Sin dal suo esordio cinematografico (il 1996 non è mai sembrato così vicino), Scream si è sempre divertito a prendere in giro il genere cinematografico in cui esso stesso si inseriva, costruendo una dinamica, riproposta poi in tutti i capitoli successivi, di istruzione dello spettatore sulle regole e i cliché dei film horror. Ma l’industria del cinema è in costante evoluzione, così come i meccanismi e le terminologie ad essa legate e, prima di immergerci in una chiacchierata amicale e senza spoiler di Scream VI, serve che tutti abbiano ben in mente il significato di requel, di cui gli ultimi due Scream sono la perfetta esecuzione. Si tratta di una parola nata dalla contrazione di reboot e sequel, una unione dei due per creare un prodotto che, pur andando avanti, sfrutta il materiale d’origine senza però essere obbligato a una continuazione della trama. Tratto fondamentale da tenere a mente, soprattutto se, dopo la discutibile riuscita di Scream 4 (2011), vi siete persi un po’ per strada e ritrovati nel 2022 con dei personaggi di cui non conoscevate l’esistenza.
Spazio alle sorelle Carpenter
Dopo l’esperienza traumatica vissuta solo pochi mesi prima, Sam (Melissa Barrera) e Tara (Jenna Ortega) si sono trasferite a New York: l’ultima per frequentare il college e costruirsi finalmente una vita lontana da Woodsboro e le sue tragedie, la seconda per controllare ossessivamente la sorella e assicurarsi che non corra rischi. Ma non sarebbe un film di Scream se dietro l’angolo di un vicolo buio non si nascondesse qualcuno ossessionato dalla mitologia di Ghostface, pronto a indossare la maschera e terrorizzare la città. Di lì a poco le ragazze si ritrovano a dover affrontare le solite minacce, aiutate dagli amici di sempre e da conoscenze provenienti dal passato, in senso narrativo e cinematografico. Che in questo film non ci sarebbe stato spazio alla tormentata Sidney era un dato già noto, ma James Vandebilt e Guy Busick, sono riusciti comunque a scrivere una sceneggiatura che non soffre della sua mancanza e che mantiene i legami con il passato, grazie alla presenza di Gale Weathers (Courteney Cox) e dell’ex fanatica di film horror Kirby Reed (Hayden Panettiere). Entrambi i personaggi godono di una evoluzione tale da permettere ai vecchi fan della saga di crogiolarsi in un piacevole senso di nostalgia, senza però che appaiano inseriti nella narrazione solo per quello scopo.
I favolosi quattro
Ricordate cosa abbiamo detto all’inizio? A partire dallo scorso Scream, quello del 2022, ci siamo spostati nell’ambito del requel, che ha regole ben diverse dai suoi predecessori, così come Mindy (Jasmin Savoy Brown) spiega nel classico monologo incentrato sulle regole dei film horror (che non staremo qui a spoilerare, ovviamente). Quindi dopo anni di capitoli che ci hanno abituati a un gruppo di personaggi che si separa a causa di avversità per poi ritrovarsi nel gran finale, Scream VI decide di tenere i suoi quattro protagonisti (quasi) sempre insieme. Sam, Tara, Mindy e Chad (Mason Gooding), autoproclamatisi favolosi quattro, diventano fulcro emotivo della vicenda, permettendo allo spettatore di affezionarsi a loro, percepire le loro emozioni, sentire la paura di perderli per sempre. Un qualcosa che, nonostante i tratti iconici di alcuni dei personaggi della saga originale, non si era ancora riuscito a creare sul serio. È questo legame tra i quattro ragazzi e lo spettatore in sala che rende Scream VI un film diversamente riuscito.
Ancora di più
Siamo al sesto capitolo e tanti sono i personaggi che sono morti nei modi più disparati: cosa offrire ancora allo spettatore? Più gore, certo, ma senza esagerare. Anche da questo punto di vista, gli sceneggiatori sono riusciti a creare un equilibrio davvero ammirabile tra la necessità di ampliare la presenza di sangue e violenza nel film e quella di rimanere ironici, quasi goffi. Scream IV non ha paura di prendersi in giro e lo fa ampiamente sfruttando ogni riferimento meta con la saga di Stab, i superfan, il collezionismo, l’emulazione… E, seppur meno sagace del suo predecessore nell’articolazione di eventi e conseguenze, riesce a rimanere fedele a se stesso, pur senza essere prevedibile, nella selezione di moventi e modus operandi.
Scream è una di quelle saghe da sempre amate dal pubblico per il suo particolare modo di raccontare l’horror, distante dalla direzione artistica in cui molti dei suoi simili si sono diretti. Se hai amato un suo film una volta, probabilmente lo amerai per sempre, anche in quei capitoli non troppo riusciti. Ci sono voluti dieci anni per riportarla sui grandi schermi, con appunto Scream dello scorso anno, che si era privato persino del numero cronologico che lo avrebbe palesemente legato ai predecessori, ma il lavoro svolto ha fatto sicuramente bene a questo franchise, che sembra pronto a rivivere di gloria e regalarci momenti unici, divertenti, ironici, riflessivi, magari non troppo spaventosi, ma con la giusta dose di adrenalina e mistero. Lunga vita a Scream… e ai suoi personaggi (chissà quali) ancora in vita!
Voto: 8