonista, ne modifica la manovrabilità e le capacità difensive, dettaglio che impone un alto livello di attenzione sugli avvenimenti e sui segnali presenti a schermo.
Complice questo sovraccarico di stimoli, gli sviluppatori di Square Enix hanno deciso di rivedere il concetto di “party” tipico dei Final Fantasy. Stando a quanto ci è stato riferito, i compagni di squadra non saranno in alcun modo controllabili, si limiteranno ad assistere autonomamente il giocatore così che questo possa concentrarsi pienamente sulle proprie azioni. L’unica eccezione a questa regola è rappresentata da Torgal, un lupo da compagnia che non solo può essere coccolato e vezzeggiato, ma che è anche in grado di rispondere ad alcuni ordini essenziali, virtù che lo trasforma a sua volta in una meccanica di combattimento su cui poter far affidamento per intensificare il ritmo degli scontri.
Il direttore di produzione Hiroshi Takai si dev’essere ben reso conto che la mole di dettagli da dover monitorare ed eseguire è imponente, per alcuni persino eccessiva, quindi Final Fantasy XVI concederà ai gamer la possibilità di scegliere tra due modalità, una “Story Focused” e una “Action Focused”. Non si tratta però di veri e propri livelli di difficoltà, l’unica differenza sostanziale consiste nel fatto che chi opterà per il percorso narrativo avrà accesso immediato ad alcuni accessori equipaggiabili che alleggeriranno il sistema di gioco da alcune incombenze minori. Adoperando questi strumenti sarà per esempio possibile rendere il proprio compagno canino indipendente, automatizzare l’uso delle pozioni di cura, semplificare l’esecuzione delle combo o ricevere su schermo un messaggio che notifica quale sia il momento opportuno per schivare, tutti ritrovati che contribuiscono a rendere accessibile il titolo senza però andarne a sminuirne la complessità. Iniziare una partita è semplice, ma padroneggiare la tecnica richiederà comunque talento e dedizione.

Scontro tra titani
Tra gli stralci di gioco che abbiamo collaudato era presente anche un assaggio delle titaniche battaglie tra Eikon. I duelli intrattenuti tra queste potenti divinità sono caratterizzati da una dimensione registica aliena al gioco nella sua accezione comune, abbandonano il seminato per offrire esperienze situazionali cucite su misura. Una battaglia può assumere le forme di un sanguinoso scontro di lotta libera mentre un’altra ancora può risolversi sotto la guisa di uno shooter su binari, ciò che resta coerente è l’alta impostazione coreografica della loro componente cinematografica. Yoshida ha dichiarato che Final Fantasy XVI è dotato di undici ore di filmati in-engine, alcuni dei quali sono accompagnati da quick-time-event che possono occasionalmente alterare alcuni dettagli degli eventi in corso. In tal senso, il nostro hands-on ci ha visti al centro di una sfida divina che ha rapidamente assunto le forme di un video interattivo, un’esperienza a suo modo equiparabile all’esperimento d’avanguardia che avevano tentato nel 2012 gli sviluppatori di Asura’s Wrath. Un esperimento che allora non aveva pagato i suoi frutti, ma che oggi potrebbe riscuotere quei consensi che all’epoca si erano dimostrati elusivi.
Come abbiamo accennato in apertura, la demo offerta in sacrificio al mondo giornalistico non è altro che un abbozzo di quanto raggiungerà il mercato e Square Enix sostiene di essere al lavoro per ottimizzare in tutto e per tutto l’esperienza. Il prodotto che abbiamo visto sarebbe già in grado di soddisfare la maggior parte dei palati, ma siamo comunque lieti che l’azienda si stia prendendo il tempo necessario per valorizzare gli ottimi risultati già ottenuti, anche perché qualche rifinitura finale è effettivamente necessaria. Ci è stato rivelato che in futuro vedremo un netto miglioramento della resa grafica e una stabilizzazione del frame rate, mentre di nostro non possiamo che augurarci che a essere rimaneggiato sia il doppiaggio italiano. La recitazione italiana difficilmente raggiungerà mai le vette dell’ottimo cast inglese, tuttavia in questa fase le tracce audio nostrane sono vittima di un pessimo mixaggio sonoro. In pratica le battute risultano decontestualizzate dall’ambiente in cui vengono recitate, sono prive di riverbero, pulite come fossero appena uscite dalla sala di registrazione. Vale la pena ricordare che il parlato italiano sia comunque un precedente unico per la saga di Final Fantasy, mai prima d’oggi si era superata la soglia dei sottotitoli, tuttavia quel lavoro di post-produzione del suono aiuterebbe non poco a garantire che la traduzione possa dimostrarsi pienamente appagante.
Piattaforme: PlayStation 5
Sviluppatore: Business Division III, Square Enix
Publisher: Square Enix
Data di uscita: 22 giugno 2023
Final Fantasy è tra i brand più longevi e ad alto profilo che l’universo videoludico abbia mai partorito, ma per il sedicesimo capitolo Square Enix sembra intenzionata a voler superare ogni aspettativa: l’azienda sta mirando a immettere sul mercato un prodotto che andrà a definire una generazione videoludica e, forse, lo stesso futuro della saga. Non sorprende dunque che la demo da noi provata, seppure ancora imperfetta, abbia inscenato un videogioco che già in questo momento risulta profondamente intrigante e coinvolgente. Il sistema di combattimento è la punta di diamante dell’intera esperienza, è rifinito con amore e le sue evoluzioni sopra le righe si sposano sorprendentemente bene con il mondo hi-fantasy abitato da entità divine e magia. L’approccio profondamente action di Final Fantasy XVI potrebbe certamente far storcere il naso ai fan più legati alle radici strategiche della serie, tuttavia quello che abbiamo avuto modo di provare è un titolo elegante e raffinato, ci sentiamo di consigliare anche i gamer più reticenti di concedere una possibilità a questa dinamica esperienza videoludica: esistono buone possibilità che un incontro titubante possa infine esplodere un’infatuazione videoludica imprevista.