Children of Morta arriva come un fulmine a ciel sereno sul mercato console, con una buona conversione per PlayStation 4 della precedente versione Personal Computer. Un titolo che nasce quasi come un omaggio ai tradizionali Giochi di Ruolo degli anni ottanta e novanta, ma che sa ritagliarsi un suo spazio grazie alle grandi qualità di design in Pixel Art e, soprattutto, narrazione di qualità. Scopriamolo insieme.
Children of Morta, i cari vecchi erreppiggì d’un tempo!
Fin dai tempi dell’annuncio della data di uscita ufficiale, di cui abbiamo parlato in questa pagina, l’interesse dei giocatori per questa produzione è sempre stato altissimo. Il titolo, che, a prima vista potrebbe apparire di nicchia, è infatti molto interessante per tutti gli appassionati di RPG vecchio stampo. Se amate i classici Final Fantasy ad otto bit, per capirci, genere a cui Children of Morta si ispira palesemente, lo amerete alla follia. Ma non solo, nell’opera sono presenti diversi elementi tratti anche dal vetusto genere dei Roguelike, che prendono il nome dall’immortale Rouge, titolo cult del lontano 1980, ideato da Glenn Wichmaned. A questi interessanti elementi ci sono anche alcuni sprazzi di sano Hack And Slash in fase di combattimento, poiché il titolo non si svolge a turni ma in tempo reale. Le fasi d’azione contro i nemici nel titolo sono una componente fondamentale e sono gestite con maestria dall’intelligenza artificiale. Una concessione alla modernità è però presente nella generazione di tipo procedurale degli ambienti di gioco, caratteristica comune ai titoli attualmente prodotti dal mercato. Questa, come sappiamo, è una vera arma a doppio taglio, perché, se da un lato garantisce varietà pressoché assoluta, dall’altro taglia le ali ad un level design personalizzato dagli autori. Ovviamente esiste un punto di partenza per tutte le missioni più o meno complesse, ovvero la rassicurante casa dei protagonisti del gioco.
Gli scenari ed i dungeon sono generati dal gioco in maniera procedurale, questo limita la varietà di base ma garantisce ad ogni nuova partita sempre qualcosa di nuovo!
Children of Morta, la famiglia è per sempre…
Children of Morta ha un detto “Coraggio, Amore, Vendetta, Speranza, Sacrificio. Tutto questo insieme fa vivere una famiglia“. La base narrativa del nostalgico titolo di Dead Mage, infatti, è proprio il concetto del nucleo familiare, non più la storia di un singolo, e magari citazioni di famiglia come spunto per la trama, ma una vera e propria epopea familiare come protagonista corale dell’avventura. il titolo ci cala nei panni di sei diversi personaggi protagonisti, ognuno dei quali possiede specifiche skill. Grazie a queste abilità e caratteristiche uniche di ogni personaggio, potremo risolvere le quest proposte dal gioco e, soprattutto, sconfiggere per sempre quella che è una vera e propria maledizione planetaria che sta infettando il mondo del gioco. Il suo nome è semplice, ma temibile, essa si chiama Corruzione. Il messaggio simbolico della trama è semplice ed immediato quindi, solo con l’amore e la giustizia morale si può sconfiggere il male che regna nel mondo. Il giocatore inizia molto presto a sentire un legame forte con la Famiglia Bergson, protagonista del titolo, che ha il compito di fare la guardia al Mount Morta, territorio che da il nome al gioco stesso, e che deve difendere dai numerosi nemici in campo. Il titolo offre un tutorial davvero completo e ben realizzato ed un sistema di evoluzione delle skill molto completo ed immediato da assimilare. La narrazione ha un ruolo fondamentale, ed è supportata da una buona realizzazione tecnica, con ambienti magari non molto vari, ma coinvolgenti e realistici. Alcuni elementi della trama sono forse troppo abusati, come l’incombente inquietudine di un male oscuro che sta per risvegliarsi, o la presenza di cristalli magici del bene capaci di contrastare l’oscurità, ma il bello del titolo, ammettiamolo, è proprio la sua impostazione classica che ammicca con insistenza al glorioso passato del genere.
Children of Morta: Pixel Art Retrò a go go
Children of Morta viene chiamato dai suoi stessi autori “Story-driven Action RPG” ed è un titolo realizzato in Pixel Art che strizza l’occhio ai classici RPG dei bei tempi andati, con rigorosa visuale dall’alto. Si, proprio quella tipologia così retrò amata ancora oggi dalla vecchia guardia. Ma non solo, l’atmosfera tetra e buia, ricca di momenti angoscianti degni del miglior Diablo, è accompagnata anche da una colonna sonora veramente azzeccata, tra melodie dark ed effetti sonori taglienti, realizzata da Hamid Reza Ansari, un musicista attivo sulla scena della musica elettronica indipendente, che da una marcia in più al titolo. A questa si unisce una narrazione vocale ben recitata in inglese. Il buon comparto audiovisivo, perfettamente funzionale e calzante al genere, con un nervoso disegno pixelloso spigoloso ed iconico, non è purtroppo graziato dalla localizzazione in italiano, pur presentando un ottimo doppiaggio in lingua inglese che fa rimpiangere poco l’assenza. Il bestiario dei nemici attinge poi al classico immaginario fantasy, con creature classiche o rielaborate che però, per contro, risultano anche leggermente anonime, con qualche gustosa eccezione. Ma del resto, ammettiamolo, chi si è mai lamentato, nei classici del genere, di dover eliminare decine e decine di scheletri combattenti tutti uguali a se stessi? Nessuno. La longevità del titolo non è altissima, si parla di circa circa quindici ore di gioco totali per completare i tre diversi atti che compongono il titolo, tra combattimenti in giro per il mondo, affreschi familiari e simpatiche scene di vita conviviale che stemperano i momenti drammatici. La presenza di alcune piccole missioni secondarie allunga i tempi, ma di fatto ci troviamo davanti a nove dungeon di base più un decimo dungeon speciale, con ricchezza di nemici e boss finali, ognuno con diversi pattern d’attacco da studiare per bene. Tra ragni giganti da combattimento, ossuti scheletri, perfidi goblin e creature non morte ed orchesche davvero non c’è quasi nulla di nuovo sotto al sole. Ma occhio alle creature “speciali” nascoste tra le fila nemiche, che potrebbero farvi fuori con un solo tocco, stile Morte del classico Gauntlet del 1985! Avventurieri della domenica, Siete stati avvertiti. Tutto appare molto classico, con una storia quasi banale ma narrata in maniera magistrale. Il livellamento dei personaggi risulta sempre fresco e mai noioso, con periodi di riposo obbligatori che spezzano l’azione altrimenti continua.
Alcune delle magie dei personaggi sono letteralmente spettacolari, ed illuminano a giorno gli altrimenti tetri scenari notturni del gioco.
Profilo di Dead Mage
L’intero titolo è realizzato tramite il motore grafico Unity, ma gli autori ci tengono a precisare, nelle varie interviste dedicate al making of del gioco, che tutti i personaggi sono stati disegnati rigorosamente a mano e la qualità, riconosciamolo, trasuda da ogni pixel. Dei veri artisti della computer grafica. Dopo una proficua raccolta fondi su KickStarter, partita nel 2015, che ha fruttato oltre centomila dollari su sessantamila richiesti, il gioco è stato infine sviluppato da Dead Mage, autore indipendente già noto sul mercato per aver sviluppato titoli molto interessanti quali Garshasp: The Monster Slayer del 2012 per Personal Computer, basato sulla mitologia persiana, il platform Shadow Blade del 2014, per Mobile, Apple Mac e la sfortunata console OUYA, in seguito rielaborato anche per PC, ed il gioco adventure Epic of Kings del 2016 per il solo mercato mobile. Peraltro è importante che Children of Morta rappresenti il debutto dello sviluppatore per il settore console. Trovate il sito ufficiale di Dead Mage al seguente LINK. Nel ruolo di publisher troviamo invece 11-bit Studios, team polacco ormai molto noto nel settore, a cui si devono titoli quali lo splendido Moonlighter, Beat Cop e la serie Anomaly. Trovate il publisher sul web a questo indirizzo. Children of Morta è già disponibile dallo scorso settembre su piattaforma Personal Computer, ed esce oggi, 15 ottobre 2019, nei formati PlayStation 4, versione testata, Nintendo Switch ed Xbox One, in fascia Mid Price, colmando la lacuna dell’universo console. Del resto il titolo è fortemente ispirato alle produzioni anni novanta viste sui sistemi a sedici bit Sega Mega Drive e Super Nintendo, quindi giocarlo su console è una scelta ottimale.
Children of Morta è indubbiamente un piccolo gioiello dello sviluppo indipendente, e rappresenta l’ultima fatica di uno studio, Dead Mage, davvero talentuoso. Da un incipit fin troppo classico, il risveglio dentro ad un letto, comune nei vecchi cari RPG degli anni ottanta e novanta, ci si ritrova pian piano in un mondo magico fatto in Pixel Art ed ispirato all’immaginario fantasy più classico, con spruzzate di goth decadente ed affascinante. Un titolo dalle meccaniche molto classiche, che mescola atmosfere dark a narrazione di alto livello, e personaggi ben delineati sotto il profilo psicologico, assolutamente da non perdere per chi ama i giochi di qualità vecchio stile.