Quest’oggi vogliamo introdurre un argomento un po’ spinoso, ma che sta molto a cuore a chi vi scrive. Da sempre sono infatti sostenitore che il sistema Metacritic non sia fondamentale per la comprensione del valore di un titolo. Nelle righe che seguono vi spiegherò il perché, analizzando comunque pregi e difetti del sito in questione. Per quei pochi che davvero non conoscono cosa sia Metacritic, dovete semplicemente sapere che si tratta di un (chiamiamolo) contenitore nel quale vengono prese tutte le recensioni della stampa specializzata (le più importanti, quantomeno), partendo dal voto più alto fino al peggiore e di tutti questi viene fatta la media matematica che ne scaturisce il risultato finale; il numeretto magico che compare di fianco al prodotto. Ad oggi, l’opera videoludica con il voto più alto su Metacritic è il leggendario Zelda: Ocarina of Time con un superlativo 99 su 100, basato su 22 recensioni della critica mondiale. Davvero però quel freddo numero può indicare a grandi linee la qualità di un prodotto? Qualcuno potrebbe suggerire che in effetti possa essere così, proprio per il fatto che Metacritic non fa altro che calcolare la media di svariate analisi, tutte diverse e spesso discordanti; il risultato quindi non andrebbe poi troppo lontano dalla realtà. Eppure ci sono un sacco di variabili da tenere in considerazione. Un’infinità di elementi che rendono, di fatto, quel voto un numero privo di significato.
Il logo di Metacritic con tanto di slogan
Metacritic non calcola le linee editoriali delle svariate testate di riferimento
Uno dei principali motivi che smonta Metacritic riguarda proprio la linea editoriale. Ogni testata giornalistica ne ha una e questa influisce anche e soprattutto sul voto finale di una recensione. Prima di fare degli esempi, dovete sapere che non tutti i siti danno al numeretto che troviamo al termine dell’analisi lo stesso peso; non solo, c’è anche il problema dei decimali: non tutti li utilizzano e molti si affidano infatti agli step di 0.5, ma ci sono pure testate che assegnano il voto secco (esempio: 7 o 8, senza vie di mezzo). Già solo questo, seppur in minima parte, influisce non poco sulla media numerica. Come accennato poc’anzi, però, non tutti diamo al voto numerico la medesima valenza. Una testata potrebbe pesare l’8 (o 8.5) come voto importantissimo, laddove in altre quel peso potrebbe averlo il 9. Addirittura il sistema di punteggio, non essendo propriamente uguale per ogni sito di videogiochi, potrebbe indurre lo stesso redattore ad assegnare due voti differenti nell’ipotetico caso che egli potesse recensire lo stesso gioco per testate diverse. Questo perché dobbiamo tenere in considerazione che in sito X possano avere una linea editoriale più rigida e severa che pesa maggiormente lo spirito critico nel senso assoluto, mentre su sito Y, viceversa, potrebbero essere più flessibili e dar risalto alle note positive e ai pregi di una produzione e il redattore si adatta quindi di conseguenza. Tanto per fare degli esempi, prendiamo un attimo in mano il sistema scolastico: lo sapete che i voti numerici non hanno lo stesso valore nel mondo? In Italia, generalmente, l’8 equivale ad un buono, ma in un altro Paese potrebbe essere inteso come un ottimo (e questo problema già sussiste qui da noi). Ergo, se 8 su sito X è buono mentre su sito Y è ottimo, lo stesso gioco potrebbe prendere rispettivamente 8 e 7, semplicemente perché il valore del voto non è uguale. La media della maggior parte delle opere di grande importanza si basa solitamente su una novantina di recensioni (andando a vedere Breath of the Wild versione Switch, 109 review). Ora, valutando solo quanto riportato sino ad ora, quante variabili bisogna considerare? La media già soltanto per questo non è pura, di conseguenza non affidabile. Senza contare i voti palesemente provocatori, come potrebbero essere i 6 di Gears 5 o Breath of the Wild. Intendiamoci, non è che avendo assegnato noi voti alti, allora in automatico quelli bassi non sono giusti; proprio tirando però in ballo l’oggettività, il buon gusto, la giustizia o quello che vi pare, assegnare un 6 a queste due produzioni non è altro che una provocazione (se no dobbiamo pensare che coloro che hanno analizzato le due opere non ci capiscono una cima di videogiochi o che siano stati volutamente rigidissimi e super severi, e non mi sembra il caso). Breath of the Wild ha addirittura vinto svariati premi e sebbene nemmeno quelli contino poi così tanto, per vincerli (specie in un anno ricco di uscite di rilievo) significa che la qualità c’è. Nel caso dell’ultimo Zelda ritroviamo addirittura due 6 che hanno contribuito a far calare la media del gioco da 98 a 97. Niente di eclatante, ma volendo essere pignoli comunque questo fa sì che la strepitosa avventura Nintendo venga dopo una bella sequenza di titoli con media 98. Applichiamo poi lo stesso ragionamento su produzioni che ricevono voti a partire dall’8 e a concludere con il 3; come può essere possibile capirci qualcosa? Chiaro, la media matematica vien fuori comunque, ma come si fa a stabilire quali siano le analisi più vicine alle realtà e quali no? Per questo motivo, il risultato finale potrebbe non rappresentare la qualità effettiva dell’opera. Ciò detto, c’è un altro elemento da prendere in esame e per certi versi ancora più importante.
Braid ci sembrava l’opera più adatta per rimarcare il nostro non essere delle macchine
Siamo umani, non macchine
Metacritic si basa sulla media matematica di freddi numeri, però noi siamo umani, non macchine. Dietro a quel semplice numeretto vi è tutta un’analisi e una serie di ragionamenti, nonché la dedizione di un singolo individuo che mette comunque cuore e passione in quello che fa. Essendo tutti diversi, le nostre recensioni non potranno mai essere eguali; se già due linee editoriali differenti possono influire sul voto, figuriamoci pensieri e modi di analizzare divergenti. Ognuno di noi ha la sua visione del panorama videoludico e non tutti cercano di guardare le cose da più prospettive o, semplicemente, diamo valore e peso a caratteristiche specifiche. C’è chi potrebbe dare maggior risalto alla narrazione di un titolo, chi alla poetica e alla visione autoriale o chi, ancora, al puro gameplay. Di uno stesso gioco potrebbero esserci dunque analisi che si concentrano su aspetti del tutto diversi; di conseguenza cambia l’approccio e l’apposita valutazione. Va quindi letto l’articolo e i motivi che spingono il singolo ad assegnare un determinato punteggio e valutare se il testo e le considerazioni combacino col voto. Quello che conta è infatti il contenuto della recensione, non il numeretto alla fine che, da solo, non significa assolutamente niente. A risaltare su Metacritic però non sono tutti gli articoli che finiscono in questo macro-contenitore, bensì la media finale; la maggioranza va a guardare quella. Il voto potrebbe essere visto come avvaloramento e controprova dell’analisi redatta, perché spesso può capitare di leggere un articolo e ritrovare una valutazione numerica più alta o bassa rispetto a quanto riportato. Così come potrebbero esserci delle analisi sbagliate dove un recensore critica diversi aspetti di una produzione quando in realtà è stato egli stesso a non comprendere appieno le possibilità offerte dall’opera o le sue funzionalità. Al contempo, un altro potrebbe essere addirittura troppo di parte o far passare ciò che non funziona come buono. Su centinaia di recensioni riguardanti un gioco quanti casi analoghi possiamo riscontrare? Senza contare il voto provocatorio di cui parlavamo in precedenza. A questo punto la media numerica, matematicamente parlando, è quella; si tratta di una scienza esatta che non ammette opinioni, ma dati di fatto. Se 2+2 è 4 nessuno può sognarsi di dire faccia 3 o 5. Il punto è che la media tiene conto dei voti in sé e non di quello che c’è dietro e tutte le caratteristiche descritte sino ad ora. Proprio per tal motivo quasi non ha senso, poiché non ci indica nulla. Certo, qualcuno potrebbe asserire che è comodo per farsi un’idea veloce su un titolo, ma siamo sicuri sia quella giusta? Non serve il numeretto per capire se un gioco faccia al caso nostro, bensì leggere una o più recensioni; meglio se della nostra penna di riferimento di cui eventualmente condividiamo grossomodo le varie analisi. Dopotutto, un recensore potrebbe anche affermare che un gioco sia penoso e comunque piacerci. Sono troppe le variabili da tenere in considerazione e la fredda media matematica di Metacritic non può venire in nostro aiuto, né tantomeno indica il reale livello qualitativo di un prodotto. Se Zelda Ocarina of Time potrebbe rispecchiare davvero quel fiammante 99 (ma molti potrebbe giustamente non essere d’accordo), possiamo dire lo stesso del 98 di GTA IV? Intendiamoci, GTA IV è un gran bel gioco, ma 98 ci sembra eccessivo. Questo vale un po’ per tutto, anche per titoli con medie inferiori. Suikoden II è riconosciuto come uno dei capolavori assoluti del genere J-RPG, eppure la sua media Metacritic basata su otto recensioni è “solo” di 82 (un valore numerico che, ahimè, non rappresenta di certo un’opera di tal calibro). Ritroviamo il voto degli utenti ben più alto, precisamente 92, ma se la media della critica non è affidabile per tutti i motivi sino ad ora esposti, figuriamoci quella dell’utenza. In questo specifico caso, potrebbe indicare un punteggio più “giusto” nei confronti di Suikoden II, ma ricordiamo anche che se le recensioni arrivano ad un centinaio, i voti assegnati dagli utenti sono migliaia e non sempre lo fanno con onestà intellettuale. Spesso fioccano 0 come se non ci fosse un domani, solo per questioni di ripicca così come i tanti 10 dati a caso, per “supportare” una propria preferenza. Senza contare che all’utenza non è richiesto avere chissà quali competenze o scrivere un vero articolo per motivare la propria scelta. Chiunque può iscriversi è dare 0 e 10 senza veri motivi, giusto per divertimento (come coloro che mettono il dislike sui video YouTube per il gusto di farlo). Ricordate quanto successo con Metro Exodus solo perché su PC sarebbe stato esclusiva dell’Epic Store Games? Pioggia di recensioni negative su Steam ma anche sullo stesso Metacritic. Oppure il recente episodio riguardante Astral Chain, bombardato di 0 solo per il framerate, poiché non gira a 60fps. Fortuna vuole che Metacritic abbia rimosso un migliaio di recensioni negative nosense, lasciando però tutte quelle con i numerosi 10 atte a contrastare l’accaduto. Qualche volta ci sono stati casi in cui titoli massacrati dalla critica siano stati comunque apprezzati dai videogiocatori (o viceversa) e Metacritic, con le due medie opposte, può sicuramente rappresentarlo con semplicità, rivelandosi forse uno dei pregi del portale. Un altro aspetto positivo potrebbe essere quello di avere più punti di vista su un gioco, leggendo varie recensioni contrastanti e farci la nostra idea prendendo il meglio di ogni analisi, con il solo rischio di poter beccare anche articoli di parte (nel bene e nel male, si intende), provocatori o, nella peggiore delle ipotesi, sbagliati. Questo può accadere in quanto non stiamo più andando a leggere il nostro giornalista di riferimento con cui ormai abbiamo fidelizzato, bensì autori a caso che potrebbero tanto esporci un’analisi accuratissima e precisa (che sia essa severa o flessibile) quanto baggianate (purtroppo). E tutto rientra sempre nella media di Metacritic. Ergo, non è tanto l’idea in sé ad essere sbagliata, è che all’atto pratico non funziona; o meglio, non può rappresentare una certezza perché sì, la matematica è una scienza esatta, ma noi siamo esseri umani. Tutti diversi e con propri ideali, esperienze, opinioni. Ognuno quindi con uno spirito critico differente e che pesa secondo i propri criteri i valori di un’opera. Non serve una media per rappresentare il valore di un’opera, anch’essa realizzata da persone.
Il sistema Metacritic ha molte falle e dal punto di vista concettuale, sebbene matematicamente sia giustissimo, a livello umano quasi non ha senso. Questo succede anche perché viene usato nel modo più sbagliato, complice il fatto che Metacritic stesso induca ad utilizzarlo male. Se in una discussione una persona vuole avvalorare la sua opinione su un prodotto e sfrutta Metacritic facendo notare come anche la media matematica gli dia ragione, beh è in totale errore (e questo accade, e spesso pure). Quel numeretto non vuol dire nulla. L’oggettività non è di certo determinata da una maggioranza. Una maggioranza è semplicemente una maggioranza. Né più, né meno. Non può e non deve indicare altro se non quel che è. Metacritic può essere utile se usato come contenitore di recensioni o per notare la divergenza tra utenza e critica su un determinato prodotto (senza tenere in considerazione le medie dei voti, ma il fatto che ci sia un forte divario), ma assolutamente non per corroborare le proprie opinioni o per farsi un’idea sulla qualità effettiva di un titolo. Il fatto che la media dei voti a volte possa rappresentare quello più vicino alla realtà non è altro che l’eccezione che conferma la regola. Può succedere, ma non significa niente. Volendo poi fare pure i pignoli, Metacritic non tiene in considerazione un bel numero di testate – anche importanti – e in teoria per essere il più corretto e vicino alla realtà possibile dovrebbe prendere in esame i voti di tutti i siti web (o quelli registrati come testate giornalistiche, quantomeno), non solo una parte, altrimenti si tratta sempre e solo di visione parziale. Il consiglio è quindi di non basarsi esclusivamente su Metacritic per comprendere il valore di un prodotto, perché mai come in questo caso la media matematica non è detto che rappresenti in pieno l’autenticità del lavoro dei devloper.