La scena indie è spesso teatro non solo di grandi opere ma anche di prodotti derivativi che ripescano qua e là dal panorama videoludico; in particolar modo da formule retro con ritocchi di freschezza. Fin quando sono garantiti divertimento e stile, tutto questo non è comunque confutabile come vero e proprio difetto. Non sempre l’unicità è la sola chiave di lettura per la valutazione di un gioco: ben vengano anche titoli meno originali, purché accattivanti. Succede con le produzioni maggiori, quindi non è da farne un dramma per quelle indipendenti. Black Future ’88 rientra infatti nella categoria di quei giochi che scimmiottano varie tipologie di esperienze, andando a creare una formula più o meno sua. Il risultato è una sorta di titolo run and gun à la Contra (ma non solo) con influenze cyberpunk ed una struttura roguelike con qualche spruzzata leggerissima di metroidvania. Ne vale la pena? Scopritelo nel corso della nostra recensione.
Un mondo dove è sempre il 1988
Uno dei più classici cliché degli scenari post-apocalittici è di sicuro l’olocausto nucleare. Non fa eccezione Black Future ’88 che vede al centro della storia proprio un’esplosione causata da un folle scienziato. Il sole è stato oscurato per sempre, di conseguenza il mondo è stato inghiottito da un’eterna notte. Proprio perché il tempo è come se si fosse fermato, l’umanità decide di smettere di contare gli anni che passano. Così facendo, il mondo rimane fermo al 1988; quegli anni passati nei bar e nelle sale giochi a suon di duecento lire, sfoggiando magari occhiali Ray-Ban sul proprio volto. Erano anche gli anni del Bad Tour di Michael Jackson, dei R.E.M., dei Duran Duran o di band che cominciavano ad imporsi nella scena musicale come ad esempio i Guns ‘n Roses o i Red Hot Chili Peppers (l’anno successivo arrivava Mother’s Milk). Non c’erano nemmeno i social network e i cellulari (se escludiamo i primi esemplari di certo non di uso comune, soprattutto qui in Italia) e i film si vedevano al cinema (come ora) o si noleggiavano perché non c’era mica Netflix o tutti i servizi streaming di oggi. Ed è pure il periodo in cui Ridley Scott decise lasciare un segno nella storia con Blade Runner, una delle sue pellicole più influenti, ambientata proprio ai giorni nostri (precisamente allo scorso novembre). Era tutto così diverso rispetto a come lo conosciamo ora, alle nostre attuali abitudini, ma in Black Future ’88 tutto questo è andato distrutto (o almeno ci piace pensarlo) e non si passa il tempo ad ascoltare l’ultima degli Spandau Ballet o a guardare la splendida trilogia di Back to the Future (Ritorno al Futuro). La parola d’ordine è distruzione e dovremo farci largo esplorando una torre suddivisa in cinque segmenti che vengono ricreati in maniera procedurale e sconfiggere i nemici e i boss di turno per arrivare al pazzo scienziato, Duncan, con un limite di tempo: 18 minuti.
Il gioco è tradotto in svariate lingue, ma non in italiano, sebbene questo non sia un grossissimo problema visto che la narrazione non è di certo la colonna portante dell’opera di SUPERSCARYSNAKES. La struttura è molto semplice: si avanza stanza dopo stanza sconfiggendo nemici, visitando aree facoltative e non, recuperando armi (le cui munizioni sono limitate) e potenziamenti vari e sconfiggere tutti i boss. Il tempo a nostra disposizione non è moltissimo e questo dona a Black Future ’88 un’atmosfera molto arcade con tanto di punteggi a seconda di quanti nemici sconfiggiamo e in quanto riusciamo a concludere la run con uno dei cinque personaggi disponibili (ognuno con le proprie abilità), da sbloccare mano a mano che si avanza. Il mix che il team ha scelto per Black Future ’88 è sicuramente vincente dal punto di vista del divertimento, adatto in particolar modo per sessioni mordi e fuggi che bene può garantire Nintendo Switch (la versione da noi testata). I veri problemi sono da rivedersi in una componente narrativa povera che poteva essere invece approfondita un minimo visto il contesto, non originale, ma pur sempre accattivante. Senza contare la possibilità di dare maggior risalto anche alla struttura ludica, la quale, pur dando soddisfazioni grazie alla sua difficoltà e alla sfida proposta, non esplode mai del tutto. Sia chiaro, Black Future ’88 è un prodotto molto divertente ed adrenalinico, caratterizzato da uno stile volutamente old per richiamare la natura sci-fi come pensata negli anni in cui il gioco è ambientato. Si fa forte inoltre di una colonna sonora davvero notevole ed azzeccata con i suoi tratti electropunk che pompano alla grande azione ed esecuzione. Più si prosegue e si scoprono le soluzioni e le possibilità offerte dal titolo, più si avverte che il potenziale risulta a larghi tratti inespresso. Non ha la cura di un Dead Cells e nemmeno la varietà di un run and gun puro. Ciò detto riesce comunque a non annoiare (quasi) mai, coinvolgendo il giocatore con il fattore muori-ripeti tipico dei roguelike impresso di pizzichi arcade oriented, il che lo rende parecchio divertente, tutto sommato.
Black Future ’88 è un titolo che sfoggia un potenziale intrigante, seppur non del tutto espresso, riuscendo però ad intrattenere il giocatore con l’esperienza che vuole offrire. Peccato solo per soluzioni ludiche che potevano avere senza dubbio una marcia in più e per un comparto narrativo che con qualche leggero approfondimento poteva lasciare un retrogusto migliore, nonché ulteriori sezioni di gioco. Il gameplay rimane piuttosto vario e divertente, graziato da scelte stilistiche piacevoli (ma mai strabilianti) e da musiche che caricano potentemente l’adrenalina (curioso notare che ci è data la possibilità di scegliere le tracce da ascoltare in qualsiasi momento). Con più cura e attenzione per i piccoli dettagli ci saremmo probabilmente trovati tra le mani un vero gioiellino, ma anche così non è di certo un prodotto da non tenere d’occhio. La sua immediatezza e semplicità sono anche la sua forza e potrebbe fare la felicità di molti.