Concrete Genie Recensione

Concrete Genie

Concrete Genie RecensioneLa marea mediatica indotta dal fiume di notizie che riguarda i titoli attesissimi di casa PlayStation ha lasciato immeritatamente passare in sordina progetti minori, ma non per questo meno validi o nel loro piccolo affascinanti. Tra curiosi annunci e un’allettante versione di prova guidata alla Gamescom, è bastato poco per innamorarmi del delizioso progetto di Concrete Genie, il micro-mondo creativo di PixelOpus. Il mondo immaginifico nasce dal sublime adattamento moderno della tecnica stop motion, ora raffinata e dallo straordinario impatto narrativo, ora strumento storico per apostrofare storie dal retrogusto malinconico. Essa è paragonabile, in termini cinematografici, allo stile di Tim Burton per opere del calibro di Nightmare Before Chistmas o di racconti struggenti al pari di Coraline e la porta magica. Nobili intenzioni e un progetto estrapolato dalla ricercata catarsi fanciullesca dei personaggi: ecco come il titolo rispecchia un genere troppo a lungo rimasto nella nicchia e dall’esponenziale crescendo di creatività, che in passato ha trovato dimora in giochi del calibro di LittleBigPlanet e il neonato Dreams, per ora intravisto solo in Early Access. Cosa li accomuna? Scendiamo nel dettaglio e scopriamolo.

“Ha tre braccia e due nasi, ma gli voglio bene”

Concrete Genie: disegno dal dolore, animo con i ricordi

Lo scenario si apre in un tripudio di colori e il fruscio di un album da disegno, lasciandoci prendere sin da subito dimestichezza con i comandi di gioco, molto simili alle movenze del controller assaggiate su Dreams qualche mese fa sulla beta. Pad alla mano entriamo nella mente di un artista giovane ed introverso della città di Denska, piccolo insediamento portuale gonfio di salsedine e circondato da una grigia patina di nostalgia. Le strade sono semideserte, e, oltre al nostro protagonista, popolate soltanto di un gruppetto di teppisti, che si atteggiano da bulli e padroni della cittadina e scorrazzano indisturbati. L’ambiente, le case e l’atmosfera stessa, tutto è carico di un vivido realismo, come se il mondo fosse diventato un limbo ove albergano tutta la negatività e lo smarrimento dell’io interiore. I giornali e i vari indizi sparsi per i gelidi cunicoli di Denska spalancano una finestra su un esasperato delirio di negligenza sociale, un luogo di smarrimento e perdizione, illuminato solo dalla speranza creativa di Ash, il nostro beniamino. L’ennesimo scontro fisico con i bulletti di quartiere ha separato il giovane artista dai suoi disegni, che si sono poi messi a volteggiare impazziti in ogni anfratto urbano, a volte persino facendo capolino tra qualche deperito rimasuglio di civiltà. Riaccendiamo così la speranza con la creatività e uno sfavillante pennello magico, perché l’unico modo per scacciare le ombre che attanagliano Denska è debellare il male che per troppo tempo gli abitanti hanno vilmente nascosto: un’odissea spensierata contro il bullismo e la perdita dell’innocenza. I valori intrinsechi dell’opera non svaniscono mai e, anche se non si urlano costantemente ai quattro venti, attimi di delicata malinconia ci fanno riflettere su alcuni scorci del passato dei protagonista. D’altronde qui si tratta di smuovere la coscienza, non di farne una guerra.  

Concrete Genie

Le malinconiche ambientazioni di Concrete Genie

Concrete Genie sconfigge la violenza con la creatività

Dai buffi disegni abbozzati sulle pagine scomparse, fino alle tenebrose viscere di Denska, la squisita creatività di Ash si libra oltre i confini dell’onirico e dona vita ad esseri mai visti prima d’ora: i genie. La disperata ricerca delle pagine da disegno perdute si trasforma così in un pretesto per scovare tematiche scomode e far luce sull’immaginario infantile. Bambini e adolescenti affrontano i traumi in maniera diversa e emotivamente poliedrica: non vi è una risposta unica alla domanda “Come ha potuto la negatività sociale della città sfociare in un così disarmante scenario?”. Proprio come quando da piccolo passavo ore ed ore a contatto con amici immaginari e ne reincarnavo  la forma in buffi disegni – talvolta per ingannare la solitudine ormai sempre più concreta nella vita di bambini figli di genitori in carriera – così i genie sono la rappresentazione ultima del bisogno di esorcizzare il malessere dell’amata città dove vive Ash, e caratterizzano l’avventura dal faro ai canali di scolo alla base della città. La missione del protagonista diventa un mezzo per ridipingere i suoi spenti ricordi: colorare muri, accendere lampadine, scoprire di più sui pochi superstiti rimasti, ogni momento è utile a sfoggiare un po’ di sana creatività.

Grazie al pennello magico in dotazione sarà possibile dar vita a una buona varietà di genie con una vasta gamma di parametri modificabili, in modo da dotarli di orecchie, gambe, baffi ed altre esilaranti decorazioni. Concrete Genie tuttavia non è tutto racchiuso in un genuino painting animato, ma possiede un gameplay poliglotta che si apre a ventaglio in ore di puro divertimento. Laddove stop motion e una magnetica varietà di colori ci permettono di creare capolavori più o meno soddisfacenti e conformi alle nostre idee, l’ambiente di gioco ci spinge ad apprezzare anche gli azzeccati puzzle ambientali disseminati nella città. Ogni genie può celare un elemento magico unico che è in grado di aiutarci come fuoco, elettro e vento, pertanto la scelta stilistica è il più delle volte condizionata dall’enigma in corso. Dal malinconico e avventuroso 3D, ecco annidarsi una potenzialmente infinita serie di spazi 2D lungo gli edifici: i genie non sono sconclusionati disegni su pareti, ma anche veri e propri esseri viventi, con richieste, voglia di giocare e l’autentica impersonificazione della spensieratezza infantile – una vaga similitudine al tanto amato Sackboy. L’opera ci lascia quindi completa libertà di seguire l’istinto per poi perderci nella nostra immaginazione. La trama infatti è solo un mero strumento di divulgazione per rivangare sul passato di un mondo non tanto distante dalla realtà, che ha bisogno di menti incondizionate per ritornare aperta alla società. Il maleodorante male che ha annichilito la città, ora ne imprigiona i punti di accesso e ristoro, contaminandoli con oscurità pura.

Concrete Genie

La città è la nostra tela, e noi siamo gli artisti.

L’oblio dell’ignoranza

Concrete Genie non è un gioco per tutti, ma lo sappiamo. Ormai il bisogno di gameplay sempre più complessi ha reso sempre più monotono il mercato, saturo di giochi commerciali e spesso disimpegnati. Ciò che Concrete Genie ha disperatamente bisogno di dirci però è che si può rimanere incantati anche da titoli più appassionati e poetici, che non andrebbero ignorati solo perché troppo “fuori dalle righe”. Ma proprio quando la parabola di gameplay raggiunge il suo inesorabile declino – complice un pizzico di ripetitività a tratti troppo palpabile – l’opera libera una bella dose di action, che ben si sposa con l’esplosione di colori su schermo. È in momenti come questo che ci si trova davanti ad un bivio critico: lo stravolgimento di tutto ciò che si è appreso sin ora è forzato o armonioso? Ebbene, il sistema action e si combattimento si abbina perfettamente al potere manifestato dai singoli genie fino a quel momento. Magie dirompenti divampano dal pennello e il gameplay assume una vivacità che per certi versi ricorda le fusioni in Kingdom Hearts, complice un sistema di movimento che risulta godibile di ora in ora. Fortunatamente la creatività non si spegne con il finale della storia, che, sebbene tenda ad arrivare troppo presto, lascia spazio a passatempi che proseguiranno anche nel post game. Tra le pagine mancanti del diario, la miriade di schizzi creativi che siamo in grado di evocare e i segreti latenti di Denska, non ci sarà affatto da annoiarsi in Concrete Genie, impreziosito anche da un’incantevole comparto sonoro, che vanta alcune tracce musicali davvero deliziose.

A conti fatti, nonostante la poca visibilità ricevuta, Concrete Genie è un’opera davvero pregevole, capace di offrire emozioni contrastanti con una storia melodrammatica e puramente introspettiva. Semplicità e un elegante utilizzo dello stop motion sono i tratti fondanti del titolo, sposati a un ricercato retrogusto fiabesco che trova il coronamento perfetto con l’indimenticabile colonna sonora. Concrete Genie sa stupire, e sa farlo con intelligenza. Germoglia come avventura per poi fiorire sotto una veste più action in un tripudio di colori e magie, che sicuramente meriterà un degno seguito. Un pizzico di ripetitività fa vacillare l’alchimia creatasi tra la pittura e i puzzle ambientali, ma la direzione artistica smonta ogni perplessità sollevata dal gameplay. Non ci si può nemmeno lamentare della longevità della storia – che dura 6/7 ore – anche considerati i numerosi extra e la sempre maggior inflazione di avventure con una simile durata, sdoganate soprattutto da Capcom coi suoi ultimi Resident Evil. Ma, prima di tutto, Concrete Genie è la dimostrazione della capacità di Sony e dei suoi studi di dare un seguito a quella sua vena più infantile (ma non per questo bambinesca) cominciata da LittleBigPlanet e proseguita con Dreams: anche da quel punto di vista, insomma, PlayStation sa stupire ancora.

Sebbene abbia un nome così letterario, sin dalla tenera età egli matura un interesse per il genere RPG e quello fantasy, al punto tale da sognare di farne parte. Avete presente quei bambini che emulano l’onda energetica? Ecco, il suo sogno è invece quello di entrare nella realtà virtuale per lanciare lui stesso magie ai suoi nemici! Se non gli piace qualcosa, attenti, vi farà assaggiare la potenza degli elementi!