Rogue Spirit, titolo sviluppato da Kids With Stick, è senza dubbio alcuno uno dei progetti più ambiziosi che ci sia mai capitato di recensire. Vuoi per una mole di contenuti estremamente efficace e vuoi per un contesto interessante che sa sapere come far parlare di sé, la nuova produzione ambientata nel Giappone feudale, sospesa nel misticismo della mitologia dei Kami, è quella che potrebbe definirsi una gemma grezza del tutto inaspettata. Sia chiaro, perché il rischio di essere frainteso è molto alto: Rogue Spirit non è un videogioco innovativo, né una produzione che fa della storia la sua forza.
Si colloca nel mercato, invece, fra quelle produzioni che sanno cosa raccontare e hanno sempre, in un modo del tutto incredibile, qualcosa da mostrare a chiunque adori lo scenario nipponico e il suo immaginario. Quando ci siamo approcciati con Rogue Spirit, non sapevamo esattamente cosa avessimo di fronte, né avevamo idea che sarebbe stato così coinvolgente dall’inizio alla fine, e non ci aspettavamo neppure di morire così tante, tantissime volte a causa di una scelta sbagliata, o per un boss spietato che, oltre a farcela pagare cara, sa pure prendersi gioco di noi. Muori, sopravvivi e ripeti: è la summa che in questi anni, complice il grande successo di Hades e molte altre produzioni, cattura un numero indefinibile di giocatori, che sbattono la testa ovunque, soprattutto contro altri boss e nemici di ogni genere.
Stavolta, però, l’immaginario nipponico viene sfruttato con intelligenza e consapevolezza, non lasciando nulla al caso, rimarcandone la qualità e persino il fascino, ed è qualcosa che appartiene a pochi, a pochissimi. E in questo caso, Kids With Stick ha saputo parlare attraverso la mitologia nipponica interfacciandosi al medium videoludico con la passione di chi, nel corso di questi anni, ha appreso tanto grazie a un Early Access che è servito parecchio per migliorarlo completamente. Pubblicato ufficialmente il 7 marzo 2023, Rogue Spirit, ben prima che la sua versione completa uscisse, aveva affascinato per merito del suo approccio al genere, qualcosa che riesce realmente a pochi studi di sviluppo al debutto con una nuova produzione. In questo caso, però, Rogue Spirit ha saputo raccontarsi in modo intelligente, accompagnandoci per quindici ore nel suo sogno a occhi aperti, tra spiriti che non riescono a superare il velo e raggiungere il Regno Celeste, e nemici spietati capaci di sgominare, smembrare e appiattire chiunque non sia abbastanza forte per resistergli. Ma procediamo con ordine, dall’inizio di tutto.
Uno spirito del passato, presente e futuro
Se ve lo state chiedendo, Rogue Spirit ha una trama. Non pensate però che sia simile a quelle di altre produzioni come Returnal, perché non è così criptica e complessa da comprendere. Un giovane spirito, un tempo appartenuto a un antico principe, si risveglia in un tempio shintoista abitato da monaci combattenti che sono le uniche persone che ci accolgono in nuovo mondo fatto di lussuria, perdizione e paura. Veniamo immediatamente introdotti allo scenario con queste parole, con le forze del male, ora forti e indomite, che intendono riprendersi il loro spazio e andare ben oltre il velo, annientando e sferzando il mondo reale, ora sospeso fra l’oblio e la salvezza. Non è un caso vestire i panni di un salvatore etereo proprio come raccontano le poesie shintoiste, che narrano di un giovane alla ricerca della pace interiore che però, a causa di alcune scelte sbagliate in vita, non è mai riuscito a far capire al prossimo le sue reali intenzioni.
Il protagonista, di cui non sappiamo il nome, è infatti un giovane che ha passato una vita nella bambagia, servito e riverito da chiunque avesse bisogno di lui. Giunta la morte, però, qualcuno se lo è dimenticato, ma non tutti: questi monaci, servitori leali della vita quanto del Cupo Mietitore, credono che chiunque possa rincarnarsi e vivere un’ultima volta prima di scomparire per sempre nel Cosmo, diventando parte integrante di un disegno più alto ed etereo. Il ragazzo, che però è chiamato a difendere i più deboli, vorrebbe solo tornare a vivere, ma è impossibile: è morto giovane, tra gli abbracci di poche persone e il sostegno di chi non ha mai creduto in lui e nei suoi racconti, che lo assecondava perché temeva spietate ritorsioni.
Ecco, immaginatevi una vita del genere per poi, dopo essere passati a miglior vita, dover essere dei salvatori anche per le stesse persone che invece di amarci e sostenerci, ci hanno pugnalato alle spalle con un pugnale arroventato pronto a dilaniarci. Potrebbe farvi un effetto strano, e sarebbe inevitabile, ma riuscirebbe in egual misura a rappresentare esattamente cosa significhi perdere qualcosa e ripetere e ripetere fino alla fine uno spaccato di vita e disillusione, che stavolta può invece fare del bene al prossimo in modo inaspettato. Del racconto, oltre al tema e alla fedele rappresentazione dell’immaginario nipponico, ci ha convinto anche il metodo narrativo che si incastra con le storie dei monaci e le loro filosofie, alcune delle quali impressionanti e illuminanti, come si addice per l’appunto al fascino esotico e remoto di una cultura che riesce sempre a trovare il suo spazio in un panorama videoludico in costante mutamento, che corre, non ha tempo per nessuno e, da un giorno all’altro, può addirittura plasmare nuove produzioni e molte altre storie che necessitano solo di essere ascoltate, amate e diffuse. Quella di Rogue Spirit, nonostante non dica nulla di nuova ma riesca in ogni caso ad arrivare al suo obiettivo, è riuscita a coinvolgerci piacevolmente, sapendo affrontare un argomento delicato con la maturità necessaria che contraddistingue pubblicazioni di questo calibro. Abbiamo sognato, ci siamo svegliati e siamo ritornati alla realtà, rivivendo non una, non due, bensì così tante vite che non siamo riusciti realmente a contare, che ci hanno piacevolmente colpito.
Rogue Spirit mantiene una struttura di gioco solida ed efficace
Rogue Spirit, com’è facile comprendere dal nome, è un videogioco rogue-like che riprende le meccaniche classiche del genere, non proponendo tuttavia lo stile di Hades ma quello più essenziale ed efficace di altre produzioni. Come tante altre, inoltre, inserisce una meccanica vincente, mantenendo la visuale tridimensionale senza cambiarla, né complicando la godibilità dell’esperienza stessa, al netto di qualche scricchiolio nella struttura ludica. Nulla di grave, ovviamente, ma è fondamentale sottolinearlo. Al suo interno, si potrà cambiare il corpo fra un individuo e l’altro, diventando parte integrante della stessa, assimilando non soltanto il corpo, ma anche le sue abilità. L’obiettivo del gioco, infatti, è uccidere e trasportare la propria anima nel cadavere di un nemico precedentemente sconfitto, assimilando tutto, fra cui le abilità passive e i punti vitalità, fondamentali per continuare nell’esperienza.
Sia chiaro, non sarà affatto facile adattarsi a nuovi stili di combattimento, ma sarà assolutamente la parte più coinvolgente, perché consentirà inoltre di divertirsi a sviluppare nuove potenzialità. Nonostante sia un game design alquanto classico, troviamo l’implementazione scelta ben implementata ed eseguita, perché arriva all’obiettivo. Non è mai semplice, specie nel genere rogue-like, arrivare a proporre qualcosa di così contaminato ed essenziale, ma è allo stesso modo stimolante vedere quanta creatività ci possa effettivamente essere. I cinque biomi disponibili, raggiungibili attraverso i portali aperti per i vari livelli, costituiscono un’ottima sfida per chiunque cerchi qualcosa vivere con intensità, pur non rappresentando tuttavia elementi originali. Riescono ad arrivare al loro obiettivo, e questa cosa è fondamentale, poiché un rogue-like di questo calibro mantenere un equilibrio del genere fra le parti giocate e più complesse è una sottile linea che assume una complessità invidiabile e di pregevole caratura.
Al netto di questo, Rogue Spirit propone un livello di difficoltà comunque difficile da approcciare, togliendosi inevitabilmente una parte importante di pubblico, catturando chiunque abbia amato in passato videogiochi del calibro di Hades. Ad aumentare in realtà le ore di giocato sono le sfide, approcciabili in qualunque modo lo si desideri durante l’esplorazione, che rappresentano non solo dei riempitivi necessari ma anche delle modeste implementazioni in grado di intrattenere per ulteriore tempo, e che permettono di non dedicarsi unicamente ai boss o alla prosecuzione della trama. Durante il tragitto, inoltre si possono trovare dei pilastri in pietra necessari per potenziarsi ed aumentare di livello, ma è necessario pensare alla migliore build per dedicarsi alle altre creature che si affrontano durante l’intera esperienza. Morire è inevitabile, come lo è scontrarsi con un numero sconfinato di boss pronti a tutto. In tal senso, le bossfight all’interno di Rogue Spirit rappresentano delle ottime sfide ma anche delle lotte complesse da approcciare se non si arriva preparati in modo sufficiente. Non aspettatevi di avere la vita facile, soprattutto nel primo bioma, in cui è necessario prendere dimestichezza con le armi e le abilità proposte nell’esperienza di gioco.
A non averci convinto, invece, sono le animazioni dei modelli poligonali e, in generale, la ricezione dei colpi nei confronti dei nemici, con hitbox imprecise e non propriamente a fuoco. Niente di grave, sia chiaro, ma è problematico trovarsi davanti a un nemico e non riuscire a vincere uno scontro senza prima capire come muoversi e avanzare al suo interno a causa di problematiche tecniche per nulla trascurabili. Pur non proponendo alcuna novità sotto il profilo dell’originalità, Rogue Spirit mantiene in ogni caso una buona personalità, che però si perde nei momenti più concitati, soprattutto quando si affrontano nemici numericamente superiori a noi.
Ottime atmosfere, ma…
L’ambientazione scelta, che abbiamo già lodato, richiama le leggende shintoiste e le tradizioni giapponesi. In un mondo sospeso fra ciliegi in fiore e strade circondate da fiori di qualunque genere, è complesso restare impossibile, com’è difficile non lasciarsi incantare dalle statue che simboleggiano antiche Kami e leggendarie storie del passato capaci di incantare, da tramandare al prossimo perché nessuno le dimentichi. La chiave usata, oltre a essere intelligente, dimostra in modo attento cosa significhi viaggiare con la fantasia ben oltre le proprie aspettative.
Tuttavia, il lato tecnico – già problematico a causa di animazioni non convincenti – è comunque flagellato da compenetrazioni e da rallentamenti nel corso delle varie sezioni. Oltre a essere non piacevole da vedere, dimostra l’inesperienza di una casa di sviluppo al suo primo lavoro. Siccome la nostra prova è avvenuta su PlayStation 5, ci saremmo aspettati un impegno maggiore per quanto riguarda il feedback atipico, elemento non trascurato in Returnal e in altre produzioni Sony. Rogue Spirit, al netto di qualche piccola incertezza, è comunque un’esperienza esaltante, che arriva nel momento giusto, sapendo dialogare con un mercato ormai difficile da approcciare.
Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC
Sviluppatore: Kids With Stick
Publisher: 505 Games
In definitiva, Rogue Spirit rappresenta un buon rogue-like con elementi vincenti e ben implementati. Ricco di contenuti, sfide e boss capaci di coinvolgere e divertire, si colloca fra quelle produzioni che cercano di raccontare qualcosa ma che necessitano, forse, di ancora un po’ più di tempo per uscire allo scoperto. Il team, giovane e fresco, non può fare altro che lavorare a dovere per migliorare le piccole critiche e le sfumature non del tutto convincenti per offrire un’esperienza maggiormente curata. Di sicuro, Rogue Spirit mantiene un ritmo ottimo e coinvolgente, ritagliandosi inevitabilmente uno spazio speciale.