Era gennaio 2022 quando Microsoft, poco prima dell’apertura della borsa statunitense, annunciò l’acquisizione di Activision Blizzard. Ovviamente, come da prassi in queste situazioni, in realtà l’annuncio era solamente una dichiarazione di intenti. Come abbiamo imparato a conoscere in un settore relativamente giovane come quello dei videogiochi, infatti, operazioni simili devono passare necessariamente al vaglio delle varie antitrust e ovviamente degli enti regolatori. A distanza di oltre un anno le prime sentenze sono già arrivate e tra pareri positivi di Stati che non hanno una grande influenza (come per esempio la Serbia) e di clamorose bocciature (come quella della CMA, l’antitrust britannica), la situazione è ancora ben lontana da sbloccarsi.
Se l’Unione Europea ha approvato l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, lo stesso non si può dire per gli Stati Uniti d’America. A differenza del Vecchio Continente, gli USA sono andati direttamente allo scontro contro il colosso di Redmond. Il risultato è un lungo processo contro l’FTC, durato ben 5 giorni e che si è concluso nella giornata del 29 giugno 2023. Chiaramente per l’esito dello stesso ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma già da ora è possibile tirare le prime somme e provare a capire, in base a tutto ciò che è emerso nel corso di questa settimana, se davvero Satya Nadella finalizzerà l’acquisto del gruppo più importante del mondo dei videogiochi.
Activision Blizzard, Microsot e la sua debolezza (presunta)
L’idea di un eventuale blocco del deal tra Activision Blizzard e Microsoft nasce pensando al monopolio e all’idea che Xbox possa imporsi come unico player del mercato. Per ribattere a questa tesi, da diversi mesi il team di legali di Satya Nadella sta cercando di dipingere la divisione gaming di Microsoft come debole e quasi incapace di operare nel segmento dei videogiochi e durante il processo contro l’FTC il colosso di Redmond ha chiaramente continuato con questa narrazione, affermando per esempio che il cloud è in perdita, che Xbox ha perso la “console war”, almeno per quanto riguarda le unità vendute e ha citato il fallimento commerciale di Redfall, prima esclusiva del gruppo Zenimax post acquisizione datata 2021.
Una narrazione di questo genere farebbe storcere il naso a molti, ma non si può negare che non sia la verità. Al di là delle produzioni più importanti (come Forza e Gears of War, per esempio), la maggior parte dei giochi Xbox non ha saputo convincere il pubblico. Lo stesso Redfall è stato un insuccesso di critica e pubblico, Halo Infinite sembra oramai sulla via del tramonto, mentre il 2022 è stato privo di grandi esclusive, lasciando al solo Pentiment l’incarico di poter trainare il verde Natale di Microsoft. Dello stesso avviso è anche Phil Spencer, che nella sua testimonianza ha dichiarato che i giochi PlayStation sono decisamente più grandi di quelli Xbox. È però anche vero che non si può sempre e solo piangere e d’altronde, lo sappiamo, a Redmond puntano molto di più su una visione diversa, fatta di abbonamenti, giochi disponibili su più device e così via. La linea difensiva si può tradurre in “Abbiamo bisogno di Activision per diventare dominanti sul mercato”, ma la verità è che il gruppo (che include anche Blizzard e King) aiuterebbe Microsoft sul raggiungere una vasta fetta di pubblico anche e soprattutto su mobile.
La posizione di Sony
Chi ha davvero il diritto di lamentarsi di questa situazione è Jim Ryan. L’attuale presidente di PlayStation da mesi sta conducendo una battaglia per impedire che l’acquisizione vada in porto e lo ha confermato lui stesso durante il processo, ammettendo di aver dichiarato ad Activision (o meglio, ai suoi dirigenti) di voler fermare il deal tra i due gruppi. Ryan ha sempre cercato di influenzare i vari governi, come dimostrato dai suoi viaggi a Bruxelles e Londra, ma probabilmente facendo leva sui punti sbagliati.
Non si può comunque dar torto all’uomo simbolo di PlayStation: in un documento non censurato correttamente, è stato dimostrato come Call of Duty porti una quantità ingente di denaro nelle casse della società giapponese, forte dell’accordo che ha trasformato la console di Sony in marketing partner dello shooter statunitense oramai da diversi anni. Si parla di una cifra vicina al miliardo di Dollari per quanto riguarda le revenue: è naturale che PlayStation abbia tutto l’interesse del mondo a far saltare l’acquisizione, soprattutto in vista della possibilità di vedere un titolo di punta come Call of Duty inserito al day one su Xbox Game Pass. Chiaramente Microsoft non renderebbe la serie esclusiva (avrebbe decisamente poco senso), ma potrebbe spingere una grossa fetta di utenza semplicemente a cambiare ecosistema, grazie all’inserimento di ulteriori bonus per i giocatori, li stessi che ora sono presenti sulle console Sony.
Dal canto suo, Ryan ha dichiarato che in caso l’acquisizione andasse in porto, non esiterebbe a fermare la condivisione di informazioni su PlayStation 6. Una scelta che potrebbe danneggiare il mercato dei videogiochi Activision, visto che la maggior parte dei titoli resterebbero comunque multipiattaforma, ma che allo stesso tempo potrebbe spingere i fan di alcuni franchise (specialmente quelli Blizzard) a prendere in seria considerazione l’idea di entrare a far parte della famiglia di Xbox, abbandonando così Sony. Chiaro, al momento sono solo ipotesi, che non trovano un reale riscontro. E come tutte le dichiarazioni fatte in un aula di tribunale lasciano il tempo che trovano. Nessuno può sapere se tra dieci anni Crash Bandicoot, StarCraft, World of Warcraft e Call of Duty saranno ancora davvero rilevanti per questa industria.
Lo stallo alla messicana e i possibili outcome
Al momento Microsoft, Sony e Activision sono le realtà protagoniste di uno stallo alla messicana. Già, perché se è vero che il gruppo di Redwood ha tutte le ragioni del mondo per entrare a far parte della famiglia di Redmond, è anche vero che se nel caso l’acquisizione saltasse dovrebbe rivedere diversi piani in merito, tra cui una probabile lotta sindacale (il CEO Bobby Kotick abbandonerebbe la nave solamente in caso il deal andasse in porto) per la rimozione di alcuni vertici. Non è una situazione che fa dormire sonni tranquilli a tutte le figure coinvolte, così come non è ovviamente uno scenario ideale per i giocatori, che da diversi mesi stanno leggendo critiche, presunti pianti e ovviamente assistono a scenari da console war che sembrano usciti dagli anni ’90 e che onestamente pensavamo di esserci lasciati alle spalle.
L’intero processo sembra poi essere una sorta di ammissione da parte delle autorità competenti a non capire esattamente come funzioni il mondo dei videogiochi. Dalle domande sulla possibile base di utenti che Microsoft guadagnerebbe, fino al supporto della FTC a Sony, ripresa proprio in fase di udienza, quando ha dichiarato che il colosso nipponico potrebbe essere danneggiato da questa acquisizione e con la giudice a capo dell’udienza che ha richiamato i legali della Federal Trade Commission, dichiarando che l’obiettivo della corte è quello di proteggere i consumatori e non una singola azienda. I numeri, le cifre e il ragionamento sui singoli giochi e IP non dovrebbero però essere delle prove né volte ad approvare l’acquisizione, né a bocciarla: nessuno ha la sfera di cristallo e nessuno ovviamente può predirre quanto questa acquisizione possa danneggiare o far beneficiare le parti coinvolte, a differenza del cloud, settore che seppur ancora in perdita è eventualmente un vero e proprio punto di riferimento per Xbox e per Microsoft in generale.
In caso di parere positivo, con molta probabilità non accadrà nulla per i prossimi cinque anni. Sony continuerà a ricevere Call of Duty, mentre Activision Blizzard continuerà a lavorare ai suoi progetti, magari andando a rimpolpare il catalogo di Xbox Game Pass con alcuni titoli prodotti precedentemente. Come nel caso dell’acquisizione di altri studi, ci vorrà davvero diverso tempo prima di vedere le prime esclusive e i primi effetti dell’accordo. Discorso invece completamente opposto in caso l’acquisizione venisse bloccata. A quel punto PlayStation potrebbe tornare a negoziare un nuovo accordo per Call of Duty, ma Activision potrebbe decidere di rendere più amara la vita a Jim Ryan, andando a trovare ulteriori metodi per collaborare con Microsoft e per poi riprovare nuovamente a essere acquisita.
Attenzione, poi, anche ad altri player del mercato. La valutazione del gruppo fatta da Microsoft è di circa 70 miliardi di Dollari, ma un eventuale stop all’affare potrebbe portare a una maggiore svalutazione. Da qui l’ingresso di ulteriori fondi (come per esempio il PIF) oppure l’interesse di gruppi come Tencent potrebbe non essere così fantascientifico, che già oggi dispone di quote piuttosto importanti. Il futuro è ancora tutto da scrivere e la deadline dovrebbe essere fissata per il 18 luglio 2023, giorno in cui si scoprirà come finirà una delle pagine più interessanti della storia dei videogiochi.