Terminator Resistance | Teyon e Reef Entertainment hanno una storia alle spalle segnata principalmente da titoli minori. La prima, soprattutto, si è dedicata allo sviluppo di piccoli giochi per DSi Ware e Wii Ware, ovvero opere scaricabili esclusivamente dagli store digitali di Nintendo DSi e Wii. Tuttavia, a far davvero parlare di sé è una produzione che tutti voi conoscerete fin troppo bene, che passò alla storia come uno dei peggiori videogiochi del 2015. Rambo: The Video Game fu un flop clamoroso, che gli sviluppatori e publisher non dimenticheranno tanto facilmente. Con Terminator Resistance si potrebbe quasi pensare che il team abbia tentato di redimersi, tornando a lavorare su un franchise amatissimo degli anni ’80. Date le premesse, come potevate immaginare, il risultato non è stato certo ottimo, ma onestamente poteva andare molto peggio.
“Sei tu Sarah Connor?” “No”
Terminator Resistance è uno sparatutto in prima persona ambientato nell’universo narrativo dei film di James Cameron. La rete Skynet ha assunto l’autocontrollo e il dominio totale dei Terminator, con cui decide di sterminare l’umanità; questo lo sapevamo già. Ma la trama di Resistance cerca volutamente di allontanarci dalle vicende che riguardano Sarah Connor per raccontarci una storia completamente nuova. Troveremo anche delle dinamiche stealth e di sopravvivenza, che certamente si sposano molto bene con il contesto. Tuttavia, per quanto possa sembrare immediata la connessione di tutti questi elementi, purtroppo così non è.
Teyon ha dato meglio di se sul comparto grafico, ma basterà?
Sin dalle prime ore Terminator Resistance si rivela essere un FPS banale, semplificato fino al midollo e senza meccaniche inedite. Avremo a disposizioni pochissime armi e la cui efficacia è semplicemente apparente: l’adrenalina che il post-apocalittico può offrirci viene smorzata da una totale assenza della necessità di sopravvivere. Con quest’ultima definizione si intende ovviamente il bisogno di dover razionare le munizioni, avanzare senza farsi notare per non essere scoperti, cercare oggetti e razioni in ogni angolo della mappa. Terminator Resistance non ci costringe a fare tutto ciò, a sopravvivere, e di conseguenza non è capace di rendere omaggio all’universo narrativo di uno dei franchise più amati di sempre.
Potremmo completare il gioco utilizzando solo il fucile automatico e la granata, senza neanche avere nell’inventario la pistola ma lasciando spazio solo per qualche medikit. Questo perché trovare munizioni è semplicissimo: potremo craftarle con gli oggetti sparsi la mappa, raccoglierle in giro e ancor più divertente è il fatto che ogni slot dell’inventario non ha un limite massimo di proiettili. Non ci sarà bisogno di aprire il menu per organizzare le nostre provviste o per dividere correttamente le munizioni come accadrebbe in un Resident Evil. A peggiorare la situazione c’è un evidente sbilanciamento del livello di difficoltà, dato che tutti i nemici avranno un’intelligenza artificiale scarna ed essenziale, e non saranno per nulla difficili da distruggere o evitare. Solo i Terminator bipedi potranno dare pane per i vostri denti, perché i proiettili tradizionali non hanno effetto su di loro, e a quanto pare potranno uccidervi con un colpo solo. Si, avete letto bene.
Tre colpi e i Ragni Spia non sono più un problema
Presenti anche missioni secondarie che però non sono più difficili delle primarie, ma che richiederanno spesso di spostarsi da una parte all’altra della mappa. Recarsi in un luogo richiede spesso lunghe passeggiate in cui non ci saranno nemici da distruggere o da evitare, ma solo una perenne noia nel cercare di capire dove possiamo passare per proseguire. Perché completarle, allora? Le quest secondarie ci permettono di avere munizioni e oggetti extra – che, ripetiamo, non sono indispensabili – e anche di aumentare il livello d’amicizia con membri della carovana. Troveremo anche un sistema di compravendita nelle fasi di pausa in cui potremo vendere armi in più, munizioni che non ci servono, per aggiornare il nostro inventario e partire in battaglia nel migliore dei modi. Ovviamente inutile, in relazione alla già citata facilità di trovare oggetti.
Ciò che più ci ha fatti storcere il naso, però, è il modo in cui è stato gestito l’albero delle abilità: non potremo sapere come guadagniamo punti esperienza e gli skill point, e peggio ancora la potenza delle armi dipende se abbiamo o meno attiva l’abilità che aumenta i danni. Insomma, la vittoria non dipende da come gestite gli scontri o dai fucili che usate, ma dall’attivazione di questa skill. Tuttavia, è anche vero che molte di queste servono a darci la possibilità di scassinare serrature più ardue o per migliorare le nostre capacità di mimetizzazione, proprio in come ogni altro gioco con una componente stealth e un albero delle abilità.
Le texture posizionate a caso non sono proprio il massimo
Il comparto grafico, però, è sicuramente la parte più curata e realistica del titolo. Terminator Resistance può vantare di ottimi riflessi e un’illuminazione ambientale discreta, anche se lo stesso non può essere detto delle texture. Queste ultime non sono pessime, è importante specificarlo, ma non sono posizionate affatto bene e mettono in risalto un lavoro di smussamento generale fin troppo superficiale. Peccato per i modelli dei personaggi, e delle loro animazioni, che sembrano essere stati presi da un gioco per PlayStation 3 e Xbox 360. Tuttavia, siamo rimasti sorpresi nel vedere come Terminator Resistance riesca a gestire un frame rate alto (presumibilmente sui 60 fps) ma che comunque soffra di frequenti cali di fotogrammi.
Il comparto narrativo può godere di una buona dose di personaggi e altrettanti dialoghi, che permettono di approfondire non solo ciò che è successo prima delle vicende di Resistance, ma ci aiutano a chiarire anche gli eventi attuali. Peccato per alcune voci, non sempre consone al personaggio da cui provengono, ma questo è un piccolo dettaglio che solo i più attenti potrebbero notare e che non grava sull’esperienza di gioco.
Ciò in cui Terminator Resistance fallisce è essere un FPS del 2019. Non c’è sincronia tra le varie meccaniche e dinamiche di gameplay, e così il quadro generale formato dal Game Design del titolo si sgretola perdendo di valore. A rendere peggiore la situazione c’è il prezzo: a quel costo potremo mettere le mani su non uno, ma ben due o anche tre sparatutto in prima persona post-apocalittici. Metro Exodus, Fallout 4 e RAGE 2 sono solo degli esempi di ottimi titoli che potreste acquistare al suo posto. Per questo motivo ci chiediamo qual è il target di riferimento di Terminator Resistance. Certamente non possono essere i giocatori appassionati di FPS, né gli amanti del brand che si sono innamorati del primo Terminator del 1984 perché non tutti passano il tempo con un controller tra le mani. Paradossalmente, Resistance fallisce in una cosa molto semplice: non ha una sua identità distintiva.