Total War Three Kingdoms Eight Princes Recensione | Total War Three Kingdoms si è dimostrato un considerevole successo per Creative Assembly consentendole, dopo aver fatto ritorno in buona parte alle proprie radici storiche, di sfornare un titolo mastodontico ispirato al Romanzo dei Tre Regni di Luo Guanzhong e alla caduta della dinastia Han. Il primo contenuto scaricabile, denominato “pacchetto capitolo”, si intitola Eight Princes ed è incentrato sugli anni immediatamente successivi alla fine del periodo dei Tre Regni, che hanno visto esplodere un disastroso conflitto all’interno della nuova dinastia Jin e del clan Sima. Nostro compito è, per l’appunto, quello di scoprire se Total War Three Kingdoms Eight Princes valga davvero il prezzo (invero molto contenuto) del biglietto d’ingresso e se riesca ad aggiungere qualcosa di significativo al titolo base, che può essere già considerato una declinazione soddisfacente degli stilemi classici di Total War, per quanto non priva di qualche difetto congenito.
Total War Three Kingdoms Eight Princes consente di schierare anche i catafratti, unità di cavalleria che proteggono gli animali cavalcati con robuste corazze.
I regni di Wei, Shu e Wu hanno ormai capitolato e la Cina è stata unificata sotto l’egida della dinastia Jin: gli otto principi titolari sono i rampolli del clan Sima, ciascuno assurto agli onori della cronaca per merito (o colpa) delle loro eccezionali capacità sia sociali che militari. Eight Princes, ci permette di interpretare uno qualsiasi di questi condottieri e di guidarli lungo la loro personale scalata al potere: poiché l’imperatore Hui di Jin era purtroppo afflitto da gravi disabilità e, dunque, facilmente manipolabile, la sua infida consorte Jia Nanfeng pensò bene di intavolare una personalissima partita a scacchi con i discendenti del clan Sima, portandoli a scontrarsi gli uni contro gli altri mediante subdole macchinazioni e complotti politici che, con il tempo, sfociarono in una tremenda guerra senza esclusione di colpi nella quale ciascuno volle rivendicare soltanto per sé il Trono Imperiale e il Mandato Celeste. I campi di battaglia vennero invasi da truppe equipaggiate con pesanti corazze e gli Xianbei, gli Xiongnu e molte altre etnie nomadi diventarono reclute mercenarie al soldo di vari eserciti. Alla fine della cosiddetta “Guerra degli Otto Principi”, solo uno scampò alla disfatta, mentre la capitale imperiale Luoyang cadde sotto il controllo delle tribù di barbari e la Cina, dopo appena una generazione di unità nazionale, venne di nuovo spaccata.
Total War Three Kingdoms Eight Princes: principi senza princìpi
Ognuno dei signori della guerra in Total War Three Kingdoms Eight Princes possiede il proprio feudo in un punto diverso della vasta mappa della Cina, come pure unità distintive da reclutare ed una serie di edifici speciali da costruire. Alcuni vantano persino risorse uniche che ne possono alterare lo stile di gioco. La nostra prima scelta ricade su Sima Ai, un tempo noto come il principe Li di Changsha, che per breve tempo prestò servizio come reggente per suo fratello, l’imperatore Hui: quinto degli otto protagonisti comunemente associati alla summenzionata guerra, Sima Ai fu l’unico ad essere elogiato dagli storici per aver tentato di riformare il governo e per la premura che mostrò nei confronti del sovrano disabile. La provincia di Jing dalla quale ha inizio la sua campagna è molto distante dal grande conflitto al nord e la risorsa esclusiva di cui dispone, la Riforma, viene generata da vari tipi di edifici: il suo scopo è quello di aumentare il prestigio, il sostegno dei nobili (il nuovo ordine pubblico) e l’influenza commerciale. Di fatto, più Riforma viene accumulata, più diventiamo ricchi e potenti. Un altro signore della guerra interessante è Sima Jiong, il cui nome cinese di cortesia era Jingzhi e fu precedentemente conosciuto come il principe Wumin di Qi, anche lui salito per breve tempo sullo scranno al posto dell’imperatore dopo aver estromesso l’usurpatore Sima Lun, caratterizzato dal cosiddetto Controllo: accumulare tale risorsa mediante la costruzione di strutture specifiche o con la rimozione del dissenso nella corte al nostro servizio fa aumentare il supporto dei nobili, riducendo al contempo la corruzione. Già che abbiamo parlato di Sima Lun, il principe di Zhao, possiamo indossare anche le sue vesti e cospirare per mettere le mani sulla corona con l’inganno: il Sotterfugio è l’arma che predilige, raccolta grazie ad un certo tipo di edifici e allo spionaggio, tramite la quale può istigare guerre per procura proprio come faceva Cao Cao.
Le battaglie campali con pesante spargimento di sangue (invisibile) sono sempre all’ordine del giorno.
Molte delle nuove unità in Total War Three Kingdoms Eight Princes sono truppe che indossano robuste protezioni lamellari, che ricalcano alla perfezione l’equipaggiamento bellico dell’epoca: il tramonto della dinastia Han e il seguente periodo dei Tre Regni videro infatti un proliferare di reparti difensivi in grado di resistere meglio agli assalti delle truppe nemiche. Anche le tribù senza patria che possono essere reclutate vantano una serie di migliorie che giocano a loro beneficio: in Total War Three Kingdoms, alcuni signori della guerra come Dong Zhuo e Ma Teng erano in grado di ingaggiare fanti e cavalieri provenienti dai popoli migratori, e lo stesso possono fare alcuni dei principi di questo contenuto scaricabile come Sima Yong con gli Xiongnu, Sima Ying con i Qiang e Sima Lun con gli Xianbei, gli odierni mongoli Da notare che, al netto di una manciata di potenziamenti, le truppe nomadiche sono le medesime che è possibile rintracciare nel gioco base e che, come già sottolineato poc’anzi, il loro coinvolgimento nelle dispute interne sul territorio cinese si sarebbe rivelato storicamente tragico per il futuro della Cina. Altra aggiunta alle meccaniche di gioco è il sistema degli allineamenti, che si traduce in una serie di eventi legati a quattro aspetti filosofici in grado di conferire molteplici benefici. Gli allineamenti si dividono in Ricchezza, Spirito, Potenza e Mente, connessi rispettivamente alle relazioni commerciali e al reddito, alla produzione del cibo e alla diplomazia, ai costi di mantenimento delle truppe e alla mobilità sul campo, e infine all’esperienza acquisita ed alla velocità di ricerca: a seconda delle scelte compiute, è possibile racimolare (o perdere) punti per ciascun allineamento e, raggiunto un certo livello, ottenere cospicui bonus per la propria fazione che, magari, possano entrare in sinergia con le caratteristiche peculiari del principe che abbiamo scelto di impersonare. Da segnalare anche la presenza di un particolare trattato di cooperazione che permette di offrire i nostri servigi al comandante di una compagine diversa, guadagnare parte dei loro introiti e prendere parte alle guerre che li coinvolgono, per quanto non ci siano differenze di rilievo rispetto all’offerta di vassallaggio già vista nella campagna base che, per qualche strano motivo, è comunque presente.
Una tiepida zuppa cinese
La differenza fondamentale tra la campagna principale e questo DLC è il modo in cui viene aggiudicata la vittoria: in Total War Three Kingdoms, era sufficiente soggiogare i rivali per divenire il legittimo imperatore del Regno di Mezzo, mentre in Eight Princes è necessario scalare i ranghi per ottenere titoli nobiliari di prestigio crescente fino a conquistare l’appellativo di Principe Vittorioso: benché le qualifiche di Imperatore e Reggente possano essere guadagnate in parallelo, è quella la carica alla quale dobbiamo puntare per trionfare sugli altri. La strada per raggiungere tale traguardo può essere ardua e tortuosa, con innumerevoli contese, violente diatribe da sedare nel sangue e tranelli diplomatici celati dietro ogni angolo. Oppure, potrebbe rivelarsi molto più semplice del previsto: la comodità di selezionare alcuni principi, come il già citato Sima Ai, risiede proprio nella lontananza strategica dai luoghi in cui la guerra si è concentrata, permettendoci così di espandere il nostro regno verso le regioni del sud fino al Mar Cinese Meridionale e rinforzarlo con la cattura di insediamenti abbandonati o comunque scarsamente abitati, al sicuro dalla maggior parte dei rischi di assalto e invasione delle altre fazioni in lotta. In effetti, sembra quasi di ripetere la campagna di Sun Jian passo dopo passo dato che l’approccio è il medesimo, ed è proprio questo il punto debole dell’intero pacchetto: più a lungo sperimentiamo le diverse possibilità offerte da Total War Three Kingdoms Eight Princes, maggiore è la sensazione che i nuovi personaggi siano in realtà delle copie carbone di quelli presenti nel gioco base. Sima Lun, tanto per fare un altro esempio, inizia poco distante dalle pianure centrali, e la sua risorsa basata su espedienti strategici ci obbliga praticamente a rivivere quanto abbiamo già avuto modo di provare con Cao Cao, mentre Sima Wei, che basa il proprio stile di gioco su assalti continui e lo sfruttamento della furia raccolta, risulta molto simile a Zhang Yan o Zheng Jiang, eccezion fatta per la posizione di partenza un po’ più centrale. E’ difficile puntare il dito contro Creative Assembly quando gli sforzi profusi per creare una mappa realistica della Cina dell’epoca sono tangibili, e bisogna rendere loro merito per aver puntato i riflettori su un un periodo posteriore ai Tre Regni spesso ignorato dalla cultura di massa, ma il risultato finale, purtroppo, non introduce novità significative rispetto a quanto abbiamo già visto.
Forse la creatività mostrata nell’introduzione dei lord aggiuntivi del mondo di Total War Warhammer ci ha abituati male, ma Total War Three Kingdoms Eight Princes gioca con un mazzo di carte perlopiù identico all’originale e non porta sul tavolo nulla di particolarmente inconsueto: gli allineamenti sono interessanti, ma da soli non bastano a tenere viva l’attenzione se il resto del gameplay è identico alle campagne che già hanno strappato diverse centinaia di ore al nostro tempo libero. Se prendiamo come esempio alcuni contenuti aggiuntivi distribuiti per gli altri capitoli, come Empire Divided per Total War Rome II o The Last Roman per Total War Attila, appare chiaro che il team di sviluppo sia perfettamente in grado di realizzare espansioni innovative, pur rimanendo vincolati alla struttura di base, perciò la qualità finale di questo DLC lascia un po’ interdetti. Paradossalmente, la modalità gratuita Dynasty, rilasciata con lo stesso aggiornamento di Eight Princes, regala un’esperienza migliore in termini di freschezza (anche se mette a serio rischio le nostre CPU), dunque speriamo che Creative Assembly faccia ammenda dei propri errori e confezioni un prodotto migliore con i futuri pacchetti, dandoci un altro valido motivo per tornare a calcare il travagliato palcoscenico storico di questo splendido paese.