Battlefield 4 – Anteprima

Electronic Arts presenta il suo nuovo sparatutto. Signori e signore, su il sipario su Battlefield 4!

Poi uno dice che i mondi di cinema e videogiochi sono sempre più vicini tra loro… Non è un caso che la location scelta da Electronic Arts per presentare alla stampa mondiale il nuovo capitolo della saga di DICE sia proprio una sala cinematografica. Di quelle giganti, con schermo IMAX, dove ti sdrai su poltrone di pelle umana che neanche Fantozzi, e devi prenderti a schiaffi (almeno mentalmente) per combattere il fuso orario che ti sussurra dolce dolce nell’orecchio “dormi, che in Italia sono le tre del mattino… dormi…” Poi cominciano i botti, nel senso letterale del termine, e anche volendo, di dormire non se ne parla proprio più.

BONNIE TYLER RULLA SEMPRE DI BRUTTO
Sull’enorme schermo compare solo la scritta “Fishing in Baku”, mentre dalle casse cominciano a uscire le note di “Total Eclipse of the Heart” di Bonnie Tyler, canzone che ha trent’anni suonati sulle spalle ma non li dimostra neanche un po’. L’immagine comincia a farsi più definita e si sentono le prime voci fuori campo. In pochi secondi la scena è chiara: un gruppo di marine, tra cui il protagonista Drecker, attraverso i cui occhi osserviamo il mondo, si trova in un veicolo che sta lentamente affondando. Il sergente, visibilmente ferito, ci passa la sua pistola affinché spariamo al parabrezza, così da poter uscire e nuotare verso l’alto, ricordandoci che “un lupo, per sopravvivere, può arrivare a strapparsi una zampa a morsi”. I soldati attorno a noi non ci stanno, dicono che è una follia, che così finiranno per affogare tutti quanti. Il vetro comincia a incrinarsi. Le urla aumentano, la musica anche. Il colpo di pistola è partito. Stacco al nero. Flashback. Quattordici minuti prima.

È IL MOMENTO DI COMBATTERE
La visuale torna più “tradizionale”: fucile d’assalto imbracciato, nessun proiettile nel caricatore, spogliatoi di una scuola di Baku, capitale dell’Azerbaigian, e l’obiettivo di raggiungere la canonica “safe house” dove ci attendono gli altri del nostro plotone. Una volta sul posto scopriamo che uno di loro sta arrivando portandosi dietro un po’ di soldati nemici incazzati: spostiamo i pannelli di legno che ricoprono le finestre e puntiamo le armi in strada, pronti a dargli copertura a suon di M-16 e granate. Quando il marine ci raggiunge, con il “pacco” di intelligence recuperato, ci muoviamo verso il punto di estrazione. Altro stacco. Avanti di cinque minuti. Ci ritroviamo in una zona boscosa, alle spalle di un grosso complesso industriale in costruzione. Tra noi e il palazzo dove ci attende l’elicottero, una enorme spianata di terra con fondamenta e piloni di cemento armato che spuntano dal terreno. Non occorre essere un marine addestrato per capire cosa succederà… Un convoglio di soldati nemici ci sbarra la strada, la mitragliatrice pesante montata su uno dei camion sta facendo letteralmente a brandelli i piloni dietro cui ci nascondiamo, inutilmente; il fatto di combattere contro sole rende particolarmente difficile capire dove si trovano gli avversari e colpirli. Aggiriamo il convoglio passando su un’impalcatura laterale, e da lì riusciamo a far fuori il mitragliere con un paio di colpi di fucile ben assestati. Saliamo a bordo del veicolo e continuiamo a dirigerci verso il punto di raccolta. Da qui in poi è tutto un susseguirsi di elicotteri che attaccano, esplosioni, montacarichi che precipitano verso terra, fumo che impedisce di vedere oltre il proprio naso ed edifici che crollano. Ci ritroviamo sepolti sotto le macerie, ma se pensate che il peggio sia finito vi sbagliate di grosso: il nostro sergente è rimasto con una gamba incastrata sotto un enorme blocco di cemento. Mentre tutti attorno sembrano indecisi sul da farsi, solo lui ha capito che l’unico modo per portarlo via da lì è amputargli la gamba.

Un lupo, per sopravvivere, può arrivare a strapparsi una zampa a morsi”.

E così procediamo, tra le urla sue e quelle dei nostri compagni, in una sequenza inusitatamente splatter. Rubiamo la macchina di un civile giunto sul posto (e che ascoltava Bonnie Tyler in radio, appunto) e scappiamo lungo una strada che costeggia il mare, ma ci troviamo di fronte un altro elicottero nemico. Riusciamo ad abbatterlo in maniera piuttosto improbabile e rocambolesca (con tanto di sequenza al rallentatore per permetterci di prendere meglio la mira), ma per evitare di andare a sbattere contro il suo rottame che precipita usciamo di strada e ci inabissiamo nel mare. Solo per ritrovarci nel punto da cui è cominciato tutto quanto. E per scoprire che il “pacco” recuperato al costo della vita del nostro sergente contiene informazioni già note al comando: la conferma che le forze armate cinesi appoggeranno quelle russe per quello che si preannuncia come l’inizio della Terza Guerra Mondiale.


LA GUERRA DI NUOVA GENERAZIONE
Quanto visto a San Francisco è solo il prologo del gioco, e per una presentazione a livello mondiale è abbastanza scontato che tutto sia pensato per stupire e coinvolgere il più possibile. Resta il fatto che, nel breve volgere di un quarto d’ora ne abbiamo viste di tutti i colori, in un tripudio di combattimenti, esplosioni, demolizioni di palazzi, tempeste di sabbia, elicotteri in fiamme… Se anche il resto della campagna manterrà questo ritmo c’è di che essere ottimisti! Il fatto che venga coinvolta la Cina sposterà il teatro dei combattimenti anche da quelle parti, regalando un benvenuto quanto salutare cambio di ambientazione. In un brevissimo flash conclusivo abbiamo intravisto una giovane soldatessa cinese che, presumibilmente, sarà il nostro contatto nella zona calda degli scontri.

Battlefield 4
sarà mosso dal nuovo Frostbite Engine 3, che debutterà sulle piattaforme di nuova generazione. Dal punto di vista tecnico e grafico quel che abbiamo visto è impressionante, e non parlo solo di quantità di poligoni o di dettaglio delle texture: i modelli dei soldati sono curatissimi (un po’ meno le espressioni del volto – mi avevano convinto di più quelle di Crysis 3), mentre la gestione delle luci dinamiche regala un senso di coinvolgimento da urlo. God rays come se piovesse, lame di sole che si infilano nelle fessure delle inferriate alle finestre, mostrando il pulviscolo in sospensione nell’aria; ancora, la polvere che si stacca dai pannelli di legno quando vengono rimossi dalle finestre, la sabbia che soffia implacabile durante la sequenza all’aperto e che in alcuni frangenti rende difficile vedere a pochi metri di distanza, e al tempo stesso, nelle scene più tranquille (almeno dal punto di vista meteorologico), una visuale che spazia a chilometri di distanza. La next-gen è arrivata, e promette meraviglie.


“NON ABBIAMO PIÙ SCUSE”
Per quel che riguarda il gameplay il giudizio è al momento per forza di cose ancora sospeso. La missione ambientata a Baku non ha fatto vedere niente di così diverso dagli altri titoli della serie, anche se Patrick Söderlund, vicepresidente di DICE, afferma che il nuovo motore grafico permette di spingersi oltre quanto fatto in passato, stimolando i game designer a innovare e trovare nuovi modi di coinvolgere il giocatore: “la potenza di Frostbite 3 non ci lascia più scuse – non c’è più niente a trattenerci”. Saranno dunque la narrazione, la drammaticità della storia e l’umanità dei suoi protagonisti alcuni degli elementi chiave del loro prossimo shooter militare. Nella pur minuscola “fetta” di gioco presentata a San Francisco ci siamo scontrati con il fatto che la missione nel suo complesso era sostanzialmente inutile e, più in piccolo, abbiamo dovuto affrontare scelte difficilissime, assurde, devastanti. Un passo avanti ragguardevole, non c’è dubbio, ma occorrerà comunque aspettare il gioco finale per un giudizio più ragionato.

Anche perché continuo a trovare piuttosto strano, o straniante, l’idea di mettere il giocatore di fronte a scelte così drammatiche (tagliare la gamba al proprio sergente o lasciarlo lì, sotto il cemento? Sparare al parabrezza della macchina che si inabissa oppure no?), per poi costringerlo a compierne, comunque, una e una sola. Senza arrivare a un approccio alla Walking Dead, in cui un personaggio non ti aiuta perché sei mesi prima l’avevi guardato storto, sarebbe bello poter decidere se tagliare o meno la gamba al sergente, o se sparare al finestrino o aspettare. Non credo che sia impossibile far proseguire comunque il gioco; in compenso, piccoli bivi narrativi all’interno di una missione così lineare aggiungerebbero spessore a un titolo che già così si presenta molto più “umano” dei suoi predecessori. L’ha detto Söderlund che ormai non c’è niente che li trattenga, mica noi!


IL FINGER FOOD È IL MALE
Il produttore esecutivo di Battlefield 4, Patrick Bach, aggiunge che nel gioco sarà possibile impartire ordini ai propri compagni di squadra, anche se nella missione mostrata non è avvenuto.
Tutta la potenza e la tecnologia del Frostbite 3 avrà ripercussioni anche sul gameplay: i palazzi che crollano (letteralmente) addosso ai soldati, con il fumo delle macerie che impedisce di vedere, le tempeste di sabbia, il sole che abbaglia, i piloni di cemento sbriciolati dalla M60 sono resi possibili dalla potenza a disposizione degli sviluppatori, e influiscono sul modo in cui si gioca, a tutto vantaggio del coinvolgimento.
La dimostrazione si è svolta su PC: il povero pupazzo che faceva finta di giocare impugnava un pad per Xbox, ma il pulsante da premere, prima di un’azione, era “E”. Ergo, tastiera.
Analogamente all’Autolog 2 di Most Wanted, con ogni probabilità BF4 conterrà sfide con altri giocatori anche durante la campagna single player: abbiamo visto comparire sullo schermo un messaggio che informava di un nuovo record di punti per quella mappa; ancora, in un altro momento è apparso l’invito, da parte di un altro giocatore, a una sfida di raccolta di dog tag nemiche, che si recuperano uccidendo i nemici alle spalle.
Nulla è stato detto di multiplayer, piattaforme e date di uscita. Dopo quel che abbiamo visto è scontato che il gioco uscirà (oltre che per PC) per PlayStation 4 e la prossima Xbox; e dal momento che né Sony né Microsoft hanno ancora fatto sapere quando arriveranno sul mercato le loro nuove console, EA si è regolata di conseguenza, aumentando però il sospetto che potrebbe essere uno dei giochi di lancio, disponibile fin dal primo giorno.

CONCLUDENDO…
– Curiosità spicciola numero 1: alla serata erano presenti Peter Moore, da molti già accreditato come prossimo CEO di EA, e l’attuale amministratore delegato del publisher americano, John Riccitiello (che lascerà ufficialmente l’azienda tra qualche giorno, il 30 marzo).
– Curiosità spicciola numero 2: il complesso industriale in cui si svolgeva la parte centrale della missione sembrava preso paro paro da un livello di Mirror’s Edge, con fredde impalcature e teloni svolazzanti. Chissà se si tratta solo di una amorevole citazione o l’anticipazione di qualcosa che verrà…
– Domanda da un milione di dollari: come in molti altri giochi, da Crysis 3 a Need for Speed, l’immagine principale è “sporca”, con un overlay pieno di ditate e altri segni, peraltro molto ben fatti. Però, se in Most Wanted posso capire il parabrezza che si sporca mentre corro, e in Crysis 3 il visore della nanotuta che si imbratta durante i combattimenti, qualcuno mi spiega perché una persona a volto scoperto dovrebbe avere la visuale così irrimediabilmente rovinata? E che ha, poverino, la retina lurida?

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