Blasphemous Recensione

Il sottogenere dedicato all’incontro tra soulslike e una struttura alla metroidvania acquisisce un nuovo esponente con l’uscita di Blasphemous, secondo titolo degli sviluppatori spagnoli di The Game Kitchen dopo l’avventura horror The Last Door. Blasphemous, come sempre più spesso avviene in questi casi, è nato da una campagna Kickstarter svoltasi nel 2017 e sostenuta da moltissimi utenti. Nei due anni successivi, l’immaginario dei ragazzi spagnoli si è pian piano tramutato in realtà, portando a compimento gli orrori di una distorta religione cattolica senza grossi intoppi, tanto che gli ultimi trailer, tra cui quello presentato all’E3 2019, hanno convinto molti esponenti della stampa e del pubblico. Il titolo è stato ormai rilasciato, distribuito dallo storico Team17, su tutte le piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Il viaggio negli orrori sacri ha dunque inizio.

Blasphemous: il peccato originale nato da un miracolo

La particolarità che dà una marcia in più a Blasphemous rispetto alle ambientazioni degli altri soulslike è la sua ispirazione ad una religione di natura palesemente cattolica. Il gioco ci porta in un mondo di stampo gotico-medievale, ma, invece che davanti a creature scaturite dall’universo fantasy o da varie mitologie, ci pone di fronte a un’attenta e distorta rappresentazione del cattolicesimo. I nemici che affronteremo e i luoghi che attraverseremo prendono a piene mani dall’iconografia cristiana, aggiungendo poi qualche elemento di fantasia per giustificare la corruzione presente e il male che si annida in questi simboli sacri. La storia ci mette nei panni del Penitente, un misterioso ultimo sopravvissuto della confraternita del Dolore Silenzioso. Nei primi momenti di gioco il nostro protagonista si risveglierà circondato da centinaia di cadaveri di suoi fratelli, a cui è accomunato dallo stesso caratteristico elmo. Teatro della vicenda sono le terre di Custodia, lande avvolte da quello che è chiamato Primo Miracolo, una sorta di potere divino che ha reso reali e tangibili i dolori e le penitenze dei ferventi credenti che si sono rivolti alla loro divinità. Il risultato è una terra ormai corrotta da un male percettibile in ogni animo e in devoti distorti dalla propria fede, tanto da trasformarsi in terribili mostri. Lo scopo del Penitente sarà dunque quello di svelare i misteri dietro al Primo Miracolo e di cercare di salvare le terre di Custodia dal loro triste fardello.

Blasphemous

Come avviene nei vari titoli nati dalle menti geniali degli sviluppatori di FromSoftware, anche in Blasphemous non avremo una narrazione chiara e diretta, ma saranno l’ambientazione, i personaggi secondari e le storie inscritte nei vari oggetti che troveremo sul nostro cammino a raccontarci le vicende. Questo comporta anche una certa libera interpretazione da parte dell’utente, che sarà chiamato a compensare alcuni vuoti della storia appositamente lasciati. La cosa più interessante è che quanto narrato da Blasphemous non ha certo la finalità di accusare la religione cristiana; il racconto si focalizza piuttosto sulle conseguenze di certi estremismi, che, indipendentemente dal credo a cui sono riferiti, non fanno mai bene a nessuno. Nel titolo non mancheranno anche alcune quest secondarie, molto simili nello svolgimento a quanto visto in Dark Souls, con personaggi a volte chiari nelle loro richieste e altre volte più criptici. Spesso si rischia di fallire una di queste linee narrative senza neanche capire cosa si abbia sbagliato, ad esempio uccidendo un boss prima di aver parlato con un determinato personaggio. Sicuramente un retaggio del capostipite di FromSoftware che avremmo preferito non trovare anche qui.

Requiem Aeternam

Il gameplay di Blasphemous si basa decisamente sulle meccaniche tipiche di due generi che ormai sono stati spesso fusi tra loro nel corso degli anni, basti pensare a titoli simili come Salt & Sanctuary, Death’s Gambit o il recente Dark Devotion. La struttura della mappa di gioco è quella di un Metroidvania, con tanto di mappa complessiva che ci mostra le aree visitate e quelle ancora da esplorare. Ogni area avrà segreti e aree raggiungibili con poteri ottenibili soltanto in un punto successivo della campagna. A questo aggiungete una struttura interna propria dei soulslike, con gli Inginocchiatoi che fanno le veci dei Falò e una configurazione di ogni area molto simile al primo Dark Souls e a Bloodborne, ossia con un solo Inginocchiatoio per un’area anche piuttosto vasta, ma con diverse scorciatoie da attivare che facilitano la progressione. Presenti anche le tipiche boccette per le cure simili come utilizzo alle classiche fiaschette Estus. Troviamo però anche alcune differenze rispetto ai soulslike. Il nostro personaggio, ad esempio, non avrà una barra della Stamina, cosa che ci permetterà di attaccare e schivare a volontà (non che la cosa renda il tutto più semplice!). Il combattimento è molto basilare: avremo per tutto il gioco una sola arma, la Mea Culpa, spada del peccato che potremo potenziare (ci arriviamo tra poco). Con questa potremo solo fare attacchi in serie a cui si aggiungeranno comandi extra acquisibili con le Lacrime della Redenzione, l’equivalente delle anime di Dark Souls. Altra differenza rispetto ai titoli FromSoftware è la penalità data alla morte. Dopo essere morti (cosa che avverrà comunque spesso), non perderemo le Lacrime della Redenzione, ma ci verrà precluso l’utilizzo di una parte della barra Fervore, ossia l’equivalente della barra del mana. Questa ci servirà per utilizzare le Preghiere, potenti attacchi equiparabili agli incantesimi, che ci daranno un certo vantaggio in battaglia. Morendo varie volte, spargeremo quindi in giro parti della barra Fervore, che nel frattempo diminuirà sempre di più. Per recuperarla dovremo o tornare nel luogo (o luoghi) della nostra morte o pregare di fronte a una statua per espiare i nostri peccati, sempre spendendo Lacrime della Redenzione.

Blasphemous

Il combat system, per quanto all’inizio possa sembrare semplice, si amplierà quindi grazie alle nuove mosse acquisite per la Mea Culpa e tramite altre abilità ottenibili in diversi modi. Il gioco non è un RPG e non ha sistemi basati sul level up, ma potremo ottenere dei grani del rosario per aggiungere diversi Perk al nostro personaggio, come ad esempio una maggior velocità di schivata o la possibilità di vedere le barre della salute dei nemici. Ci sono poi le Reliquie, in grado di donarci vere e proprie nuove abilità che ci serviranno per accedere a ulteriori aree nei livelli. La Mea Culpa potrà poi essere equipaggiata con degli speciali cuori, incastonabili nell’elsa (massimo uno alla volta) per ottenere potenziamenti aggiuntivi. I combattimenti alla lunga risentiranno però di una certa mancanza di varietà, soprattutto perché, benché si acquisiscano nuove mosse, alla fine per evitare troppi rischi si useranno sempre le stesse. In Blasphemous ci saranno poi due strumenti di difesa, ossia il parry, da eseguire con il giusto tempismo per deflettere gli attacchi nemici, e la schivata, che, nonostante l’assenza della stamina, non potrà essere abusata per via di un breve tempo di recupero dopo l’esecuzione. I nemici che troveremo sul nostro cammino si dimostreranno non troppo ostici, una volta che avremo imparato come affrontarli, e spesso le principali cause di morte saranno piuttosto dovute alle trappole o ai salti nel vuoto. Non sempre il gioco ci consente infatti di analizzare i pericoli dell’ambiente come vorremmo, con spuntoni e trappole posti male nello spazio di movimento, portandoci a morire spesso inutilmente. Altro discorso per i Boss, una decina in totale e tutti ben caratterizzati, tra cui molti ispirati alle principali iconografie d’ispirazione cattolica. Alcune battaglie saranno davvero epiche, mentre altre appariranno penalizzate dal fatto che ci troveremo a morire più per l’ambiente in cui si svolgerà la boss battle che per la difficoltà del nemico in sé.  La durata di Blasphemous si attesta tra la quindicina e la ventina di ore, con qualche ora in più se si completare tutto al 100% e scoprire anche il vero finale del titolo.

Il difetto più grande del gioco è un eccessivo backtracking. Spesso gli Inginocchiatoi saranno mal distribuiti, ma soprattutto ci sarà una grande assenza di zone dove potersi teletrasportare. I teletrasporti, completamente slegati dagli Inginocchiatoi, risulteranno pochissimi in tutto il gioco, cosa che ci costringerà a riattraversare spesso intere zone per raggiungerne altre o semplicemente per arrivare nelle zone dove è possibile potenziare il nostro personaggio. una vera scocciatura, se si pensa che la possibilità di morire per una trappola o un salto finito male è sempre in agguato. Per concludere, graficamente il titolo presenta una buona pixel art, che dà il meglio di sé nella realizzazione delle enormi creature che saremo tenuti ad affrontare. Le ambientazioni e i personaggi sono curati e anche l’audio è molto d’atmosfera. Il gioco presenta anche un’ottima traduzione italiana.

Blasphemous è un nuovo titolo che unisce il 2D tipico dei Metroidvania a elementi presi dai soulslike. L’atmosfera e i mostri ispirati dall’iconografia cristiana denotano una cura approfondita da parte del team di The Game Kitchen, che però pecca nell’inserire un gameplay poco approfondito nei suoi sistemi e un eccessivo backtracking che serve solo ad annoiare il giocatore. Nonostante tutto, come loro prima prova di questo tipo, gli aspetti positivi sono molti, ed è sicuramente un titolo consigliato agli amanti di questo particolare sottogenere.

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).