Baten Kaitos I & II HD Remaster Recensione: un oceano di sogni

Baten Kaitos I & II HD Remaster è un dittico che contiene due giochi di ruolo nipponici basati sulle carte del recente passato molto amati a livello internazionale, che rappresentano una vera perla nel catalogo Nintendo GameCube. In particolare la mini raccolta rimasterizzata celebra i venti anni del debutto del primo titolo, uscito nel 2003. Per i giocatori occidentali, europei in particolare, la riedizione è davvero imperdibile, perché il secondo titolo, narrativamente un prequel, fino ad oggi è rimasto inedito per il territorio europeo. Le scarse vendite della pur indimenticabile console cubica della Grande N hanno limitato la diffusione della serie, che oggi, grazie alla vendutissima ammiraglia ibrida di Kyoto, ha la possibilità, finalmente, di farsi conoscere dal grande pubblico. Alcune delle feature introdotte e delle scelte editoriali fatte lasciano però senza parole, andando a rovinare parzialmente l”esperienza.

Baten Kaitos: le origini di Monolith Software

Per chi ha iniziato a seguire la talentuosa Monolith Soft con produzioni più recenti, e parliamo ovviamente dell’acclamata serie Xenoblade Chronicles, la raccolta offre la possibilità di riscoprire quello con cui inizia il team nipponico di Tokyo venti anni fa esatti. In realtà Baten Kaitos: Eternal Wings and the Lost Ocean, datato dicembre 2003 e primo titolo contenuto nella riedizione rimasterizzata, non è la prima produzione di Monolith, poiché lo studio viene fondato quattro anni prima, nel 1999 da Hirohide Sugiura e Tetsuya Takahashi, che creano uno staff di talenti provenienti dalle fila di Squaresoft (oggi Square-Enix), grazie ad una collaborazione con Namco, che finanzia il progetto. Baten Kaitos, sviluppato in contemporanea, viene infatti preceduto da Xenosaga Episode I: Der Wille zur Macht, gioco sci-fi per PlayStation 2 datato febbraio 2002. Un titolo di alto spessore culturale, che, oltre alla evidente citazione del filosofo teutonico Friedrich Nietzsche nel nome dell’opera, va anche a ricordare direttamente un vecchio lavoro dei tempi di Square, ovvero Xenogears, a cui il team ha lavorato prima di diventare Monolith Software. In pochi anni lo sviluppatore riesce a guadagnarsi facilmente la stima e l’amore dei fan, specie quelli di vecchia data legati sentimentalmente a titoli dell’epoca Square come Chrono Cross, altra opera di pregio su cui il team, prima della formazione ufficiale, ha lavorato, ed ultimo titolo per PlayStation datato 1999, appena prima della fondazione.

L’arrivo del primo Baiten Kaitos su GameCube viene accolto decisamente bene dagli utenti della console, ed il titolo diventa presto un piccolo classico della ludoteca cubica, oggi peraltro poco reperibile sul mercato dell’usato, perlomeno a cifre abbordabili, cosa che valorizza ancora di più la raccolta Baten Kaitos I & II HD Remaster per Nintendo Switch. Lo stesso discorso vale, ovviamente, per il secondo titolo della serie, un interessante prequel narrativo datato 2006, sempre esclusiva per Nintendo GameCube, che è rimasto, come abbiamo detto nel cappello della recensione, addirittura inedito in Europa fino ad oggi, con la sola pubblicazione occidentale negli Stati Uniti curata da Nintendo of America. Una importante cosa da ricordare è anche che Baten Kaitos: Eternal Wings and the Lost Ocean ed il suo sequel Baten Kaitos: Origins (che in realtà è narrativamente un prequel) risalgono ad un’epoca in cui la software house Monolith Soft, nonostante l’aiuto economico di Namco per la fondazione, è ancora indipendente, mentre nel 2007, anno successivo alla pubblicazione del secondo titolo, diventa di fatto un first party di Nintendo stessa, che acquisisce il controllo dell’80 % della compagnia di Tokyo. Un bel colpaccio per la Grande N, visto che nel team ci sono alcune delle migliori menti provenienti da Squaresoft.

Baten Kaitos I & II HD Remaster: si torna a viaggiare nella Costellazione della Balena

Baten Kaitos: Eternal Wings and the Lost Ocean, primo titolo proposto dal dittico Remaster è oggi, purtroppo, poco conosciuto dal grande pubblico, per via degli scarsi risultati commerciali, dovuti principalmente alle basse vendite di Nintendo GameCube, di cui è esclusiva assoluta, console eccezionale, ma che si scontra contro la corazzata indistruttibile PlayStation 2, capace di affondare “pezzi da novanta” come l’eccezionale Sega DreamCast ,che trovate in questa pagina, e la prima potentissima Xbox. Un’epoca d’ora, i primi anni duemila, in cui le case hardware si sfidano a colpi di esclusive devastanti. Forse, se Baten Kaitos fosse uscito sul carrozzone vincente, oggi avremmo una saga ventennale fatta di decine di uscite, e non un nostalgico ricordo del passato glorioso. Un card-JRPG di fattura elevata, che merita un posto di primordine nella storia del genere. Il titolo è stato realizzato da Monolith in collaborazione con Tri-Crescendo che hanno realizzato un super dream team di oltre 300 unità che hanno unito le forze e lavorato sul gioco. La direzione artistica ad esempio è di Yasuyuki Honne, fondatore insieme a Hirohide Sugiura e Tetsuya Takahashi di Monolith, il design dei personaggi è stato ideato da Nakaba Igurashi, mentre come battle e sound designer troviamo Hiroya Hatsushiba di Tri-Crescend. Le eccezionali musiche sono scritte da Motoi Sakuraba, che ricordiamo per le serie Tales Of e Star Ocean. Trovate il sito ufficiale del gioco al seguente LINK.

La trama del primo episodio è appassionante, basata su una sceneggiatura di Masato Kato, già noto per Chrono Trigger,  ed il Quest Design di Koh Kojima, di genere fantascientifico, ambientata nella Costellazione della Balena dove si trova la stella Zeta Ceti (chiamata in origine proprio Baten Kaitos), in cui un malvagio impero, risvegliato dalla accidentale rottura di un sigillo,  sta cercando di prendere il possesso di alcune isole volanti, ed un manipolo di eroi, per un totale di ben sei personaggi principali, guidati da Kalas, deve impedire che succeda. Il gameplay è particolare e quasi onirico, poiché noi non impersoniamo direttamente Kalas o gli altri personaggi, ma solo un etereo spirito guida che suggerisce le cose da fare, lungo la peregrinazione delle diverse location, che altro non sono che le diverse stelle della Costellazione della Balena. Il titolo contiene anche un velato messaggio ecologista, poiché la superficie dei pianeti è ormai inabitabile, è stato necessario adattarsi alla vita nel cielo. Gli appassionanti scontri sono a turni e si basano su speciali carte da gioco magiche chiamate Magnus e legate ad elementi naturali. La corretta gestione del mazzo, di cui bisogna imparare per bene i segreti, permette grandi prestazioni ed eccezionali magie. La mappa, molto tradizionale, ci fa spostare tra le ambientazioni, ma senza combattimenti casuali, poiché i nemici sono ben visibili, e volendo si può evitare del tutto il combattimento. Tra scelta di carte elementali e combo realizzabili, il gameplay è davvero appassionante, seppur non troppo intuitivo.

Non è da meno Baten Kaitos II: Hajimari no Tsubasa to Kamigami no Shishi, tradotto con un più breve Baten Kaitos: Origins per il mercato yankee, che rappresenta un prequel davvero interessante a livello narrativo rispetto al primo episodio. Quei (pochi) fortunati giocatori europei che hanno avuto la fortuna di giocarlo si sono dovuti dotare di un adattatore software molto celebre, ovvero il “famigerato” Free Loader for GameCube, prodotto nel Regno Unito da CodeJunkies, che ha permesso agli utenti delle console PAL di recuperare i titoli non localizzati per l’Europa. Si, la storia si ripete sempre, come diranno i fan di Super Mario RPG, che ha subito lo stesso destino su Super Nintendo. L’eccezionale sequel-prequel di Baten Kaitos alza ancora di più l’asticella per salvare il destino commerciale della serie, ma, purtroppo, con vendite ancora più basse, rappresenta anche il canto del cigno del franchise, mai più replicato sul mercato. La trama del titolo, scritta dagli stessi autori del primo gioco, si svolge venti anni esatti prima, e ci vede sempre nei panni dello spirito guida di un nuovo personaggio, Sagi, che ha come companion principale un pupazzo meccanico animato dalla magia. Proprio quest’ultima, nella storia, si va a scontrare ideologicamente con la scienza, narrando fatti legati al seguito e mostrando spesso personaggi già noti, ma in versione ringiovanita. Il gameplay, per gli amanti delle sfide, è diventato persino più complesso del primo episodio.

Tecnicamente il lavoro di rifinitura dei due episodi è di buona fattura, con modelli poligonali migliorati, seppur rispettosi degli originali, che del resto possedevano già una elevata qualità, texture più definite e fondali pre-renderizzati disegnati in maniera egregia, che non stonano troppo con le animazioni in puro 3D. Accendendo per un attimo il nostro caro vecchio GameCube notiamo che la qualità di questi ultimi, anche per gli standard dei primi anni duemila, sono davvero un passo avanti. Un’epoca, quella, in cui spesso fondali e personaggi differiscono parecchio come qualità, su tutti e tre i formati principali, PS2, Xbox e GameCube. Il frame rate di Baten Kaitos I & II HD Remaster non fa gridare al miracolo, ma si difende bene con i suoi 30 fps stabili, al netto di qualche inevitabile rallentamento nei momenti più concitati. I problemi sono altri, purtroppo.

Una localizzazione a metà e nuove feature di cui non si sentiva il bisogno

Entrambi i titoli offrono un buon doppiaggio in lingua originale giapponese, mentre si è perso, purtroppo, il doppiaggio in inglese, pur presente nelle opere originali. Per molti giocatori questa è davvero una mancanza imperdonabile, seppur i motivi siano stati espressamente spiegati dal produttore Koji Nakajima in una sua recente intervista a Nintendo Everything che trovate qui, e che ci sembrano davvero bizzarri. Ci si può consolare con i sottotitoli allora? Solo parzialmente, poiché i due giochi contenuti in Baten Kaitos I & II HD Remaster differiscono tra loro, purtroppo anche nei sottotitoli, e mentre il primo Baten Kaitos: Eternal Wings and the Lost Ocean offre le cinque principali lingue europee, italiano incluso, Baten Kaitos: Origins si limita ai sub nella sola lingua di Albione. Una localizzazione a metà, dunque, tra doppiaggio inglese perduto e sottotitoli non-anglofoni assenti nel secondo episodio. Sappiamo bene che la mole di testo da tradurre sarebbe stata enorme, e soprattutto che l’uscita statunitense del gioco prevedeva solo l’inglese, ma, seppur al netto dei costi di traduzione, avremmo gradito la presenza dell’ italiano. Non crediamo che la cosa possa pregiudicare le vendite, ovviamente, ma anche solo per una questione di simmetria tra i due giochi offerti, sarebbe stato un bel valore aggiunto.

Bandai Namco ha fatto la sua scelta, preferendo privilegiare altri parametri. Per contro la raccolta offre una feature davvero notevole, ovvero un eccezionale sistema di salvataggio automatico, customizzabile peraltro anche in fase di combattimento, che aiuta parecchio. Quasi spaventa invece per l’implementazione delle altre funzioni “moderne” ideate per i giocatori neofiti ed entry level del genere, la folle velocizzazione di esplorazione e scontri coi nemici (a velocità tripla), quasi fosse una telenovela brasiliana noiosa con parti da saltare con “avanti veloce”, la bizzarra modalità One Shot, in cui si può vincere uno scontro con un solo colpo o, peggio ancora, la disattivazione totale dei combattimenti! Queste modalità, ovviamente, per i giocatori di vecchia data sono da considerare eresia pura. Un gioco di ruolo va gustato, vissuto, lentamente ed in tutte le sue sfaccettature, come la vita stessa. Se volete davvero divertirvi, vi preghiamo, non usatele mai. Affrontare queste due eccezionali opere Card-JRPG così è quasi come vedere un semplice video di gameplay su YouTube.

Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: Monolith Soft, Tri-Crescendo, Bandai Namco
Publisher: Bandai Namco

Baten Kaitos I & II HD Remaster è un’occasione unica per poter rigiocare un dittico di difficile reperibilità che rappresenta un vero diamante grezzo di inizio millennio. Purtroppo, però, questa nuova edizione rimasterizzata dei due splendidi classici per GameCube fa storcere il naso per alcune scelte editoriali davvero difficili da mandare giù, da un lato ci delizia infatti con un buon lavoro di perfezionamento del comparto tecnico originale, dall’altra ci delude con l’imperdonabile taglio del doppiaggio in inglese, presente venti anni anni fa e di ottima fattura, nemmeno compensato da una sottotitolazione ex novo per i mercati europei del secondo titolo. L’aggiunta delle nuove modalità, secondo gli autori, potrebbe rendere più appetibile il dittico alle nuove leve, magari spaventate dal gameplay complesso, ma di fatto svilisce l’opera originale. Al punto da far preferire, per una volta, una conversione “pigra” ma rispettosa. Davvero un peccato, perché la mini saga di Baten Kaitos è un piccolo gioiello, che meritava sicuramente un trattamento migliore.

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.