I Due Papi Recensione

I Due Papi

I Due Papi Recensione | Condividendo con The Queen la produttrice Tracey Seaward, e diretto da Fernando Meirelles (City of God, nomination Oscar come Miglior Regia 2004),Due Papi vuole svolgere una funzione simile alla pellicola sulla regina Elisabetta: portare sul grande schermo – o meglio, sul piccolo grande schermo di Netflix, sul quale il film avrà la reale distribuzione – personaggi di potere e sbrogliare la matassa confusa attorno a risvolti politici e sociali delicati, facendolo con leggerezza, ironia, senza però mancare l’appuntamento con tematiche degne di attenzione certosina.

Interpretato da Antony Hopkins nel ruolo di Ratzinger, e Jonathan Pryce nella parte di Bergoglio, si comprende subito quale è l’intenzione del lungometraggio: evitare ogni caduta di ritmo e mettere su un unico schermo due professionisti in grado di non far perdere neppure un attimo d’attenzione allo spettatore.

I Due Papi

Habemus Papas!

I Due Papi racconta la delicata transizione, quanto più speculata e interpretata dai media, tra l’abdicazione di Papa Benedetto XVI e l’instaurazione di Papa Francesco, e per farlo si cala nelle aule del Vaticano, muovendosi assieme a personaggi spogli della loro sacralità e iconicità televisiva, seguendoli nella vita di tutti i giorni, in modo intimo, a volte demitizzato, rimanendo sempre nel confine dell’estremo pudore per due personalità, oltre che sacre per la loro funzione religiosa, degne di riverenza intellettuale. E nello scambio, nell’incontro tra queste due personalità, Ratzinger e Bergoglio, conservatore e rinnovatore, vecchio e nuovo mondo, Germania e Argentina, che l’opera raggiunge il suo picco più elevato: le battute sono serrate, taglienti, volte a caratterizzare i protagonisti e a definirli attraverso lo scontro, con una serie di temi ricorrenti e ben studiati che gli sceneggiatori sono riusciti a rendere ciclici per l’intera durata della pellicola. La sensazione di rimando costante e circolare di alcune tematiche la rende la pellicola propensa a molteplici chiavi di lettura: non è semplicemente la cronaca di un cambio di potere, ma una storia universale, che dai Papi scende a qualsiasi religioso, e ancor più, si spersonalizza, giungendo a parlare di uomini, di crisi spirituale, di compito esistenziale, di accettare il passato per andare avanti, di riconoscere il diverso per superare i propri limiti. In virtù dell’analisi introspettiva, la realizzazione si concede lunghi e importanti flashback, andando a scavare le origini di Bergoglio, in una Argentina travagliata dalla dittatura militare di Videla, aprendo una terribile pagina di storia spesso dimenticata o tralasciata: quella dei Desaparecidos. Durante un’intervista con il regista, i produttori e l’attore Jonathan Pryce, è stato spiegato che per raccontare l’Argentina del 1978 si sono avvalsi di reperti storici e testimonianze, tra cui seminaristi compagni di Bergoglio, al fine di trasporre un racconto che sia veritiero e affatto romanzato. Invece romanzato è il rapporto e alcuni vezzi dei due vescovi di Roma, ma nulla che mini l’esperienza filmica o faccia storcere il naso: si possono intendere come concessioni artistiche per poter far arrivare la pellicola ad un pubblico più espanso possibile, e anche giovanile ci concediamo di dire. Non mancano quindi momenti “macchietta”, che non sveliamo perché orchestrati con gran cura al fine di dare l’effetto sorpresa e strappare sorrisi.

Gli scambi dialogici tra i due sono tutti ambientati tra il Vaticano e la residenza estiva del Papa a Castel Gandolfo. Gli interni sono stati girati a Cinecittà e il risultato è pregevolissimo. Trova largo impiego nel film la falsa cronaca, ricreando in chiave giornalistica momenti storici realmente accaduti in quegli anni di transizione per la Chiesa. A tal fine vogliamo sottolineare che I Due Papi è un lungometraggio soprattutto politico, e lo fa scandagliando dall’interno la burocrazia vaticana, inscenando l’eterno dilemma tra modernizzazione e conservazione della teologia cattolica. Ad esser messo  in scena è l’intero apparato ecclesiastico, dalle guardie papali agli autisti, allargandosi a tutta l’èquipe che si muove attorno ai due leader del cristianesimo, andando a definire i rapporti dei due vertici della Chiesa non solo con le masse dei fedeli, ma nel microcosmo personale. E il risultato è quello di vivere e conoscere le consuetudini di questi due personaggi, che ci appaiono sì distanti ma riportati a noi attraverso la finzione filmica ad una normalità casalinga.

I Due Papi

Tango – Schuhplattler

I Due Papi non ha pretese di andare a discernere gli intricati aspetti della teologia cristiana, ma affronta tematiche quali il rinnovamento, l’immutabilità di Dio, l’accettazione e la mondatura del peccato, senza sdegnare di aprire un capitolo sullo scandalo della Legione di Cristo, e neppure sul passato di Bergoglio e il suo coinvolgimento nella dittatura di Videla. Il risultato finale è quello di voler tenere un occhio aperto e uno chiuso, ma considerando le intenzioni del film, quelle di raccontare una storia di perdono e riconciliazione, ci troviamo più che d’accordo con la scelta fatta.

Sul fronte attoriale non ci sono molte parole da spendere, sennonché il binomio Hopkins-Pryce funziona ed è la spina dorsale del lungometraggio. Tutto è cucito attorno a loro riuscendo a regalare in due ore di pellicola personalità conflittuali, contraddittorie, in grado di cambiare, crescere, e fare compromessi, con sé stessi e con gli altri. Registicamente Fernando Meirelles si è mosso in modo intimo, lasciando l’obiettivo a stretto contatto con i due papi, valorizzando recitazioni attoriali di grande classe e umanità. Jonathan Pryce ha affermato, durante l’intervista in seguito alla proiezione dell’opera, di non essere un “fan dei capi della Chiesa”, e che stimi Bergoglio per essere prima di tutto una personalità politica che riesce a portare una visione, anche con frasi semplici come “non costruire muri ma ponti” (vi ricorda qualcosa, videogiocatori?). E in secondo luogo ha spiegato che in passato è stato associato al Papa per somiglianza, tanto che si è visto costretto – ironicamente – ad accrescere la barba per prenderne le distanze. 

I Due Papi

I Due Papi è un film che non sdegna di scendere a compromessi con sé stesso per poter raccontare un momento difficile di transizione politica, facendolo con leggerezza senza mancare l’appuntamento con temi più impegnati, come le opposte tendenze di ammodernamento e conservatorismo teologico, oppure con questioni scottanti, come i Desaparecidos e la Legione di Cristo. Il risultato è un lungometraggio adatto a tutti, che sarà in grado di aprire un occhio sulle burocrazie e sulle ideologie operanti nella Chiesa Cattolica, e di aprirne un altro in noi, facendoci riflettere sull’essere fedeli a noi stessi e al col tempo accettare il cambiamento. E mai avremmo pensato che un film possa farci sembrare le figure papali, in un’operazione – ci permettiamo di dirlo, ma con molta cautelaagiografica, così carismatiche. Abbiamo evitato di mettere in questa recensione tutti quei lunghi dettagli e simboli che rendono la pellicola davvero unica, perché saranno per voi come lo sono stati per noi una sorpresa da scoprire il 20 Dicembre, quando I Due Papi arriverà su Netflix. Giusto un piccolo spoiler: Germania-Argentina. Chi vuol capire, capisca.

Non esisto. E anche se esistessi ignorerei dove sono. Perso nel NET o nel Lifestream, in qualche arcipelago sperduto dell'Alaska, forse nell'Arkham dei Grandi Antichi e, più lontano, tra montagne di D20, alla destra di Padre Ilùvatar, in un sogno b/n. Dove sono, chi sono? Nel dubbio, scrivo.

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