Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons Recensione: Pixel Art nostalgica per la resurrezione di un classico Arcade

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons arriva finalmente nelle nostre mani per trasportarci nell’inscalfibile treno a vapore dei ricordi, la cui prima e nostalgica fermata sono gli indimenticabili anni novanta. “I Bei Tempi Andati, in cui eravamo giovani”, diranno i giocatori più anziani, “un periodo iconico ed unico che avremmo voluto vivere”, diranno invece i giocatori che, per loro fortuna, giovani lo sono ancora. Un’epoca in cui ci si perdeva tra le mille luci scintillanti nel buio ed i fumi oppressivi delle sale giochi. Si, perché anche il cabinato del primo Double Dragon, come gli altri dell’epoca, aveva un portacenere incorporato, e sopravvivere alle esalazioni tossiche degli avventori era complesso, quasi quanto riuscire a finire il gioco del momento con poche monete da duecento lire. Una saga di culto del settore Arcade risorge a nuova vita, con questo delizioso titolo realizzato con grande amore nella misteriosa Singapore.

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons: la reinterpretazione di un grande classico

Ci eravamo lasciati alcune settimane fa con il nostro Hands-On del titolo, che trovate in questa pagina, in cui abbiamo anche ripercorso i fasti della blasonata saga di Double Dragon, una delle più amate del passato, dai tardi anni ottanta ad oggi, con una prima analisi di questo nuovo titolo che, a dire il vero, ha una collocazione complessa. A metà strada tra il reboot vero e proprio ed il soft remake, ma allo stesso modo un’opera che vuole unire idealmente passato e presente, sfruttando, ottimamente a nostro parere, il concetto moderno di Pixel Art, in un gioco classico. L”approccio è controverso, perché lo sviluppatore ha l’onere di realizzare un’opera allo stesso tempo tradizionale ed attuale, rilasciare un semplice clone del capostipite farebbe felici i nostalgici più incalliti, certo, ma sarebbe di fatto puro esercizio manieristico, mentre usare solamente formule al passo coi tempi rischierebbe di snaturare del tutto il concetto originale. Il tutto è reso ancor più gravoso considerando che si va a toccare qualcosa di assolutamente iconico ed ormai di culto come la saga dei fratelli Lee, che sono una delle più riconoscibili icone dell’intero Retrogaming e soprattutto l’opera prima di una società nipponica indimenticabile come Technos  Japan Corporation. La saga ha effettuato una sperimentazione molto blanda, concedendosi poche variazioni, come un paio di picchiaduro a incontri, sull’onda del successo di Street Fighter II di Capcom nel periodo d’oro, ed anche un episodio completamente in 3D, uscito dieci anni fa esatti, in esclusiva per Xbox 360, intitolato Double Dragon II: Wander of the Dragons e sviluppato da Barunson Creative, che, pur di buona fattura, ha dimostrato come il franchise si adatti decisamente meglio alle due dimensioni. La scelta del nuovo sviluppatore, Secret Base, un talentuoso gruppo proveniente dall’esotica Singapore, è senza alcun dubbio quella giusta, infatti Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons rappresenta un nuovo inizio per la saga, pur rispettandone perfettamente tutti i dettami del franchise, rientrando al millimetro nel solco tracciato dal suo ideatore originale Shinichi Saito nell’ormai lontano 1987. Il gioco oltretutto è multipiattaforma e potete giocarlo ovunque, sia su PC, tramite Steam, la versione da noi testata, che trovate qui, sia su console. Anche in modalità portatile tramite Steam Deck o Nintendo Switch.

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons

Ed ora qualcosa di completamente diverso, signori, introduciamo Double Dragon nello splendore del Super Deformed nipponico…

Le abbiamo viste tutte nel corso ultra trentennale della saga di Double Dragon, partendo dai teneri personaggi pixellosi ad otto bit, quando ovviamente la spigolosità era la norma per i limiti tecnici, soprattutto nei tanti port per le piattaforme casalinghe, fino alla bellezza delle edizioni a sedici bit, dove il sontuoso e velocissimo processore Motorola 68000, usato sia che in ambito Arcade,  nella chiusura della trilogia originale, Double Dragon 3: The Rosetta Stone del 1990,  che sulle fedeli conversioni per Sega Mega Drive e Commodore Amiga, che lo usano come propria CPU, come sappiamo. Ma in linea di massima la saga di Double Dragon ha sempre preferito mantenere una impostazione realistica, con proporzioni esatte dei personaggi, sia in 2D che nell’unica installazione tridimensionale basata su modelli poligonali del 2013. In pochi si sarebbero aspettati, dunque, la bizzarra scelta dei piani alti degli uffici di Singapore del developer Secret Base, approvata ovviamente anche dai publisher Modus Games ed Arc System Works, attuale detentore dei diritti sul franchise, dal 2015, di usare lo stile Chibi, conosciuto in tutto il mondo come Super Deformed, e caratteristico oltretutto di produzioni nipponiche in linea di massima umoristiche, forse anche poco adatto ad opere dalla trama realistica, anche se distopica. Per quanto inaspettata questa formula ha un indubbio fascino, lo ammettiamo, che potrebbe però far storcere qualche naso nella ristretta cerchia dei puristi, che magari seguono la saga fin dai tardi anni ottanta e sono cresciuti con le opere del team originale di Kunio Kaki. Le teste giganti, per quanto divertenti da vedere, paradossalmente non stonano affatto rispetto agli scenari presentati, che sposano un comparto visivo in deliziosa Pixel Art con una colonna sonora evocativa e molto orecchiabile, con melodie sospese tra passato e presento, oltre che effetti sonori che vanno a citare i classici del passato con onomatopee quasi slapstick. Ogni livello è davvero ricco di dettagli, bello da guardare come da giocare, e davvero rende onore al glorioso passato di Double Dragon, con citazioni visive che fanno scendere una lacrimuccia ai giocatori più attempati, che gli anni novanta li hanno vissuti per davvero, e rapiscono la fantasia di quelli con meno primavere sulle spalle, magari attratti dal fascino retrò del titolo, ma che le sale giochi le hanno viste solo nei film o su documentari di Netflix.

Billy e Jimmy Lee, due fratelli uniti da un destino

Il gameplay del titolo è parecchio rispettoso della formula originale, pur osando l’introduzione di alcuni elementi inediti che, alla prova su strada, risultano parecchio azzeccati. La formula da classico Beat ‘Em Up a scorrimento, genere del resto portato al successo proprio dalla saga di Double Dragon offre la possibilità di utilizzare la profondità per spostarsi in ogni direzione nel livello, fondendo dinamiche 2D “pure” con la libertà che offre un’impostazione 2.5D. I personaggi sono bene o male i medesimi già visti nella saga, sia tra i buoni che tra gli opponenti, con qualche interessante aggiunta extra. Prima di tutto dobbiamo citare Marian come personaggio giocabile, cosa che, ammettiamolo, è decisamente adatta ai tempi. Del resto oggi Biancaneve si salva da sola nei film Disney. La donzella, che ricordavamo disperata e legata strettamente al soffitto avvolta in corde di canapa nella tana dei nemici, ora è tutt’altro che indifesa, e porta in scena uno spettacolare bazooka! Gli attacchi a distanza, che paiono quasi eretici in un titolo basato sul combattimento corpo a corpo, diranno i puristi, sono ottimi per pianificazioni strategiche e compensano i bassi punti vita, rendendola un personaggio eccezionale tra quelli selezionabili. Oltre ai classici Billy e Jimmy Lee, che omaggiano nel cognome l”iconico Bruce Lee, protagonista del filone di film di arti marziali anni settanta, che è una delle ispirazioni della saga, come sappiamo, troviamo anche lo Zio Matin, anch’esso giocabile fin da subito. Ma se non c’è alcuna donzella da salvare, vi chiederete, perché la squadra dei Fratelli Lee parte in missione? La trama è simile a quelle consuete, pur ignorando totalmente gli avvenimenti successi nel secondo titolo uscito nel 1988, ovvero Double Dragon II: The Revenge, sviluppato da Technos Japan Corporation, in cui Marian veniva uccisa dal villain Willy Mackey, capo degli Shadow Warriors, band di teppisti che sta terrorizzando la città. Stavolta infatti è direttamente il sindaco di New York, nella sua versione distopica e post nucleare del 199X, a chiederci di liberare le strade senza nome della città dal crimine dilagante. Il roaster completo  arriva ad un totale di ben tredici personaggi, inclusi i quattro iniziali appena citati, tra cui scegliere. Le caratteristiche peculiari dei protagonisti rendono oltretutto le loro associazioni un filo strategiche nel comporre il party contro cui si andrà ad affrontare le forze del male. I nemici sono molto vari, con boss vergognosamente potenti e sadici, ed in generale l’IA dei malvagi pare davvero ben scritta, con alcune unità capaci di schiavate, attacchi a sorpresa e trovate assurde. Il motivo più frequente di morte, come nei classici della saga, è sempre la caduta in un buco nel terreno, fate molta attenzione.

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons

Money, money money!

La novità più interessante è senza dubbio la raccolta di monete spendibili nel gioco. Ogni nemico sconfitto rilascia alcune coins e non dobbiamo fare altro che raccoglierle in attesa di utilizzarle. Con le monete si possono comprare in appositi negozi alcuni potenziamenti, nuove mosse, attacchi e difese, oltre all’impressionante potere resurrezione in caso di morte! Non proprio un RPG, certo, ma queste nuove feature da rouge-like danno una marcia in più al titolo. Per rendere meno lineare il gioco il talentuoso sviluppatore singaporese offre la possibilità di giocare i livelli nell’ordine che preferiamo, con la sorpresa, però, dell’aumento progressivo di difficoltà di quelli successivi al primo, che innalzano l’asticella, diventando più complessi e con nemici più coriacei, che si adattano alla crescita dei nostri personaggi, oltre a presentare piccole porzioni di livello extra che aumentano la varietà. Il gioco offre una perfetta risposta delle collisioni ed una buona varietà di mosse e nemici. Tanti gli extra offerti dal titolo sotto forma di collezionabili, item sbloccabili, oltre ai nuovi personaggi stessi, tracce della colonna sonora, tips & tricks sotto forma di consigli e dritte, oltre che artwork e bozzetti di lavorazione, che aumentano il valore artistico del gioco. Una produzione decisamente buona, quindi, che si inserisce perfettamente nella seconda giovinezza della saga.

Piattaforme: PC, Switch, PS4, PS5, Xbox One , Xbox Series X|S

Sviluppatore: Secret Base Pte Ltd

Publisher: Arc System Works, Modus Games

Data di uscita: 27 luglio 2023

Double Dragon Gaiden Rise of the Dragons è un grande ritorno per un franchise di culto del periodo arcade anni novanta e può essere giocato tutto d’un fiato come una vera esperienza arcade dei bei tempi andati, oppure gustato con calma e strategia, cercando di completare tutto come da tradizione pseudo ruolistica da complesso rouge-like, ma la cosa più importante è che il gioco offre divertimento a piene mani, intrattenendo nel modo migliore, al pari dei suoi antenati più blasonati della trilogia classica voluta dal leggendario Kunio Taki, fondatore storico di Technos Japan Corporation, a cui si deve anche la saga parallela di Kunio Kun, il cui nome lo omaggia. Giocare il titolo in solitaria è veramente divertente, ma farlo in co-op è quasi una esperienza mistica, siete avvertiti. Appuntamento per il 27 luglio su tutte le piattaforme attuali.

 

 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.