Riverbond Recensione

Riverbond

Vi parliamo di Riverbond con una certezza assoluta: abbiamo davanti un titolo che, per quanto possa sembrare banale, ha un target di riferimento ben definito. Cococucumber, sviluppatori e publisher della loro opera hanno tenuto bene in mente il concetto di “gioco perfetto per il divertimento in famiglia” quando hanno confezionato Riverbond, e ciò diventa chiaro proprio dinanzi un Game Design improntato sull’immediatezza e sulla semplicità, importantissimi per rendere il titolo più accessibile. Tuttavia, il team è scivolato nella ripetitività ed eccessiva facilità, difetto comunque difficile da evitare per questa tipologia di giochi. Ma cos’è nello specifico Riverbond?

Riverbond

Un platform con meccaniche hack ‘n slash dalla grafica in pixel art chiaramente ispirata, se non quasi copiata, a Minecraft. Ecco, con una frase siamo riusciti a riassumervi l’essenza di Riverbond, per nulla complessa da definire. Nei panni di un pixeloso avatar dovremo vagare per dei piccoli sand-box e svolgere mansioni più o meno complesse in essi. I compiti che ci verranno assegnati dagli abitanti di questo mondo cubettoso vanno dal cercare e raccogliere degli oggetti, al combattere una quantità di nemici generalmente modesta. Per combattere avremo a disposizione armi di ogni forma e tipologia da spade, asce e pistole, a barrette di cioccolato, lecca lecca e fucili laser. Peraltro, c’è anche da dire che gli attacchi a disposizione saranno la più grande limitazione del titolo: non aspettatevi combo o mosse leggere e potenti, ma preparatevi a spammare compulsivamente il tasto Y (o X sulla Xbox One e quadrato su PlayStation 4) per muovere a destra e manca la vostra spada. C’è anche un charge attack, che può essere effettuato tenendo premuto lo stesso pulsante per qualche secondo, ma non influisce molto sul sistema di combattimento e, anzi, risulta essere inutile in più di un’occasione.

Tanti personaggi, tutti da scoprire

Sebbene la varietà di esse non è proprio il massimo che si potrebbe chiedere, possiamo dire che Riverbond è riuscito comunque a soddisfarci nella quantità di personaggi giocabili: per quanto i controlli sono identici per tutti (camminare, rotolare, saltare, eseguire la mossa speciale e attaccare), troveremo diversi modelli da impersonare come un carlino, un cocomero, un coniglio ninja e non solo. La vera sorpresa sta negli avatar provenienti da altri giochi indie, tra cui Bastion, Juan da Guacamelee! o il nostro amato Shovel Knight, per un totale di otto personaggi esclusivi.

Nei loro panni saremo così chiamati a esplorare un mondo di gioco identificabile come un sandbox, si, ma in cui non potremo fare altro che distruggere strutture per nostro piacere videoludico e completare le varie quest. La possibilità di scegliere tutti i livelli sin da subito, incluso il finale, apre sbocchi interessanti per il multiplayer in locale, che gode quindi di un’immediatezza interessante e da non sottovalutare. Su Nintendo Switch soprattutto, dato che potremo giocare utilizzando i Joy-Con in orizzontale. Infatti ci teniamo a sottolineare che, a nostro avviso, la piattaforma di Nintendo è la migliore su cui acquistare Riverbond, sia per il già citato multiplayer avvantaggiato dalle sue caratteristiche, sia perché la console è maggiormente predisposta a partite rapide e occasionali, concetto che si sposa alla perfezione con l’immediatezza del titolo.

Il vero difetto della produzione di Cococucumber, al contrario di quanto loro stessi avrebbero sperato, è proprio il comparto grafico. La scelta di sfruttare la pixel art per avvicinarsi a un target più giovane è tanto azzeccata quanto giustificata, tuttavia riteniamo che molti modelli e – addirittura – texture sono fin troppo copiati ai blocchi di Minecraft. Nello specifico, alcune strutture come case o anche il terreno ci sembravano quasi identici a quelli del gioco di Mojang. Capiamo che questa potrebbe essere stata una vera e propria decisione in fase di pre-produzione, ma ci teniamo a far notare che ciò comporta la mancanza di una vera e propria identità artistica e grafica, che grava molto su come il pubblico percepisce il prodotto in sé. Inoltre, peggiora anche l’esperienza perché non si ha mai l’impressione di avere davanti qualcosa di nuovo, bensì di già visto e fin troppo conosciuto. Il comparto audio non ha bisogno di particolari menzioni dato che, al contrario, riesce ad essere vivace e pimpante al punto giusto, senza mai stancare o annoiare ma, al contrario, coccolando il fattore esplorativo.

Riverbond si è rivelato essere sicuramente migliore delle nostre aspettative dato che, sicuramente come molti altri, ci aspettavamo di trovare un semplice platform copiato da Minecraft. Ma mai giudicare un libro dalla copertina, così come non dobbiamo valutare un titolo dalla sua main art. L’opera di Cococucumber riesce molto bene nel regalare un’esperienza divertente e non troppo complessa per i più piccoli, grazie soprattutto a una buona varietà di personaggi giocabili e una quantità di mondi più o meno soddisfacente. Ammettiamo che se fosse stata riposta maggior attenzione nel Game Design stesso sarebbe stato sicuramente un gioco più interessante anche per i più grandi, ma ciò non è e – onestamente – va bene anche così.

Metal Gear Solid per PS1 accese la sua infanzia e passione per il videogioco. Non è rimasto, però, un accanito giocatore Sony, non dopo il suo primo The Legend of Zelda e Super Smash Bros. che hanno portato il nostro Lorenzo Ardeni sul bordo Nintendaro. Attualmente in lotta con se stesso per decidere se il suo gioco preferito è The Legend of Zelda: Skyward Sword o Metal Gear Solid 3.