The Boogeyman è solo l’ultima opera cinematografica tratta dall’inesauribile bagaglio culturale del terrore nato dalla penna di Stephen King, una delle migliori menti contemporanee del settore, assieme a Clive Barker e Wes Craven. Un film che si va ad unire alle innumerevoli pellicole e serie tv tratte dai grandi classici dell’autore del Maine, come Shining, l’indimenticabile IT, il fantahorror The Tommyknockers, The Mist, Cimitero Vivente, La zona Morta, e davvero moltissime altre, così numerose da creare quasi un genere a se stante. Stavolta tocca agli sceneggiatori Scott Beck & Bryan Woods ed al regista Rob Savage, che recuperano un racconto breve che da poco ha compiuto il notevole traguardo dei cinquant’anni. Praparate i pop-corn insanguinati e buio in sala, ma attenzione, proprio nel buio potrebbe nascondersi una misteriosa creatura affamata pronta a ghermirvi…
Il terrore viene da lontano, il racconto originale di Stephen King dei primi anni settanta
Una storia che viene da lontano quella di The Boogeyman, e più precisamente dal periodo giovanile dell’autore statunitense, quando, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta iniziava la sua carriera, non in libreria ma sulle più popolari riviste da edicola, che spesso, al loro interno, ospitavano pagine dedicate ai racconti di scrittori emergenti, con romanzi a puntate o novelle autoconclusive. La data di debutto del racconto breve è datata Marzo 1973, e la testata è Cavalier. Con la maggior notorietà acquisita in seguito da Stephen King ecco che la storia viene in seguito ripubblicata sull’antologia Night Shift, da noi edita col titolo di A volte ritornano, cinque anni dopo, nel 1978. Nella traduzione italiana il racconto viene intitolato Il Baubau. Dallo stesso libro sono tratti altri racconti celebri, come I figli del grano, diventato una longeva serie cinematografica, Camion e ovviamente il racconto omonimo dell’antologia. Nel 1982 il regista Jeff Schiro dirige il cortometraggio The Boogeyman, tratto dal racconto kinghiano, che per la prima volta trasforma in immagini quelle indimenticabili parole. Dieci anni fa esatti, nel 2013, ecco che il racconto diventa un vero e proprio film, L’Uomo Nero – The Boogeyman, diretto stavolta da Stephen Hyams e prodotto dal leggendario Sam Raimi. I tempi sono maturi per far tornare Il Baubau al Cinema? Sembrerebbe di si.
The Boogeyman, dalla carta stampata al grande schermo, cinquanta anni dopo
A volte ritornano, diceva appunto il titolo della prima raccolta di racconti di Stephen King, e a quanto pare anche gli autori del film Scott Beck & Bryan Woods, paiono pensarla nello stesso modo. Gli sceneggiatori, che abbiamo amato nell’eccezionale A Quiet Place, diretto ed interpretato da John Krasinski, ed il regista Rob Savage, che ricordiamo per Host, forse proprio per celebrare i cinquant’anni di una storia ormai di culto, che ha peraltro influenzato moltissimo l’intero genere horror nei decenni successivi, inclusa la serie cinematografica omonima, The Boogeyman, nata negli anni ottanta dalla mente di Ulli Lommel, in cui però la misteriosa entità dimora dentro uno specchio. Il cast principale del film di Rob Savage è composto da pochi ma talentuosi attori, su cui spiccano, ovviamente le due ragazzine protagoniste. Per prima la giovanissima Vivien Lyra Blair, appena undicenne, che vanta però già una discreta carriera, con l’apparizione in una dozzina di produzioni, sia cinematografiche, come il film We Can Be Heroes del 2020 di Robert Rodriguez, che televisive, come la miniserie Obi-Wan Kenobi del 2022, in cui ha interpretato la leggendaria Principessa Leila da bambina. Non da meno la più grande Sophie Thatcher, classe 2000, che ricordiamo per alcune apparizioni in Chicago P.D. e Chicago Med, in Yellowjackets, di cui è protagonista, un’altra serie legata a Star Wars, ovvero The Book of Boba Fett ma soprattutto, per gli amanti dell’horror, nella serie TV The Exorcist, dove veste i panni dell’indemoniata Regan. Tra gli adulti citiamo Chris Messina, noto per Birds of Prey, nel ruolo del Dottor Will Harper, psichiatra padre delle due ragazze, inizialmente scettico sui loro racconti paurosi, e Marin Ireland, celebre per The Umbrella Academy. Tra i produttori del film impossibile tralasciare Shawn Levy, da sempre grande fan dichiarato delle opere kinghiane, che ha co-prodotto la serie cult Stranger Things, uno dei migliori omaggi della TV a Stephen King, dirigendone anche alcuni episodi. Con un cast attoriale e tecnico del genere, le aspettative, ammettiamolo, sono davvero alte. La trama è decisamente celebre per i fan del Re del Terrore residente nel Maine, e racconta la storia semplice ma appassionante di due giovani ragazzine, Sadie e Sawyer Harper, sorelle e figlie di un celebre psichiatra, che da poco ha perso la moglie ed è ancora disperato per il lutto. Scosse anche loro dall’evento, sono però più preoccupate sa qualcos’altro, ovvero il fatto che una misteriosa presenza si stia manifestando in casa loro, spesso nascosta nel buio, dentro gli armadi e sotto i letti, ed attiva principalmente di notte, come da tradizione. La maggiore delle due inizia ad indagare e scopre alcuni fatti legati proprio a quella creatura, al lavoro del padre e soprattutto a morti reali di persone che, pare, abbiano incontrato il demone prima della loro famiglia. Cosa c’è di vero nei racconti di Lester Billings, in cura presso il padre, e della morte dei suoi tre figli che sarebbe legata ad eventi soprannaturali? Sono solo i deliri di un pazzo omicida o davvero qualcosa di infernale ed oscuro si annida nell’oscurità? Chi ha letto già il racconto originale sa che tutto è basato, nelle parole di Stephen King, sull’atmosfera, sulla scoperta passo passo, che è anche una metafora della crescita. Del resto, è notorio, i bambini da sempre guardano sotto il letto o dentro gli armadi per cercare mostri, uomini neri e, soprattutto il famigerato Baubau. Anche a volte aiutati dai genitori, che minacciano il suo arrivo se non si fanno i compiti o non si mangiano le verdure. I terrori ancestrali ed infantili sono narrati dallo scrittore in maniera magistrale, ma è oggettivamente difficile portare quelle parole sullo schermo, dobbiamo ammetterlo.
Il risultato è un film che principalmente si basa sul buio assoluto, sul vedo non vedo, sulle apparizioni impalpabili, sull’oscurità mai troppo svelata, salvo alcuni jump scare scontati che, a conti fatti, risultano prevedibili e spaventano poco, soprattutto gli spettatori più smaliziati. Notevoli invece gli effetti speciali e l’inquietante colonna sonora scritta da Patrick Jonsson, che aiutano molto a calarsi nell’atmosfera, specie nella spettacolarità auditiva del Dolby Atmos presente nelle sale. Il lavoro di sonorizzazione del film è eccezionale, pare quasi di essere nella stessa stanza con gli attori. Allo stesso modo il doppiaggio in italiano del film, che abbiamo potuto gustare in fase di anteprima stampa, è ben realizzato. Un terrore sottile, quasi impalpabile, fatto di luci (poche) ed ombre (tantissime), a volte quasi psicologico, tra l’incredulità degli adulti e la maggior consapevolezza delle bambine. Il terrore più spaventoso è quello che non si vede ma si sa esistere, ed il film di Rob Savage segue alla lettera questa impostazione, in una pellicola lenta, tutta da gustare, che ha l’unico difetto di spaventare davvero poco, non mostrando praticamente mai il volto fisico della paura. Il film, prodotto da 20th Century Studios (gli ex leggendari studi cinematografici della FOX) e distribuito da The Walt Disney Company, debutterà nei cinema italiani a partire dal primo giugno. Se siete fan storici di Stephen King, uscite dalle vostre tetre cripte ed andate al cinema a vederlo, il Re del Terrore è tornato sul grande schermo.
The Boogeyman è una delle storie più spaventose di Stephen King, soprannominato, non a caso, il Re del Terrore. Nata sotto forma di racconto breve nel lontanissimo 1973 e pubblicata sulla rivista Cardinal, per poi apparire nel primo libro di racconti dell’autore cinque anni dopo, e diventare di culto col passare dei decenni. gli sceneggiatori Scott Beck & Bryan Woods ed il regista Rob Savage portano sul grande schermo un classico racconto di Stephen King dopo ben cinquant’anni dal suo debutto letterario. Basato sulle paure più ancestrali, ovvero quella del buio e dei mostri che ci dimorano dentro, il racconto è stato trasposto in maniera molto fedele all’opera originale, per la felicità dei puristi kinghiani. La sua resa sul grande schermo è però altalenante, poiché tutto si basa su una idea semplice, sull’oscurità, sugli spazi claustrofobici, sul terrore infantile del classico mostro sotto al letto, ed è reso in maniera ancor più spartana, non facendo quasi vedere per quasi tutta la durata del film il Baubau, e su meccanismi elementari di jump scare. Chi ama alla follia Stephen King non può perderlo, ovviamente, ma se volete un film horror davvero spaventoso resterete parzialmente delusi.