WandaVision Recensione: una spiazzante ripartenza tutta da scoprire

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(L -R): Paul Bettany as VIsion and Elizabeth Olsen as Wanda Maximoff in Marvel Studios' WANDAVISION exclusively on Disney+. Photo courtesy of Marvel Studios. ©Marvel Studios 2020. All Rights Reserved.

Il caleidoscopico ottovolante del Marvel Cinematic Universe riparte, dopo uno stop forzato di circa un anno e mezzo, da WandaVision, serie tv appena approdata su Disney+.
Che dopo Avengers: Endgame i Marvel Studios volessero abbassare i toni e prendersi il tempo per riorganizzare le fila del loro universo cinematografico era un intento chiaro e dichiarato, ma il tutto è stato complicato dall’emergenza sanitaria globale, con progetti modificati in corsa, Black Widow rimasta in un limbo e l’approccio temporale di altri progetti modificato, vedasi The Falcon and the Winter Soldier.

WandaVision Poster 1

WandaVision: ovvero l’inattesa ripartenza

Ripartire, in vista di una Fase 4, da una serie tv, e per di più non di stampo prettamente supereroistico, può apparire come un azzardo, ma potrebbe anche risultare in una scommessa riuscita: tutto sta nel come il pubblico reagirà alle prime -volutamente spiazzanti- puntate. E se anche non venissero inizialmente comprese, sicuramente “col senno di poi” tutto quadrerà e la macchina dell’hype si metterà in moto. Non lasciatevi ingannare dalla patina della sit-com: WandaVision è molto di più, e si nota fin da subito.

Un pizzico di ingenua magia

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WandaVision piazza lo spettatore subito nel centro dell’azione, senza spiegazioni di sorta su come il sintezoide Visione sia non solo “vivo” dopo gli eventi degli ultimi due film della saga Avengers ma anche proiettato indietro nel tempo, in un indefinito periodo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 dell’America del boom economico, insieme a Wanda, e i due stiano cercando di integrarsi in un contesto suburbano da telefilm d’epoca. L’impianto scenico (e l’utilizzo di poteri e caratteristiche dei due protagonisti) è quello di serie come Vita da strega o Strega per amore, andando a riscoprire tempi comici, rappresentazione della scena e dei personaggi e grandi e piccoli dettagli di una tv che non esiste più, formato video e risate registrate dal vivo incluse.

More than meets the eye

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L’effetto iniziale, come dicevamo prima, è spiazzante se non straniante: la leggerezza solo apparente con cui sono coniate le battute dei personaggi, però, convince a restare “sintonizzati” perché piacevole, assolutamente nelle corde del genere, ma con un twist postmoderno del poter vedere le cose tramite un filtro metatestuale semplice da decodificare. Anche questa, però, è solo apparenza: i dialoghi e le situazioni non presentano solo riferimenti e strizzatine d’occhio al mondo Marvel e ai topoi del genere sit-com, ma come suggerito qua e là, sono spesso piccoli spiragli su un quadro più grande che dettaglia un disegno molto più complesso, e che porta inevitabilmente verso una virata drammatica che si innesterà più avanti, nel corso della trama. E che, con ogni probabilità, andrà a fare da tappeto d’entrata per il Multiverso che verrà presentato col terzo film di Spider-Man e il secondo di Doctor Strange. Senza escludere la possibilità di primi, timidi riferimenti all’integrazione di X-Men e Fantastici Quattro all’interno dell’MCU.

Difficile dare un giudizio solo a partire dalle prime puntate, ma riteniamo apprezzabile l’idea di distribuire la serie a cadenza settimanale, per mantenerne l’alone di mistero e hype il più a lungo possibile.
Quello che possiamo dire, sicuramente, è che l’impianto sit-com è oggettivamente realizzato nel migliore dei modi, con Paul Bettany e Elizabeth Olsen in stato di grazia, ma potrebbe non risultare gradito a tutti, specialmente a chi cerca l’azione supereroica in una serie… supereroica, e non un tipo di umorismo con sessant’anni buoni sulle spalle. Se si ha invece la voglia di stare al gioco si aprono agli spettatori spiragli di una realtà diversa, dalla quale Scarlet Witch ci parla… sta a noi decidere se accettare l’invito o meno.

Voto: 6

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.