Blasphemous 2

Blasphemous 2 Recensione: il penitente è tornato

Certo che hanno fatto in fretta quelli di The Game Kitchen ed i loro producer Team 17 a dare un seguito al piccolo capolavoro che hanno tirato fuori soltanto nel 2019, cosa davvero rara in questi tempi di sviluppo pluridecennale dei videogiochi. L’operazione Blasphemous 2, come vedremo nello scorrere di questa recensione, è stata molto ben organizzata ed è sicuramente da inserire in quel circolo virtuoso che il mondo delle opere multimediali ha perso da tempo. Nel rivestire i panni del Penitente ci ritroveremo in un’avventura densa di mistero religioso che amplia e completa il primo capitolo. In un’ambiente pieno di architetture moresche, stanze segrete e personaggi inquietanti potremo sprigionare tutta la forza di tre nuove armi per punire i peccatori e purificare i peccati percorrendo dedali di gallerie disorientanti  pronte a punire ogni nostra esitazione.

blasphemous 2

Blasphemous 2: un’eredità pesante

Certo che concepire il secondo episodio di un gioco pluripremiato e così tanto discusso poteva tranquillamente essere un incubo. L’idea che i concetti espressi fossero stati spremuti all’osso (affermazione calzante perfettamente per questo titolo) era ampiamente diffusa così come l’uso della simbologia e dei personaggi lasciava veramente poco margine di manovra ad un seguito ed invece seguendo proprio al filosofia del “secondo episodio” in Spagna si sono rimboccati le maniche, hanno scosso la polvere dai tappetti ed hanno tirato fuori un prodotto che sicuramente merita la massima attenzione da parte degli amanti del genere.

Già dalle prime battute Blasphemous 2 chiarisce che, grafica a parte, siamo davanti ad un prodotto evoluto rispetto al precedente. Due stanze e ci troviamo già a fare la prima scelta che condizionerà almeno le prime tre o quattro ore di gioco, dovremo infatti scegliere con quale arma iniziare, veniamo avvertiti che le altre due le troveremo comunque ma più avanti. Qui c’è probabilmente il primo colpo di genio perché, se fate come me e scegliete Veredicto vi troverete tra le mani un oggetto degno del migliore weapon design da tutti i punti di vista.

Veredicto è un incensiere, se lo potenziate un po’ si accende e brucia, lo potete usare sia come martello da guerra che come morning star, ha un difetto: non para ma il gioco può essere finito tranquillamente saltando e scansando. Questa è probabilmente la migliore idea del gioco; Verendicto, infatti, altro non è che la parodia dell’immenso incensiere di Santiago de Compostela, uno dei simboli della Spagna meno noti ma più importanti se non altro per il volo che fa più volte al giorno nella navata della chiesa e per l’impressionante numero di volte che si è staccato dalle carrucole rovinando sui fedeli in preghiera.

Blasphemous 2 flying city

Molto meno Blasphemous del primo episodio

Uno dei punti su cui bisogna porre l’accento è il design complessivo di Blasphemous 2 che, nel primo episodio, era marcatamente anticlericale. In maniera per nulla celata si presentavano una serie di boss parodia di personalità della Chiesa spagnola e come boss finale avevamo addirittura Jose Maria Escrivà, fondatore dell’Opus Dei, in Spagna vera e propria istituzione. Se vi aspettate la stessa parodia resterete seriamente delusi perché a parte l’alter ego di Joseph Ratzinger, che ci pioverà addosso assolutamente senza senso a metà gioco, sia i minion che tutti gli altri Boss hanno pochissimi richiami alla religione. La scelta è stata probabilmente obbligata perché le tematiche sarebbero state abbastanza ostiche da sviluppare dopo la centrifuga del primo capitolo ed in seconda battuta l’eccessivo rimarcare i medesimi concetti avrebbe fatto somigliare ancora di più il titolo al precedente. Anche in questo caso l’impronta culturale spagnola la fa ampiamente da padrone per cui alcuni riferimenti, molto dotti, sfuggiranno sicuramente a chi non è addentro a quel tipo di iconografia come, ad esempio, il cameo di Carmen Hernández.

Il già citato incensiere ci dà il destro per parlare di tutto il retroterra culturale che permea il gioco. Il titolo infatti è pieno zeppo di cultura andalusa, perfino più del predecessore. Archi a ferro di cavallo, cattedrali con minareti arabeschi, note di chitarra e case ritratte al sole della meseta sono lo scenario ideale per il nostro Penitente che da quelle parti è una figura per nulla rara soprattutto durante la Settimana Santa tripudio di ogni tradizione del centro Iberia. Sebbene questo possa sembrare un grande vantaggio mostra tutti i limiti degli autori a concepire qualcosa di distante dalle proprie radici culturali infatti, mentre i livelli tratti dalla cultura andalusa risuonano in maniera perfettamente armonica, quelli di confine come la Cattedrale della confraternita del Sale o il Palazzo dei ritratti sembrano invece paracadutati all’interno della mappa;  dai colori fino alle architetture passando per i cattivi che tentano invano di sbarrarci la strada è difficile trovare una coerenza tra le parti. A questo va poi aggiunto che i fondi, invero molto belli, presentano diversi errori di prospettiva che li rendono abbastanza grotteschi segno questo delle troppe mani (grafiche) che ormai lavorano intorno ad un titolo non tutte di livello adeguato. Blasphemous 2 è anche un gioco fortemente citazionista , si va dal Funerale a Ornans fino a prepotenti richiami ad altri giochi come nel caso del boss “tessitrice” chiaramente ispirato al non ancora uscito Hollow Knight Silksong. All’interno del solco di quanto già scritto molti di voi avranno già sicuramente capito che il punto di forza del gioco non è certo la storyline che , incredibilmente, appariva più robusta nel primo episodio e che in Blasphemous 2 si dissolve tra filmati assolutamente migliorabili, traduzioni veramente affrettate e racconto scarno o inesistente di luoghi, personaggi e citazioni che avrebbero meritato sicuramente un approfondimento.

 funeral

Un ripasso necessario del capitolo uno

Sebbene il gioco possa essere tranquillamente terminato senza troppi problemi anche dai neofiti aver giocato al precedente fa risparmiare un sacco di tempo. Infatti, i potenziamenti del personaggio come il doppio salto ed il dash orizzontale in salto, tipici di questi giochi fin dai tempi di Metroid, sono identici al precedente e risolvono i medesimi problemi di accessibilità. A questo sono state aggiunte le armi fondamentali in alcuni passaggi che sono regolati dal tempo. Pregando le statue della divinità sparse per il gioco (sempre la stessa con poca fantasia grafica) in un buon numero di casi si aprirà una porta a ghigliottina che dovrete attraversare prima che si chiuda, il percorso tra la statua e la porta sarà costellato di tutti i possibili intralci che potete immaginare tanto che sarà fondamentale uccidere prima tutti i nemici per avere il percorso quanto più libero possibile.

Come già detto cambiare arma sarà fondamentale perché solo l’incensiere può far risuonare le campane, solo la mannaia (Ruego Al alba) può distruggere i muri di corpi e solo le spada da striscia (Sarmiento e Centella) possono usare il teletrasporto. Fate conto che la soluzione di queste track molte volte vi porterà via più tempo di una bossfight e che, ad un primo approccio, vi sembreranno tutte impossibili. Per massimizzare il design di questa fase una delle difficoltà maggiori del primo titolo ovvero le rovinose cadute nel vuoto o sopra rovi e spuntoni di sorta è stato trasformato in un ritorno alla piattaforma più vicina con un po’ meno energia, sicuramente una buona trovata per non spezzare troppo il ritmo del gioco, dall’altra parte la difficoltà di alcuni passaggi è, di fatto, azzerata.

Blasphemous 2 portrait gallery

Un reliquiario scolpito sulla schiena

A differenza del primo capitolo dove avevamo il nostro bello ma non molto utile ossario in questo secondo capitolo avremo scolpita sulla schiena una vera e propria pala d’altare in cui inserire statuette create dall’illuminato scultore del villaggio che sarà la base principale della nostra avventura. Gli autori probabilmente avevano puntato su questa nuova feature come il vero nouveau del gioco in quanto dai due slot di partenza è possibile espanderlo fino ad otto (spendendo punti martirio che si farmano fino ad un numero massimo di quaranta), In realtà, pur avendo alcune proprietà interessanti, soprattutto quando sono accoppiate nella maniera giusta, non incidono davvero sul gioco che può essere agevolmente terminato senza raccoglierne nemmeno una. Anche le composizioni possibili sono molto limitate in quanto 3/4 delle statuette rispondono alla loro arma specifica, queste, combinate insieme o non danno nulla o forniscono un misero bonus di cui si può fare tranquillamente a meno. Una features che deve essersi persa con il tempo perché appena accoppiate le prime due che il gioco vi fa trovare dopo aver visto l’effetto che hanno su Verendicto la vostra aspettativa salirà alle stelle, purtroppo come già detto non avrete molta soddisfazione nel completare la serie. Stessa cosa si può dire per le side-quest e per i vari potenziamenti del protagonista ovvero il fervore, la vitalità, le boccette per recuperare energia ed i famigerati grani del rosario che servono a contenere vari potenziamenti che troveremo all’interno dell’area di gioco. Questi ultimi, insieme alla raccolta dei puttini (angioletti intrappolati in delle teche di vetro presenti anche nel gioco precedente e non sempre facilissimi da trovare), mostrano in maniera inequivocabile i limiti di sviluppo del titolo che alla fine a fronte di sudate ricerche non dà un adeguato payback al giocatore. I grani sono infatti soltanto cinque a fronte dei numerosi oggetti che è possibile inserirvi, oggetti che però sono spesso la versione potenziata l’uno dell’altro.

Blasphemous 2

Blasphemous 2: un gioco per tutti?

Come in tutti i discendenti di Metroid arriva il punto in cui il gioco dal punto di vista della difficoltà e dell’esplorazione fatalmente si rompe, nulla di scandaloso, è la normalità ma in Blasphemous 2, così come quasi tutti i giochi aperti ad un ampio pubblico, questo avviene troppo presto. Infatti, come in precedenza, avremo due tipi di spell uno di tipo rapido ed uno con più ampi effetti. Nonostante la trascurabilità ai fini del gioco di questi special dopo un paio di ore di ne troveremo uno che ci permetterà di tornare al villaggio togliendo di fatto una delle difficoltà principali del gioco ovvero la distanza fra un inginocchiatoio e l’altro, gli inginocchiatoi sono la versione bidimensionale dei falò di Dark souls che consentono di ripristinare l’energia e possono essere potenziati  con effetti molto interessanti sull’esplorazione ma minimi sul gioco nella sua globalità. Sicuramente non siamo davanti ad un titolo per giocatori hardcore, le bossfight se affrontate in maniera “tank” sono tutt’altro che impegnative e, fatta eccezione per le ultime due, ci si può tranquillamente scordare che esista un comando per schivare e lo stesso vale per la parata. Ad ogni modo alcune le abbiamo superate già al primo tentativo sebbene discretamente equipaggiati.

Piattaforme: Nintendo Switch, PC, PlayStation5 , Xbox Series X|S

Sviluppatore: The Game Kitchen

Publisher: Team 17

Blasphemous 2 in definitiva è un buon titolo con punte ottime. Migliora di fatto il primo episodio ma ne eredita quasi tutti i difetti ad iniziare da uno storyline scarso e banalizzante rispetto allo spessore del titolo. Graficamente accattivante perde un po’ del suo appeal in alcune location forzate dagli autori e decisamente fuori contesto sia per logiche che per palette. Il livello di sfida più basso del primo capitolo si attesta poco più in alto della media dei giochi del genere a cui bisogna aggiungere in un giudizio complessivo la poca soddisfazione che si ottiene una volta completate le side-quest. Sicuramente consigliato agli amanti del genere ed a chi ha platinato il primo capitolo con l’accortezza di non cedere alla malinconia dopo le 15 ore in cui il gioco avrà raccontato veramente tutto.