Campioni per caso: i peggiori Testimonial mai visti nei titoli sportivi

Al contrario di quanto il comune buon senso lascerebbe ipotizzare, l’appetibilità di un videogame non è necessariamente legata all’effettivo valore del suo gameplay, né tanto meno alla sua prestanza tecnica…

Ritratto in pixel del solenne André Panza, modesto uomo immagine di quello che si rivelò, nonostante tutto, uno dei migliori simulatori di Kickboxing mai prodotti nella storia.

Anni ed anni di speculazioni commerciali paiono aver difatti confermato che, al momento di effettuare un acquisto, l’utente medio tenda a farsi influenzare anche da meri dettagli, come la spettacolarità della copertina o il semplice logo stampato su di essa.

Se pensavate che l’immagine sulla scatola del Sinco fosse il non plus ultra della disperazione, non avevate mai visto la cover di Jack Charlton’s Match Fishing, dove il leggendario killer di trote da stagno vegliava sornione su una famigliola inspiegabilmente divertita.

Tra tutti gli elementi contestuali in grado veicolare l’interesse del pubblico, il supporto di un celebre testimonial rimane in ogni caso quello più affidabile, tanto che a confermarcelo troviamo una serie pressoché illimitata di iniziative a tema.

3 presenze nel Liverpool con 0 gol e una carriera passata nelle leghe minori della scena calcistica tedesca, svizzera e sudafricana: Sean Dundee non era un eroe neanche per i suoi familiari, ma Ubisoft lo scelse impunemente come testimonial di uno dei suoi vani tentativi di entrare nel business delle simulazioni calcistiche.

Particolarmente in voga nel ramo degli sportivi, questo escamotage pubblicitario non è andato però accompagnandosi sempre ad intuizioni brillanti: spesso e volentieri, ci siamo difatti ritrovati tra le mani titoli letteralmente bruciati dal supporto di soggetti tutt’altro che carismatici.

A quanto pare, Satoru Nakajima riuscì a portare a termine solo 3 Gran Premi in oltre 10 anni di Formula 1… Non disponendo di piloti più affermati, i giapponesi dovettero tuttavia eleggerlo a testimonal della versione nipponica di Michael Andretti’s World GP.

A guidare questo improponibile carrozzone troviamo diversi prodotti legati alla sfera calcistica come Sean Dundee’s World Club Football e Tony Meola’s Sidekicks Soccer: rispettivamente dedicati a due tra i peggiori giocatori della storia, questi ultimi fanno il paio con il mistico Glen Hoddle Soccer che, oggi come oggi, corrisponderebbe ad un Fifa 18 con Riccardo Montolivo in copertina.

Tony Meola fu una delle prime star della Major League Soccer Americana, nonché portiere della nazionale statunitense che partecipò ai mondiali di Italia ’90. In molti lo ricordano più per quell’improbabile fisico da Linebaker, che per le rispettive prestazioni tra i pali.

Restando sul versante italiano, fa senz’altro piacere notare che nel 2002 vi fosse qualcuno disposto a dedicare un intero progetto ad un fuoriclasse del Bel Paese: peccato soltanto che Gianluca Vialli’s European Manager 2002 della Midas mirasse ad esaltarne le doti di allenatore e non la più legittima abilità col pallone…

La carriera di allenatore di Gianluca Vialli non è stata esattamente da incorniciare e quando la Midas lo elesse a testimonial di European Manager 2002, questi aveva già abbandonato da tempo la panchina, per iniziare una fulgida esistenza da commentatore.

La situazione non migliora di certo volgendo lo sguardo al mondo del pugilato professionistico: se Activision ebbe lo stomaco di piazzare in copertina un leggendario brocco irlandese come Barry McGuigan (Barry McGuigan Championship Boxing, 1985), SEGA non avrebbe fatto certo di meglio dedicando nientemeno che a James “Buster” Douglas – sì, proprio quello che mandò al tappeto Tyson nel match più farlocco della storia della boxe – la versione occidentale del mitico Final Blow (1990).

Fisico da busta di latte, espressione persa nel vuoto siderale: “Buster” Douglas avrebbe perso il titolo conquistato contro Tyson alla prima difesa contro Evander Holyfileld, passando alla storia come uno dei peggiori Campioni dei Massimi di tutti i tempi.

Spostando l’obiettivo sul parallelo universo della Kickboxing, risulta a questo punto doveroso elargire un encomio speciale al sontuoso André Panza’s Kick Boxing prodotto da Loriciels nel 1990, cui abbineremmo volentieri quel panzone di Jocky Wilson apparso sulla copertina Darts Challenge (1988, Amiga).

Una vita sprecata al bar sotto casa, a colpi di birra, salsicce e freccette. Signori e signore, Mr. Jocky Wilson in tutto il suo morbidoso sovrappeso!

Mentre l’automobilismo veniva impunemente parodiato dalla distribuzione di Satoru Nakajima F1 Hero (1990, NES), il mondo del tennis si sarebbe invece distinto per aver immolato decine di più meritevoli campionesse sull’altare della bieca avvenenza, consegnando ai posteri il conturbante Anna Kournikova Smash Court Tennis (1998, PSX).

Il faccione di Tommy LaSorda conferiva alla confezione dell’omonimo Baseball-game il tipico fascino delle inserzioni pubblicitarie delle case di riposo per anziani.

Volendo trovare un obbrobrio che possa aspirare al mirabolante ruolo di “Testimonial dei Peggiori Testimonial” di sempre, la scelta non potrebbe in ogni caso che ricadere sull’agghiacciante Tommy LaSorda Baseball (1989, Mega Drive) che vedeva campeggiare in cover il volto non certo fotogenico di uno dei più attempati eroi della disciplina in questione. A quel punto, tanto valeva piazzarci Luca Brasi del Padrino.

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.