Dualità. Questo concetto è l’assoluta base della storia e del gameplay di Batora Lost Haven, l’Action RPG dell’italiana Stormind Games uscito lo scorso ottobre su PlayStation, Xbox e PC e del quale abbiamo già parlato all’interno di queste pagine digitali. Considerando il repertorio e il portfolio della software house, molto più incline alle esperienze dallo stampo survival horror, Batora: Lost Haven era comunque riuscito a regalarci un’ottima impressione, con un gameplay in grado di partire da una base diablo-like per costruire attorno a sé un sistema interessante e divertente da giocare e rigiocare, nonostante le pecche tecniche.
Tuttavia, all’appello mancava ancora la versione Nintendo Switch del gioco annunciata nel 2021 assieme a tutte le altre piattaforme e che per un motivo o per l’altro è rimasta “dentro al forno” per altri 4 mesi, fino all’imminente uscita il 6 aprile 2023. Ora a quasi 7 anni dal suo arrivo sul mercato, Nintendo Switch è diventata un libro pressoché aperto. Conosciamo sia ciò che è in grado di fare, sia ciò che NON è in grado di sopportare a livello software e hardware; una scomoda doppia natura della console ibrida che – in un modo un po’ ironico considerando il gioco – anche in questo caso mostra la sua ramificazione più amara e dura da accettare. Come? Scopriamolo insieme in questa recensione.
Tra equilibrio e caos
Dire che la storia dietro a Batora: Lost Haven abbia un sapore tutto italiano sarebbe minimizzare l’impatto che la serie di romanzi di Annika Morris ha avuto sui ragazzi di Stormind Games, che hanno abbracciato appieno i temi, le dinamiche e soprattutto la struttura attorno la dualità tra sole e luna, bene e male, equilibrio e caos. La storia di Avril inizia infatti con il primo contatto con le divinità governanti dei due astri, e che donano alla giovane il potere di incanalare la loro energia positiva e negativa per poter esplorare l’universo alla ricerca della sua migliore amica Mila – anch’essa dispersa chissà dove – e ottenere l’energia necessaria per salvare la terra da una catastrofe di dimensioni apocalittiche e che ha ridotto il genere umano a una specie in via d’estinzione.
Superato quello che potremmo definire l’incipit generale della trama, il giocatore comincia il proprio viaggio universale esplorando diversi pianeti e biomi ambientali, tra caverne, deserti e flore aliene piene di mostri e prove che Avril dovrà superare per ottenere le forza necessaria per salvare i suoi cari, ed è proprio qui che la narrativa di Batora: Lost Haven porta in tavola la sua componente di role-playing. Il gioco mette infatti bene in chiaro che Avril dovrà – una volta raggiunto il climax di un capitolo – compiere delle scelte di natura morale, che in questo caso si collegano al suo ruolo di guardiana dell’equilibrio, e scegliere se affrontare determinate situazioni con il pugno di ferro del conquistatore oppure la calma e la logica del difensore, con le dovute conseguenze positive e negative che nel corso delle 7-8 ore di gioco che compongono la campagna single player permettono al giocatore di plasmare la propria avventura in totale libertà, e che alla fine di tutto porterà a uno dei 4 finali possibili, e allo stesso tempo invitandolo a rigiocare l’avventura più volte e sperimentare con il sistema di scelte. Poi chiariamoci, la trama di per sé non è un qualcosa di innovativo o sconvolgente e ogni tanto nei dialoghi si ha come l’impressione che i personaggi ignorino parti fondamentali della narrazione per poi ritirarle fuori “al momento più opportuno”, l’esecuzione generale risulta intrigante e avvincente quel tanto che basta da incoraggiare il giocatore ad andare oltre alla singola partita.
Batora Lost Haven e quella volta che giocai a touhou con due astri
Durante l’esplorazione di questi mondi sconosciuti, Avril si troverà davanti a creature in grado di attingere alla sua stessa doppia natura tra luce e oscurità per lanciare attacchi da corta e lunga distanza contro la giovane ragazza. Ma come ci si difende da questi attacchi? Li si ripaga con la loro stessa moneta! Avril è infatti in grado di utilizzare i poteri della divinità del sole per sfoderare grosse spadate e utilizzare i poteri della mente e punire i nemici “nel nome della luna”, sfruttando un sistema di controlli che su console adotta un assetto da twin-stick-shooter, con l’analogico sinistro dedicato al movimento, quello destro all’esecuzione degli attacchi base e combo speciali e i tasti dorsali per diverse abilità speciali in grado di potenziare gli attacchi o curare le ferite di Avril.
Il bilanciamento del gioco risiede nella possibilità di, tramite la semplice pressione del tasto A, di cambiare il proprio allineamento tra sole e luna e utilizzarlo saggiamente durante le battaglie e contro i nemici dell’allineamento corretto per infliggere danni critici ingenti e sopravvivere, tra scontri corpo a corpo contro bestie immonde e sezioni in stile sparatutto bullet hell tra le creature che si annidano nei meandri più oscuri dell’universo. Pad alla mano, il combat system di Batora Lost Haven offre una sfida non di poco conto, ma che rimane comunque accessibile e aperta alla personalizzazione del giocatore che in qualsiasi momento ha la possibilità di modificare la difficoltà e il comportamento dei nemici nei confronti della dualità elementale dei combattimenti, oltre che utilizzare i punti karma ottenuti tramite le opzioni morali della narrativa per equipaggiare rune e migliorare le proprie statistiche. Inoltre, rispetto a quanto analizzato qualche mese fa, Stormind Games ha effettivamente ascoltato il feedback della propria community, implementando con le ultime patch dei ribilanciamenti al pacing dell’azione di gioco e aumentando la varietà di nemici presenti sullo schermo, oltre che al feedback degli impatti creati dai colpi di Avril e che nella prima versione del gioco non restituivano la giusta enfasi risultando poco convincenti. Piccola nota di demerito però per il design di alcune boss fight, che con i loro raggi energetici e sfere di grandi dimensioni mettono in risalto alcune hitbox un po’ ingiuste contro le schivate “all’ultimo millimetro”.
Batora però non è solo combattimenti. All’interno dei dungeon talvolta è necessario superare enigmi puzzle di natura logica e ambientale, che necessitano dell’utilizzo dei poteri di Avril per essere risolti e progredire con il normale scorrimento degli eventi. E se da un lato i puzzle risultato ben realizzati e divertenti, il design di queste prove non sembra tenere in conto il sistema di puntamento tramite lo stick analogico destro che il più delle volte risulta piuttosto impreciso e difficile da indirizzare nel verso giusto, rendendo alcune sezioni puzzle specializzate sulla precisione e sul tempismo corretto meno godibili.
Un eclissi sfocata
Come detto però durante l’introduzione, questa recensione di Batora Lost Haven per Nintendo Switch vive su due luci differenti: la prima che eredita – per forza di cose – dalla recensione precedente, il suo gameplay funzionale e ben congegnato e il suo loop di gioco; la seconda, in qualche modo “esclusiva” di questa versione, riguarda l’effettivo lavoro di ottimizzazione svolto da Stormind Games. E se conoscete quantomeno il rapporto tra la console ibrida Nintendo e l’Unreal Engine 4 usato per questo gioco, sapete già a cosa andiamo incontro. Ma partiamo dalle note positive. Se l’obiettivo del team di sviluppo era quello di rendere il gioco giocabile ad un frame rate di 30fps, si può dire che il compito è stato raggiunto senza se e senza ma. Il gioco infatti riesce a mantenere questa fluidità anche nelle situazioni di gioco più concitate, come gli scontri con un numero non indifferente di nemici e particellari oppure le colossali boss fight di fine livello. Il problema risiede in come ci si è arrivati a questo tipo di fluidità, ovvero abbassando il livello qualitativo di tutto il resto.
Il primo ed evidente taglio, forse anche il più ovvio, riguarda la risoluzione nativa in cui il gioco viene renderizzato e che in modalità docked raggiunge solo i 1280×720, una risoluzione alla quale Switch ci ha reso più che familiari ma che allo stesso tempo risulta sempre troppo anacronistica, fuori tempo massimo soprattutto se si considera il fatto che gran parte delle volte l’azione di gioco verrà visualizzata all’interno di uno schermo in Full HD, con il risultato di trovarsi davanti a un quadro sgranato e poco gradevole. La situazione migliora di poco se giocato in modalità portatile, ma anche lì subentrano nuove problematiche legate all’interfaccia grafica, che in mobilità presenta icone e font seghettati da un aliasing non indifferente e che rovina di non poco la lettura delle varie opzioni disponibili al giocatore durante gli scontri. Situazione “copia-carbone” per quanto riguarda le texture, che su Nintendo Switch non sfoggiano al meglio delle loro possibilità e che accentuano ancora di più questo senso di sfocatura e scarsa nitidezza menzionato in precedenza. Si sente un po’ di meno giocandolo in portatile, ma è evidente che per far girare Batora Lost Haven siano stati fatti un sacco di tagli dal punto di vista estetico. Allo stesso tempo però, questa penalizzazione manda alle ortiche una delle componenti più intriganti del gioco, oltre che a creare una dissonanza visiva con le cut-scene pre-renderizzate che spezzettano le varie fasi della narrazione.
Ultima e altrettanto pesante falla di questo porting riguarda la sua stabilità e velocità di esecuzione, che anche in questo caso si assesta su livelli “accettabili” ma comunque sufficienti. Durante la partita non è stato raro infatti incappare in momenti in cui il caricamento di filmati pre-renderizzati o sequenze animate in-engine sono stati preceduti da freeze momentanei o rallentamenti nella fluidità di gioco, oppure in scenari in cui il pop-in di alcuni asset avviene a pochi passi di distanza da quest’ultimo. Infine, il passaggio dalla schermata di game over fino al ricaricamento all’ultimo checkpoint soffre di una particolare lentezza che sfiora i 30 secondi d’attesa prima di poter rientrare in partita. Uno taglio netto al ritmo di gioco che nel migliore dei casi permette una piccola pausa per riorganizzarsi e ideare nuove strategie più efficaci, ma nel peggiore rischia di risultare frustrante quando si parla di scontri e sezioni di gioco più durature. Ovvio, aspettarsi da Nintendo Switch lo stesso livello di dettaglio, effetti di luce e performance della versione PlayStation 5 recensita lo scorso ottobre era a tutti gli effetti un’utopia, ma allo stesso tempo però – anche dopo aver messo a confronto le due versioni tra di loro – continuo a chiedermi se sia effettivamente valsa la pena investire nel porting per la console ibrida e ottenere un risultato che si avvicina un po’ troppo ai livelli di qualità del porting Switch di “Xenon Racer”, racing-game futuristico italiano anch’esso sviluppato su Unreal Engine 4 e famigerato per le sue prestazioni in-game al di sotto di un particolare standard qualitativo.
PIATTAFORME: PS5, PS4, XBOX ONE, XBOX SERIES X|S, PC, SWITCH
SVILUPPATORE: STORMIND GAMES
PUBLISHER: TEAM17
Tirando le somme, il giudizio su quello che offre Batora Lost Haven nel suo comparto ludico non cambia. Il gioco di Stormind Games si conferma un action rpg divertente e originale, che fa uso della sua dualità per offrire ai giocatori ore e ore di una narrativa in continuo cambiamento e molto improntata alla rigiocabilità. Tuttavia, la versione per Nintendo Switch non è il miglior modo per godersi le avventure di Avril in giro per l’universo, tra problemi di stabilità e qualità visiva che dimostrano ancora una volta le difficoltà dell’Unreal Engine 4 ad adattarsi a una console come l’ammiraglia nipponica. Il gioco funziona? Sì. È giocabile? Sì, ma allo stesso tempo consigliamo l’acquisto di questa versione solo ed esclusivamente nel caso non si sia in possesso delle altre piattaforme in cui il gioco è disponibile.