Durante la conferenza del devcom 2020, trasmessa in digitale sul canale Twitch ufficiale, abbiamo avuto modo di assistere ad un talk piuttosto importante. Nello specifico, la protagonista della chiacchierata è stata Kate Edwards. La donna è una nota figura all’interno del settore videoludico, specialmente per i suoi discorsi concernenti lo stato attuale della industry.
Anche in questo caso, la geografa ha deciso di portare alle orecchie di tutti gli spettatori un argomento molto scottante: la salute mentale di tutti i dipendenti di aziende che lavorano nel medium del videogioco. Non è un segreto che durante la creazione del videogioco ci possano essere alcuni fasi piuttosto snervanti per i game creators.
Uno degli esempi migliori è certamente ciò che è successo con la celebre software house Naughty Dog, con la sua magnus opera The Last of Us Part II. Il fenomeno del crunch, a detta dei programmatori della società, è stato quasi insostenibile. Ed è proprio da questo pretesto che sono partiti i numerosi spoiler che hanno attanagliato l’acclamato seguito.
Certamente, il tema non si limitava alla sola situazione spiegata, bensì sono stati elencati anche innumerevoli comportamenti sessisti, mancato bilanciamento lavoro-vita sociale e molti altri. Edwards ha enunciato diverse motivazioni che, secondo la sua esperienza, hanno portato problemi di salute mentale a molti individui nell’industria.
Il primo è legato all’instabilità del contratto di lavoro e della sua longevità. La gaming industry è conosciuta per avere frequenti cambi di team e autori in molte circostanze. Questo, ovviamente, può portare ad un senso di insicurezza e ansia costante di poter rimanere da un giorno all’altro senza impiego.
Il secondo concerne il delicato ambito dell’inclusione e diversità. Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di vedere, sfortunatamente, molteplici casi di razzismo, sessimo e qualsivoglia forma di discriminazione all’interno delle aziende. Tuttavia, secondo la donna, nel settore del videogioco questo problema è accentuato, visto che è ancora un mercato molto giovane.
Il terzo è quello forse più vicino a noi, ossia la sbagliata percezione del videogioco da parte del pubblico. Quante volte abbiamo visto politici, servizi in diretta TV e molto altro screditare le opere interattive per alcune scene, considerate troppo crude? La mancata formazione da parte dei non fruitori sicuramente è un punto a sfavore, tuttavia la geografa sostiene che è anche colpa delle aziende. Le suddette, a detta della speaker, dovrebbero imporsi di più facendo rispettare il loro lavoro.
Un talk molto interessante, che noi di GamesVillage.it abbiamo pienamente apprezzato per la sua trasparenza e cura nei dettagli delle spiegazioni concrete per ogni punto.