La vita di un mercenario di Jagged Alliance 3, annunciato due anni fa durante lo showcase celebrativo dei 10 anni di THQ Nordic, è sorprendentemente molto simile a quella di un programmatore con partita IVA: si alza la mattina, apre il portatile e riceve un’offerta di lavoro. Solo che, invece di scrivere software che copre svariate esigenze aziendali, parte per qualche paese sperduto dall’altra parte del mondo e va a sparare alla gente in compagnia di un gruppo di altri freelance che probabilmente nemmeno conosce. E, quando termina il contratto, timbra il cartellino e torna a casa, pieno di fori di proiettile fasciati in fretta e con le tasche ricolme di munizioni e strane erbe esotiche. A meno che il suo datore di lavoro, cioè il giocatore, non prolunghi il contratto, nel qual caso rispolvera l’armamentario e continua a fare il suo mestiere finché non finiscono gli obiettivi, i soldi o il fiato.
Jagged Alliance 3: ho un conto in sospeso con questi tizi della Legione
Come forse avrete capito, Jagged Alliance 3 non si prende affatto sul serio: proprio come i predecessori, siamo di fronte ad uno strategico a turni che vede la nostra squadra di guastatori cosmopoliti, inarrestabilmente sboccati e misteriosamente gioviali, spostarsi da un posto all’altro crivellando di pallottole qualunque superficie e, in generale, salvando il mondo con l’uccisione di un presidente-barra-dittatore alla volta. Lo spirito goliardico da film di serie B è, di fatto, un enorme punto a suo favore, poiché rende molto più facile digerire gli aspetti meno consistenti della produzione, tra bug che imperversano in ogni dove, nemici e mercenari che si bloccano e la IA che ogni tanto si rifiuta di eseguire gli ordini che impartiamo, uniti ad una lotteria delle probabilità di successo ancora più impietosa di quella presente nell’originale X-COM: Enemy Unknown della Mythos Games. Come ci si possa definire un esperto soldato di ventura se poi non sono in grado di colpire il pavimento su cui mi trovo sdraiato proprio non lo so ma, almeno nelle fasi iniziali, i mercenari che abbiamo reclutato per una settimana in cambio di diverse migliaia di dollari si presentano all’appello con una singola pistola e, forse, un paio di pinze o un kit medico a seconda della rispettiva specialità, e procedono a mancare qualsiasi bersaglio che non stia attivamente baciando la canna delle loro armi. Ulteriore beffa da aggiungere al summenzionato danno è la presenza di molteplici accorgimenti supplementari che in teoria dovrebbero rendere il tiro più preciso, ma in pratica fanno poco o niente per migliorare la situazione.
È possibile indirizzare i colpi verso determinate parti del corpo, ricorrere alla mira libera o persino spendere più Punti Azione per far sì che il mercenario si morda la lingua, aggrotti le sopracciglia e si concentri al massimo, ma l’eventualità che fallisca anche da due passi di distanza è sempre in agguato. Si tratta probabilmente dell’implementazione più irritante di tale meccanica mai congegnata in tempi moderni, laddove molti analoghi hanno compiuto passi da gigante in tal senso per bilanciare la pura e semplice fortuna, come i potenziamenti specifici ed i modificatori ambientali presenti in Gears Tactics o Showgunners. Jagged Alliance 3, però, non è interessato a tutte queste comodità odierne: se il vento soffia o se una mosca si posa su un filo d’erba nelle vicinanze, il proiettile è destinato a perdersi tra i cespugli. E, grazie al fuoco amico, preparatevi anche a perdere professionisti in circostanze oggettivamente discutibili, come ad esempio un nostro miliziano che tenta di sparare attraverso una porta spalancata ma, per qualche oscuro motivo, si lascia scivolare il fucile dalle mani e fa saltare la testa di un compagno. È davvero un peccato perché, “deficienza” artificiale a parte, Jagged Alliance 3 resta uno sparatutto tattico davvero piacevole e coinvolgente. Buona parte della sua attrattiva è dovuta ai mercenari stessi, circa una ventina, ciascuno dotato di un proprio doppiatore che aiuta tantissimo a delinearne la personalità. È possibile schierare qualsiasi combinazione, o addirittura due squadre, e tutti commenteranno le loro azioni, le nostre decisioni e gli eventi di cui sono protagonisti. Inoltre, ognuno di essi si esprime in maniera peculiare durante gli intermezzi statici in cui si fa conversazione, perciò rigiocare un livello con un assortimento diverso di mercenari significa poter assistere a scambi di battute inediti e decisamente spassosi.
Avete appena catturato l’attenzione di questa ragazza
La campagna proposta è, nel complesso, apprezzabile. Non contiene chissà quali sorprese dato che non si tratta di un’avventura narrativa, ma il dramma della nazione fittizia di Grand Chien (che sono quasi certo significhi “grande cane”, anche se il mio francese è piuttosto arrugginito) è relativamente facile da comprendere: il presidente è stato rapito e il paese è sull’orlo di una guerra civile. Dovremo quindi prevenire la crisi uccidendo tutti i soldati nemici prima che abbiano la possibilità di mobilitarsi adeguatamente. Per farlo, sarà necessario interagire con la popolazione, compresi i lealisti che combattono disperatamente contro la malvagia Legione. Oltre agli obiettivi prefissati in un determinato settore, ci verranno assegnate anche delle missioni secondarie che richiedono di lasciare il sentiero tracciato per addentrarci in territori sconosciuti. Gli spostamenti da una zona all’altra richiedono tempo, che a sua volta riduce le ore di contratto dei mercenari. Tra un incarico e l’altro si possono intraprendere varie attività, come curare i feriti, ordinare rifornimenti o addestrare gli abitanti del luogo a combattere per difendere i luoghi già liberati: ciò comporta l’impiego di risorse o di denaro, spesso entrambi, ma vale la pena di investire per salvaguardare la forma fisica dei nostri guerriglieri e tenere in piedi gli insediamenti affrancati. Più di frequente richiediamo i servigi del medesimo mercenario, maggiore sarà il quantitativo di esperienza che maturerà quest’ultimo per sbloccare vantaggi permanenti, che migliorano una moltitudine di statistiche e abilità diverse. In tal modo, i nostri goffi combattenti prezzolati in pericolose macchine da guerra, per cui la sensazione iniziale di essere efficienti quanto una forchetta per il brodo non durerà a lungo.
Durante l’esplorazione, ci imbatteremo in scatole e casse di vario tipo o altri elementi da saccheggiare al cui interno sono conservati armi, armature, vestiti (purtroppo non cosmetici), munizioni, strumenti, bende e ingredienti per medikit e pillole. La pressione del tasto ALT evidenzia gli oggetti di cui possiamo appropriarci e, una volta raccolto il primo, gli altri nelle immediate vicinanze finiranno in automatico nell’inventario per comodità. È possibile accovacciarsi e usare la furtività per un assalto silenzioso o per svaligiare un’area senza essere visti. Una volta individuati, però, si entra nella fase di combattimento dove muoviamo i mercenari su una mappa a griglia, utilizzando coperture totali e parziali, campi visivi degli avversari, esplosivi, abilità speciali e attacchi diretti. Anche se non avete mai provato gli episodi precedenti, la struttura è molto simile a quella di un qualsiasi altro strategico a turni e gli appassionati del genere non avranno problemi a familiarizzare con le meccaniche. Dovrete fare attenzione all’elevazione e alla distanza dal bersaglio, nonché effettuare scelte cruciali come come valutare se spendere preziose risorse per salvare un singolo mercenario in pericolo o lasciarlo in balia del suo destino. Detto questo, nemmeno l’intelligenza artificiale dei nemici è troppo brillante e spesso si posizioneranno in maniera tale da lasciare scoperto il fianco oppure da radunarsi in un unico punto, pronti per essere fatti saltare in aria con una granata ben piazzata. Dal punto di vista grafico, Jagged Alliance 3 è grazioso quanto basta, ma raramente spettacolare, e il mio notebook equipaggiato di Intel Core i7, 16 GB di RAM e GeForce RTX 4060 ha accusato ogni tanto il colpo con tutte le impostazioni al massimo. Le ambientazioni sfoggiano una buona attenzione ai dettagli e, sebbene gli oppositori siano tutti identici fra loro, ogni mercenario ostenta una spiccata caratterizzazione visiva che lo contraddistingue. È possibile inoltre giocare l’intera campagna in modalità cooperativa online, assumendo il controllo di due o più merc a testa, per coordinare le azioni, accerchiare e molestare il nemico, come pure intervenire singolarmente nelle conversazioni con i personaggi non giocanti, benché di contro non venga offerta la facoltà di esplorare settori separati della mappa.
Piattaforme: PC
Sviluppatore: Haemimont Games
Publisher: THQ Nordic
In Jagged Alliance 3 c’è molto da scoprire e da apprezzare: il sistema di gestione della milizia privata è robusto, l’equipaggiamento è calibrato a dovere ed è divertente aiutare a proteggere e organizzare le città liberate dal nemico. Anche il combattimento può regalare molte soddisfazioni, soprattutto quando i mercenari iniziano ad avvalersi di strumenti migliori e diventano in grado di centrare un bersaglio senza spararsi su un piede. Tuttavia, l’IA incoerente e la pessima dinamica della probabilità di colpire minacciano a volte di compromettere l’intera esperienza. Il fatto che, malgrado tale aspetto, il gioco rimanga comunque piacevole da affrontare è la prova tangibile dell’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori, che riportano in auge una delle saghe più amate dagli strateghi di tutto il mondo.
