Lo scorso 6 e 7 luglio si è tenuta a Firenze (e non più a Pisa) la quinta edizione del First Playable, organizzato da IIDEA e Toscana Film Commission. E proprio in rappresentanza di quest’ultima, il direttore Marco Accordi Rickards ha avuto l’occasione di intervistare Stefania Ippoliti, dirigente Area Cinema Fondazione Sistema Toscana – Mediateca e Toscana Film Commission (che da anni collabora con l’organizzazione del First Playable). La nostra chiacchierata con la Ippoliti si è focalizzata proprio sull’intreccio tra il mondo del cinema e quello dei videogiochi! Di seguito trovate una parte della nostra intervista, mentre la versione completa sarà disponibile sul numero di Game Pro in uscita nel mese di agosto.
D – Partiremo dall’esperienza del First Playble, la quinta edizione appena conclusa, quest’anno tenutasi per la prima volta a Firenze: ti chiederei un bilancio dal tuo punto di vista.
R – Intanto mi fa piacere questa domanda, perché il fatto che una regione come quella Toscana attraverso la sua Film Commission si interessi alla varietà di declinazioni che ha l’audiovisivo, e anche ai videogiochi, non è così scontato. Questa intuizione l’abbiamo avuta ormai quasi sei anni fa (ossia quando è nato il First Playable, ndr), l’incontro con l’associazione sviluppatori di videogiochi per noi è stato molto importante perché sono in grado di rappresentare un mondo molto variegato ma con la capacità di trovare un linguaggio comune con le istituzioni, che non è così scontato. Quindi devo dire che l’associazione secondo noi fa un eccellente lavoro di rappresentanza degli sviluppatori. Quello che abbiamo immaginato immediatamente è che questo settore avesse una capacità di internazionalizzazione, di intercettare l’applicazione delle nuove tecnologie di racconto per immagini, eccezionale. L’intuizione era giusta, grazie anche alla convinzione e alla capacità con cui agisce IIDEA e al talento degli sviluppatori di videogiochi e al fatto che le imprese, da mononucleari, crescono, si sviluppano, assumono una dimensione significativa. Questa quinta edizione (del First Playable, ndr) ha sancito proprio il successo, il senso, la capacità di crescere di questo settore, c’è stata un’affluenza molto importante, più di quella che noi – e anche l’associazione, credo, ma anche ICE, che è un altro partner importante – ci aspettavamo, c’è stata un’accoglienza di questo mondo ma anche degli interlocutori stranieri, di chi diventa formidabile interlocutore per gli sviluppatori italiani di quanto fosse concentrato, efficace, efficiente questo appuntamento. Il fatto di avere avuto più di 500 partecipanti è importante; crediamo che anche il fatto che questa manifestazione (il First Playable) si sia trasferita (dopo degli anni ugualmente interessanti) da Pisa a Firenze abbia voluto dire. Un po’ perché noi crediamo che l’itineranza di questa manifestazione possa essere un valore aggiunto. La Toscana è bella, è fascinosa e credo ci sia anche una componente di piacevolezza, da tenere sempre presente quando si organizzano questi appuntamenti che sono dedicati all’Industry, quindi molto concreti. Bene anche credo il livello di soddisfazione dei partecipanti perché quello che abbiamo potuto capire nell’interlocuzione durante i giorni di First Playable. Quindi il nostro giudizio è molto positivo e speriamo che la collaborazione con IIDEA continui a essere così proficua, tanto che stiamo anche valutando di poter attivare un acceleratore di imprese che sviluppano i videogiochi, un incubatore, diciamo così, anche in Toscana.
D – Da un po’ di anni, da quando la legge Franceschini ha esteso una serie di misure come tu giustamente ricordavi dagli audiovisivi tradizionali anche ad esempio al mondo dei videogiochi hai a che fare, come Film Commission, con questa nuova industria culturale che è l’industria dei videogiochi, che c’è anche in Italia. Italia che per molto tempo è stata indietro ma sta fortunatamente recuperando terreno, sta avendo un ottimo sviluppo, anche grazie allo sforzo di IIDEA e siamo tutti molto contenti di questo. Se tu guardi a queste due industrie creative del cinema e dei videogiochi, avendo ormai a che fare con entrambe, qual è, secondo il tuo parere – che sicuramente è un parere differente rispetto a quello nostro di analisti, giornalisti ed operatori del settore dei videogiochi – qual è il rapporto che tu vedi tra queste due industrie culturali così simili ma anche così diverse, per certi versi?
R – Io credo che il futuro sarà un futuro dell’interazione e della contaminazione. Chi crea videogiochi tra l’altro ha una serie di capacità tecnico-creative che sono utilissime ad altri linguaggi dell’audiovisivo che non si mettono a fuoco immediatamente ma che invece ci sono e sono molto importanti. Anche tutte le incursioni che il mondo del cinema e dell’audiovisivo fa nel settore della Realtà Aumentata o della Virtual Reality hanno bisogno di una serie di competenze che gli sviluppatori di videogiochi hanno. Tutta la parte dello scrivere un codice… i coder sono fondamentali per un sacco di cose che l’industria dell’audiovisivo, anche del cinema più tradizionale sta esplorando. Ora, lo vediamo sempre più spesso, che sia cinema del reale oppure fiction, si ricorre molto spesso a un’ibridazione di linguaggi. E su questo, se c’è qualcuno di veramente duttile e votato a questo tipo di intersettorialità è sicuramente il mondo dei videogiochi. Quindi il futuro lo vedo con una osmosi molto più frequente… e meno guardinga da parte degli uni e degli altri per collaborare. D – Ci sono dei videogiochi utilizzati anche per fini diversi, sociali, penso a tutto il mondo degli applied games, quindi videogiochi che hanno una valenza culturale, divulgazione scientifica eccetera. Quel tipo di videogiochi che tipo di rilievo più avere, che tipo di utilità, anche sociale?
R – Potrebbe averne moltissima. Io penso a tutta una serie di campagne, che si fanno ad esempio sugli stili di vita, ma anche sull’uso di droghe, sul bere o non bere, sul guidare o non guidare, mille, ahimé, questioni sociali che vorremmo venissero affrontate in un modo in cui il target a cui noi vorremmo dire alcune cose fosse disponibile a riceverle. Il terreno su cui forse ci si può intendere è il videogioco o potrebbe essere il videogioco, potrebbe essere il modo in cui non in maniera diciamo professorale o genitoriale (“questo si fa, questo non si fa, questo è male, questo è bene”), forse si potrebbe trovare nella struttura del videogioco un modo credibile e non noioso, non respingente per affermare alcuni comportamenti come positivi e altri come meno positivi e credo che le amministrazioni pubbliche dovrebbero essere meno titubanti nello scegliere questo tipo di linguaggio per raggiungere questo tipo di obiettivi: finora lo si è fatto un po’ poco, bisogna farlo di più.
D – Benissimo. Un’ultimissima domanda, mi rivolgo alla Stefania bambina. Io sono del ’74, quindi diciamo che il videogioco me lo sono visto nascere in Italia un po’ in tutte le vesti, come semplice videogiocatore fin da quando avevo tre anni nel mio caso, poi come persona che ne scrive, poi come docente universitario di corsi che riguardano i videogiochi però ecco, mi chiedevo: c’è un aneddoto anche buffo, anche piccolo che lega la Stefania piccola, piccolissima o comunque giovanissima ragazza agli inizi ancora spensierata che non lavora e magari studia ai videogiochi?
R – I miei primi ricordi dei videogiochi sono talmente primordiali che non te li posso nemmeno citare, cioè mi ricordo le partite al tennis con i rettangolini…
D – Pong!
R – O la discesa con sci… della roba che era davvero solo un balocco. Ma la cosa bella della Stefania di allora rispetto a quella di oggi o quasi di oggi è l’evoluzione di questa cosa. E non solo tecnica. E te lo dice una che ama il cinema. La capacità narrativa, emozionale, coinvolgente, io sono rimasta incantata da questo. Quindi della Stefania di allora ho conservato forse solo lo stupore.
D – Grazie veramente, grazie di cuore per la bellissima intervista e per tutto il tempo che ci hai dedicato.
R – Grazie, vi ringrazio molto.
E con quest’ultima domanda si è conclusa la prima delle nostre due interviste tenute in occasione del First Playable 2023.