Un giro col prossimo titolo di Techland dedicato al narcotraffico messicano.
Call of Juarez è una serie che ha da subito attirato la nostra attenzione. D’altronde, è stato affascinante, dopo aver visto tutti i film di Sergio Leone e aver letto centinaia di storie di Tex, poter vivere in prima persona le esperienze di un cowboy. E se il primo Call of Juarez aveva qualche pecca, per lo più a causa di sezioni stealth decisamente sottotono, il secondo a nostro avviso era un piccolo gioiello. Un FPS lineare sì, ma capace di tenere alta l’attenzione sino alla fine dell’avventura, con una grafica curata sotto ogni dettaglio e abile nel rendere alla grande i magnifici scenari tipici del Far West. Addirittura, il multiplayer era ben strutturato, con mappe adatte alle varie sfide proposte. Per il terzo episodio, però, ci sono grandi novità, e se gli scenari sono bene o male i medesimi (The Cartel è ambientato sostanzialmente in Messico), tutto il resto cambia. Le buone vecchie Colt sono sostituite da armi automatiche, i cowboy si sono trasformati in poliziotti di LAPD, DEA e FBI, e le posse di sfaccendati delinquenti diventano un cartello della droga messicano. L’unico contatto con il precedente episodio sembra essere il fatto che uno dei protagonisti, Ben McCall, è discendente del buon vecchio Ray McCall, il violento reverendo che animava i primi due capitoli della saga. Ma tutto questo dovreste già saperlo, a meno che non viviate in un bunker o non abbiate letto la nostra precedente anteprima in conseguenza di un viaggio a Parigi, dove abbiamo potuto vedere (ma non toccare) il prossimo titolo Ubisoft.
Dobbiamo ammettere che l’idea di una rottura così evidente col passato non ci ha intrigato parecchio: il bello di Call of Juarez era proprio la sua ambientazione, gli splendidi paesaggi incontaminati, la possibilità di usare le armi dei cowboy e pure di sfidare gli avversari in duelli a singolar tenzone. Tornare a sparare a dei narcotrafficanti, come abbiamo fatto in decine di giochi, ci sembra quasi un passo indietro. Dopo averlo poi giocato in prima persona grazie al codice fornitoci da Ubisoft, dobbiamo ammettere di avere più di qualche perplessità, almeno per quanto riguarda l’aspetto prettamente tecnico. Nonostante il motore sia sempre l’ottimo Chrome Engine, dal punto di vista grafico Call of Juarez: The Cartel lascia al momento basiti: texture inguardabili, animazioni imbarazzanti e shader utilizzati malamente. I pochi livelli che abbiamo provato, seppur a tratti gradevoli, non si può dire siano esenti da difetti dal punto di vista del gameplay: l’intelligenza artificiale non sempre reagisce a dovere, e la linearità non è nemmeno mascherata, per lo meno nella parte di storia che abbiamo avuto modo di testare.
L’unica novità che sembra davvero interessante è la presenza di tre protagonisti, contro i due dei precedenti capitoli, e la possibilità di affrontare l’avventura in cooperativa, secondo alcune regole particolari. Ad esempio, di tanto in tanto ciascuno dei tre componenti del team può ricevere qualche obiettivo secondario da portare a termine (sempre a ridosso della questline principale) senza che gli altri due compagni ne siano a conoscenza. Riuscire nell’impresa senza farsi “sgamare” porta punti esperienza da investire in armi e upgrade, mentre farsi scoprire significa regalare agli altri il pacchetto XP di cui sopra. Tutto molto bello.
A ogni modo, la maniera in cui sono tratteggiate le diverse personalità è forse il punto forte di Call of Juarez: The Cartel: lo stimolo a proseguire ci è stato fornito proprio dalla voglia di vedere come si sarebbe sviluppato il confronto tra tre anime molto dissimili, unite da un obiettivo comune.
Per il resto, si tratta di aggiunte che non introducono nulla di particolarmente originale: bisognerà fare attenzione a non colpire i civili e saranno presenti anche alcune sezioni con le vetture, che sostituiscono i cavalli dei primi due capitoli. Rimangono inalterati alcuni punti fermi della serie, come la modalità concentrazione (una sorta di bullet time) e lo sfondamento delle porte, nel quale i protagonisti la calciano all’unisono ed entrano negli edifici sparando come se non ci fosse un domani.
È certo presto per tirare conclusioni, ma quanto abbiamo visto fino a ora non ci ha esaltato in particolar modo, anche se di materiale buono su cui lavorare tutto sommato ce ne sarebbe a sufficienza. Il problema grosso è che l’uscita di Call of Juarez: The Cartel è prevista per il 22 luglio su console e il 26 agosto su PC: ci sarà il tempo per mettere a posto tutte le magagne (soprattutto tecniche) che sono state messe in evidenza dal codice anteprima in nostro possesso?