Quando Nintendo ha annunciato il ritorno di Super Mario RPG prima della fine di quest’anno, ho avuto un sussulto. Per anni ho pensato che questa collaborazione unica con SquareSoft fosse andata perduta nel tempo e poi, tutto d’un tratto, si è materializzata davanti ai miei occhi, come pure all’interno della mia Nintendo Switch. Non appena ho avuto la possibilità di trascorrere qualche ora in compagnia del titolo che ha dato il via alle avventure ruolistiche dell’idraulico baffuto, ho avuto immediatamente la sensazione che, stile grafico a parte, tutto fosse rimasto identico a come lo ricordavo quasi trent’anni fa. E sono stato felice di constatare che, a dispetto della presenza di alcune piccole e grandi variazioni rispetto all’originale, ciò che ho giocato mi è parso ancora straordinariamente innovativo, persino tenendo in considerazione gli standard moderni.
Super Mario RPG: quanto mi manca il mio castello!
Fin dai primissimi istanti, sono stato travolto da una crescente ondata di nostalgia. La scena iniziale in cui Bowser rapisce Peach viene riprodotta con assoluta fedeltà, ma la cura riversata in ogni minimo accorgimento rivela l’irreprensibile lavoro svolto dai veterani di ArtePiazza, che hanno preservato l’umorismo e la caratterizzazione dei personaggi che Square era già riuscita a catturare nel lontano 1996. Ad esempio, vedere Mario che si avvicina alla porta del castello di Bowser, si ferma e poi corre sul posto prima di entrare come un classico personaggio dei cartoni animati mi ha fatto ricordare vividamente quando, poco più che maggiorenne, ho assistito alla medesima scena assieme agli amici che si erano radunati in camera mia in un assolato pomeriggio estivo, dopo che uno di loro era riuscito a recuperare una cartuccia d’importazione tramite canali non proprio ufficiali (ne approfitto per ricordarvi che Super Mario RPG non è mai stato rilasciato formalmente in Europa). Certo, di differenze ce ne sono parecchie, soprattutto a livello estetico causa un restyling visivo integrale sul quale mi soffermerò tra poco, nonché grazie ad una serie di FMV che sottolineano i passaggi più importanti dando la giusta espressività alle figure coinvolte, ma le battute fondamentali della storia si svolgono nell’esatto ordine e modo in cui le ricordavo.
Tale estrema aderenza all’opera primigenia non è necessariamente un bene o un male, ma la considerevole attenzione ai dettagli è riuscita comunque a soddisfarmi. Tuttavia, un vago sentore che ci fosse qualcosa di “sbagliato” nelle immagini che continuavano a scorrere sulla TV o sullo schermo della Switch ha continuato a farsi largo nella mia testa con lo scorrere del tempo, finché non sono riuscito a dargli forma: i modelli 3D, la maggiore densità poligonale, le texture migliorate e l’impiego eccellente dell’illuminazione sono tutte evoluzioni notevoli confronto alla grafica prerenderizzata del Super Nintendo, eppure non posso fare a meno di pensare che una parte della fortissima identità visiva di Super Mario RPG sia andata persa nel processo di trasposizione. Sì, i ceppi degli alberi nel Dedalo Boscoso si trovano tutti negli stessi punti e il bizzarro percorso della Collina delle Stelle rimane inalterato, ma l’atmosfera è radicalmente diversa e molto più uniformata ai canoni attuali. All’epoca, la direzione artistica di Super Mario RPG era unica nel suo genere; oggi invece, seppur tirata a lucido con un riguardo maniacale, è identica a quella di mille altri.
Mi perdonerete la digressione ma, quando parliamo di rifacimenti, abbiamo la tendenza a considerare l’originale un lavoro incompleto, come se gli artisti e i designer dell’epoca avessero avuto delle ambizioni irraggiungibili a causa delle limitazioni dell’hardware con cui stavano lavorando, dunque compito del remake diviene quello di colmare tali lacune. Super Mario RPG e altre rivisitazioni simili dovrebbero quindi catturare le “intenzioni degli autori”, un modo per realizzare finalmente l’autentica visione di questi ultimi. C’è un fondo di verità in tutto ciò: molti pionieri della programmazione sapevano che i rispettivi giochi avevano un potenziale artistico e tecnologico superiore a quello che le macchine di un tempo erano in grado di offrire, e hanno lavorato per spingere il medium oltre i propri confini con ogni nuovo progetto.
Gli sviluppatori lo fanno ancora oggi e tra 20 anni, quando vivremo tutti nella realtà virtuale di Ready Player One, porteranno avanti la ricerca di modi per superare i nuovi limiti raggiunti, è naturale e fisiologico. Ma non è assolutamente corretto pensare che i titoli più datati siano in qualche modo imperfetti, perché i limiti sono proprio quel peculiare fattore che alimenta la creatività, e Super Mario RPG resta uno dei giochi più creativi della sua epoca. La maggior parte delle espressioni figurative, soprattutto nei videogiochi, è simbolica. Lo stile dell’opera firmata SquareSoft non è una forzatura o un compromesso dipendente da un sistema poco carrozzato, quanto il risultato di un team di professionisti guidati da Chihiro Fujioka e Yoshihiko Maekawa che hanno lavorato con intenzione entro i vincoli del proprio mezzo, e riempire semplicemente le mancanze con maggiori dettagli non è funzionale all’intento dell’artista né a preservare lo spirito di quanto concepito da altri: non è infatti un caso se sono pochissimi i membri dello staff originario ad aver preso parte al remake, e tutti in ruoli da supervisore. Nintendo ha sicuramente investito molto tempo e denaro per rendere quello corrente lo standard rappresentativo di Mario nel corso degli anni, ma è altrettanto innegabile che tutte le caratteristiche bizzarre e surreali che lasciavano spiccare Super Mario RPG dal mucchio sono state sostituite da un’alternativa tanto valida quanto di gran lunga più blanda.
Perché non restate ancora un po’ con noi?!
Messe da parte le considerazioni personali sul comparto artistico, le altre componenti ludiche hanno resistito più che bene alla prova del tempo: per quanti effettueranno il battesimo del fuoco nelle prossime ore e non si sono curati di leggere la nostra anteprima, il combattimento in Super Mario RPG è prevalentemente a turni. Come nei successivi Paper Mario, la forza degli attacchi e delle difese si basa sulla pressione tempestiva dei tasti nel momento dell’impatto (con indicazioni potenzialmente più complesse quando si usano le abilità speciali). Per questo motivo, ho usato le battaglie iniziali che precedono il primo incontro con Bowser per verificare se fossi ancora in grado di temporizzare i pugni di Mario. Ma è stato inutile, ho dovuto giocare il tutorial per imparare di nuovo ad andare a tempo con gli attacchi, e fortunatamente è bastata solo un po’ di pratica per ritrovare il ritmo giusto. Tutto questo per dire che gli scontri restano ancora dinamici e introducono alcune meccaniche peculiari che conservano una certa rilevanza, per quanto il livello di sfida resti sempre abbastanza basso e buona parte delle aggiunte servano a mitigare ulteriormente le probabilità di visualizzare un malaugurato game over. L’originale era già abbastanza semplificato, almeno in termini di elementi basilari che compongono un RPG, soprattutto se paragonato a contemporanei come Final Fantasy o Dragon Quest. E questa razionalità viene abbracciata in pieno anche nel remake, che facilita ulteriormente l’esperienza con una gestione molto snella dei suoi menu, tramite i quali usare oggetti o incantesimi curativi si rivela un gioco da ragazzi. Persino il controllo dell’inventario, che in alcuni casi può rappresentare una dolorosa spina nel fianco, non costituisce problemi di sorta.
In effetti, l’ottica giusta per valutare Super Mario RPG dovrebbe essere quella di esponente introduttivo per la sua categoria: il modo in cui ciascuna componente è stata studiata, elaborata ed implementata favorisce un approccio tremendamente accessibile per chiunque non abbia familiarità con i giochi di ruolo, con un occhio di riguardo rivolto ai più giovani. Parimenti, la storia è tanto complessa quanto quella dei tradizionali capitoli a piattaforme, un semplice pretesto per fornire ai giocatori l’occasione di visitare tanti mondi strampalati, fare amicizia con gli altrettanto bislacchi autoctoni e sconfiggere una serie di mostriciattoli conosciuti usando colpi e mosse che richiamano i ben noti poteri speciali del nostro Mario. Le gag visive e le battute che si scambiano i personaggi sono testimonianza di quanto gli sviluppatori abbiano voluto prendere in giro sia i tropi comuni dei JRPG che loro stessi, a partire dal mutismo del protagonista che lo costringe ad esilaranti pantomime quando deve esprimere anche il più banale dei concetti.
Questo non vuol dire che gli unici cambiamenti siano legati alle agevolazioni in termini di gameplay. Ci sono anche dei tocchi visivi carini che, sebbene apparentemente minuti, hanno arricchito parecchio la mia esperienza. Mario e i suoi compagni ora si divertono con piccole animazioni inattive mentre aspettano il loro turno in battaglia, che riflettono adeguatamente le loro personalità. Ad esempio, potreste vedere il prode idraulico sventolare un paio di pugni in aria mentre aspetta il suo turno. E, cosa forse più importante, la nuova schermata di aumento di livello ha subito una rielaborazione totale: il gruppo ora sale su un palco, eseguendo un’adorabile danza per chiunque abbia avuto l’onore di superare la soglia di punti esperienza prefissata. Il sistema di combattimento è senz’altro quello che ha beneficiato di un maggior numero di ritocchi. Adesso possiamo usufruire di alcuni bonus extra ogni volta che premiamo i pulsanti a tempo. Effettuare attacchi o difese con il giusto ritmo moltiplica un bonus a catena, garantendo effetti extra quanto più a lungo viene mantenuto, e regalandoci anche un po’ di soddisfazione nel vedere il numero di pressioni consecutive siamo riusciti ad inanellare.
L’altra evidente differenza deriva da ciò che il gioco chiama Mosse Triple, quasi un analogo delle (e forse un omaggio alle) Limit Break di Final Fantasy VII. Una volta caricato l’apposito indicatore con attacchi e difese ben scanditi, avremo l’opportunità di scatenare un potente colpo speciale che coinvolge tutti i membri del nostro party, e varia in termini visivi e concreti a seconda della composizione di quest’ultimo. Proprio come tutto il resto, queste tecniche si fondono bene con ciò che era già presente in Super Mario RPG, integrandosi nell’esperienza principale in modo scorrevole senza alterare il sistema di battaglia nativo. Un po’ come le altre sue componenti, anche quest’ultimo è stato rivisto per offrire un’avventura formato famiglia, modellata in primis per aprire le porte di un mondo fantastico ad un pubblico che non vi si è mai avvicinato, e consentirgli di sperimentare qualcosa di nuovo senza sovraccaricarlo con apparati ruolistici complessi, storie moralmente e filosoficamente profonde o combat system articolati. Tutto in questo rifacimento è misurato per consentire estrema nitidezza e comprensibilità, ed in tal senso lo scopo di Square e Nintendo, oggi come allora, è stato abbondantemente raggiunto.
Piattaforme: Nintendo Switch
Sviluppatore: ArtePiazza
Publisher: Nintendo
Così come l’originale, questa riedizione di Super Mario RPG è pensata per essere un autentico preambolo del genere, e presentare ai neofiti tutte le caratteristiche peculiari dei giochi di ruolo di stampo giapponese. Ciò non significa che gli altri non potranno trovare pane per i loro denti, soprattutto considerate tutte le rifiniture apportate da ArtePiazza e qualche extra da affrontare dopo la fine del gioco, ma non accostatevi al gioco aspettandovi chissà quale storia complessa o difficoltà terribile da superare. Malgrado una revisione stilistica che, a mio avviso, non rende giustizia all’estro creativo dell’avventura su Super Nintendo, Super Mario RPG resta un ottimo prodotto confezionato con amore, e meritevole di attenzione anche da parte di chi non è necessariamente appassionato delle peripezie a piattaforme dell’idraulico videoludico per eccellenza.
