Shenmue I & II Recensione, il sogno di Yu Suzuki torna in HD

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Piรน che l’entusiasmo dei videogiocatori, fu quell’aria un po’ torbida creata dalla critica del tempo a caratterizzare, purtroppo ingiustamente, un’opera incredibile come Shenmue. Il trascorrere del tempo, al contrario, ha sviluppato attorno ai due capitoli firmati da Mastro Yu Suzuki una sorta di canonizzazione, spesso persino esagerata. Rimasto confinato per quasi un ventennio nei recinti di Dreamcast e, per il secondo episodio, quelli di Xbox โ€“ uno, non One โ€“ l’arrivo di una collection in Full HD che ci rinfreschi la memoria in attesa del terzo capitolo โ€“ rinviato, ancora, al 2019 โ€“ รจ una buon notizia per chi, Shenmue, non lo ha mai giocato. Un po’ meno, a dirla tutta, per quei giocatori rimasti orfani della Sega dello scorso secolo.

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Un po’ di storia

Il progetto di Shenmue nasce nella mente di Suzuki a metร  degli anni ’90 e viene partorito, inizialmente, come una โ€œcostolaโ€ in odor di RPG di Virtua Fighter, il popolare picchiaduro 3D che spopola in sala prima e su Saturn poi. Era proprio il Saturn la console deputata a ospitare l’ambizioso titolo. Poi, negli anni successivi, traslato sul piรน performante Dreamcast nel tentativo, commercialmente fallito, di combattere lo strapotere di PlayStation. Nel dicembre del 1999, dopo uno sviluppo travagliato e costosissimo, Shenmue, ormai affrancatosi da Virtua Fighter, arriva nei negozi nipponici per poi, un anno dopo, sbarcare anche nella vecchia Europa. L’accoglienza della stampa occidentale, specie quella italiana, fu tiepida. Per usare un eufemismo. Nonostante gli inediti livelli produttivi e le importanti innovazione concettuali e di design, il primo capitolo di Shenmue fu soffocato da quell’aria rarefatta che avvolgeva Sega e, pure, l’incolpevole Dreamcast. Il risultato fu che, quando Shenmue II arrivรฒ sugli scaffali nel 2001, la frittata era ormai fatta. Con Sega a un passo dal fallimento e, conseguentemente, con l’addio al mercato hardware, Shenmue II diventรฒ l’emblema della sconfitta. L’icona, pure, di un’epoca che si chiudeva. Un gran peccato. Davvero un gran peccato.

29/11/1986

รˆ il 29 novembre del 1986. Ryo Hazuki รจ un 18enne di Yokosuka che, tornando a casa, scorge un’auto nera parcheggiata davanti al cancello. Ine San, l’anziana governante, รจ in lacrime e implora il ragazzo di correre nel dojo. La regia, ieri come oggi, si sofferma sui particolari, sulle espressioni, sui momenti che anticipano il primo e drammatico incontro con Lan Di. Il villain di Shenmue rappresenta la cattiveria, la malvagitร . Rappresenta, pure, il mistero. Rappresenta, infine, il lutto. L’inquietante uomo cinese uccide il padre prima di andare via con uno specchio nascosto sotto l’albero di ciliegio del giardino. Dissolvenza, nero, sveglia. Quattro giorni dopo comincia l’avventura di Ryo che, mosso da vendetta e curiositร , si mette a investigare sull’omicidio del padre all’interno di una primitiva, ma rivoluzionaria, mappa free roaming della cittร  di Yokosuka per poi, con il secondo capitolo, sbarcare nella suggestiva Hong Kong. All’epoca, per catalogare il gioco, Yu Suzuki coniรฒ l’acronimo di FREE (Full Reactive Eyes Entertainment) per puntualizzare come Shenmue fosse il primo titolo capace di immergere realmente il giocatore in un modo vivo, reale. Quello stesso mondo che oggi Sega ripropone a un’utenza e a un mercato profondamente diverso. Un mercato dove Shenmue, doveroso precisarlo, non sfigura. Non sfigura tecnicamente, grazie a una direzione artistica originale capace di superare lo spazio e il tempo. Non sfigura, soprattutto, dal punto di vista filosofico e concettuale, superando, anzi, la โ€œleggerezzaโ€ di tanti, troppi videogiochi moderni poco coraggiosi in termini di scrittura eย  tematiche. Dove il tempo, piuttosto, รจ stato crudele รจ nei controlli e nell’interfaccia. Il problema, il vero problema, รจ che giocare oggi Shenmue richiede dosi massicce di pazienza e adattabilitร . Il suo essere precursore ci dona, oggi, un controllo analogico del personaggio adattato a movimenti pensati per il digitale, in un’eterna e costante lotta con la telecamera e l’interazione con personaggi, ambienti e oggetti. Il โ€œnuovoโ€ sistema di controllo pensato da Sega per questa remaster, insomma, attenua, ma non risolve la legnositร  dei movimenti, anche quelli piรน semplici. D’altro canto, al netto delle peculiaritร  artistiche giร  citate, spiace notare come Sega si sia limitata, sotto l’aspetto tecnico, a svolgere il classico โ€œcompitinoโ€. Il titolo sembrerebbe girare via emulazione Dreamcast, mantenendo il ratio originale nelle cutscene e permettendo, invece, di selezionare l’opzione widescreen durante le fasi di gioco. L’aumento di risoluzione fino a 1080p, ammorbidita da qualche effetto, rende comunque giustizia al gran lavoro che, all’epoca, fu svolto da Suzuki e dal suo team. Il ciclo giorno/notte, il meteo variabile, il doppiaggio giapponese โ€“ da abbinare ai sottotitoli in lingua inglese (niente localizzazione in italiano) โ€“ le espressioni facciali dei personaggi e, piรน in generale, la sensazione di vivere davvero, per giorni e settimane, nella periferia giapponese degli anni ’80. E ancora, le sale giochi con i classici Sega โ€“ feature poi ereditata dalla serie Yakuza โ€“ e la maestosa caratterizzazione di alcuni personaggi secondari. E poi, la splendida colonna sonora e quella delicata poesia di fondo che accarezza ogni missione principale, ogni attivitร  secondaria. Sono caratteristiche, queste, che rivendicano una maestosa attualitร  anche nel 2018 per un pubblico chiamato, magari per la prima volta, ad approcciarsi a questa collection non con timore, ma con dovuto rispetto. Per tutti gli altri, per chi, a Shenmue, lega ancora i ricordi di un periodo della propria vita, potrebbe invece bastare il ricordo. O, magari, la speranza di un terzo capitolo che possa rispettare, pure lui, la grandezza dell’opera che fu.

Sottovalutato all’epoca, Shenmue rischia di attirare critiche e perplessitร  anche dopo 19 anni. E, ancora una volta, per colpe non sue. Il valore dei due giochi originali, che non puรฒ essere messo in discussione, cozza un po’ con l’oziosa opera di rimasterizzazione operata dalla Sega del XXI secolo. D’altro canto, approcciarsi a Shenmue pensando di trovarsi di fronte a uno spin off di Yakuza โ€“ e non sarebbe vero neppure il contrario โ€“ rischia di rovinare l’esperienza all’incauto acquirente. In linea di massima, Shenmue I & II si rivolge, piuttosto che ai vecchietti, alleย  nuove leve. A chi, di Shenmue, ha sentito solo parlare, ma รจ pronto a sfidare il tempo e pure i controlli per conoscere, amare, piangere, viaggiare. La vendetta, purtroppo, non si รจ ancora compiuta.

Michele Iurlaro รจ iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo

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